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Autore: Flaminia_Kennedy    30/06/2010    3 recensioni
Akuroku ad ambientazione AU.
Il giovane Roxas soffre di un tumore al cervello che lo obbliga ad una vita di dolori e sacrifici, mentre il ragazzo si appassiona sempre di più al mondo dell'Esoterismo e degli spiriti.
Un misterioso ragazzo dai capelli color fuoco lo visita nei suoi sogni, mentre qualcosa poco a poco impregnerà la casa del biondino di rabbia e violenza fino a che...
Sono accetti suggerimenti per la trama e ovviamente commenti costruttivi ^^ Enjoy!
Genere: Romantico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Amare la morte'
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«Lo so cos’è!» esclamò Demyx mentre camminavamo fuori da scuola.

Sembrava veramente deciso e da quando gli avevo raccontato di Axel sembrava ancora più convinto che io fossi una forza di ragazzo «credo che il tipo che sogni in realtà sia un‘anima sperduta in cerca di aiuto» disse ridacchiando e dandomi una gomitata quasi mi fece cadere «ops! Eheh scusa» e aiutandomi a recuperare l’equilibrio ridacchiò imbarazzato «Dem, tu credi che io sia pazzo?» chiesi, triste nonostante il mio amico facesse di tutto per tirarmi su.

Lo guardai negli occhi azzurri come i miei -forse un po’ più scuri- e lo vidi serio come mai prima di quel momento «Rox, è normale. Stai soffrendo, il tuo corpo sta soffrendo e quando qualcuno è in questa fase…gli si aprono le porte dell’altra dimensione, quella dove gli spiriti vivono» disse, incrociando le braccia sullo stemma dei Lacuna Coil che aveva sulla felpa «Mia nonna prima di morire ha detto a mia madre che vedeva il nonno e tutti i parenti attorno a lei. Tu sei in quelle condizioni, solo che la nonna ci ha messo un paio di ore a morire e tu…beh, un po’ di più» continuò.

Lo sentii in difficoltà con l’accettare che io sarei sparito entro l’anno, così per tirarlo su gli diedi un debole pugno sulla spalla «quando arriverò dall’altra parte dirò a tua nonna dove tieni le riviste porno così ti verrà a tirare i piedi» dissi maligno e lui subito fece gli occhi da cucciolo «nuuuuu ti prego che mia nonna versione fantasma deve far paura e io lo sai che ho paura del buio e dei fantasmiiii» mugugnò scuotendomi delicatamente le spalle, ma facendomi comunque uscire una risata sincera dal petto.

Sei veramente carino quando ridi.


Improvvisamente mi sentii felice, anzi no, spensierato e per un attimo potei sentire le mani calde di Axel su di me, come se avessi un suo braccio attorno alla vita che mi accompagnasse fino alla fermata dell’autobus.

Demyx mi guardò bene e dopo un attimo fece un sorrisino saccente «che c’è?» chiesi confuso e lui mi puntò un dito sulla faccia «sei rosso come un pomodoro…c’è qualche uomo invisibile nelle vicinanze?» mi chiese e io inghiottii a vuoto, constatando che forse aveva ragione.

Mi voltai di scatto, inseguendo la macchia rossa che spariva e compariva da davanti ai miei occhi, per poi sparire, come se fosse stato un riflesso di luce «tutto bene?» disse Demyx dopo che mi chiamò e io sospirai «penso che presto mi metteranno le maniche lunghe Dem…non so se sono pazzo perché vedo un fantasma oppure perché…» lasciai la frase in sospeso, non sapevo se rivelare o no al mio amico cos’avevo pensato, forse davvero mi serviva la chemio che parecchie volte avevo rifiutato «perché cosa?» «lascia stare» lo fermai e salii sul mio autobus, prendendo posto e perdendo lo sguardo oltre il vetro del finestrino, guardando nel riflesso il volto sorridente di Axel, seduto accanto a me.

Appena arrivai a casa mi sentii quasi soffocare per qualche strano motivo.

L’aria sembrava impregnata di benzina per quanto stordiva «mamma sono a casa» esclamai dalla porta d’entrata e dalla cucina provennero alcuni rumori di cocci rotti «mamma cosa…?» appena arrivai sulla soglia della stanza rimasi di pietra, vedevo mia madre a terra che con una paletta raccoglieva quello ch’era stato il servizio di piatti che usavamo di solito per mangiare.

Alcuni spruzzi di sangue accompagnava l’orribile rumore dei piatti che strisciavano sul pavimento di cotto e guardai mia madre tentare di trattenere il pianto che stava sbocciando dai suoi occhi «Roxas tesoro vai in camera, la cena sarà pronta tra un po’» mi disse, cercando di nascondere il tremolio che aveva nella voce.

Intuii che cosa fosse successo ma obbedii, camminando fino in camera mia dove pareva esser scoppiata una bomba: tutti i libri che tenevo nello scaffale sopra la scrivania erano riversi a terra, così le coperte e il materasso, mentre la tavola oujia era al posto del cuscino.

L’indicatore a freccia su di esso continuava a indicare lettere a casaccio «basta!» mi venne da gridare e un lampo blu mi comparve davanti agli occhi assieme alla visione di un paio di occhi gialli come l’oro ma affogati nella rabbia, nella pazzia.

Il mio corpo venne sbattuto contro la porta chiusa da un’entità invisibile e il dolore che provai alla testa fu solo una piccola parte del dolore che sentii in tutto il resto del corpo. Quasi mi stessero trattenendo per la gola rimasi con le gambe a penzoloni, mentre mi dibattevo per forzare una presa che non esisteva su di me.

Pensai subito che avevo fatto male a farmi regalare quella tavola, che avrei dovuto bruciarla il prima possibile «LASCIALO» fu l’urlo che sentii nella mia testa, un urlo che mise a tacere il rumore che sentivo, il costante fischio che mi stava mangiando il cervello come un tarlo affamato.

Mentre cascavo a terra con la schiena ancora appoggiata alla porta vidi, attraverso le mie palpebre socchiuse, due corpi scuri che lottavano, senza però danneggiare quello che era presente nella stanza.

Uno di essi era inconfondibile, la macchia rossa dei capelli mi fece sentire tranquillo all’improvviso, come quel pomeriggio e solo allora potei definirmi convinto.

Vedevo gli spiriti e Axel stava proteggendomi da quello che pareva un demone, dal volto ancora sfocato ma solcato da delle lunghe cicatrici.

La battaglia si spostò da qualche parte, perché l’atmosfera pesante sparì non appena loro due uscirono fuori dalla finestra, come se il muro non esistesse.

Mi fiondai al piano di sotto, guardando mia madre che -a quanto pareva- aveva fatto pace con mio padre, e correndo oltre la cucina mi catapultai fuori dalla porta d’ingresso, guardandomi attorno.

Potevo sentirli vicini entrambi, potevo vedere le loro figure nebulose diventare sempre più solide e con la testa che minacciava di scoppiare corsi sul retro della casa.

I due spiriti, o meglio, Axel e lo sfregiato se le stavano dando di santa ragione e quasi potevo vedere il sangue schizzare dalle ferite che si erano aperti alle labbra o ai sopraccigli «Axel!» mi ritrovai a urlare mentre potevo vedere l’altro sopraffarlo e iniziare a scatenare una pioggia di pugni.

Davanti ai miei occhi i due ragazzi morti facevano a botte, più reali di quanto fossero solo qualche minuto prima.

Stetti male a guardare lo sfregiato, che avevo conosciuto con il nome di Isa, alzarsi vittorioso sopra un Axel pesto e ansante, e tirargli un calcio nelle costole «cosa sa, eh Lea?» lo sfotté l’altro, alzando gli occhi su di me e piegando le labbra in un sorriso pazzo, insano.

A grandi falcate mi raggiunse e io tentai di muovermi, ma l’enorme mano di Isa mi afferrò per il collo e avvicinò uno strano oggetto, forse la lama di un coltello senza manico «che cosa sai eh?» mi urlò in faccia, mentre nella mia testa un’orda di cicale aveva iniziato a ronzare dolorosa.

Cosa sapevo di cosa? Non capivo cosa intendesse!

Di solito le anime irose sono solo bisognose di aiuto…ma quello spirito in particolare non voleva essere aiutato.

La punta acuminata dell’oggetto che Isa brandiva andò a incidere la pelle della mia guancia mentre la sua caviglia veniva afferrata da Axel, ancora a terra «Corri via Roxy» mi disse, inghiottendo il sangue che sembrava uscirgli dalla gola «non sei al sicuro qui!» e detto ciò strattonò l’altro che cadendo all’indietro non poté andare più a fondo di qualche millimetro.

Il mio collo fu subito liberato da quella presa fredda, ferrea, e non potei fare altro che voltarmi e correre lungo il viale e poi svoltare lungo la strada che portava nel centro della città.

Deviavo a malapena la gente che affollava il marciapiede, con gli occhi che diventavano sempre più stanchi e il fiatone mi riempiva la bocca di ossigeno che non riusciva a entrare nei polmoni «Corri Roxy, corri!» m’incitava la voce di Axel dietro di me, interrompendo per un secondo il forte dolore alla testa che mi stava schiacciando.

Era con me, quel pensiero mi fece salire le lacrime mentre mi voltavo e guardavo il suo viso intatto e sorridente accanto a me, le gambe lunghe che seguivano il mio ritmo senza stancarsi.

Avrei voluto abbracciarlo, lasciarmi trasportare via, ma dovevo correre lontano da casa mia, lontano da quello psicopatico che anche nella morte riusciva a danneggiare le persone «peekaboo nanetto» sentii la voce tremendamente sottile di Isa tagliarmi come un coltello mentre vidi le sue mani afferrarmi le spalle e spingermi tra i passanti e in un attimo i miei piedi si staccarono dal suolo, mentre inciampavo nel bordo del marciapiede.

Il volo che compii in mezzo alla strada avvenne quasi come al rallentatore, dove potei vedere i passanti voltarsi, guardarmi con orrore e indicare nella mia direzione.

Non capii che cosa stesse succedendo finché non colpii duramente l’asfalto per rotolare un paio di volte in mezzo alla carreggiata.

Il sangue sul mio viso creò quasi una maschera sui miei occhi accecati dal dolore e attraverso il velo bruciante e brulicante con cui il tumore stava avvolgendo la mia mente potei sentire ancora Axel.

La sua presenza accanto a me era qualcosa di magnifico e rassicurante, per un attimo mi dimenticai delle forti luci che avrebbero dovuto abbagliarmi, ma c’era lui tra me e il camion che stava arrivando «non avere paura piccolo» lo sentii sussurrare al mio orecchio mentre mi teneva tra le braccia «ci sono io con te» aggiunse, calando il suo viso su di me per poter posare un bacio sulla mia fronte imperlata di sudore.

Non potei fare altro che chiudere gli occhi e lasciarmi andare a quell’abbraccio caldo e protettivo, il corpo che non ce la faceva a reggere nemmeno il peso delle proprie membra e aspettai che il tir mi passasse addosso.


Axel…sono pazzo…

Io amo un ragazzo morto


Note dell'autrice

Eccomi, scusate l'enorme ritardo, ma ho avuto alcuni problemi ad abituarmi al caldo e non sono stata benissimissimo ecco.
Spero possiate perdonarmi *si prostra a terra*

Sarephen: Beh la canzoncina mi era piaciuta infatti xD Non hai sprecato neuroni a comporla tranquilla ahah xD
Beh nemmeno io riuscirei a fare una figura migliore del padre, in fondo era notte fonda e uno non connette molto, soprattutto dopo esser stato svegliato di soprassalto.
Riguardo allo Yoga...l'unico che faccio è quello col Wii Fit quindi pensa tu che yoga xD però mi contorco lo stesso come un serpente e non mi districo più :P
Uhm, uno spoilerino? Vediamo....tanti tanti cadaveri mugolanti mwahahah! xD
   
 
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