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Autore: Cristina Black    29/06/2010    2 recensioni
Quella che vi voglio offire è una versione parallela della saga che tutti conosciamo, partendo da quando Bella decide di saltare dalla scogliera in New Moon. Piccole ma decisive modifiche nei comportamenti e nei ragionamenti, cambieranno il suo destino. Una Bella che vede i suoi rapporti sentimentali in modo diverso, come molte di noi avrebbero voluto. La domanda che caratterizza questa nuova versione è: come sarebbe andata, se Bella avesse fatto un’altra scelta? Spero vi piaccia!!
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward, Bella/Jacob
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
Capitoli:
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Non so come ringraziarvi dei vostri commenti!! Siete adorabili, non smetterò mai di dirvelo *____*!!!

 

Miss, hai cercato di fare la furbetta xD! Non si fa, non si fa ^_^. Per gli aggiornamenti non ho un metodo preciso, diciamo che cerco di darvi il tempo di leggere i ben due capitoli che solitamente posto insieme. Anche a me fa impazzire il cap. 19 *__*, mi vedevo la scena davanti agli occhi in ogni dettaglio mentre la scrivevo!!! E’ forse il capitolo più dolce, divertente (Jake che non riesce ad esprimersi circa gli anticoncezionali xD), e sensuale di tutta la mia saga! Amo Jake, nei suoi pregi ma ancora di più nei suoi difetti (quando si arrabbia mi fa morire), si può spaziare con il suo personaggio perchè completo, vitale, spontaneo, pieno di emozioni! Per il calippo ti do ragione, faceva pena anche a me, ma sinceramente preferisco che sia lui a soffrire piuttosto che Jake. Se non altro perché ho voluto che Bella scegliesse un futuro migliore per sé, il che non è certo farsi trasformare in un vampiro che si nutre solo di sangue, vivendo un’eternità noiosa, nascosta e che non ti permette di mettere radici da nessuna parte perchè devi sempre spostarti dopo un po’ di anni. Secondo me Bella non ha preso in considerazione molti fattori. L’eternità è un tempo che non si può capire appieno, tanto per citare una mia frase xD. Spero solo che non mi diventi Team Edward, altrimenti cancello tutto e riscrivo da capo xD!!!

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Emy!! Si avrebbe voluto, ma non può perché è antico ed è un campione nel nascondere le proprie emozioni e costringere Bella a dominare le proprie. Oltre al motivo principale che sarebbe quello che la sbriciolerebbe ù___ù. Stare con Edward è una completa e continua rinuncia.

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Kandy, leggerai la scena della tenda proprio adesso!!! Chissà se ti piacerà xD

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Ely, hai pienamente ragione. In un certo senso senza volerlo, ma solo seguendo più o meno la logica dei personaggi, ho reso Edward più accettabile persino per me, che lo avrei fatto sparire da un sacco di tempo xD. Noi lupacchiotte siamo talmente sensibili che rivalutiamo persino uno come il calippo, se solo lo vediamo soffrire come un cane ù___ù. Però la coppia Jake/Bella è davvero stupenda *____*, sono così dolci e veri messi insieme, senza sforzo, senza obblighi o torture! Sono naturali e collegati tra loro. Chissà come lo avrebbe scritto la Meyer, se solo non avesse forzato il suo racconto facendo ricadere la scelta su Edward. Sono felice che vi accontentiate di quello che vi ho scritto io, e ti ringrazio infinitamente della stima e dei complimenti, carissima Ely ^___^.

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Ora vi lascio tutte alla lettura dei successivi due capitoli. Un bacio e un abbraccio!

 

 

 

(Libro di riferimento: Eclipse)

 

 

    Il vento scosse di nuovo me e la tenda.

    La temperatura stava precipitando. Il gelo penetrava nel sacco a pelo, nella giacca. Ero imbacuccata dalla testa ai piedi, con gli scarponcini da trekking ancora allacciati. Com'era possibile che facesse così freddo? Prima o poi avrebbe dovuto toccare il minimo e risalire, no?

    Jacob era andato via già da un po’, e stavo appena cominciando a battere i denti, nonostante mi fossi infilata anche il suo giubbotto enorme.

    «C-c-che ore s-sono?», domandai con un po’ di difficoltà.

    «Quasi mezzanotte», rispose Edward.

    Come aveva promesso, era rimasto fuori sotto la neve, ma per qualunque necessità, non si era allontanato dall’accampamento. Mi sentiva, anche se sussurravo, intenta com’ero a controllare i fremiti del mio corpo.

    «Che f-f-fine ha fatto J-Jacob? Sto per c-c-congelare», mi lamentai battendo i denti.

    «Sta arrivando, sento i suoi pensieri, e sa che lo sto ascoltando. Ha fatto il giro lungo per non incrociare le scie, ha parlato molto con il branco e Charlie lo ha trattenuto a casa loro. Era un po’ brillo», lo sentì ridere. Bene, Charlie almeno si stava divertendo. «Sarà qui tra pochi secondi», rassicurò.

    Sospirai sollevata. Era la mia unica possibilità per sopravvivere alla notte.

    «Che si m-m-muova», mugugnai mentre non sentivo più le mani.

    Poi udì finalmente la sua voce rauca e insolente in lontananza.

    «Ora puoi andare a farti un giro, succhiasangue».

    «J-Jake, smettila. Mi è rimasto v-v-vicino in tua a-assenza, digli almeno g-g-grazie», lo rimproverai ormai in preda ai brividi.

    «G-g-grazie, succhiasangue», disse prendendo in giro lui e me.

    «Dovere», rispose Edward tranquillo.

    Sentii la cerniera aprirsi velocemente.

    Jacob s'infilò nell'apertura più minuscola che riuscì a sfruttare, mentre il vento artico gli soffiava attorno e qualche fiocco di neve cadeva sul fondo della tenda. Ebbi un fremito così violento da somigliare a una convulsione.

    «Mi sposto per un controllo e per cacciare qualcosa», disse Edward mentre Jake chiudeva la cerniera. «Vi invito a fare come se la tenda fosse vostra. Vi auguro di passare una buonanotte».

    «Bene, è meglio se poi torni e mi riferisci se è tutto apposto o meno», propose Jacob, ignorando tutto il resto.

    Edward rispose dopo un secondo in più del dovuto.

    «Va bene, te lo devo. Cercherò di essere onesto anche con te. A più tardi». Non capì il senso di quella frase. Cosa c’entrava l’onestà con il giro di ricognizione?

    «Ciao piccola, scusa il ritardo», sussurrò Jacob mentre apriva la cerniera del mio sacco a pelo per infilarsi dentro.

    «Era o-o-ora che a-arrivassi», brontolai.

    «Non dirlo a me», mugugnò.

    Stipò il proprio corpo nello spazio minuscolo e fece forza sulla cerniera per chiudersela alle spalle. Le sue braccia si strinsero  attorno a me e mi premevano con decisione contro il suo petto nudo. Il calore era irresistibile, come l'aria dopo un'immersione subacquea prolungata. Ebbe un fremito quando, impaziente, affondai le dita nella sua pelle.

    «Caspita, sei ghiacciata, Bella», si lamentò.

    «Chissà c-c-come mai», balbettai.

    «Cerca di rilassarti», suggerì, mentre l'ennesimo fremito mi scuoteva con violenza. «Ancora due ore e ti sarebbero saltate le dita dei piedi», borbottò.

    «Ma perché E-e-edward ha risposto c-c-così? Cos’hai p-p-pensato?», domandai mentre sentivo il calore del suo corpo contro il mio infreddolito. Jake fece spallucce.

    «Pensavo di approfittare di questa convivenza forzata per farci quattro chiacchere e sentire le sue storielle».

    Gli lanciai un’occhiataccia, mentre il calore calmò le convulsioni facendomi parlare decentemente.

    «Jake, non abusare del suo rimorso. Anche lui è qui per proteggermi, e litigare serve solo ad irritarmi. La cosa si è risolta, mi ha promesso che si farà da parte. E lo farà».

    «Sarà come dici, ma non mi va giù che per colpa sua abbiamo perso tutto questo tempo. Ha cercato di manipolarti, Bella. Te ne rendi conto?».

    Sbuffai e mi rigirai goffamente su me stessa per dargli le spalle. «Se mi avesse lasciata libera, forse non avrei apprezzato le fughe a La Push. So cos’è l’egoismo Jake, e so che spinge le persone a fare di tutto per tenere al tuo fianco la persona che ami. Anch’io ho intenzione di farlo con te», confessai, ma me ne pentii subito. Temevo si arrabbiasse.

    «Che vuoi dire?», domandò curioso.

    Tanto valeva sputare il rospo, prima o poi ne avremmo dovuto parlare.

    «Bè», mormorai titubante. «Mi riferivo al college e all’imprinting».

    «Spiegami cosa c’entrano queste due parole nella stessa frase, perché non hanno senso».

    Approfittai della mia posizione per non guardarlo negli occhi.

    «Fortunata come sono, è probabile che il tuo imprinting si nasconda dietro ogni angolo del campus che frequenterò. E sono egoista perchè non voglio che tu la veda, Jake. Non voglio che tu trovi la tua metà. Voglio che tu resti sempre con me», ammisi.

    «E come pensi di riuscirci? Mi caverai gli occhi prima di partire?».

    «No, sciocco. Pensavo semplicemente di viaggiare io da Vancouver a Forks, anziché far venire te al college a trovarmi. Tu li non ci devi mettere piede. In realtà non voglio che tu metta piede fuori da La Push per nessun motivo».

    «Accidenti, hai proprio paura di perdermi. Fantastico», disse stringendomi e dandomi un bacio sulla guancia. «Ma il tuo ex succhiasangue non verrà con te, vero?», domandò subito sospettoso.

    «Ehm, all’inizio si era deciso di si».

    Jacob grugnì contrariato.

    «In realtà sarebbe molto utile per la preparazione degli esami. Però se devo essere sincera, non ho tutta questa voglia di proseguire gli studi. Devo ancora pensarci bene. Ma non sei arrabbiato con me?», domandai confusa.

    «Perché mi vuoi tutto per te? Ne sono lusingato. Mi salvo pure gli occhi», rispose ridendo. Risi anch’io e voltai il viso per farmi dare un bacio.

    Il sacco a pelo era già caldo e accogliente. Il calore del corpo di Jacob sembrava giungere da ogni parte, forse perché era così immenso. Mi sfilai gli scarponcini e sfregai i piedi contro le sue gambe. Ebbe un sussulto e chinò la testa per premere la guancia calda contro il mio orecchio intorpidito.

    Quella vicinanza fece riaffiorare mille ricordi. Tutti infinitamente piacevoli.

    «Questa temperatura ti andrebbe bene?», sussurrò al mio orecchio. Probabilmente viaggiavamo sulla stessa lunghezza d’onda.

    «Si, è perfetta», sussurrai.

    Udì il suono della cerniera del sacco a pelo che si abbassava: in questo modo c’era molto più spazio. Nonostante l’aria pungente, il calore del corpo immenso di Jacob, continuava a proteggermi dal battere di nuovo i denti.

    «Sai, hai ancora le labbra viola. Anche quelle è bene riscaldarle, non mi piace lasciare il lavoro a metà», commentò. «E poi potremmo riprendere la conversazione sul “pensarlo non è come farlo”», proseguì con voce intensa, mentre allargò il colletto del maglione per baciarmi morbidamente il collo. «Hai ancora di quelle caramelle, vero?», domandò accennando un sorriso.

    Cominciarono i primi capogiri.

    «Ma Jake, nella tenda di Edward? Non è cortese», domandai mentre la voce si perdeva insieme alle mie buone intenzioni.

    «Ci ha invitato a considerarla come nostra. Mi sembra più scortese non accogliere il suo invito», suggerì con tono di finta innocenza.

    Continuava a tracciare morbidi disegni con la punta della lingua, per tutta la lunghezza del collo fino all’orecchio, mentre la sua mano bollente mi accarezzava le gambe.

    Mi morsi il labbro quasi in stato di trans, e mi voltai per cercare le sue.

    «Ma…Jake», cercai di dire mentre tenevo le labbra impegnate. «lo sconsigliano…anche agli sportivi…di fare certe cose…prima di una gara».

    «Io non sono uno sportivo», ribattè mentre mi rigirava per mettermi sotto di lui. «E poi, sono molto più resistente del normale», sussurrò profondo.

    Intuì il doppio senso.

    «Lo so», risposi mentre il cervello andava a raggiungere la discrezione e l’autocontrollo alle Maldive. Non mi stava rimanendo più niente.

    Mentre mi baciava con frenesia, annodai le mie gambe ai suoi fianchi e affondai le dita tra i suoi capelli. Premette il bacino contro il mio, ed ebbe un fremito.

    «Bella», mormorò infiammato.

    Perché dire ancora di no, se lo desideravo in una maniera assurdamente ingestibile? Perché rifutare quel biglietto di sola andata per il Paradiso?

    Non esistevano risposte sensate, a quelle domande, e mi rifiutai di pensare a cosa ci aspettava tra poche ore. Se fosse successo qualcosa, mi sarei perdonata di aver rifiutato ciò che entrambi volevamo?

    Per la prima volta, desiderai che Edward potesse leggere il perdono che gli supplicavo mentalmente, per usare così la sua ospitalità, ma non avevo più motivi per fermarmi. Ne avevo troppi per andare avanti, e regalarci una fetta di Paradiso. Prima dell’inferno.

    Vinta dal suo e dal mio stesso desiderio di appartenerci ancora, le nostre mani vagavano alla ricerca dei bottoni dei jeans.

    Impazienti di toccare insieme il cielo con un dito.

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    «E’ arrivato Seth», bisbigliò Jacob, mentre mi accarezzava dolcemente i capelli e io sorridevo beata. «E il tuo amico non è lontano».

    «Vorrei che gli chiedessi scusa da parte mia, per aver abusato della sua ospitalità», mormorai assonnata.

    Rispose brontolando qualcosa d’incomprensibile.

    Piano piano calò il silenzio, le mie palpebre cedettero e si chiusero, e il mio respiro si fece più lento e regolare.

    «Giusto, piccola, adesso dormi», sussurrò Jacob.

    Sospirai, soddisfatta, già in dormiveglia.

[…] Fuori, il vento urlava instancabile tra gli alberi. I sussulti della tenda rendevano il sonno difficile. I picchetti tremavano, si piegavano all'improvviso e mi ricacciavano dal confine del dormiveglia ogni volta che pensavo di essere sul punto di scivolare nel sonno. Mi sentivo così in pena per il lupo, il ragazzino costretto a restare fuori sotto la neve.

    Vagai con i pensieri, in attesa che il sonno mi trovasse.

    «Allora, ci sono novità?», domandò Jacob a bassa voce.

    «No, tutto tace», rispose Edward fuori dalla tenda.

    Un’altra folata di vento gelido e pressante, riempì il silenzio, ma non durò a lungo.

    «Non è garbato», rimproverò Edward.

    «Lo so, ma non è colpa mia se mi leggi continuamente nel pensiero. Nessuno ti obbliga ad ascoltare», mormorò Jacob, in tono di sfida ma con un velo di imbarazzo. «Esci dalla mia testa».

    «Mi piacerebbe poterlo fare. Non hai idea di quanto siano chiassose le tue fantasie. È come se me le stessi urlando in faccia».

    «Ricordi, non fantasie. E ti assicuro che sono molto realistici, vecchio mio. Comunque, Bella ti chiede scusa per…», ma non concluse la frase.

    «Non c’era bisogno che si scusasse. Ve l’ho offerta sapendo che sarebbe accaduto. Comunque, accetto le sue scuse, perchè so che ci tiene», rispose Edward.

    «Bè, allora…ti ringrazio», mormorò Jacob, di nuovo in imbarazzo. «Da parte sua», aggiunse svelto. Sentì Edward ridere.

    «Prego, Jacob».

    Per un istante fu il silenzio.

    «Sì», rispose Edward a un pensiero inespresso, con un mormorio tanto basso da poterlo cogliere a malapena. «Hai ragione, sono imperdonabile».

    «Lo credo bene. Ma voglio sapere le cose che le hai nascosto, e quali sono le tue intenzioni adesso», ribattè Jacob.

    «Non le ho nascosto niente, le ho detto tutto quello che c’era da dire. Comunque se vuoi saperlo, all’inizio contavo sulla sua indecisione, e a dirla tutta, anche sulla volubilità dei sentimenti umani. Sapevo che ti voleva molto bene, e che non capiva cosa realmente provasse per te. Tu avevi paura che scegliesse me, a furia di starle vicino, e io ho sperato fino all’ultimo che andasse così».

    Ero troppo assonnata per chiedere ai due di smettere di parlare di me come se non ci fossi. La conversazione era diventata quasi un sogno, non ero più tanto certa di essere sveglia.

    Jacob sbuffò irritato, ma lo lasciò parlare.

    «La volevo proteggere, sai bene quanto siete impulsivi, non volevo si facesse male. E intanto speravo di riconquistarla. Riaccendere l’amore che era nato in lei l’anno scorso, e che ho distrutto con le mie mani, andandomene e spezzandole il suo fragile cuore», confessò Edward, in tono frustrato. «Ma lei non ha fatto altro che scappare per andare da te. Era solo questione di tempo, se ne sarebbe resa conto da sola. Infatti le è bastato un bacio per farla crollare, perché ammettesse…».

    «Di essere innamorata di me», sussurrò Jacob interrompendolo.

    «Si. Ti parrà strano, ma in tutto questo mi sento sollevato, e ti sono grato di far parte della sua vita. Prima era ossessionata dall’idea di trasformarsi, e io cercavo di farla desistere perché non voglio condannarla alla mia stessa esistenza, ma contemporanemante, la desideravo per l’eternità. La vostra unione ha rimesso apposto tutto. In fin dei conti, restare al mondo ed assistere alla sua felicità con te, è peggio dell’Inferno», Edward rise sommessamente.

    «Detto così, sembra che lo abbia fatto di proposito», Jacob soffocò una risata. «Ma non ne sarebbe capace. Se lei perdona è perché ha perdonato e basta, ne so qualcosa. È troppo buona».

    «Si hai ragione, ed è per questo che continuerò ad amarla per l’eternità», rispose Edward serio.

    «Questo ci riporta alla cosa più importante», suggerì Jacob.

    «Resterò dietro le quinte, Jacob. Attenderò paziente il giorno che lei si stancherà di te, o tu ti stancherai di lei, o peggio ancora, avrai il tuo imprinting. Ma prima di questo, non muoverò un solo dito contro di te. Voglio che lei sia felice, e non ho intenzione di rifare le stesso errore di mettermi in mezzo. E ci tengo a farmi perdonare anche da te, Jacob. Con te non deve cambiare niente, e può avere tutto ciò che desidera. Sei stato in grado di salvarla da sè stessa. Solo per questo ti sarò debitore per il resto dei miei giorni. Sei la cosa giusta di cui parlavo nel bosco, quella di cui solo adesso sono in grado di lasciarle fare», disse Edward con la voce che gli tremava dalla sincerità.

    Jacob restò in silenzio a meditare.

    «Ti avrò sempre in mezzo ai piedi?», domandò infine.

    «Dipende da Bella», rispose Edward sereno. «L’intenzione è di restare con la mia famiglia a casa nostra, a disposizione di Bella e tua se vorrai, per qualunque necessità. Carlisle si sposterà per andare negli ospedali di qualche altra città dove nessuno lo conosce, ma rimarrà qui anche lui. Bella è la prima che non vuole che ce ne andiamo, e io resterò nell’ombra ad aspettare, ma sarò presente ogni volta che lei lo vorrà. Nasconderemo alla perfezione l’ingresso per arrivare al nostro vialetto, così che nessuno ci si addentri e ci scopra ancora qui, e soprattutto ancora giovani».

    «Credo di averlo visto in qualche film», commentò Jacob. Entrambi risero sommessamente.

    L’allegria fu breve, come il silenzio che la seguì.

    «E se il mio imprinting davvero non esistesse? E se nessuno dei due si stancherà dell’altro? Che farai? Riuscirai ad essere così paziente come dici?», domandò Jacob a raffica.

    «Logico. In cento anni ho imparato a esserlo. Cento anni passati nell'attesa di lei. Ma se proprio nulla vi dividerà, posso solo porre fine alla mia esistenza quando lei morirà».

    A quelle parole, Jacob sussultò.

    «Scusa, non volevo turbare anche te, con questo pensiero. E’ meglio che dormi, domani sarà una giornata pesante», disse Edward rammaricato.

    Jacob sbadigliò piano. «Sei sicuro che non cercherai di uccidermi nel sonno?», domandò di nuovo sarcastico. «Sai, per accelerare i tempi».

    Edward rise.

    «Puoi dormire tranquillamente Jacob, non oserei mai farle una cosa del genere. Il peso sulla coscienza mi schiaccerebbe, e otterrei l’effetto contrario», rispose Edward, ancora divertito.

    Jacob restò in silenzio per un istante e sospirò. «Sì, hai ragione. So che è giusto così. Ma a volte…».

    «A volte sembra un'idea affascinante».

    Jacob affondò la testa nel sacco a pelo per soffocare la propria risata. «Esatto», commentò infine.

    Che strano sogno. Chissà se era il vento incessante a farmi immaginare quei sussurri. Ma il vento urlava, anziché sussurrare.

    «Come ti sei sentito, quando l'hai persa?», chiese Jacob dopo un breve silenzio, e nella sua voce improvvisamente rauca non c'era traccia di ironia.

[…] «Quando ho pensato di essere in grado di lasciarla, è stato… quasi sopportabile. Perché credevo che potesse dimenticarmi, che potesse vivere come se non fossi mai esistito. Per più di sei mesi riuscii a starle lontano, per mantenere la promessa di non interferire mai più con la sua vita. Sembrava che ce la stessi facendo: combattevo, ma sapevo che non avrei vinto, che prima o poi sarei tornato, anche soltanto per vedere come stava. Cercavo di convincermi che ce l'avrei fatta. E se l'avessi trovata ragionevolmente felice… mi illudevo di riuscire ad allontanarmi di nuovo. Era quello che avrei dovuto fare, quando mi ha detto chiaramente che non mi perdonava. Ma sapevo che non sarei più riuscito ad allontanarmi, in più lei non me lo lascia nemmeno fare. Ma chissà, forse è anche grazie al mio tentativo maldestro di abbandonarla, che ha rimesso ordine nei suoi sentimenti. Non ho mai capito come facesse ad essere innamorata di me», mormorò Edward come se stesse parlando con sè stesso.

    «Siamo in due a non capirlo», commentò Jacob, prima di sbadigliare silenziosamente di nuovo.

    «E’ più logico così, che a noi voglia bene e che ami te. Dai tuoi pensieri, so che l’ami quasi quanto me, e anche per come si sente con te, ha più senso che le cose vadano come stiano andando. L’amore non dovrebbe essere complicato e pieno di problemi, un amore difficile non vale la pena di essere vissuto. Ora sembra che risplenda, come il sole sulla mia pelle. L’amore giusto è una cosa bella, valorizza ciò che sei, basta quello a migliorarti. Non c’è cosa più bella che riuscire ad essere in pace con sè stessi. E sembra che piano piano, Bella stia cominciando ad accettarsi. Almeno così credo».

    «Si, lo penso anch’io», sussurrò Jacob.

    «Lo so». A giudicare dalla voce, Edward stava sorridendo.

    «Comunque», proseguì Jacob in tono stranamente titubante. «te ne sei andato perché non volevi trasformarla in una succhiasangue. Hai sempre voluto che restasse umana, più o meno».

    Edward rispose lentamente. «Jacob, dall'istante in cui mi sono reso conto di amarla, ho capito che le possibilità erano quattro. La prima alternativa, la migliore per Bella, sarebbe stata quella di ignorare i miei sentimenti: lasciarmi perdere e andare oltre. Per me non sarebbe cambiato granché, me ne sarei fatta una ragione. Tu credi che io sia una… pietra viva, dura e fredda. È vero. Questa è la nostra natura, ed è molto raro che subisca cambiamenti profondi. Se ciò avviene, com'è stato quando Bella è entrata nella mia vita, il cambiamento è irreversibile. Non si torna indietro…

    La seconda alternativa, quella per cui avevo optato all'inizio, era restarle accanto per tutto il corso della sua esistenza umana. Forse non sarebbe stata felice di sprecare la vita accanto a un essere che non era umano, ma mi sembrava la scelta più semplice. Ero certo che, quando fosse morta, anch'io avrei cercato una maniera per morire. Sessanta, settant'anni… mi sembravano un arco di tempo tanto breve, ma mi resi conto che vivere a stretto contatto con il mio mondo sarebbe stato troppo pericoloso per lei. Sembrava che ogni cosa andasse per il verso sbagliato. O minacciasse di farlo…

    Avevo il terrore che non durasse nemmeno quei sessant'anni, se avessi accompagnato la sua vita umana. Perciò ho scelto la terza opzione.  […] Ho deciso di uscire dal suo mondo, nella speranza di costringerla a scegliere la prima alternativa. Ed ha funzionato, grazie a Dio. E’ assurdo ciò che ho fatto ultimamente, dopo tutto il trambusto che ho combinato per riuscirci. Ma se non ci fossi riuscito, mi restava solo la quarta alternativa. Era ciò che lei desiderava; perlomeno, ciò che pensava di desiderare. Avrei comunque cercato di posticipare, di concederle del tempo perché trovasse un motivo per cambiare idea, ma è troppo… testarda. Lo sai anche tu. Aveva il terrore di invecchiare, ma ora sembra che si sia dimenticata che il suo compleanno cade in settembre…».

[…] «Sai perfettamente quanto mi costi ammetterlo», sussurrò lento Jacob, «ma mi è chiaro che a modo tuo… la ami. Non posso più contestarlo. Mi auguro di riuscire a sopportare questa rivalità».

    «Finchè potrai ancora scegliere di stare con lei, Jacob. Dopo non so cosa potrebbe succedere. Del futuro non so nulla», disse Edward.

    «Qualcuno si, però», suggerì Jacob.

    «Le chiederò nuovamente di farlo, dopo che sarà finito tutto questo. Non riesce a vedere il tuo futuro, nè quello di Bella ora che si è unita a te. Ma ci proverà, qualcosa riusciremo a capirla», rassicurò Edward.

    «Sarei curioso», disse con l’ennesimo sbadiglio. «Anche se sono convinto delle mie teorie. Comunque, grazie per la sincerità. Non che con questo ti perdoni, sia chiaro».

    «Come ti ho già detto, ti sono grato di far parte della sua vita  […]. Era il minimo che potessi fare… Sai, Jacob, se non fosse che siamo nemici giurati e che mi hai rubato la mia unica ragione di vita, penso che mi andresti a genio».

    «Forse, se non fossi un vampiro disgustoso che ha in programma di succhiare la vita alla ragazza che amo appena non mi vorrà più…be', no, nemmeno in quel caso».

    Edward ridacchiò.

    «Buonanotte Jacob, resteremo io e Seth a vigilare», sussurrò conciliante Edward.

    «Non è male che tu sia qui, almeno se Seth guaisce, non sono costretto ad uscire fuori per trasformarmi e sentire cosa dice. E poi Bella ha bisogno di me», disse Jacob rapito dalla sonnolenza.

    «Vedi? Tutto torna. Se poi non facessi certi sogni, mi faresti un grande favore», suggerì Edward.

    Ma Jacob stava già russando.

  
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