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Autore: Cristina Black    03/07/2010    1 recensioni
Quella che vi voglio offire è una versione parallela della saga che tutti conosciamo, partendo da quando Bella decide di saltare dalla scogliera in New Moon. Piccole ma decisive modifiche nei comportamenti e nei ragionamenti, cambieranno il suo destino. Una Bella che vede i suoi rapporti sentimentali in modo diverso, come molte di noi avrebbero voluto. La domanda che caratterizza questa nuova versione è: come sarebbe andata, se Bella avesse fatto un’altra scelta? Spero vi piaccia!!
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward, Bella/Jacob
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
Capitoli:
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Aurora, ma certo che accetto critiche, però come avrai già capito dal tipo di storia, non sono del tuo stesso parere.

Che l’amore sia irrazionale non ci sono dubbi, ma in tutta sincerità, trovo molto sterile e incomprensibile il modo in cui scarica definitivamente Jacob in Eclipse.

Se il mondo fosse stato il luogo normale che fingeva di essere, io e Jacob saremmo rimasti insieme. E saremmo stati felici. Era la mia anima gemella, in quel mondo, e lo sarebbe rimasto, se a metterlo in ombra non fosse arrivato qualcosa di più forte, di così forte da non poter esistere in un mondo razionale.

Ma che cosa vuol dire O__o? Come se Jacob non appartenesse allo stesso mondo assurdo di Edward! Cavolo, è normale che un ragazzo si trasformi in lupo con l’unica missione di uccidere vampiri? Jacob è solo umano, non normale, come dice lui stesso e come l’ho fatto capire a Bella. La storia della “forza” non ha nessun significato, è una frase buttata li tanto per dare maggior importanza ad Edward, ma non è una giustificazione.

E anche la frase che la Meyer ha fatto dire a Jacob non ha senso, se non con lo scopo di introdurre la scusante di Bella che ho scritto prima:

“«Se il mondo fosse come dovrebbe, se non ci fossero né mostri né magia…».”

Jake, mi dispiace ma stai dicendo una fesseria grande come una casa, perché anche se ti trasformi in lupo, sei in grado di amare e in più difendere Bella da tutti i suoi guai. Che derivino da una vita normale o dall’universo parallelo dei mostri e della magia. Ma come ho detto, era un pretesto per infilare quell’assurdità di giustificazione di Bella.

Il problema è che non ha mai lasciato sfogare l’amore che provava per Jacob. Se lo avesse vissuto come gliel’ho fatto vivere io, lo avrebbe amato tantissimo e sarebbe stata DAVVERO felice. Avrebbe imparato ad accettarsi e a vivere una vita mortale al fianco di una persona meravigliosa come Jacob.

Come avevo scritto nella mia introduzione, volevo offrire una versione parallela alla saga, volevo far vedere cosa sarebbe successo se Bella avesse scelto Jacob in un determinato momento (mettendole anche un po’ di buon senso che non aveva). Ho voluto regalarle ciò che desiderava più di ogni altra cosa, come dice lei stessa. Il risultato è che il loro amore risolve tutti i problemi. Forse la Meyer pensava che un amore troppo felice, troppo perfetto con tutti i problemi che si risolvono con un amore NON sofferto, potesse annoiare. Quindi io ti chiedo, anzi lo chiedo a tutte: per come l’ho scritta io, vi siete annoiate?

Inoltre considero quell’amore di cui parli si molto forte, ma non indistruttibile e soprattutto non totale come la Meyer ci ha fatto credere, tant’è vero che Bella ha trovato uno spazio anche per Jacob. Non mi piace l’amore che ci ha proposto, perché è distruttivo per la protagonista. La costringe ad omologarsi ad Edward, altrimenti le cose non possono funzionare come dovrebbero. E poi Bella dà tanto l’impressione di bramare l’immortalità per il desiderio di restare giovane. Per lei 19 anni sono già troppi, si rifugia nella scusa che diventerebbe più grande di Edward…una stupida dato che sa che Edward è un vecchio di più di 100 anni! Come dice Jake, è un amore malsano, un’ossessione, e credo a tutte le teorie e i dubbi che ho avanzato durante la storia. Bella è caduta nella tela del ragno, e per tutta la saga non fa altro che osannare alla sua bellezza, al suo profumo, al tono della sua voce. Vale a dire, tutte quelle cose che attraggono le prede. E credo che l’affascini il semplice fatto che lui sia un vampiro, culturalmente il mostro più sensuale della storia. Secondo te Edward avrebbe perso tempo con una che non fa altro che pensare a quant’è bello? Forse no, forse si, chi lo sà, la Meyer ha pensato bene di renderla illeggibile e a darci pure un senso in BD. O ancora, se Edward non fosse stato bellissimo, velocissimo, intelligentissimo (ma neanche tanto perchè gli sfuggono un sacco di cose e ne sbaglia altrettante), durissimo, bianchissimo, vampirissimo, Bella lo avrebbe amato in quel modo? Gli sarebbe rimasto solo il romanticismo (fastidioso perché esagerato, mentre Jacob è dolce e romantico senza essere smielato) e una normale intelligenza da diciasettenne.

Nella saga originale, Bella cade ai piedi di Edward quando ritornano dall’Italia, dimenticando tutto quello che ha passato a causa sua, e lasciandogli spezzare ciò che era riuscita a costruire in sua assenza: l’amicizia con Jacob. Tra l’altro, diceva che non poteva vivere senza Edward, che a lui non poteva rinunciare. Bugia immensa, perché seppur lentamente stava riuscendo a sopravvivere e persino a pensare di iniziare una relazione con un altro!!! Invece quando aveva di nuovo Edward al suo fianco, faceva di tutto per andare da Jacob. Allora a chi non poteva rinunicare davvero? Se si fosse presa tempo per riflettere sarebbe stato molto meglio e avrebbe dimostrato di avere più amor proprio. In Eclipse si vede lontano un miglio che è cotta di Jake, come ha osservato un’altra mia lettrice, ma per cecità e ottusità croniche, Bella è l’ultima a capirlo.

L’amore tra Bella ed Edward è grande perché la Meyer ha deciso così, e ha dovuto forzare quella grandezza perché Eclipse portava a Jacob in modo naturale. Cavolo, non faceva che scappare da Edward e dai Cullen per andare da lui! E non solo perché Jacob soffriva, ma perchè ci stava bene, si sentiva a casa e solo con lui riesce a divertirsi, ad essere se stessa e a farsi quattro risate senza sentirsi in soggezione. All’inizio volevo che facesse la scelta proprio quando andava a trovarlo dopo la battaglia, che poi è il momento in cui avrebbe davvero potuto sceglierlo, e lo stava pure per fare secondo me. Ma era già stato stabilito che dovesse restare con Edward, quindi tanti saluti all’ovvietà tirando fuori quella citazione che ti ho scritto all’inizio. L’ho anticipato perché non ne potevo più e sarebbe stato troppo stressante e noioso tenerla indecisa fino a quel momento, inoltre non si sarebbero vissute tutte quelle scene dolcissime che li rendono una coppia bellissima, vivace e invidiabile. Scusa per la risposta lunga quanto un capitolo xD, ma spesso mi lascio prendere la mano.

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Marpy adorata! Mi ha fatto troppo ridere come ti immaginavi la reazione di Jake quando Edward gli ha restituito l’anello xD! Bella disperata piace anche a me! Per una volta tira fuori le emozioni che tenta inutilmente di reprimere sull’esempio del calippo! Tra l’altro, come ho scritto in varie occasioni, mi immaginavo di essere Bella e di vivere quella scena…io non lo so perché mi fa questo effetto, ma non avere la certezza che potesse tornare o no, che potesse morire o farsi del male mi faceva venire l’angoscia che cercavo di far provare a Bella. Forse mi sono legata troppo al personaggio di Jacob ç___ç. Comunque anche le tue supposizioni sulla “licantropia? No grazie” sono esatte, infatti lo dice (il mio) Jake. Ho sfruttato a mio vantaggio quando nell’originale dice che non aveva mai accettato di far parte di un branco di lupi, figuriamoci esserne la guida. Questo mi ha fatto pensare che se avesse avuto l’opportunità, ci avrebbe rinunciato, quindi non ho fatto altro che dargli questa opportunità! Questa saga è piena di regali per tutti xD, persino per i Cullen, dato che è in arrivo la figlia della coppia più bella del mondo!

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Ora mie carissime, vi lascio alla lettura degli ultimi due capitoli ufficiali, e al famoso continuo-non continuo della storia tra Jake e Bella, ma che è rimasta interotta perchè non sapevo bene che andamento dargli. Magari un giorno mi verrà qualche idea a riguardo, per adesso sto scrivendo un’altra storia, ambientata a 15 anni di distanza dalla trasformazione di Bella. Sono stata felicissima di avervi come lettrici, e ho adorato ogni vostro commento ^___^, peccato per quelle che ho perso per strada ç___ç, ma spero che rilascino una recensione ora che adesso finisce la mia saga e si sono fatte un’idea più chiara della storia.

Il finale della seconda parte dell’epilogo è il parallelo più ovvio a quello di BD, oltre che il più naturale per una scelta come la sua. Buona lettura a tutte e grazie per avermi seguita e apprezzata!

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(Libro di riferimento: Breaking Dawn)

 

 

Jacob Black

 

 

    «Per favore Jake», mi implorò Bella accarezzandomi i capelli che mi ricadevano sul petto. Me li ero fatti ricrescere, come prima di unirmi al branco di Sam.

    «No», replicai seccamente. Ero irremovibile. Più o meno.

    «Lo so che è irrazionale, ma ho un desiderio tremendo di andare a trovarli. E’ una sensazione strana, un’urgenza», insistè.

    «Tu e le tue voglie mi avete stufato. Perchè non vuoi una fetta torta, o un bel piatto di pasta, o fragole con panna? Ti pare normale che una nelle tue condizioni, desideri di passare il tempo con una banda di vampiri?», domandai esasperato ed indicando il suo pancione.

    Bella era incinta e mancava poco al parto.

    Sono passati ben otto anni dal giorno in cui avevo ripreso a crescere, sporadiche trasformazioni a parte, ma lei era la solita testarda di sempre.

    Charlie aveva deciso di trasferirsi da Billy per non restare entrambi da soli - e secondo me anche per stare vicino a Sue Clearwater - lasciandoci la sua casa di Forks. Nel retro avevo messo in piedi una specie di garage che usavo per qualche riparazione istantanea e come magazzino per l’autofficina nel quale lavoravo.

    Guadagnavo molto, tutta Forks veniva da me per il minimo problema. La voce si era sparsa perfino a Port Angeles.

    Bella invece si era assentata appena una settimana fa dal negozio dei Newton, del quale era diventata socia insieme a Mike.

    Da quando aveva saputo che io ero il suo compagno, Mike si era dato decisamente una calmata.

    Gli conveniva.

    «Sai cosa succede se non si soddisfano i desideri delle donne incinte?», chiese affilando lo sguardo sul mio. Anche quando cercava di sfidarmi era irresistibile. «Come pensi che verrà la macchia? Secondo me sarà rosso sangue, e apparirà proprio qui», indicò il collo con il suo ditino pallido.

    Feci gli occhi al cielo, mentre acchiappai il telecomando. «Non esistono le voglie di vampiro».

     Almeno credo, pensai tra me. Non che mi sarebbe piaciuto rischiare sulla pelle dei miei due figli.

    Carlisle aveva scoperto che Bella è incinta di due gemelli.

    “Non ti sarai dato un po’ troppo da fare, Jacob?”, mi aveva domandato scherzosamente il dottor canino.

    La gioia e l’imbarazzo mi avevano impedito di tirare fuori il mio solito sarcasmo, e aveva risposto con una risata nervosa.

    Bella sbuffò infastidita e mise il broncio accarezzandosi la mongolfiera che aveva al posto della pancia.

    «Ci siamo quasi tesorini, lo so che il vostro papà sta per cedere», mormorò al suo grembo. Da sotto il suo dito, affiorò una piccola protuberanza dalla pancia.

    La manina di nostra figlia.

    O almeno così pensavo.

    Se il maschietto era più simile a me, a quest’ora stava mettendo il broncio, irritato all’idea di andare per l’ennesima volta dai Cullen.

    Quindi doveva essere la femminuccia, nonché fotocopia di Bella, ad essere così impaziente.

    In ogni caso…ogni volta che la vedevo, il cuore mi si gonfiava come sul punto di scoppiare. Pensavo di morire.

    Cercai di ricompormi da quella visione straordinaria.

    «Non cominciamo a creare fazioni tipo maschi contro femmine. Io sono già il doppio di voi due messe assieme, e tuo fratello è il mio più grande alleato. Non avete speranze», protestai chinandomi sul pancione della quasi mamma.

    Ovviamente fornendo la rituale dose di carezze quotidiane. Non volevo si arrabbiassero prima ancora di conoscermi.

    «Vuoi farli litigare prima ancora di nascere? Spero che la femminuccia non si ricordi delle tue parole, altrimenti te le rinfaccerà quando imparerà a parlare», sussurrò Bella abbozzando un sorriso ed accarezzando quella minuscola protuberanza. «Avrà un bel caratterino, a detta di Alice».

    «Due rompiscatole, ecco cosa siete», dissi aggrottando le sopraciglia.

    Sconfitto da una bambina che non era ancora nata, e deluso da un figlio poco collaborativo. E Bella aveva imparato a giocare sporco, a furia di stare con me.

    Riposai il telecomando sul tavolino con un grugnito, e presi le chiavi della macchina.

    «Dammi il cinque», la sentì bisbigliare al suo pancione, mentre l’aiutavo ad alzarsi dal divano.

    Trattenni una risata. Assurdo.

    Quando con la solita difficoltà scovammo il sentiero per casa Cullen, sulla soglia c’erano Alice e Rosalie ad aspettarci con aria impaziente.

    Quella piccola succhiasangue non faceva altro che tenerci d’occhio tutto il tempo.

    Minuscola spiona.

    Ma perché non guardava il futuro dell’America invece di farsi i fatti nostri?

    Aiutai Bella a scendere dalla macchina a denti stretti, e ci incamminammo verso di loro. Non mi piaceva andarli a trovare, ma mi piaceva ancora meno lasciare che Bella ci andasse da sola.

    Il mio solito istinto protettivo.

    «Ottimo tempismo!», trillò la veggente correndo verso di noi, seguita dalla bionda. «Certo che se arrivavi cinque minuti prima era meglio!», aggiunse lanciandomi un’occhiataccia.

    Non feci in tempo a chiedere “Ma che cavolo stai blaterando?” che Bella lanciò un’urlo che quasi mi sfondò un timpano, e fece scappare uno stormo di uccelli da un albero del giardino. Si rannicchiò su sè stessa tenendosi la base del grembo enorme.

    «Portiamola dentro», suggerì Rosalie con una scintilla d’impazienza negli occhi color del miele.

    «Non se ne parla! La porto io!», tuonai. Ci mancava solo che me la strappassero dalle mani proprio in quel momento.

    Dalla bocca di Rosalie uscì un sibilo, simile a quello di un serpente a sonagli.

    La ignorai altamente, all’improvviso avevo altro da fare.

    Presi Bella in braccio - accidenti quanto pesava - e la portai dentro di corsa mentre il gigante teneva la porta aperta e il biondo calmo mi teneva sotto controllo come sempre.

    Che bell’ambientino. Non vedevo l’ora di tornarci, pensai sarcastico.

    Quando entrai, notai che il soggiorno era diverso dal solito.

    La grande vetrata era scomparsa: sembrava rivestita di metallo. E avevano tolto di mezzo i mobili.

    Al centro c’era un letto con le sbarre, come quelli degli ospedali. Carlisle ci attendeva di fianco al lettino, mentre Bella continuava a lamentarsi e a contorcersi.

    «Mettila qui, ci penseremo noi a Bella», disse rassicurante.

    «Te l’avevo detto che era un’urgenza, Jake», farfugliò Bella in preda alle doglie mentre la posavo delicatamente sul letto.

    «Si, Alice ti stava per chiamare, poi ha percepito che Jacob aveva deciso di venire qui. Ha visto che oggi avresti dato alla luce i vostri due gemelli», rispose Edward che stava dall’altro lato del lettino. «Sembra che aspettassero di arrivare da noi, per venir fuori», aggiunse con mezzo sorriso.

    «Cosa posso fare?», domandai nervoso e agitato, mentre Carlisle iniettava qualcosa nel braccio di Bella.

    Non potevo lasciarla li da sola, non adesso. Avrebbe perso parecchio sangue, e con tutti quei vampiri non potevo rischiare che perdessero la testa.

    Mi tenni pronto per un’eventuale trasformazione fuori programma.

    «Stai tranquillo Jacob, ci siamo tutti preparati per quest’evento. Soprattutto su quel fronte», commentò Edward in risposta ai miei pensieri.

    «Non vedo come. E non mi interessa saperlo», precisai con una istintiva sensazione di nausea.

    «Jake», mormorò Bella, finalmente un po’ più calma. Probabilmente Carlisle le aveva dato dell’antidolorifico. Tirai un sospiro di sollievo: non sopportavo di vederla sofferente.

    «Dimmi amore, sono qui», dissi chinandomi e prendendole la sua piccola manina pallida. Sperai di infonderle un po’ di forza.

    «Non andare via, ho bisogno di averti vicino», sussurrò con le sopraciglia increspate e la voce lievemente impastata.

    «Me ne vado proprio ora che Miss Universo e Mr. Muscolo si sono decisi ad uscire per la gioia dei loro fans? Tu sei matta da legare, Bells. Lasciatelo dire», replicai contrariato. Bella abbozzò una risata luminosa. Che ricambiai automaticamente.

    Il sorriso sparì, e il viso riprese a contrarsi dal dolore.

    «Iniziano le contrazioni», sussurrò Carlisle toccando la pancia di Bella. «Si, ci hanno proprio aspettati», aggiunse con un sorriso.

    Mi si raggelò il sangue nelle vene. Se avesse aumentato la pressione di quella mano…

    «Jacob», mi richiamò Edward. Sbuffai.

    «Lo so, lo so. Va tutto bene, sono calmo», inspirai. «Dopotutto, in otto anni ho imparato ad esserlo», ammisi.

    A quest’ora sarei stato in preda a violenti spasmi, e me ne sarei dovuto scappare per evitare danni ben peggiori.

    Sono sempre stato bravo a comandare la mia mutazione, ma farlo una volta l’anno per il suo compleanno, richiedeva una certa concentrazione, dato che mi disabituavo. Poi dovevo ricominciare tutto da capo, per continuare a crescere.

    Ma Bella era felice e si divertiva un mondo. Per lei avrei fatto qualunque cosa.

    Dalla stanza erano spariti Emmett e Jasper, mentre Esme, Rosalie ed Alice erano ai piedi del letto, preoccupate e impazienti. Solo Alice sembrava più o meno tranquilla.

    «Ci saranno problemi?», domandai riluttante alla piccola vampira.

    «No nessuno. Sarà un po’ lungo, tutto qui», rivelò.

    Rilassai i muscoli della mandibola.

    Tutto sommato, il suo potere era utile. Almeno in queste occasioni estreme.

    Mi sarei dovuto ricordare più spesso, dell’aiuto che in fondo ci davano.

    Il tempo passava, e Bella non faceva che urlare. I capelli spettinati e appiccicati alla fronte e sulle guance per il sudore, era stanca e nauseata dall’odore di sangue, ma cercava di fare come le diceva Carlisle.

    Mi sentì male, nel vederla così.

    «Fatti forza Jacob, tra poco finirà tutto», disse Esme posando la sua mano gelida sulla mia spalla.

    Non ero più caldo come prima, ma quel contatto mi provocò lo stesso un brivido lungo il braccio.

    «Eccolo!», annunciò Carlisle tra le urla di Bella. Una sua mano teneva la mia, mentre l’altra era aggrappata a quella di Edward.

    Mi allungai verso lo spazio tra Carlisle e le gambe divaricate di Bella, con il cuore che batteva a mille. Esme mi diede un asciugamano morbido e scuro, che sulle prime non capì esattamente perchè me lo avesse dato.

    Sentì il pianto acuto e pressante del neonato che Carlisle teneva tra le mani marmoree.

    Gli occhi mi uscirono dalle orbite.

    Era il maschietto. Il mio piccolo, grande alleato poco collaborativo.

    Un sorriso si spiegò sul mio volto, da un’orecchio all’altro. Credetti di rimanere paralizzato con quella faccia.

    Dio, quanto era bello.

    «Prendilo Jacob, devo pensare a Bella», disse Carlisle porgendomi il bambino coperto di sangue. Ecco perché Esme mi aveva allungato l’asciugamano. Che stupido.

    Esme cominciò a singhiozzare, in balia di emozioni che non provava da chissà quanto tempo. Intravidi Rosalie che fissava il bambino con aria estasiata.

    Se provava ad avvicinarsi, le avrei staccato la testa a morsi.

    «Voglio vederlo!», strillò Bella in preda ad altre contrazioni. Lasciai la presa della mano di Bella, subito sostituita da quella di Rosalie. Ed avvolsi mio figlio nell’asciugamano e tra le braccia.

    Il nostro Mr. Muscolo.

    La gioia che provavo nel vedere che i suoi occhi neri, aperti e inondati di lacrime mi guardavano, era sconfinata come l’orizzonte ampio sull’oceano.

    Mi si era aperto il cuore in tre parti uguali. Due erano già assegnate, mancava la terza.

    «Dopo Bella, adesso c’è la femminuccia. Stai andando bene, continua così!» incitò Carlisle.

    Un altro urlo uscì dalla gola di Bella. Non pensavo avesse tutto quel fiato.

    Altre urla, altre lacrime, altro sangue. Tanto, tanto sangue. Edward aveva ragione, sembrava che avessero avuto abbastanza tempo per prepararsi. Nessuno di loro ostentava difficoltà.

    Non riuscivo a staccare gli occhi dal musetto di mio figlio. La pelle era di un colore tra il mio e quello di Bella, simile all’oro ma più scuro. I capelli finissimi e morbidi, erano castani dai leggeri riflessi rossi, come quelli di Bella. Le labbra piene e gli occhi neri come i miei.

    Mi somigliava molto.

    Poi un pianto diverso, che non proveniva dalla boccuccia piena e rosea di Mr. Muscolo, che tentavo di ripulire dal sangue, uscì dal grembo di Bella ed attirò la mia attenzione.

    Ed eccola. La nostra Miss Universo.

    Meravigliosa, come doveva essere.

    Presi in braccio anche lei, dopo che Carlisle la ripulì, e finalmente assegnai anche l’ultima parte del mio cuore. Piangeva e strillava come un’aquila, stimolando anche il fratellino che si era appena calmato.

    Osservai la mia piccola rompiscatole e restai allibito, da quanto somigliasse a sua madre.

    Poi i suoi occhi tanto familiari fissarono un punto dietro di me, e si calmò.

    Mi voltai con l’espressione frastornata e trovai Edward che le sorrideva.

    «Ha gli occhi di Bella, e il viso a cuore come il suo», sussurrò meravigliato. «I tuoi capelli e il colore ramato della tua pelle. Non credevo possibile che Alice avesse ragione». Poi rise spostando lo sguardo verso l’altro mio braccio. «Lui invece è tutto suo padre», ridacchiò.

    Alzai un sopraciglio e guardai mio figlio che si era di nuovo calmato.

    Fissava Edward con una specie di espressione perplessa, le piccole sopraciglia aggrottate come per dire: e tu, che cosa sei?”

    «Lo sapevo che saresti stato mio alleato», mormorai già fiero di lui.

    Edward si piegò in due dalle risate.

    «Voglio vederli», mugugnò Bella esausta per la fatica immane del parto gemellare.

    Mi chinai su di lei e posai con attenzione i nostri due figli tra le sue deboli braccia. I nostri capolavori.

    «Reneah, Charbill siete bellissimi, anche più dei miei sogni», sussurrò Bella illuminata da un sorriso spettacolare, e guardando estasiata le nostre piccole fotocopie.

    La sorpresa e la curiosità mi costrinsero a distogliere lo sguardo dai nostri bambini e a formulare una domanda.

    «Come li hai chiamati?».

    Bella scattò sui miei occhi e poi li distolse con espressione stanca e imbarazzata.

    «Volevo chiamarli con una combinazione dei nomi più significativi della mia vita. Se per te vanno bene», mormorò.

    «Reneah…Charbill», ripetei alla luce della sua sommaria spiegazione. «Reneè e Sarah…Charlie e Billy», balbettai con voce rotta, gli occhi gonfi dalla meraviglia di sentire il nome di mia madre e mio padre per i miei figli.

    «In realtà avevo pensato a Reneah Rosealice per lei», aggiunse arrossendo.

    «Rosealice?», fecero eco le due vampire. I loro volti erano stupefatti, commossi ed estasiati nel sentire i propri nomi combinati.

    «Si. Alice perché l’ha vista e non vedeva l’ora che arrivasse, e Rose perché l’ha amata persino prima di me», confessò con un sorriso leggero sul volto distrutto dalla fatica. «E perché siete le mie migliori amiche, e vi voglio un bene che non riesco a contenere. Avevo bisogno di distribuirlo, in qualche modo», aggiunse.

    «Bella, io…non so…non so cosa dire», balbettò Alice trattenendo a stento le convulsioni che le provocavano la voglia di piangere. Rose non riusciva a parlare, era preda di quelle stesse convulsioni.

    Bella fece una strana risata e spalancò i suoi meravigliosi occhi color cioccolato. «Ti ho stupita Alice? Non ci credo, ce l’ho fatta!», disse con i capelli appiccicati alla fronte imperlata di sudore.

    Alice non riuscì a replicare, tanto era emozionata. Faceva ampi cenni con la testolina nera e scompigliata, annuendo.

    Era il massimo che poteva a fare in questo momento.

    «Sono nomi bellissimi», dissi a Bella. Rosealice mi piaceva davvero come nome. «E il maschietto? Ha un secondo nome anche lui?», domandai.

    «Si», sussurrò esitante, mentre abbassava gli occhi sulle nostre creature attaccate ai suoi seni. «Edwarlisle», rispose con un filo di voce.

    Entrambi erano presenti, ed entrambi rimasero impietriti.

    «Non merito tanto, Bella», mormorò Edward. «Dopo tutto quello…».

    «Sta zitto», disse Bella cercando di mettere forza nel suo debole tono. «Non hai ancora capito quanto tu sia importante per me, Edward. Carlisle, poi non c’è nemmeno bisogno di spiegarlo. Lui è come…un secondo padre per me», aggiunse.

    Nonostante si fosse realmente fatto da parte in tutti questi anni, e avessi mitigato parecchio il mio temperamento, mi sentì un po’ geloso nell’apprendere quanto tenesse ad Edward.

    «Grazie, Bella. Non ci aspettavamo che ci avresti legato così alla tua famiglia. Siamo onorati e…molto, molto commossi», disse Carlisle con un sorriso amorevole.

    Come potevo rifiutare che i miei figli avessero quei nomi? Era un modo per ringraziarli, forse.

    «Ma certo Jacob», disse Edward mentre osservava il viso sazio di Charbill. «Assume assolutamente quel significato».

    D’un tratto mi sentì dondolare una ciocca di capelli.

    Charbill cercava di attirare la mia attenzione con i movimenti scoordinati della manina, il suo visino era increspato come se volesse dirmi qualcosa.

    «Mi dispiace piccoletto», gli sussurrai delicato. «Credo che ti terrai il nome di questi gentili succhiasangue», mi trovai costretto a dire. Bella sospirò un sorriso e mi baciò la tempia.

    Charbill fece una specie di smorfia e si portò goffamente la punta dei miei capelli sul nasino. Lo sentì respirare profondamente il mio profumo, ed addormentarsi con ancora i miei capelli stretti nel suo pugnetto paffuto.

    Un gesto incredibile, per un neonato. Qualcosa aveva fatto scattare in lui, la necessità di sforzarsi e compiere un atto così complesso.

    Alzai un sopraciglio, mentre il mio cervello intontito stava già elaborando la sua teoria.

    «E’ probabile», disse Edward. «D’altronde è figlio tuo. Potrebbe aver ereditato il gene del licantropo», disse rivelando un pensiero che avevo iniziato a fare, ma che non avevo i coraggio di concludere.

    Sentiva la puzza di vampiro, come la sentivo io già prima di passare ad una forma diversa da quella umana. Il suo istinto ha guidato il suo corpicino nel cercare un’aroma che non gli pizzicasse il naso.

    Un profumo diverso da quello che invadeva tutta la stanza. Forse era per questo che fissava Edward in quella maniera strana. In lui aveva individuato una fonte di odore fastidioso, mentre a me guardava con semplice curiosità.

    Mio figlio sarebbe diventato un lupo, era una prova innegabile.

    Un giorno lo avrei dovuto guidare nella trasformazione, sicuramente indotta dalla frequentazione con i Cullen.

    Sospirai rumorosamente, in colpa per aver condannato mio figlio al mio stesso destino.

    «Ci sarà da divertirsi parecchio», disse Alice all’improvviso. «Ora dobbiamo pensare a come si potrebbe giustificare a Charlie il lieto evento».

    «Parto in casa, vecchio stile. Ambulanze e linee telefoniche occupate, e Jacob si è rivelato un’ottima ostetrica», suggerì Edward facendo spallucce.

    «Perfetto, Charlie non sospetterà di nulla», disse Alice.

    Erano tutti vicini a noi e chini sui nostri figli, ormai caduti nel mondo dei sogni. Sembravamo immersi tra i ghiacci dell’Alaska.

    «Bene», farfugliò Bella con gli occhi appesantiti dalla stanchezza. «Anche questa è fatta», aggiunse prima di cadere in un sonno pesante e sereno.

  
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