X – To Forget
La mattina dopo Brian
si alzò dal letto senza muovere neanche l’aria e lasciando Jordi a dormire
tranquillamente.
La sera prima non aveva
accennato nulla al suo ragazzo di quello che avrebbe dovuto fare il giorno
successivo, quindi preferì prepararsi ed uscire prima che si svegliasse, per
evitare domande scomode.
Non sapeva perché non
ne avesse parlato con Jordi.
Forse aveva
semplicemente paura di spiegare perché si era piegato così facilmente alle
parole: “…per esaudire un desiderio di Christian.”
Dalla stanza di Jordi
era andato nella sua e si era vestito velocemente.
Quando era andato in
cucina in cerca di una tazza di caffè però, si rese conto che i suoi genitori
erano già in piedi.
Suo padre aveva
mantenuto la promessa ed era in tenuta da camera, con il suo fedele giornale in
mano e la tazza di caffè fumante davanti a lui.
- Buongiorno…- fece,
con tono cavernoso, andando direttamente verso la
caffettiera.
- Buongiorno…-
risposero in coro Anthony e Helena.
La donna però continuò
ad osservarlo mentre si versava il caffè.
- Dove vai? – chiese
poi.
Brian prese un sorso
prima di rispondere.
- Dai Davies.- rispose
semplicemente.
Helena annuì e Anthony
tirò su lo sguardo.
- Ci hai pensato bene?
– chiese poi il padre – Insomma…non vorrei che dovessi pentirtene. –
Il ragazzo fece un
profondo respiro. Il viso contratto dall’ansia e dal pensiero di quello che
stava per fare.
Ritirò le labbra
all’interno della bocca, prima di rilasciarle.
- Sono sicuro. E se me
ne dovessi pentire…beh, me ne assumerò la responsabilità. – rispose,
seriamente.
Anthony non trovò di
che rispondere, preferendo annuire lentamente e allungare una mano verso il suo
caffè.
Brian invece lo terminò
velocemente.
- Io vado. Non so
quanto ci metterò. Quando si sveglia Jordi ditegli che…- si fermò a pensare, beh
sinceramente non aveva pensato a che scusa inventarsi per far giustificare la
sua assenza.
- …ditegli che sono
andato a fare la spesa, o qualcosa del genere. Non so, vedi tu mamma. Ci vediamo
dopo. –
Helena era davvero
sorpresa.
Quello voleva dire che
non aveva parlato a Jordi di quell’incontro?
Perché?
Avrebbe voluto
chiederlo, ma prima che potesse parlare Brian era già uscito di
casa.
°°°
Quando, la sera
precedente prima di addormentarsi, Brian aveva immaginato come sarebbe stato
quell’incontro, aveva solo cercato di ricordare com’era casa di
Christian.
C’era stato molte
volte, anche se la maggior parte delle volte era casa sua il teatro della loro
storia.
Ma non aveva immaginato
che rifare la strada che lo avrebbe portato a quella casa, lo avrebbe fatto
soffrire.
Era da quando andava
ancora alle superiori che non la percorreva.
Fu preda di deja-vu
continui mentre faceva quelle strade velocissimamente.
Lui e Chris che
ridevano e si davano leggere spinte sul marciapiede, quelle volte in cui Chris
lo aveva invitato a pranzo.
O quella volta che
invece avevano litigato e se l’erano fatta completamente in silenzio da
scuola.
Si fermò
improvvisamente, incapace di camminare ancora così velocemente, davanti ad una
casa molto simile alla sua, solo di un color pesca che pungeva gli
occhi.
Li chiuse e rivide
immediatamente e in modo chiarissimo se stesso e Chris al suo fianco, entrambi
con il viso rivolto a terra.
Lui teneva le mani
nelle tasche, aveva una sola cuffietta mentre l’altra penzolava inerte avanti a
lui. Voleva accorgersene se, in una remota speranza, Chris gli avesse
parlato.
Invece l’altro ragazzo
sembrava concentrato a contare i sassolini sul
marciapiede.
Sembrava che stesse
camminando da solo per strada e che accanto a lui non ci fosse Brian che
sperava, ad ogni passo, che lui gli rivolgesse una parola.
Cosa gli costava dire
un piccolo “scusa”? Brian non avrebbe voluto niente di
più.
Infondo lui, le sue
scuse, gliele aveva già fatte!
Ricordò benissimo
quando si decise a fermarsi e a togliersi con rabbia anche l’altra cuffietta,
prendendo poi Christian per un braccio.
- La smetti di
comportarti come un bambino? – gli aveva detto, con tono basso e
nervoso.
Chris lo aveva guardato
astioso – Non mi sto comportando come un bambino Brian.-
- Se vuoi che me ne
torni a casa basta dirlo, okay? Non voglio passare un pomeriggio in queste
condizioni! Avevo altri progetti per la giornata, ma tu devi rovinare sempre
tutto! – aveva esclamato allora.
- Anche io avevo
immaginato questa giornata andare in modo differente Brian! E mi dispiace
deluderti, ma sei stato tu a rovinare tutto questa volta! – aveva risposto Chris
alzando anche lui un po’ la voce.
Il fatto era che lui,
la voce, non l’alzava mai! Era Brian quello che di solito si lasciava prendere
dalle situazioni e dal nervosismo.
Brian aveva spalancato
gli occhi e la bocca – Ancora per questa storia? Ti ho detto che possiamo
fidarci di Corey Chris! È il mio migliore amico! Perché non ti fidi
semplicemente di me e della mia fiducia in lui?! –
Chris gli era andato
improvvisamente più vicino.
- Dovevi parlarmene
prima di dirgli tutto Brian! È una cosa che riguarda entrambi! Tu invece hai
fatto come ti girava per la testa! –
Brian allora aveva
abbassato il capo – Lo so. So che avrei dovuto parlartene. Mi sono già scusato
mille volte. – aveva sussurrato prima di tornare a
guardarlo.
- Solo che…non c’è la
faccio più in queste condizioni Chris. Avevo bisogno di qualcuno con cui
parlarne. Questa situazione è difficile per me quanto per te. – aveva abbassato
ulteriormente la voce avvicinandosi ancora.
- Però ora…basta essere
arrabbiato, okay? Mi manchi. Sono giorni che non stiamo un po’ insieme. – allora
però non aveva più potuto guardarlo negli occhi. Era arrossito come un ragazzino
e sapeva benissimo che Chris non avrebbe avuto una reazione romantica e dolce a
quella confessione.
In effetti quello che
ricevette non fu molto di più di quello che si era aspettato. Infatti Chris lo
prese per un braccio, tirandoselo vicino e, nascondendosi tra i loro profili,
gli strinse una mano.
Sospirò e abbozzò solo
un sorriso – Andiamo a casa va…- aveva risposto
semplicemente.
Brian non si aspettava
niente di più, sorrise infatti e gli strinse forte la
mano.
Continuò a camminare e
a ricordare episodi su episodi di loro due insieme, immaginò che con quel tanto
pensare molto probabilmente era già passato davanti alla casa e non se ne era
neanche accorto. Invece, quando ci passò davanti, la riconobbe
immediatamente.
Vide una Mercedes Benz
parcheggiata nel vialetto di casa e, nel giardinetto, una casetta di legno che
fungeva da cuccia per il cane.
Pinkly, il cane di
Chris, Brian se lo ricordava bene.
Un dolcissimo
bastardino bianco che Chris aveva trovato per strada quando era un bimbo e i
suoi genitori avevano accettato di tenerlo.
Chissà se era ancora
vivo Pinkly, o se aveva seguito il suo padroncino. Ebbe la sensazione che lo
avrebbe scoperto presto.
Fece un profondo
respiro e si avviò lungo il sentiero lastricato che portava all’entrata
principale.
Arrivato davanti alla
porta chiuse gli occhi per un secondo.
Suonò il campanello
dopo molti attimi di esitazione e la porta gli venne aperta quasi
immediatamente.
Quando lo vide Danièl
non sembrò sorpresa, anzi mantenne la sua espressione
fredda.
- Brian…ti
aspettavamo…- disse subito, con ancora la mano sulla
maniglia.
- Eravate così sicuri
che avrei accettato di venire? – chiese Brian, sprezzante.
Danièl sembrò
riflettere – Si, eravamo più o meno sicuri…- annuì poi.
Brian era infastidito
oltre l’inverosimile e avrebbe già voluto girare i tacchi ed andarsene. Odiava
quella situazione.
- Vieni dentro,
avanti…- fece poi Danièl spostandosi dalla porta.
Brian entrò e si guardò
intorno.
Ricordò immediatamente
la scala che si trovava davanti all’entrata, con i passamano di legno e il
tappeto che ricopriva la parte centrale della scalinata.
Ricordò, chiudendo un
attimo gli occhi che, per arrivare alla camera di Chris, avrebbe dovuto salire
quelle scale e girare nell’ala destra della casa.
Era la seconda
porta.
Per quanto si sforzasse
però, non riuscì a ricordare l’intera stanza. Ricordava solo il letto e i poster
musicali sulle pareti.
- Andiamo di la in
cucina. Mio marito ci aspetta. Ti offro un caffè…- disse Danièl con voce gentile
talmente finta da urtare ancora di più i suoi nervi.
- Senta…sono venuto qui
solo per Christian. Non voglio né chiacchiere né caffè. – rispose, forse con un
po’ troppo veleno nella voce.
Danièl lo scrutò in
silenzio. In quel momento George Davies uscì dalla cucina.
Aveva il modo di
vestirsi molto simile a quello di suo padre, pensò, ma non ne rimase
particolarmente colpito dato che tutti in quel quartiere si vestivano più o meno
nello stesso modo.
Quando stava con Chris
però, George era molto più giovanile, e non aveva le rughe che ora gli segnavano
il viso.
Non erano passati molti
anni, ma era invecchiato molto dopo la morte di suo
figlio.
Danièl invece non era
cambiata molto. Aveva solo cambiato colore di capelli, ora tendevano al biondo e
anche lei, come Helena, se li tingeva periodicamente per coprire i capelli
bianchi.
- Hai ragione. George,
per favore, prendi la lettera.-
George annuì mestamente
e si allontanò, entrando poi in una stanza.
Ne uscì pochi secondi
dopo con in mano una busta da lettere bianca, che porse subito a
Brian.
- Questa è per te…-
disse, con voce appena udibile, così diversa da quella della moglie, più alta e
imperiosa.
Brian la prese e lesse
il suo nome scritto su di essa.
Una B tonda e
piena.
La scrittura un po’
confusionaria di Chris, l’avrebbe riconosciuta tra mille.
- Quando hanno trovato
il corpo di Christian, accanto a lui hanno trovato due lettere. Una indirizzata
a noi. E l’altra a te. All’inizio non era stata nostra intenzione dartela, ma
ora è tutto cambiato. Sono passati tanti anni. – Brian aveva sentito in modo
ovattato la voce di Danièl. Aveva lo sguardo fisso su quelle lettere, scritte da
lui.
- Non l’abbiamo aperta.
È ancora sigillata. – aggiunse poi la donna.
Deglutì – Grazie…e
arrivederci. – si voltò e fece per andarsene, ma la mano di George gli afferrò
il braccio.
- Sei fortunato Brian.
La nostra era macchiata del suo sangue. – disse, guardandolo negli
occhi.
Brian, guardando in
quegli occhi, riuscì quasi a vedere il bruciante senso di colpa che lo stava
logorando.
Al contrario di sua
moglie che invece riusciva a nascondere perfettamente qualsiasi tipo di
sentimento.
- Chris vi voleva
bene.- fu la sola cosa che riuscì a dirgli.
Avrebbe anche potuto
rimanere in silenzio ed andarsene, ma quando aveva visto lo sguardo di George si
era sentito in obbligo a dire qualcosa per alleviare il suo
dolore.
Vide Danièl contrarre i
muscoli del volto. Un secondo dopo aveva girato i tacchi e si era andata a
chiudere in una stanza lungo il corridoio.
George guardò sua
moglie andarsene con un espressione mortificata.
- Scusala. È molto
orgogliosa e quando sente che sta per cedere preferisce rimanere sola.- disse
voltandosi verso Brian.
Il ragazzo annuì.
Sapeva che era quello il motivo ancor prima che George glielo
spiegasse.
Suo padre faceva lo
stesso.
- Aspetta ancora un
attimo. C’è un’altra cosa che vorrei che vedessi.- era ancora perso tra i suoi
pensieri quando sentì nuovamente il contatto con George, che gli aveva posato
una mano sulla spalla.
- Vieni. – George che
lo invitava a salire le scale.
Deglutì ancora e il
cuore iniziò a battere furiosamente.
Salire quelle scale? Lo
avrebbe portato nella sua stanza? Se la sentiva?
Non lo sapeva e per
questo si bloccò appena sul primo scalino.
George, avanti a lui di
qualche scalino, si voltò non sentendo più i passi dietro di
se.
- Avanti ragazzo…non
bisogna avere paura dei ricordi.- disse con voce
vellutata.
Brian lo guardò e prese
un profondo respiro, annuendo un secondo dopo.
Aveva ragione. Doveva
affrontare tutti i ricordi che lo stavano investendo se voleva essere in grado
di andare avanti.
Continuarono a salire
le scale e poi, come aveva ricordato Brian, voltarono verso l’ala destra della
casa.
La prima porta?
No.
La seconda. Aveva avuto
ragione.
George mise una mano
nella sua tasca e ne estrasse una chiave, mettendola poi nella toppa della porte
e girandola al suo interno.
La porta si aprì con
uno scricchiolio che fece capire a Brian che quella camera non era stata aperta
per molto tempo.
Il suo interno era buio
e l’aria odorava di chiuso e polvere. Per questo George andò direttamente verso
la finestra e ne aprì le imposte, facendo si che la camera fosse inondata di
luce.
Brian si guardò intorno
con il respiro più frequente e il cuore a martellare nel
petto.
Il letto. I poster. La
scrivania con un vecchio computer, quello di Chris. I libri nella libreria. I cd
ordinati sulla mensola che si trovava poco sopra il letto.
Nulla era cambiato?
Possibile che Chris, quando lo avevano mandato in un'altra scuola, non si fosse
portato nulla?
Aggrottò le
sopracciglia, guardandosi ancora intorno. – Ma…è rimasto tutto come quando c’era
lui qui dentro…- sussurrò, sorpreso.
George annuì – Si, non
abbiamo toccato nulla. –
Brian scosse la testa –
No, non è questo che volevo dire. Quando se n’è andato per frequentare
l’accademia a cui lo avete mandato, non ha portato nulla con se? – chiese,
sorpreso.
Chris non avrebbe mai
lasciato qui i suoi cd e i suoi libri!
Vide chiaramente il
volto di George contarsi in una smorfia.
- Brian…- sospirò,
dandogli le spalle – Noi non abbiamo mandato Chris in un’accademia militare o
qualsiasi altra cosa ti abbiano detto. Per un anno mio figlio è stato ricoverato
in un centro sperimentale per, diciamo…riportare i giovani sulla retta via…-
Il ragazzo aggrottò le
sopracciglia. No, aspetta, non riusciva a capire.
Cosa voleva dire
“riportare i giovani sulla retta via”?
Di quale centro stava
parlando?
Si mise la lettera in
tasca e si passò una mano tra i capelli.
- Okay, lo ammetto, non
riesco a capire? Di quale centro sta parlando George? Dove diavolo avete mandato
Chris? – si stava iniziando ad innervosire.
Si era rotto di tutto
quel girare intorno al concetto. Voleva parlar chiaro.
George si voltò
nuovamente verso di lui e deglutì.
- Un centro che ha come
scopo quello di ridimensionare le inclinazioni sessuali, Brian. Abbiamo mandato
Chris in quel centro con la speranza che ne uscisse…normale.-
Ora era tutto più
chiaro. Più chiaro e più doloroso.
Scosse la testa – Vuole
scherzare? Come…come avete potuto fare una cosa del genere? – esclamò,
esasperato.
L’uomo portò in avanti
le mani – Lo so! So di aver sbagliato, anche mia moglie se n’è resa conto. Ma
era ormai troppo tardi per poter fare qualsiasi cosa. –
Brian lo guardava con
ribrezzo e pietà.
- Sa una cosa? Non solo
la lettera diretta a voi è macchiata del suo sangue, anche le vostre mani lo
sono! – urlò.
George serrò gli occhi
per un secondo, abbassando la testa.
Brian poi si mosse
verso di lui, talmente veloce che l’uomo pensò che stesse per mollargli un pugno
o qualcosa di simile.
Invece il ragazzo lo
superò e andò verso la scrivania.
Aprì il secondo
cassetto e tolse tutto quello che c’era all’interno, trasferendo tutto alla
rinfusa sul ripiano.
C’era una piccola
fessura su un lato che svelava il doppiofondo di quel cassetto. Brian ci infilò
un dito e alzò il sottilissimo pannello di legno che proteggeva quel
doppiofondo.
Era pieno di polvere,
ma non gli importava.
Vide che,
fortunatamente, quello che Chris aveva nascosto era ancora
li.
Una foto incorniciata.
Una loro foto incorniciata.
- Cosa fai? – chiese
subito George, vedendo che trafficava davanti alla
scrivania.
Brian si voltò con in
mano la foto.
- Mi prendo quello che
mi è rimasto di lui! – ringhiò e gli mostrò la foto.
- Questo è tutto quello
che mi è rimasto di lui, per colpa vostra e della vostra ignoranza.-
C’era odio in quelle
parole.
In quel momento li odiò
come non aveva mai odiato nessuno nella sua vita.
Sentiva caldo,
estremamente caldo, ma non era a causa della temperatura
esterna.
Era nervoso e avrebbe
fatto di tutto per sfogare quella rabbia, quell’odio.
Invece se ne sarebbe
andato. Sarebbe uscito da quella casa senza più tornarci e si sarebbe
dimenticato di tutto.
Portandosi invece con se, l’unica cosa che voleva ricordare.
Eccomi tornata dopo un bel pò di tempo! Scusate il ritardo, ma ultimamente mi sto dedicando a qualche shot!
Mamma mia che caldo ragazzi. Qui rischio lo scioglimento istantaneo! Non vedo l'ora di andare in vacanza in Puglia, ma per un altro mese mi dovrò accontentare di qualche giorno in piscina! >.<
In questo capitolo avete potuto vedere cosa volevano i genitori di Chris da Brian, e avete scoperto qualcosa in più su quanto è successo a Christian, nel prossimo capitolo si saprà cosa c'è scritto nella lettera e cosa è successo.
Vorrei rispondere a tutte le vostre recensioni che sono sempre carinissime =) ma devo uscire ora, c'è festa in città e bisogna cogliere le occasioni al volo quando c'è la possibilità di fare qualcosa di diverso dal fare avanti ed indietro! xD
Adoro leggere le vostre recensioni, davvero! E voglio sapere cosa ne pensate di questo capitolo! =)
Spero di non farvi aspettare troppo per il prossimo!
Un grazie immenso ai lettori che recensiscono, ma anche a quelli silenziosi che penso ci siano! xD
alla prossima!
un bacio enorme!
Vale