Crossover
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Autore: Robotech90    01/07/2010    1 recensioni
Quante persone amano i libri fantasy? Quanti ragazzi passano intere giornate leggendo storie ambientate in mondi fantastici? E se questi ragazzi si trovassero un giorno ad affrontare le loro fantasie?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Film, Libri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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     Attraverso il Pelennor

 

“Dobbiamo portarlo nel Palazzo”- disse Mark cercando di trascinare Aragorn più delicatamente possibile, mentre Eldarion piagnucolava dietro di lui. Il ragazzo sbuffò e issò il Re per gli scalini che conducevano al portone, ora infranto, della Rocca.

“Mark, ce la farà?”- chiese Eldarion sfregandosi gli occhi.

“Non posso darti una risposta certa adesso, piccolo”- si limitò a dire il Cavaliere, mentre entrava nell’edificio.

Una volta dentro, Mark appoggiò Aragorn sul liscio pavimento e andò ad aprire una porta che si trovava poco dietro al trono. Era una stanza con un letto, un comodino e poche suppellettili.

“Credo che qui possa andare bene”- esclamò il giovane e corse a prendere Aragorn, sollevandolo con cura. Eldarion trotterellava dietro i due, torturandosi le mani ed emettendo sporadici singhiozzi. Il Cavaliere accese una candela e la appoggiò sul comodino della stanza, poi sistemò Aragorn sul letto e lo liberò dagli schinieri e tutto ciò che avrebbe potuto intralciare il lavoro dei curatori. Fatto ciò, Mark si rivolse ad Eldarion:

“Resta qui e non allontanarti da tuo padre. Io devo fare una cosa”

Il ragazzino annuì debolmente ed appoggiò la testa sul letto dove giaceva Aragorn che , per il momento, respirava regolarmente. Mark prese la spada ed uscì dalla camera, percorrendo nuovamente il corridoio occupato dalle statue dei Re di Gondor e ritrovandosi nel piazzale dell’Albero Bianco. La differenza di temperatura che il ragazzo colse sulla sua pelle fu enorme: c’erano almeno dieci gradi in più all’esterno, forse dovuti agli incendi che erano stati provocati in basso. Emettendo una smorfia di fastidio, il Cavaliere raggiunse l’Albero Bianco e ne osservò i rami: molte foglioline erano a terra, mentre altre sembravano in procinto di staccarsi da un momento all’altro. Mark picchiettò il tronco della pianta con la mano, quasi come se volesse rincuorarla, e si voltò verso le scale che conducevano al loro livello. Era da quella posizione che aveva assistito alla realizzazione del suo sogno. Un crampo allo stomaco lo soffocò e il giovane si massaggiò con una mano, cercando di scacciare i cattivi pensieri. Mentre faceva ciò, Zarthan comparve dalle nuvole e Mark vide che trasportava con sé Arwen, Eowyn e Legolas.

I tre smontarono dal drago e si diressero verso Mark. La prima a parlare fu la moglie del Re:

“Dov’è Aragorn?”

“E’ nel Palazzo. L’ho sistemato in una stanza dietro al trono. Eldarion è con lui, non preoccupatevi”- disse il Cavaliere, anticipando la seconda domanda dell’Elfa.

Eowyn la prese sottobraccio e le due donne corsero alla Rocca, mentre Legolas si accostò al ragazzo:

“Cerca di tenere d’occhio Gimli- sussurrò l’Elfo- Quel Nano è così cocciuto che potrebbe rimetterci la pelle se non fa attenzione”

Mark sorrise e strinse la mano al suo interlocutore:

“Non preoccuparti, me ne occuperò io”

Legolas annuì e seguì le due fanciulle all’interno della Rocca, mentre Zarthan allungava il capo verso Mark.

“Torniamo alla battaglia, Mark?”

“Si, torniamo alla battaglia”

 

 

Faramir schivò un fendente ed atterrò il suo avversario con un rapido colpo di spada. Il viso del Capitano di Gondor era sporco e sudato e i muscoli degli arti gli dolevano paurosamente, ma non poteva indietreggiare proprio adesso. Baldir ed Eomer combattevano poco lontano e manifestavano gli stessi sintomi, anche se ogni colpo che infliggevano sembrava ricaricarli parzialmente. Un soldato Imperiale, uno dei pochi a salire sulle mura, si lanciò su Faramir e colpì la lama dell’avversario che lo respinse con un calcio e lo fece cadere oltre i bastioni. Ormai su ogni tratto di mura c’erano decine e decine di nemici e i soldati di Gondor e gli Haradrim stavano subendo molte perdite, tuttavia anche il numero degli Orchi e degli uomini di Galbatorix presenti nel Pelennor era diminuito drasticamente, tanto che qualcuno di loro stava già pensando di ritirarsi. Il Capitano di Gondor stava per uccidere un altro avversario, ma fu preceduto da Gimli che si lanciò come una furia su di esso e lo colpì al cranio con l’ascia, esultando.

“Senza orecchie a punta, ho la strada spianata”- rise il Nano, colpendo un Orco al ventre.

“E a quanto saresti arrivato esattamente?”- chiese Faramir, mentre eliminava l’ennesimo attaccante.

Il Nano piantò l’ascia nel petto di un Orco e vi si appoggiò, sfregandosi la barba con una mano, Faramir fu sorpreso nel vedere Gimli così calmo in un momento di guerra come quello.

“Dovrei essere arrivato a duecento con questo- esclamò picchiettando la mano sulla corazza del nemico che aveva appena ucciso- “Se però contiamo i tanti che orecchie a punta mi ha rubato, attaccandoli da lontano, allora la mia quota sarebbe stata sui duecentocinquanta o trecento”

Faramir scosse il capo, un po’ divertito e un po’ confuso per come quei due si comportavano in battaglia, e riprese a combattere, mentre i soldati attorno a lui urlavano incoraggiamenti e ordini. Gli Haradrim si erano rivelati molto utili nel combattimento ravvicinato perché erano allenati a lottare con le lance e ad uccidere gli avversari prima che salissero sulle mura. Per la maggior parte delle volte, inoltre, erano proprio gli Haradrim che, grazie alle loro lunghe armi, riuscivano a scalzare le scale degli assedianti dai bastioni. Mentre Faramir osservava uno di loro che uccideva con maestria tre avversari, un’ombra oscurò il suo tratto di mura e il Capitano di Gondor alzò il capo, ritrovandosi faccia a faccia con Mark ed il suo drago.

“Come sta il Re?”- chiese l’uomo, mentre il Cavaliere smontava.

“Lo stanno curando, adesso- rispose il ragazzo, raggiungendo l’altro e colpendo un Orco con la sua spada- Spero che si rimetterà, la ferita non era molto semplice da trattare”

“Tu ne hai curato l’esterno?”

“Si, almeno non ci sarà troppa fuoriuscita di sangue”- disse Mark e poi aggiunse- “Quanto resisteremo ancora?”

Faramir parve indeciso sulla risposta e affermò:

“Non ne sono sicuro, ma prima o poi dovremo ritirarci”

Mark non demorse e osservò il campo di battaglia: la maggior parte dei nemici si trovava al centro, dove sorgeva anche la porta principale di Minas Tirith, mentre i fianchi erano molto sparpagliati e poco organizzati. Un’idea cominciò a balenare nella mente del Cavaliere.

“Faramir- chiese il ragazzo- Per caso avete delle entrate secondarie alla città?”

Faramir pensò per alcuni istanti:

“Sì, ora che ci penso. Sono due e si trovano rispettivamente agli estremi Est ed Ovest delle mura…ma perché questa domanda?”

“Perché stiamo per vincere”- rispose il ragazzo e chiamò a sé Eomer, Baldir e Gimli. I tre raggiunsero Mark e Faramir e il giovane iniziò a spiegare il suo piano:

“Come vedete, l’esercito avversario si è compattato al centro, mentre i fianchi si sono assottigliati a causa della grande affluenza di torri e scale sulle mura. Se noi attaccassimo i fianchi delle legioni nemiche, utilizzando le due entrate secondarie e , nel frattempo, effettuassimo un attacco frontale, aprendo il Cancello Principale, le loro truppe si troveranno circondate e noi potremo eliminarle con facilità. Per far questo, però, occorrerà suddividerci in tre gruppi……aspettate un momento”

Il ragazzo scrutò il cielo e cercò Arnold con il pensiero, dopo alcuni attimi, l’altro Cavaliere rispose:

“Mark, hai salvato Eldarion?”

“Sì, sì, dopo ti spiegherò tutto. Ora vieni da me, stiamo discutendo un piano per vincere la battaglia”

“Per vincere?”- domandò incuriosito il Cavaliere.

“Sì, hai capito bene. Forza, sbrigati a venire”- Mark chiuse il contatto mentale e , tornato dagli altri, continuò a delineare la sua strategia:

“Dicevo…occorrerà dividerci in tre gruppi. Naturalmente, il gruppo che effettuerà l’attacco frontale dovrà essere il più nutrito. E’ per questo che Zarthan e Razar resteranno con Faramir, Baldir e Gimli e li aiuteranno nella sortita che effettueranno dal Cancello Principale. Io ed Eomer ci recheremo alle stalle e riuniremo più Rohirrim che possiamo, dopodichè usciremo dalla città da Est e attaccheremo il fianco sinistro dell’esercito avversario. Arnold, invece, dovrà chiamare a sé tutti gli Haradrim disponibili e fronteggerà il nemico sul fianco destro”

Faramir annuì più volte, ma ad un certo punto chiese:

“E per i Nazgul come facciamo?”

“Sono tornati ad Osghiliat”- disse una voce e tutti videro che Arnold stava scendendo da Razar- Non so per quale motivo, ma si sono ritirati dalla battaglia, solo che l’esercito sembra non essersene accorto”

“Perfetto”- disse Mark e mise una mano al centro del gruppo- Chi è con me?”

Tutti aggiunsero la propria mano a quella del Cavaliere e poi, urlando tutti insieme si divisero, mettendo in atto la strategia di Mark.

“Quando saremo tutti pronti dovremo darci un segnale- esclamò Mark, rivolto a Zarthan – “Io lo darò a te, e voi ad Arnold, va bene?”

“Sicuro, Mark”- rispose il drago, ruggendo.

Il ragazzo chiuse il contatto e riprese a correre con Eomer che chiamava a sé tutti i Rohirrim senza cavallo.

“Avanti,seguitemi alle stalle, muoversi, muoversi”- urlò più volte il Capitano di Rohan, mentre si infilava l’elmo da battaglia. Gli uomini obbedirono e si procurarono un cavallo, compreso Mark, che dovette faticare un po’, poiché era più abituato ai draghi che ai quadrupedi. Eomer e il Cavaliere percorse per una decina di minuti la città e riuscirono a raccogliere circa settecento Rohirrim: per Mark potevano bastare, oltretutto non si dovevano certo lasciare scoperte le mura. La compagine raggiunse l’entrata secondaria Est di Minas Tirith ed uscì nel Pelennor, trovandosi ad una media distanza dal fianco che avrebbero dovuto caricare. Mark osservò gli Orchi e i soldati Imperiali e vide che questi non si erano ancora accorti della loro presenza.

“Tenete a bada i cavalli”- sussurrò Mark – “Non dobbiamo farci scoprire”

A queste parole del Cavaliere, Eomer alzò una mano e intimò il silenzio tra i ranghi. Alcuni minuti dopo, Mark ricevette il messaggio che tutti erano pronti e rispose:

“Molto bene dì a tutti di attaccare, Zarthan”- il giovane tornò in sé e si rivolse ai Rohirrim dietro di lui:

“All’attacco”

Eomer puntò la spada in avanti e i Rohirrim fecero impennare i cavalli che partirono alla carica. Mark cavalcava in testa, anche se si sentiva più vulnerabile che su Zarthan e non poteva essere diversamente. Nel frattempo, da lontano, Mark notò le urla di sorpresa degli avversari quando il Cancello Principale si aprì e una fiammata colpì la parte centrale delle truppe nemiche. Gli Uomini di Gondor, guidati da Baldir, Faramir, Gimli e sostenuti da Zarthan e Razar, uscirono allo scoperto, agitando le armi e si scagliarono con impeto sulla falange di Mordor e Galbatorix. I nemici erano confusi e spaesati, ma resistevano con accanimento poiché il Cancello aperto era una occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. Ciò che, però, Orchi e Imperiali non avevano calcolato fu il fatto che, alcuni minuti dopo, Mark ed Eomer travolsero il fianco sinistro, grazie al poderoso urto dei Rohirrim, mentre Arnold e i suoi Haradrim schiacciarono quello destro, costringendo i nemici al centro. Eomer falciava con rabbia gli assedianti dall’alto della sua cavalcatura e lo stesso faceva Mark, tenendosi stretto alle redini del cavallo. Attraverso i rumori dello scontro era possibile sentire le urla di Gimli, mentre uccideva gli attaccanti:

“Avanti, ce n’è per tutti. Sotto il prossimo”

Le forze avversarie iniziarono in breve tempo a sgretolarsi e voltarono le spalle, inseguiti dai Rohirrim, dagli Haradrim e dagli Uomini di Gondor. Per Mark era uno spettacolo bellissimo: il Pelennor era attraversato da migliaia di truppe alleate, chi sui cavalli, chi a piedi, mentre in cielo Zarthan e Razar effettuavano scorrerie tra i ranghi in ritirata dei nemici. Gli Orchi e gli Imperiali correvano scomposti in tutte le direzioni, inciampando e cadendo sotto i colpi dei coraggiosi difensori.

“Ad Osghiliat”- urlò Mark e tutto l’esercito alleato lo seguì brandendo le armi. Zarthan e Razar piombarono per primi sulla città distrutta e colpirono le guarnigioni nemiche che erano di stanza. Queste, confuse e , ormai, prive di senno, fuggivano e rinunciavano alla battaglia, pur di salvarsi. Su una guglia di Osghiliat, Mark vide uno dei Nazgul e spronò il cavallo con rinnovato coraggio:

“Avanti, riconquistiamo Osghiliat”

 

                                                

                                                 *

 

Murazor era impietrito di fronte allo spettacolo che si trovava ad osservare. Le truppe di Mordor e Galbatorix si stavano ritirando, mentre un possente esercito che era uscito da Minas Tirith poco prima le stava inseguendo, mettendole in fuga attraverso il Pelennor. Dall’alto della guglia sulla quale si trovava, il Signore dei Nazgul riuscì a riconoscere, tra le forze di Gondor, il Cavaliere che lo aveva affrontato nei pressi dell’Albero Bianco: Mark. Con rabbia, Murazor vide le sue forze cadere, mentre Rohirrim, Haradrim e soldati di Gondor, entravano in Osghiliat e la liberavano dagli invasori.

“Kovu”- urlò lo Spettro e il cartone lo raggiunse, portando con sé Stitch.

“Osserva”- aggiunse poi il Cavaliere Nero indicando lo sfacelo delle forze assedianti.

Kovu deglutì ed osservò l’esercito fatto a pezzi dalle forze di Mark e dei suoi alleati. Tremando, il cartone cercò di parlare a Murazor, ma questi lo interruppe, alzando una mano e disse:

“Questa battaglia è finita e loro hanno vinto. Dobbiamo tornare a fare rapporto a Sauron….prega che questa sia la nostra ultima disfatta”- detto questo, Murazor montò sulla sua orrenda cavalcatura e allungò una mano ferrata verso il cartone che la afferrò e si fece issare sulla bestia alata. Murazor emise un sibilò e gli altri due Nazgul spiccarono il volo seguiti , poi , dal loro capo. Kovu si voltò e vide le ultime parti del loro esercito che venivano finite dalle truppe di Gondor. Sospirando, il cartone si rivolse a Stitch:

“Se il Re vorrà punirci dirò che è stata solo colpa mia. Tu non centri”

Murazor emise una risata e disse con la sua voce stentorea:

“Il Re non potrà di certo punirvi”

Kovu e Stitch sbarrarono gli occhi e chiesero lumi, ma lo Spettro non rispose, limitandosi a controllare il volo della sua creatura.

 

                                             *

 

Mark era ad Osghiliat e non poteva credere a ciò che era appena successo: avevano vinto. In un solo colpo, erano riusciti a respingere gli assalitori e a riconquistare la città del fiume Anduin. Attorno a lui, Uomini ed Haradrim si scambiavano congratulazioni e si liberavano da elmi e armature, riposandosi dopo quella eccezionale vittoria. Faramir era felice più che mai e raggiunse il Cavaliere, abbracciandolo quasi fino a stritolarlo:

“E’ stato un ottimo piano”- disse il Capitano di Gondor scostandosi i capelli dal viso e posando la spada macchiata di sangue a terra.

“Diciamo che mi intendo abbastanza di strategia”- rispose Mark, sorridendo e appoggiandosi ad una colonna.

Faramir annuì:

“Vorrei che tu ti renda conto, Cavaliere, di quanto sia importante la vittoria che oggi abbiamo qui conseguito”

“Me ne rendo conto, Faramir. Ora possiamo dirlo: manca poco alla VERA vittoria. Saremo noi, della Terra di Mezzo, che andremo ad aiutare Alagaesia e distruggeremo una volta per tutte Sauron e Galbatorix”

“Sì- disse Faramir, convinto- Porteremo il nostro aiuto ad Alagaesia”

  
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