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Autore: Cristina Black    01/07/2010    1 recensioni
Quella che vi voglio offire è una versione parallela della saga che tutti conosciamo, partendo da quando Bella decide di saltare dalla scogliera in New Moon. Piccole ma decisive modifiche nei comportamenti e nei ragionamenti, cambieranno il suo destino. Una Bella che vede i suoi rapporti sentimentali in modo diverso, come molte di noi avrebbero voluto. La domanda che caratterizza questa nuova versione è: come sarebbe andata, se Bella avesse fatto un’altra scelta? Spero vi piaccia!!
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward, Bella/Jacob
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
Capitoli:
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Hai ragione Miss, mi son dimenticata di rispondere a quella domanda, scusa xD. Dunque la risposta purtroppo è no ù___ù, ma c’è un “però”. Avevo iniziato a scrivere una sorta di continuo (che non è nemmeno corretto definirlo così ma non posso spiegarmi meglio, altrimenti rischio lo spoiler xD), ma non l’ho finito. Ufficialmente la mia saga finisce al cap. 26, ma c’è quel mezzo capitolo incompiuto che posterò lo stesso. Comunque ti ringrazio tantissimo dei complimenti, e mi dispiace che per un po’ non potrai leggermi, però in un certo senso sarai fortunata perchè quando rientrerai potrai leggere tutti i capitoli, compreso questo mezzo che ti ho detto ^___^.

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Ely sai che non te lo so dire? O__o Avevo visto che davano dei punti a chi recensiva con più di 50 parole, ma degli autori non so nulla. Sinceramente non mi frega di accumulare punteggi xD, mi interessa solo che esprimiate il vostro parere riguardo la mia storia ^___^. Mi importa sapere se vi piace, non certo accumulare punteggi che non saprei nemmeno come utilizzare xD. Ringrazio infinitamente anche te per i complimenti, sono felicissima che continuino a piacerti le mie modifiche ^___^. In effetti mi chiedevo perché l’Edward originale non avesse raccontato meglio a Riley come stavano le cose…non gli aveva detto che aveva ucciso James. Tutto il suo discorso avrebbe avuto più senso e magari Riley gli avrebbe creduto. Mah, ennesimo mistero della Meyer ù___ù, che mi è toccato risolvere >___>.

Riguardo la scena dell’addio, l’ho resa bene perchè in quel momento mi sentivo esattamente come lei! L’idea di lasciare che rischiasse la vita, che si facesse del male o che non potesse tornare…immaginarlo davvero se fossi stata in Bella…è un’idea che sul serio mi distruggeva. Anche quando si era affettato la mano con il coltello, ho fatto provare a Bella quello che ho provato io: intolleranza totale al dolore di Jacob. Lo so è assurdo, ma davvero non sopporto di vederlo soffrire. Non ho ancora visto Eclipse al cinema e so che mi verrà voglia di entrare dentro lo schermo per curalo e confortarlo T____T.

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Marphy, come al solito sei attenta ai particolari e ti adoro anche per questo ù___ù. Nell’originale Edward non fa che nascondere le proprie emozioni dietro la famosa “espressione indecifrabile” o “neutra”. Solo in BD si sbilancia quando si apparta insieme a Jacob per proporgli di passare una notte d’amore con Bella “tanto per proceare” come dice Jake (quella parte mi fa morire dalle risate xD). Mi rendo conto che nella mia rivisitazione, Eddy prova più sofferenza di quella che vorrebbe dare a vedere, ma era impossibile pensare che in una situazione del genere, facesse finta di niente pur di non preoccupare Bella. Lei ha scelto un altro, non può non avere rimpianti o non soffrire, ed era troppo stressante anche per me nascondergliele perennemente dietro la sua faccia da poker. Forse è per questo che a qualcuna comincia a piacere, perché mostro le sue emozioni.

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Un bacione a tutte, mie carissime e specialissime lettrici ^___^ e ancora grazie per i vostri complimenti *___*. Vi lascio ad altri due capitoli. Kiss!!

 

(Libro di riferimento: Eclipse)

 

 

    Mi costrinsi a puntare altrove lo sguardo, impietrito dallo stupore, per non esaminare troppo attentamente l'oggetto ovale avvolto in tentacoli di capelli tremanti e infuocati.

    Edward si era rimesso in moto. Svelto, freddo e assorto, smembrò il corpo decapitato.

    Insieme al lupo Seth, trasportarono i resti semoventi di Riley e Victoria in un cumulo di aghi di pino, rami e foglie secche, per appiccarvi il rogo.

    Il fuoco scatenato soffiava verso il cielo una colonna purpurea e soffocante. Il fumo si avvolgeva lento e denso, quasi più solido della norma; odorava di incenso, un aroma inquietante.

    Era pesante, troppo forte.

    Seth ripeté quel suono ridacchiante, dal profondo del petto.

    Un sorriso spuntò sul volto teso di Edward.

    Edward allungò un braccio, stringendo il pugno. Seth sorrise, mostrando la lunga fila di denti aguzzi, e sfregò il naso contro la mano di Edward.

    «Bel lavoro di squadra», mormorò Edward.

    Seth tossì una risata.

    Poi Edward riprese fiato e si voltò lento verso di me.

    Non capivo la sua espressione. I suoi occhi erano attenti, come fossi un altro nemico… Più che attenti, erano impauriti. Eppure non aveva mostrato alcun timore nell'affrontare Victoria […] . La mia mente era sorpresa, indecisa e inerte come il mio corpo. Lo fissavo sconvolta.

    «Bella», disse con il massimo della soavità, camminandomi incontro con lentezza esagerata, le mani alzate, il palmo rivolto a me. Sconvolta com'ero, mi ricordò la strana immagine di un sospetto che si avvicina al poliziotto per dimostrare di non essere armato…

[…]    «Non avere paura, Bella», mormorò. «Sei salva. Non ti farò del male».

    Quella promessa mi disorientò e non fece che confondermi ulteriormente. Restai a guardarlo come un'imbecille, sforzandomi di capire.

    «Andrà tutto bene, Bella. So che adesso hai paura, ma è finita. Nessuno ti farà del male. Non ti sfiorerò nemmeno. Non ti farò del male», ribadì.

    Sbattei gli occhi, furiosa, e ritrovai la voce. «Si, lo so però…non sono molto abituata a queste scene cruenti. Tu stai bene? Seth, stai bene?», domandai con improvvisa apprensione.

    Nella mia testa rimbombava ancora lo scricchiolio dell’osso di Seth.

    Edward sorrise, lievemente rilassato. «Si, Victoria non ha fatto in tempo a sfiorarmi. Anche Seth sta più che bene. Anzi, pare molto soddisfatto di sé». Poi si rivolse a lui, premuroso. «Dovresti farti curare da Carlisle, altrimenti la spalla si salderà male».

    Seth annuì più volte.

    Era su di giri. Irradiava compiacimento da ogni singolo pelo.  […]    «Gli altri? Jacob? Alice? Esme? Gli altri lupi?».

    «Tutti bene. Anche giù è finito tutto. È andata liscia come ti avevo promesso. Il peggio è stato qui».

    Per un istante lasciai che l'idea mi entrasse bene in testa e si depositasse con calma.

    Improvvisamente, Edward lanciò un'occhiata a Seth, come se lui lo avesse chiamato.

    «Cosa sta facendo?», domandò Edward.

    Seth emise un mugolio ansioso, irrequieto. Mi fece rizzare i peli sulla nuca.

    Per un secondo senza fine tutto fu muto come una tomba.

    Poi Edward esclamò: «No!», e con una mano afferrò di scatto qualcosa di invisibile. «Non farlo!».

    Uno spasmo scosse il corpo di Seth e dai suoi polmoni irruppe un ululato straziante, pieno di dolore.

    In quello stesso momento Edward cadde in ginocchio, la testa stretta tra le mani, il volto corrugato in un'espressione di dolore.

    Lanciai un urlo, sorpresa e terrorizzata, e m'inginocchiai accanto a lui. Feci il tentativo, stupido, di levargli le mani dal volto; le mie, viscide di sudore, scivolavano sulla sua pelle di marmo.

    «Edward! Edward! Cosa succede? Cosa è successo?», strillai nel panico.

    Questa volta era accaduto qualcosa.

    I suoi occhi puntarono su di me; con uno sforzo palese rilassò i denti serrati.

    «Tutto a posto. Andrà tutto bene. È tutto…». S'interruppe ed ebbe un altro fremito.

    «Che succede?», urlai, mentre Seth ululava disperato.

    «Va tutto bene. Andrà tutto per il meglio», sbottò Edward. «Sam… aiutalo!».

    «No! Non è vero! Ormai non mi imbrogli più! Chi è? Dimmelo!», ma i miei occhi erano già inondati di lacrime.

    La sua reazione improvvisa aveva gridato il suo nome a squarciagola.

    Ogni cellula del mio corpo, aveva capito.

    Quando vidi le sue labbra muoversi per rispondere, mi tappai le orecchie e scoprì i denti in una reazione istintiva.

    «Jacob», sussurrò con un filo di voce.

    Un’improvvisa e spaventosa ondata di dolore, m’investì con la forza di un uragano.

    Strizzai gli occhi e urlai con tutto il fiato che avevo in corpo.

    La voragine si riaprì lacerandomi il petto, mentre il mio grido straziato rimbombò tra gli alberi e la parete rocciosa della montagna.

    «Bella, ti prego, calmati!», disse Edward scosso dalla mia reazione violenta. Mi prese le mani tremanti e le staccò dalla mia faccia con facilità e delicatezza. Tutto il mio corpo tremava come in balia di un terremoto. «E’ solo ferito, non è morto! E’ vivo! Jacob è vivo!».

    Riaprì gli occhi ma vedevo tutto sfocato, e il mio viso era deformato da tormento e sofferenza.

    «Vivo? Jake è…è vivo?», balbettai quasi senza voce. L’avevo sprecata tutta urlando.

    «Si! E’ solo ferito, Bella. Starà bene, sta già guarendo. Carlisle è con lui», mi disse.

    Ricominciai a respirare e rilassai i muscoli della faccia, mentre dondolavo come se volessi svenire. Sapere che il mio Jacob era ancora vivo, fu sufficiente a rimarginare la ferita, che si era riaperta dentro di me.

    Guariva si, ma con estrema e insopportabile lentezza.

    Finchè non lo avessi visto con i miei occhi respirare ancora, la mia lacerazione avrebbe tardato a richiudersi.

    Edward mi tenne ferma prima che crollassi sul manto di neve, e lanciò un’occhiata fulminea all’enorme lupo.

    «Seth!», gridò.

    Seth era rannicchiato, sempre teso e agonizzante, quasi pronto a lanciarsi nella foresta.

    «No!», ordinò Edward. «Tu vai dritto a casa. Subito. Più veloce che puoi!»

    Seth emise un guaito e scosse la grossa testa.

    «Seth, fidati! Porta via Bella con te!», poi si rivolse a me con il volto contratto dall’angoscia. «Bella, Seth deve portarti via. Stanno arrivando i Volturi e non devono assolutamente trovarti!».

    «I Volturi?», ripetei inebetita. «Oddio, i Volturi!», gridai riprendendomi dallo shock.

    Barcollai fino a Seth, ed Edward mi aiutò a salirgli in groppa.

    «Reggiti forte Bella! Seth, corri!», incitò.

    L'enorme lupo guardò negli occhi Edward per un lungo istante, e subito si drizzò e volammo tra gli alberi, scomparendo come fantasmi.

    Mentre sfrecciavamo nella foresta, mi chiedevo cosa sarebbe successo nella radura, ora che erano arrivati i Volturi.

    Non avevo rivisto nemmeno Alice, Esme, Rosalie e gli altri. Non sapevo se stavano bene, o se erano feriti anche loro.

    Non sapevo come avrebbero reagito i Volturi, trovando i Cullen in mezzo a quella carneficina. Come l’avrebbero giustificata, e cosa faranno i lupi appena si avvicineranno?

    Sperai che non si scatenasse su due piedi un’altra guerra.

    Mi sentivo la testa pressata da mille preoccupazioni.

    Ma il pensiero di Jacob, ferito, senza sapere in che condizioni lo avrei trovato e che cosa fosse successo, mi faceva impazzire. Almeno lui, potevo rivederlo.

    Lo squarcio nel mio petto doveva richiudersi in fretta. Non ero più disposta a soffrire in quel modo.

    «Seth, per favore portami da Jacob».

    Seth emise un ruggito ed annuì, aumentando la sua folle corsa verso La Push.

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    Arrivammo nei pressi della riserva dei Quileute, e Seth mi fece scendere dalla sua schiena color sabbia. Gli ululati straziati del lupo erano sempre più forti e vicini, cercai di tapparmi le orecchie ma era inutile.

    Ignorarli era impossibile, ascoltarli era insopportabile.

    Jacob soffriva. Io soffrivo l’eco del suo stesso dolore. Ma era vivo, lo era davvero.

    Seth mi lasciò sola e andò a nascondersi tra i cespugli.

    Doveva riprendere le sue sembianze umane, e non poteva farlo davanti a me.

    «Bella, stai bene?», gridò Seth spuntando dal nulla e facendomi prendere un colpo. Anche lui, come gli altri, portava solo un paio di bermuda.

    «Si, Seth, e tu? Sei ferito? La spalla?», mi avvicinai a lui per controllarlo. Sembrava non avesse niente.

    Un altro ululato squarciò l’aria in mille pezzi.

    «E’ Jake. Sam cerca di farlo ritrasformare, ma in quelle condizioni è difficile e doloroso. Io sto bene, nulla di grave. Più tardi mi farò vedere da Carlisle, come ha detto Edward. Ma chi sono i Volturi?», domandò con la sua aria ingenua da ragazzino.

    Era il primo licantropo che chiamava i Cullen con i loro nomi.

    «E’ una lunga storia. Sono molto potenti e governano la vita dei vampiri. Se venissero a sapere che conosco i loro segreti, mi ucciderebbero».

    A quelle parole Seth trasalì.

    «Seth, ora vai a casa. Io devo andare da Jake, devo vederlo. Voglio essere li quando lo ripoteranno», dissi avviandomi a lunghi passi verso la casa rossa sbiadita, stando attenta a non inciampare tra le sporgenze dal suolo erboso.

    «No, vengo con te. Anch’io voglio vederlo. Carlisle ha mandato via il resto del branco perché non avremmo dovuto attaccarli, anche se non c’è alcuna tregua con loro. Ha detto che andrà da lui appena avranno finito nella radura, e mi farò dare una controllatina. Sam gli ha dato il permesso di entrare nella riserva per venirci a curare», ribattè il piccolo Seth.

    Bene, forse non si sarebbe scatenata un’altra battaglia, se i lupi non si fossero trovati faccia a faccia con i Volturi.

    Anche Seth era preoccupato per Jake, lo ammirava e gli somigliava tantissimo.

    «Va bene, andiamo allora», dissi e ci incamminammo fuori dal bosco, mentre il lupo continuava a ululare.

    Fortunatamente non trovammo l’auto della polizia di mio padre, probabilmente non erano ancora rientrati dalla battuta di pesca. Di sicuro gli ululati avevano raggiunto il lago in cui erano andati, e Billy avrà capito. Sarebbero arrivati tra poco, e io mi sarei dovuta nascondere per non farmi scoprire da Charlie.

    In compenso trovai gli altri licantropi, fuori casa di Jacob.

    C’erano tutti, esclusi Sam e Paul.

    «Ragazzi, state tutti bene? Cos’è successo?», domandai in preda all’agitazione. Sembravano tutti in forma smagliante.

    «Tutti bene, a parte Jacob, e se vuoi sapere perché ha metà delle ossa del corpo sbriciolate, chiedilo a Leah», rispose Jared indicando la ragazza appoggiata allo spigolo della facciata di legno rosso.

    Quella rivelazione, calmò un minuscola parte di me. Almeno non aveva perso un braccio o una gamba.

    Osservai il viso duro e bellissimo di Leah, guadare un punto imprecisato dell’orizzonte, con le braccia incrociate e le sopraciglia aggrottate.

    «Leah, ma che ti è saltato in mente?», la rimproverò Seth.

   Leah si voltò di scatto e lo incenerì con i suoi occhi neri come il carbone.

    «Chiudi il becco, moccioso!», sputò.

    Mi avvicinai lentamente a Leah, cercando di mantenere un’aria pacifica, e una certa distanza. Un altro ululato mi fece venire un brivido lungo la schiena.

    Era vicinissimo.

    «Leah, cos’è accaduto? Sta tranquilla non ce l’ho con te. Voglio solo sapere come sono andate le cose».

    Leah continuava ad ignorarmi, ma il suo viso tradiva un’ampio ventaglio di emozioni. Dispiacere, arroganza, rabbia, risentimento, poi di nuovo dispiacere. Ma non rispose.

    «Uno di quei vampiri si è nascosto», spiegò Seth, fissandola con aria di disapprovazione. «E questa sorella stupida che mi ritrovo lo ha attaccato da sola! Jake è dovuto intervenire per aiutarla, ed ecco il risultato! Cosa volevi dimostrare? Che sei forte quanto noi?», domandò Seth con un misto di preoccupazione e rabbia.

    Altrochè se ce l’aveva con lei.

    Improvvisamente gli ululati s’interrupero, e al suo posto udì in lontananza una voce umana gridare un’infinità di imprecazioni.

    Jake era riuscito a ritrasformarsi.

    Leah incenerì di nuovo Seth, mentre le sue braccia ramate e toniche tremavano. «Seth, ti ho detto di stare zitto!», sibilò.

    «Basta voi due!», gridò una voce familiare, richiamando la nostra attenzione.

    Sam e Paul stavano a pochi passi da noi, e trascinavano Jacob sulle spalle.

    Metà del suo corpo era pieno di ecchimosi orribili, il braccio e la gamba rigonfi per le ossa spezzate.

    Mi sentì sbiancare, nel vederlo così malridotto e urlante.

    Cercai di distrarmi dalle sue ferite e mi concentrai su un dettaglio, la cui assenza mi era saltata all’occhio: l’anello di Billy.

    Non era più appeso al suo collo.

    «Carlisle gli ha dato della morfina, ma il calore la consuma in fretta. Dovrà dargliene ancora», spiegò calmo Sam, vedendo i miei occhi angosciati puntati su Jacob.

    «Grazie Sam, per aver dato il permesso a Carlisle. È un ottimo medico, e lo aiuterà a guarire», pronunciai piena di sincera gratitudine, mentre li accompagnai dentro.

    Jake si sforzò di calmare le urla per rivolgersi a me con il viso contratto. Da qualche parte trovò la forza di abbozzare un sorriso.

    «Bells», mormorò a denti stretti. «Hai visto? Ho mantenuto la promessa», disse mentre Sam e Paul lo portarono dentro e lo adagiavano sul letto, prima di lasciarci da soli. Trattenne un altro urlo.

    Combattei contro le lacrime di gioia e tenerezza che volevano scendere con tutta la loro forza, e cercai di stiracchiare un sorriso.

    Ormai la mia ferita si era richiusa appena incrociai di nuovo i suoi occhi.

    «Questo ti sembra il modo di tornare?», ribattei, ma la felicità sminuì il mio rimprovero.

   Jake tossì una risata, poi trattenne un’imprecazione.

    «Bells, ti prego non farmi ridere, altrimenti ci resto secco», disse stringendo i denti e gli occhi.

    Non feci in tempo ad inginocchiarmi ai piedi del letto, che entrò Carlisle. Dietro di lui, Sam lo seguì nella piccola stanza di Jacob, ormai sovraffollata.

    Era calmo, ma il suo sguardo scrutava i movimenti del vampiro con molta attenzione.

    «Bella, mia cara stai bene?», domandò Carlisle con tono gentile e preoccupato. Posò la sua borsa di pelle per terra e si chinò su di me.

    Jacob lo guardò di sottecchi, diffidente e immobile. Lanciava fugaci sguardi a Sam, che teneva tutto sottocontrollo.

    La tensione era palpabile, ma non c’era alcun pericolo. Carlisle era il vampiro più buono del mondo.

    «Si, benissimo. Sono felice che anche tu stia bene, che tutti stiate bene e che tu sia qui».

    «Sono felice di rendermi utile», mi disse Carlisle. Poi si voltò e si rivolse a Sam con infinita riconoscenza nella voce. «Senza il vostro aiuto non ce l’avremmo fatta. Saremo in debito con voi per l’eternità», promise solenne.

    Sam annuì lentamente con il capo, in segno di rispetto e lealtà.

    «Non dimenticheremo questa alleanza. Farà parte della nostra storia, e verrà trasmessa alle future generazioni di licantropi. Tengo comunque a ribadire, che i termini del patto restano indiscutibili», chiarì Sam.

    «Certo, su questo non avevamo dubbi. La mia presenza è solo per comodità temporanea, ed è la cosa migliore in questo momento», replicò fermo Carlisle.

    Intanto Jake sembrava rilassare lentamente il viso, come se si stesse già riprendendo. D’improvviso spalancò gli occhi e incurvò le sopraciglia.

    «Maledizione, l’ho perso!», strillò battendosi sotto il collo con la mano sana. «Accidenti! Porca miseria! Bells, cavolo mi dispiace, ho perso l’anello! Billy mi ammazza!», disse agitato e delirante.

    «Jacob, non ti muovere. Rischi che una costola ti perfori un polmone», lo avvertì Carlisle. Quindi si era rotto anche le costole.

    La testa riprese a girare.

    Jake ributtò la testa sul cuscino, guardandomi con una smorfia in un misto di dolore e dispiacere.

    «Sta calmo Jake, Billy non si arrabbierà con te. Adesso devi stare tranquillo, ci penseremo quando starai meglio», dissi cercando di calmarlo e tenendogli la mano sana.

    Jake sospirò, ma non riuscì a rilassarsi completamente. Le sopraciglia ancora lievemente increspate.

    «Come mai ci avete mandato via? Avete detto che stavano arrivando dei vostri amici», domandò Sam.

    «Nel nostro mondo sono conosciuti come Volturi», spiegò Carlisle mentre si inginocchiava ai piedi del letto di fianco a me e aprendo la borsa. «Vecchi e potenti amici. Non devono sapere che un umano è a conoscenza della nostra esistenza. Ma Bella è salva, non vi dovete preoccupare».

    Poi si rivolse al suo paziente malandato. «Ora devi stare fermo Jacob, hai bisogno di molta morfina. Devo fare delle prove, il tuo calore la brucia in fretta», disse estraendo una decina di fialette, alcuni lacci emostatici ed una siringa.

    Quando Carlisle prese il suo braccio per tenerlo fermo, Jake ebbe un brivido e lo ritrasse d’istinto.

    Sbraitò un imprecazione irripetibile per il dolore.

    «Jake!», lo sgridai. A volte sembrava proprio un bambino capriccioso, e io la mamma che lo rimproverava. «Non si dicono queste cose! Sta fermo e fa come dice Carlisle».

    Jake strinse i denti con un sospiro che somigliava ad un ringhio, e si fece iniettare la bomba anestetica in un braccio.

    «Bells», sussurrò con voce già impastata dall’effetto immediato della morfina.

    «Sono qui, Jake», dissi stringendogli la mano del lato integro ed accarezzandogli i capelli scompigliati.

    «Non andare…via…resta…», borbottò.

    La presa della sua mano sulla mia allentò, chiuse gli occhi prima che potessi rispondere e perse conoscenza.

    «Resto qui, Jake. Resto qui con te», sussurrai baciandogli la mano calda.

    «Si rimetterà presto, Bella. Non devi preoccuparti», rassicurò Carlisle con un dolce sorriso. «Sta guarendo a velocità incredibile, ma purtroppo le ferite sono talmente estese che anche a questo ritmo impiegherà qualche giorno, prima di tornare del tutto sano».  […]

    «Guarirà del tutto?», domandai.

    «Sì, Bella. Non resteranno danni permanenti».

    Feci un respiro profondo.

    «Com’è andata con i Volturi? C’era Aro?».

    Carlisle scosse la testa e si fece serio, mentre Sam rimase in silenzio ad ascoltarci.

   «No, fortunatamente. C’erano cinque delle sue guardie più fidate e temibili. Avevamo lasciato in vita una giovanissima neonata, si era arresa. Jane, una degli assi nella manica di Aro, l’ha interrogata prima di finirla», raccontò Carlisle mentre sistemò le ossa di Jake con strane e agghiaccianti manovre.

    Il rumore delle ossa che si rimettevano apposto, mi dava la nausea.

    Fortuna che non era sveglio, altrimenti lo avrebbe azzannato…

    Il bellissimo volto di marmo, mostrò una piccola ruga sulla fronte argentea. Carlisle era molto addolorato per la sorte della giovane vampira.

    «Jane è rimasta impressionata dal numero di neonati abbattuti. L’assenza dei lupi le hanno fatto credere che li avessimo eliminati noi. La giovane, che si chiamava Bree, ha detto che il loro compito era di distruggerci, per impossessarsi del territorio. Victoria riferì che ci avrebbero trovati se avessero seguito il tuo odore».

    Strabuzzai gli occhi e venni colta dal panico.

    «Bree mi ha nominata? I Volturi sanno di me?», balbettai.

    Speravo che la morte di Victoria avesse segnato la fine dei miei incubi. Ma ovviamente mi sbagliavo. Del resto, si parlava di me.

    «Si. Abbiamo dovuto dire che eri una nostra cara amica, ma ti abbiamo spacciata per morta, e pare che Jane ci abbia creduto. Ma sono sicuro che riferirà ad Aro, Marcus e Caius ogni parola pronunciata. Non sono certo che ci caschino anche loro, ma lo spero dal più profondo del cuore».

    «Cosa gli avete raccontato?».

    Carlisle nel frattempo consumò circa dodici grossi rotoli di bende, fasciando l’enorme corpo fratturato di Jake.

    «Bree ha rivelato che Victoria e Riley erano andati alla vostra ricerca, e che sarebbero tornati dopo per aiutarli. Non sapeva che vi aveva trovati e che con voi c’era anche Seth. Quindi Edward ha potuto improvvisare la bugia. Edward ha detto che Riley era li appositamente per attaccarlo e tenerlo occupato, mentre Victoria ti ha uccisa. Hanno sentito il tuo urlo in lontananza, il che ha fornito una prova abbastanza convincente. Ha pensato che ti stessero uccidendo. Il tuo corpo martoriato giace tra le fiamme vicino al vostro accampamento, per coprire la tua scomparsa. Jane ha creduto ad Edward, si è tranquillizzata nell’apprendere che l’umana che sapeva di noi, era già deceduta», raccontò.

    «Bene, quindi sono morta, e ora sto bruciando insieme a Victoria e Riley. Ottimo bluff», dissi con un misto di incredulità e sollievo.

    «E ottima recita», aggiunse Carlisle con un sorriso.

    Si, Edward era un bravo bugiardo. Per una volta, questa sua capacità aggiuntiva mi aveva salvata senza farmi soffrire.

    Guardai il viso sereno di Jacob, mentre dormiva profondamente, senza provare dolore. Finalmente era tutto finito, nulla ci avrebbe più fatto del male.

    Forse.

    «Ma se non dovessero credere a questa versione? Se pensassero che fosse tutta una messa in scena? Cosa faremo?», domandai.

    Carlisle ci pensò un po’ su, mentre rimetteva apposto i suoi strumenti da lavoro. Sam non si perdeva una parola, mi ero quasi dimenticata della sua costante e vigile presenza.

    «Qualcosa ci verrà in mente. Jane non ti ha mai vista in faccia, e nè lei né le altre guardie più dotate conoscono il tuo odore. Potremmo sfruttarla come una seconda opportunità. Far finta che tu sia una semplice amica, che ci considera normali esseri umani. Se poi Aro verrà di persona a verificare, dovremmo concentrarci ed eliminare la verità dai nostri pensieri. Quella sarebbe l’unica cosa più complessa. In ogni caso avremmo il tempo di prepararci. Alice saprà se e quando prenderanno una simile decisione».

    «State correndo un rischio enorme. Se solo potessi fare qualcosa», dissi. Sembrava che i miei incubi non potessero mai avere fine.

    «Bella, tu hai fatto tantissimo per noi. Purtroppo questo è il nostro mondo, non è colpa tua. Ci occuperemo noi dei Volturi, sempre che si insospettiscano. Jane ha creduto al tuo urlo e alla nostra versione dei fatti, e questo ci da molta speranza», rassicurò Carlisle, posando la mano gelida sulla mia spalla per confortarmi.

    Chiusi gli occhi e sospirai. «Me lo auguro».

    Carlisle mi sorrise e si alzò in piedi prendendo la borsa, mentre Sam indietreggiò uscendo dalla stanza in silenzio. Senza mai dargli le spalle, ovviamente.

    «Jacob restarà incosciente almeno fino a domani. Suo padre e Charlie stanno per rientrare, e di certo non può vedere che guarisce a questi ritmi assurdi. Vuoi restare a vegliare su di lui?», domandò.

    «Si, certo. Resterò finchè non si sveglia», confermai di getto.

    «E Charlie? Lo lascerai da solo?», chiese. Tasto dolente.

    «Già, dimenticavo mio padre», grugnì. «Cercherò di tornare a casa, ma vorrei passare qui più tempo possibile. Mi piacerebbe che mi trovasse quando si riprenderà», dissi. Gli avrebbe fatto piacere, e io non volevo perdermi un suo improvviso risveglio.

    Carlisle sorrise comprensivo.

    «Va bene, come preferisci. Come giustificazione alla tua presenza qui, gli dirò personalmente che Jacob ha avuto un incidente in moto e che siamo rientrati in anticipo perché lo potessi curare. E tu da brava fidanzata premurosa, sei corsa subito da lui», suggerì con uno sguardo d’intesa.

    «Ed Alice mi è talmente amica che me lo ha lasciato fare senza protestare. Non troppo almeno», aggunsi immaginandomi la scena se fosse davvero andata così.

    Risi insieme a Carlisle.

    «Se hai bisogno di noi per qualsiasi cosa, chiamaci. In ogni caso verrò anche domani», disse mentre io e Sam lo accompagnammo fuori.

    «Certo, e vi ringrazio per avermi difesa. Io…vi voglio bene Carlisle, ve ne voglio talmente tanto che…», non trovai le parole, ed ero già in preda ai singhiozzi.

    Carlisle mi accarezzò dolcemente i capelli e mi sorrise.

    «Anche noi te ne vogliamo, Bella. Farai per sempre parte della nostra famiglia, tu per me sei come una figlia», sussurrò lieve. «Anche se il tuo cuore appartiene al lupo ammaccato laggiù», disse ridacchiando ed indicando il piedone allungato di Jacob che spuntava oltre la porta aperta della sua stanza.

    Soffocai un sorriso.

    Salutai Sam e Carlisle, che aveva intenzione di dare uno sguardo anche a Seth, e mi avviai verso la stanza a ricongiungermi con l’altra metà del mio cuore.

    Mi sentivo decisamente più rilassata. Era tutto finito.

    Sarei rimasta accanto al mio Jacob, e avrei chiamato Alice e gli altri per sentire come stavano. Ero grata a tutti loro, soprattutto ad Edward.

    Mi aveva salvata da Victoria e dai Volturi.

    Rubai un minuscolo frammento del mio cuore dalle mani di Jacob, e lo lasciai vagare oltre la soglia e oltre la foresta.

    Oltre i confini dei Quileute.

    Jake non se ne sarebbe accorto, e se lo avessi fatto ragionare, me lo avrebbe concesso. Magari avrebbe perdonato Edward di tutti i suoi errori.

    Con quella speranza, presi una sedia dalla cucina e la portai nella stanza di Jacob.

    Mi sistemai accanto al suo letto e lo osservai mentre russava leggero.

    Nel sonno, il suo viso disteso somigliava ad uno dei due bambini che avevo sognato la notte in cui mi baciò per la prima volta.

    Ricordai la sua decisione sul voler invecchiare con me, e costruire una famiglia insieme.

    Non avevo pensato a quel particolare dettaglio del nostro futuro. Era un passo importante, e l’idea di costringerlo a rinunciare al suo spirito di lupo mi rendeva inquieta.

    Ma forse era più una liberazione, che un castigo.

    Tra le mani, avevo la possibilità di guidarlo e sostenerlo nel riprendere il filo della sua vita e di intrecciarlo ancora di più alla mia. Avrei avuto un ruolo importante, nonostante la mia fragile e pericolosa umanità.

    Sarebbe diventato vecchio e grigio come me.

    Sarebbe morto.

    Sarei riuscita a concedergli di rinunciare alla sua eterna giovinezza, alla sua forza, alla sua splendida forma di lupo, per invecchiare e morire insieme a me? Se non glielo avessi permesso, avrebbe continuato ad amarmi una volta diventata vecchia?

    La stessa domanda che mi ero posta tanto tempo fa, quando avevo l’assurda idea di diventare una vampira.

    Per amore e insicurezza.

    Ma per quanto tempo poteva andare avanti così Jake?

    Prima o poi avrebbe smesso, altrimenti si sarebbe dovuto nascondere dal mondo, che non doveva sapere nulla dei lupi. Avrebbe dovuto condurre la stessa vita di un vampiro isolato, e così anche gli altri del branco.

    Non volevo che accadesse, non a lui.

    Ero persa nei miei pensieri, quando improvvisamente lo sentì borbottare qualcosa.

    Mi chinai e posai piano la testa sul cuscino. Con il viso vicino al suo, cercai di capire cosa stesse dicendo.

    Riprese a borbottare.

    «Bells, la mia piccola Bells», afferrai.

    Socchiusi gli occhi e sorrisi.

    Mi stava sognando.

  
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