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Autore: luis    01/07/2010    5 recensioni
Daniele e Martina, due mondi diversi, che si incontrano e si fondono. Lui bello, ricco, popolare. Lei intelligente, dolce e determinata. Due strade che si incrociano. Riusciranno a camminare insieme?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Calcolo D'Amore - Capitolo 1
Questa storia è collegata alla mia One-Shot:  Racconta gli eventi prima del fatto raccontato in essa.
Dedico questo primo capitolo a Angyr88 che mi ha dato l'idea di scrivere la storia dei protagonisti della OS. Se non la conoscete vi invito a leggere le sue storie sono davvero belle.
Mi fa davvero piacere sapere cosa ne pensate.

CALCOLO D'AMORE
CAPITOLO 1 - INCONTRI



Non posso crederci!!! La sfortuna mi perseguita! E’ incredibile!

Prima all’università hanno rimandato l’esame che avrei dovuto sostenere, poi anche questo.
Il mio datore di lavoro ha deciso di licenziarmi perché i costi sono eccessivi, ha bisogno di fare tagli. Tra tutte proprio me. Il motivo? Sono l’ultima arrivata.
“Mi dispiace Martina, davvero” mi dice con aria triste  la mia collega, Alessandra: Alex per gli amici.
“Non importa, Sandra” proferisco stizzita. Il suo dispiacere è finto come la smorfia che imita un sorriso sul mio volto.
Ah, sì. Io non la chiamo Alex, perché non mi reputo sua amica e né la reputo tale. Probabilmente mi comporto da persona, come dire, scorbutica. Non mi importa di essere gentile con lei, perché lo so che dietro il mio licenziamento c’è il suo zampino.

Alessandra Montenegro, alta, bionda, slanciata, fisico statuario, due occhi da gatta color del ghiaccio e il cervello delle dimensioni di una nocciolina. Fa la svenevole con qualsiasi essere di sesso maschile. Purtroppo non posso trattarla come merita, perché è mia compagna di università. Non che abbia bisogno di qualcosa da lei, semmai è il contrario, è solo che non mi va di avere inimicizie in quell’ambiente.
Alessandra Montenegro sa essere davvero una gran manipolatrice quando vuole.

“Non è giusto che abbia deciso così su due piedi” squittisce con quella sua vocetta irritante. La rabbia sale alle stelle, stringo le mani a pugno lungo i fianchi e mi mordo il labbro inferiore, per non esplodere e dirle veramente quello che penso. Che ipocrita!
“No, non è giusto, ma d’altra parte lui è un imprenditore e deve tagliare quando i conti non quadrano. Chi meglio dell’ultima arrivata, no?” le dico con tono sarcastico. L’ultima arrivata non sono io, ma lei e lo sappiamo bene entrambe. Il suo sguardo diviene serio, devia dal mio, consapevole della leggera allusione nelle mie parole.
Raccolgo le mie cose e lascio quel luogo che per un anno mi ha vista protagonista di battibecchi e ingiustizie. E tutto solo per invidia. Invidia di cosa poi? Ho solo svolto il mio lavoro con serietà e impegno, senza ricevere pacche sulla spalla. I meriti erano sempre e solo suoi, di Sandra.
Ah queste menti maschili!!! Vorrei tanto capire se veramente hanno i criceti nel cervello o fanno finta solo per convenienza.

“E’ meglio che vada. Ciao, Sandra!” con dignità lascio quel luogo.
Mi sento triste ed avvilita. Non ho tempo per auto commiserarmi, devo mettermi in cerca di un nuovo lavoro. L’università costa e la mia famiglia non naviga nell’oro per mantenermi agli studi. Devo contare sulle mie forze.
La testa pulsa e fa male. Ho bisogno di fermarmi, di riprendere fiato.

Un piccolo bar si presenta sulla mia strada. Ho bisogno proprio di fermarmi e riflettere.
Incerta, mi inoltro tra i tavolini all’interno del locale. È un posto carino, sobrio, raffinato e cosa che non avevo notato nei pressi dell’università. Strano non lo avevo mai notato. Beh, non è una novità quante cose sono sfuggite al mio sguardo? Troppo immersa nei libri, nelle formule, nei teoremi e ultimamente negli algoritmi che tolgono il sonno. Mi guardo intorno e noto che quel posto è affollato di giovani, probabilmente tutti studenti universitari.
Mi siedo al tavolo più isolato nei pressi delle vetrate. Mi piace guardare fuori, è qualcosa che mi rilassa. Forse sono strana. Probabile. Molti dicono che avere a che fare con i numeri porta le persone alla pazzia. Io direi più fuori dal mondo. Un sospiro amaro fuori esce dalle mie labbra.
“Buon giorno. Posso portarti qualcosa?” una voce allegra e decisa mi distrae dalla mia visuale.
“Un caffè macchiato, grazie” rispondo con voce incolore.
“Nient’altro?” mi volto di scatto verso quella figura. Un ragazzo sorridente attende la mia risposta. Apro la bocca più di una volta con la voglia di rispondergli con il mio solito tono “gentile” di no. Desisto dal mio proposito. Mi dispiace per quel ragazzo che sta solo facendo il suo lavoro. Non è la fonte dei miei problemi: non posso prendermela con lui.
“Per il momento no. Grazie” concludo con un tono sicuramente più gentile. Il sorriso del ragazzo si amplia maggiormente, annuisce e si allontana.
Dopo pochi minuti ricompare al mio tavolo con la mia ordinazione.
Prima che possa anche solo coordinare il cervello alle mie azioni
“Hai pensato se hai bisogno di qualcos’altro?” tono decisamente ammiccante. Mi volto verso di lui e lo fulmino letteralmente con lo sguardo. D’accordo stavolta la colpa non è stata mia, è stato lui a provocarmi.
“Ok, come non detto. Se cambi idea…” lascia volutamente la frase in sospeso e si allontana prima che possa rispondergli come merita. Non riesco a capire se voglia prendermi in giro o ha qualche problema con la vista. Non sono una ragazza appariscente come Sandra, sono decisamente normale: capelli castani, né lisci, né ricci, occhi castani, media altezza, fisico normalissimo. Non ho l’abitudine di truccarmi, sono una ragazza acqua e sapone, il genere, insomma, che i ragazzi non guarderebbero mai o abborderebbero a prima vista. Mettiamoci che il mio umore ultimamente non è dei migliori e il mio profilo è bello e compilato.
Sospiro amara, le lacrime prepotenti mi pungono gli occhi. Penso ancora a quanto accaduto.
Quanto vorrei una vita diversa a volte, vorrei essere spensierata come tante mie coetanee il cui unico problema è quello di abbinare il colore dello smalto con l’abbigliamento, avere una persona che mi ami e a cui donare me stessa. La realtà, invece, è amara. Terribilmente amara. A volte mi chiedo se la nuvola nera è nata con me o è solo di passaggio.

Una voce profonda e sensuale mi riporta alla realtà.
“E’ libero?”
Alzo il capo, pronta come una leonessa intenta a difendere il proprio territorio. Mi paralizzo per la luminosità di due fari verdi profondi e scintillanti. Le parole mi muoiono in gola. Dalle mie labbra esce un suono strozzato e acconsento con un grugnito degno di un rinoceronte.
La grazia fatta persona
, penso.
Un sorriso dolce è la risposta che ricevo, mentre si accomoda al mio tavolino.

“Ciao, sono Daniele. Tu sei Martina, vero?” chiede con disinvoltura, come ci conoscessimo da una vita.
Inarco un sopracciglio.
“Ci conosciamo, per caso? Come fai a conoscere il mio nome?” rispondo con una punta di acidità.
Bene, carina come sempre.

Una risatina allegra ne esce da quelle labbra tentatrici, disegnate da qualche scultore, probabilmente ubriaco, per aver creato cotanta perfezione.
“Certo che ci conosciamo”
“Davvero? Eppure io ho una buona memoria. Mi ricorderei!” di un adone come te, aggiungerei.
“Frequentiamo lo stesso corso di calcolo. Siamo vicini di banco a laboratorio” mi spiega con gentilezza.
“Davvero? Non ti ho mai visto” insisto. Brava Martina stai facendo proprio la figura dell’ottusa.
Una strana luce, tra divertimento e soddisfazione, guizza nel suo sguardo. Il suo bellissimo viso diviene serio, i suoi occhi ancora più intensi.
“Non mi hai mai notato. È diverso. Per questo mi piaci” sensuale e tentatore sibila le parole che mi trafiggono l’anima. Inaspettatamente il mio cuore prende un ritmo spezzato.
“Mi… mi stai prendendo in giro?” chiedo esitante e balbettante, incapace di formulare un pensiero coerente per lo shock.
Scuote il capo con decisione. Mi rivolge un sorriso ammaliatore. Il mio cuore prende il volo, le mie guance si colorano di una tonalità probabilmente sconosciuta.
“Quella tonalità di rosso si sposa perfettamente con la tua carnagione” continua con i complimenti. Troppi per i miei gusti. Inspiro profondamente, trattengo l’aria qualche secondo, espiro lentamente. Cerco di riprendere lucidità. Troppi complimenti per i miei gusti. Uno: non sono abituata.
Due: ho il sospetto mi stia prendendo in giro. Mi guardo intorno circospetta. Tento di scorgere qualche gruppo di ragazzi intenti ad osservarci. Forse i suoi amici sono nei paraggi e ha fatto qualche scommessa. La mia indole sospettosa incalza.

“Qualcosa non va? Attendi qualcuno?” mi volto nella sua direzione. Mi sembra di scorgere una smorfia sul suo viso: delusione? No non può essere? Per cosa, poi? Uomini!
“E se fosse?” mi do la zappa sui piedi.
“Beh, in tal caso potrei farti compagnia, finché non arriva. Sai in certi posti non è bene che una ragazza se ne stia sola. Attira troppa attenzione” i suoi occhi si illuminano di nuovo. Che abbia capito che il mio era un bluff?
“Ne ho avuto dimostrazione” una piccola smorfia si dipinge sul mio viso al ricordo di quanto avvenuto poco prima.
“Per favore, un caffè macchiato anche per me” quando è arrivato il cameriere? Si volta nella mia direzione “Martina, vuoi qualcos’altro?” scuoto la testa con fermezza. Cosa mi sta accadendo? Sembra che qualcuno mi abbia tagliato la lingua o, peggio ancora, lobotomizzata.
Non riesco a formulare pensieri coerenti. Non posso permettermi di fissarlo negli occhi, perdo lucidità. Il mio cuore sta facendo i capricci. Non è possibile avere reazioni del genere solo alla vista di una persona, appena conosciuta per giunta.
“Così frequentiamo lo stesso corso di calcolo” ripeto come una stupida ciò che già so. Lui annuisce e mi fissa. Mi scruta attentamente. È un tipo davvero strano. Lo fisso a mia volta. Mossa molto stupida. Lo scruto. I lineamenti del suo volto sono delicati, il taglio degli occhi regolare, gli occhi grandi e beh non ci sono parole per descrivere le sue iridi verde smeraldo, sembrano davvero due pietre preziose. Il naso dritto, mascella squadrata. Benché delicati i suoi tratti sono marcati. Se segue il mio stesso corso dovrebbe avere circa 23 anni, dato che io ne ho 22 e sono in anticipo di un anno con i miei compagni. Eppure sembra più grande, più uomo rispetto gli altri ragazzi di quella età.
“Sono davvero curioso di conoscere i tuoi pensieri in questo momento. Mi stai fissando in  modo strano, indecifrabile” chiede curioso
“Sto cercando davvero di ricordare, ma non ci riesco”  bugia.
“Te l’ho detto non mi hai mai notato. Sei sempre assorta nel tuo mondo. Torni tra noi solo quando il professore spiega”
“Sul serio? Non ci ho mai fatto caso” quante cose non conosco di me? Come appaio agli occhi estranei?  La curiosità mi assale.
“Posso farti una domanda?” chiedo fissando la tazzina di fronte.
“Chiedi pure”
“Come mai… ecco…. Non so come dirlo.. ohhhhhh…. Al diavolo… Come mai mi hai avvicinata?” e il calore dallo stomaco risale alle mie guance. Maledetta curiosità.
“Ti ho vista sola, persa nei tuoi pensieri. E’ strano vederti al di fuori del laboratorio. A dire la verità ho seguito l’istinto. Tu mi incuriosisci” di nuovo quel sorriso ammaliatore che dovrebbero registrare tra le armi illegali.
“Quindi sarei una specie di esemplare raro da studiare?” rispondo scostante. Faccio per alzarmi. Un ceppo forte e caldo mi trattiene.
“Non volevo offenderti” inarco un sopracciglio “Non era mia intenzione”. Mi rilasso. Sto decisamente dando i numeri. Un ragazzo bello come un dio greco si avvicina e non sembra avere cattive intenzioni. Sta solo cercando di fare conversazione e io che faccio? Mi lascio travolgere dal mio malumore.
“Scusa. Devo sembrarti folle. È solo che oggi sono accadute un po’ di situazioni spiacevoli e sono di cattivo umore. Mi dispiace che me la stia prendendo con te” rispondo mesta.
“Non preoccuparti. Ho capito che c’è qualcosa che non va. Ti va di parlarne?” da quale angolo di Paradiso è sceso questo ragazzo?
“Scusa forse sono invadente”
“No, non preoccuparti. È solo che mi ero fermata in questo posto perché avevo bisogno di riflettere e non pensare  a quanto accaduto”
“Capisco”
“Dovrei andare, ora. I miei mi staranno aspettando. È quasi ora di cena. È stato piacevole parlare con te” dico e mi alzo dal mio posto.
“Il piacere è stato mio, Martina. A domani, allora” mi porge la mano.
La fisso. Ha davvero delle belle mani. Dita lunghe e affusolate. Ben curate.
“A domani, Daniele” porgo la mia e lui la stringe in una morsa salda. I suoi occhi penetrano i miei. Il cuore di nuovo prende il volo. Il respiro si blocca.
Dopo non so quanto tempo, mi districo dalla sua presa. Gli volto le spalle e mi dirigo all’uscita.
La fresca aria della sera mi scuote da tutte quelle emozioni. Chiudo maggiormente il mio cappottino e mi dirigo verso casa.
Una nuova sensazione di calore nel cuore. Un nuova luce di speranza all’orizzonte. Domani non mi sembra poi tanto lontano. Domani è un altro giorno. Sperando sia migliore di questo.
 
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Note Autrice:
Eccomi al termine, a voi la scelta. pomodori peperoni.  Con la bella stagione c'è un vasto assortimento di ortaggi da poter lanciare. Vi prego scegliete quelli meno pesanti. Grazie.... A parte gli scherzi mi fa piacere davvero sapere cosa ne pensate.
 Attendo con ansia il vostro giudizio. Non abbiate timore di esprimere pareri negativi. Anche quelli sono importanti, purchè costruttivi. A presto...
   
 
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