Love will tear us apart
Capitolo 1 – Am I
fucking dead?
Solo
quando, andando a sbattere contro il bancone, invece di urlare per il dolore al
mignolo si mise a ridere follemente, Naz si rese conto di essere ubriaca. Era
strano perché se ne rendeva conto ma stava bene, si sentiva sollevata da terra:
d’altronde, come potrebbe ragionare la mente di uno sbronzo? Si unì subito alla
folla di gente che si dimenava sotto il palco. Luce. Buio. Fastidio quando la
moltitudine di persone la portò vicino agli altoparlanti, dove la musica
rischiava di spaccarle un timpano. Sollievo quando un paio di braccia forti
la trascinarono via. Iniziò quindi a muoversi anche lei come
un’ossessa. Sentiva l’erezione di qualche sconosciuto premerle contro una
natica ma non le importava. Vedeva la sagoma di un chitarrista comparire a
tratti fra la gente, poco nitida ai suoi occhi dalle pupille dilatate
dall’alcol e dalla cannabis che aveva fumato con Christie appena arrivate al
concerto. Christie. Chissà che fine aveva fatto: l’aveva vista l’ultima volta
avvinghiata ad un tipo, ma Naz non ricordava né dove
né quando. In quel momento la ragazza sentì la sensazione calda ed umida di una
lingua sulla spalla sudata, cosa che la fece scostare dallo sconosciuto solo
però per girarsi ed iniziare a pomiciare con lui. Il suono della musica continuava ad
ostruirle l’udito. Luce. Buio.
Non
sapeva come fosse arrivata in quel vicolo, ma di una cosa era sicura: non
poteva essere lontana dal locale, riusciva ad udire un accenno di rock
soffocato dalla parete a cui era appoggiata. Riuscì addirittura a riconoscere I love rock'n'roll di Joan Jett, che andava ancora forte in quel periodo. Un secondo più tardi un pensiero le attraversò il cervello, seguito da una sequela
d’imprecazioni contro sé stessa: a Los Angeles c’erano centinaia, forse
migliaia, di locali con musica rock, poteva quindi essere ovunque. Mentre una
smorfia infastidita compariva sul suo volto, tentò di alzarsi appoggiando le
mani al sudicio muro di mattoni. Il conato di vomito che seguì il suo gesto
però le fece immediatamente passare la voglia di muoversi: si sedette nuovamente
sull’asfalto freddo e sporco, guardando la punta degli anfibi di seconda mano. Avrebbe
dovuto agire più lentamente, per non espellere immediatamente tutto l’alcool
che aveva nello stomaco: le era già accaduto e sapeva che non era piacevole.
Così tentò di mettersi a gattoni, giusto per tentare di non svuotarsi ciò che aveva ingerito nella serata addosso. Il vestito che indossava non valeva chissà cosa ma le avrebbe comunque dato fastidio impiastricciarlo. Solo in quel momento si accorse di non portare più
le mutandine. “Che cosa è successo?”, si chiese portandosi una mano sulla
tempia, che martellava furiosamente. No, non ricordava molto: era rimasta per un po' al concerto, aveva ballato con un tizio di cui non riusciva a figurarsi nemmeno la faccia, poi il ricordo dell’uscita del locale seguita da alcuni bidoni della spazzatura erano
le uniche tracce rimaste nella sua memoria. Beh, comunque non ci volevano Starsky e Hutch per capire cosa fosse accaduto.
-
Merda. – Borbottò mettendosi in ginocchio, crollando però subito a causa di un
giramento improvviso. Con tutta probabilità si era concessa a un fortunato sconosciuto che sembrava averla anche depredata delle mutande. Non ricordava di aver preso precauzioni e, a ripensarci, appariva poco plausibile. La prima cosa che le venne in mente furono gli opuscoli sulle malattie strane che stavano sbucando come funghi in quel periodo. Per non parlare delle gravidanze indesiderate. Se possibile, Naz sentí la nausea acuirsi. Mason l'avrebbe decapitata.
L'unica cosa sensata da fare
era tornare al locale e trovare Christie, che le aveva dato uno strappo fino a
lì e avrebbe dovuto riportarla a casa. Ci sarebbe stato il tempo per riflettere
sulle sue disavventure sessuali. Sconsolata, appoggiò la schiena contro la parete, completamente incurante delle porcherie che probabilmente stava raccogliendo strisciando in quella maniera.
Il
rumore dell’aprirsi di una porta le fece alzare lo sguardo in direzione
della fine del vicolo: da una lurida porta rossa era sbucato
quello che sembrava un ragazzo dai lunghi capelli neri, piuttosto sudato, con addosso una camicia di dubbio gusto arancione, aperta sul petto. Questi si accese lentamente una sigaretta:
ci vollero due lunghi tiri perché si accorgesse di Naz stesa a terra. A quel punto si
lasciò scappare un piccolo sussulto.
-
Oh cazzo! – Imprecò subito dopo, continuando a fissarla come se fosse stata un
alieno sbucato da un disco volante. Quelle parole, pronunciate ad alta voce,
furono come un pugnale nella testa della ragazza che si rannicchiò, quasi a
volersi proteggere dal colpo di un’arma da fuoco.
-
Merda, ma stai male? – Sentiva la voce del ragazzo farsi più vicina, ma sapeva
che se avesse provato a rispondergli avrebbe vomitato, e anche tanto. Il dolore
allo stomaco era quasi più lancinante di quello alla testa: stava incominciando
a sudare freddo e a tremare; conoscendo il suo corpo, in quel momento
doveva essere molto più pallida del solito. Non esattamente uno spettacolo piacevole alla vista per lo sfortunato fumatore.
-
Oh, mi rispondi? – La preoccupazione nella voce di quello sconosciuto iniziava
a farsi più marcata: una leggera pressione sulla spalla fece intuire a Naz che
questi ci aveva appoggiato la mano. Il ragazzo la scrollò un poco, come per
svegliarla, mossa dettata probabilmente dall'ansia ma molto poco intelligente. L'effetto fu quello di far sentire Naz sopra un peschereccio sgangherato in mezzo all'oceano in tempesta. Le parve persino di sentire odore di pesce.
Senza riflettere, testa calda come al solito, tentò di rifilargli qualche commento colorito sulle proporzioni del suo cervello. Qualche istante dopo la domanda dello sconosciuto la ragazza si trovò a gattoni, a tossire in modo
compulsivo. L’odore acre del vomito invase velocemente l’ambiente. “Oh, sono morta”, si ritrovò con pensieri senza senso nella testa, mentre
cercava di controllare la tosse, allontanandosi dalla pozza maleodorante
-
Che schifo! – Un’altra esclamazione, un’altra fitta alle tempie. – Ma allora
stai male! – Forse Naz non aveva trovato la persona giusta da cui ricevere
aiuto: non sembrava molto sveglio, il ragazzo. Oppure era semplicemente sotto shock per quel ritrovamento non troppo felice: certo, a Naz non passò nemmeno per l'anticamera del cervello di giustificarlo per questo.
Una
volta finito di sputacchiare e tossire, sentendosi sporca e ridicola, la giovane
biascicciò con voce secca: – Dimmi qualcosa che non so. – Il sarcasmo era sempre stata la
sua arma migliore contro gli sconosciuti fastidiosi: persino in quel momento, sembrava la cosa migliore da sfoggiare. Tentò di rialzarsi da sola, ma ottenne solo un altro capogiro e si appoggiò al
muro mentre le ginocchia cedevano. A completare quella situazione al limite del ridicolo, l’unica cosa che era in grado di
fare era pregare con tutta se stessa che il vestito che indossava fosse
abbastanza lungo da non lasciare intravvedere l’assenza della biancheria.
-
Ehi attenta, cazzo! – La presa salda del ragazzo sui suoi fianchi le infuse un
senso di sollievo e di seccatura contemporaneamente, ma essendo ancora
intontita dai fumi dell’alcol e dall'emicrania, non protestò fisicamente. Borbottò soltanto: – Attento al vestito… -
Dalla
porta rossa uscì un altro ragazzo: la superava di almeno tre metri in altezza, almeno dalla sua prospettiva contorta, e aveva una matassa ingarbugliata di capelli biondi. Lui notò subito
la sigaretta accesa buttata a terra dall’altro precedentemente, prima di
volgere lo sguardo sui due. Sembrava una rockstar in erba, il
genere ideale di ragazzo per Christie, pensò in maniera sconnessa Naz prima di tornare ad abbassarsi il vestito sulle cosce magre.
-
Ehi, Izzy, stai rimorchiando senza di… - L’entusiasmo nella sua voce scemò non
appena si accorse sia del vomito a terra sia della faccia moribonda di Naz che
si aggrappava a tal Izzy per non cadere: sembrava le fosse passato addosso un camion. Anzi, a giudicare dall'aspetto, un'autocisterna di liquore. – Oh, che hai? – Domandò, avvicinandosi ai due
rivolto alla ragazza, bene attento a non sporcare gli anfibi di vomito. No, non era stata soccorsa dalla Croce Rossa.
-
Eh sta male, deficiente, non vedi? - Il ragazzo chiamato Izzy rispose per Naz, la quale, se fosse riuscita a muovere un muscolo in quel momento, probabilmente si sarebbe passata una mano sul viso, sconsolata. - Aiutami a portarla dentro. -
La
ragazza si sentì sollevare dai piedi e, avendo gli
occhi semichiusi, poté solo dedurre che i ragazzi la stessero portando da qualche parte dietro la porta rossa. Rispondendo a un singolare istinto di sopravvivenza, cercò di chiudere ermeticamente le
gambe, nonostante non fosse proprio in forze. “Ti prego, non sbirciare sotto il
mio vestito, ti prego”. Dopo qualche attimo, senti una superficie morbida sotto
la schiena e la voce di uno dei due dire: – Girale la testa, che se butta giù di nuovo
schiatta! -
-
Oh mai chi è questa? – Alle sue orecchie giunse una voce sconosciuta, sempre
maschile, non molto lontano da dove si trovava. Non si sforzò neppure di provare ad aprire gli occhi per controllare, le scintille che vedeva da dietro le palpebre bastavano a suggerirle che sarebbe stata una pessima idea.
-
Boh, l’ha trovata Izzy per strada! – Doveva essere stato il biondino a rispondere. Solo dopo diversi lunghi istanti le spirali di colore dietro le palpebre iniziarono a scemare e il gusto acre della bila divenne vagamente sopportabile. Respirando a fondo, si assicurò di aver riacquistato un minimo di controllo sul proprio corpo prima di arrischiarsi ad aprire gli occhi per controllare dove fosse finita.
Davanti
a lei stavano ritti in piedi tre ragazzi: Izzy, l’unico del quale sapeva il
nome, la guardava con una leggera apprensione mentre si accendeva la seconda
sigaretta. Il secondo, il biondo che l’aveva portata dentro con l'ausilio dell'amichetto, il più
vicino al divanetto sul quale giaceva, sorrise leggermente vedendola sveglia
senza però riuscire a nascondere un lieve disagio mentre si grattava il capo. Il terzo le risultò all'inizio completamente
sconosciuto e aveva un aspetto più stravagante che mai: una massa di
capelli ricci e neri coperti da un cilindro, in bilico, occhi sostanzialmente invisibili sotto quel cespuglio, ghigno poco rassicurante.
Era a petto nudo e indossava un paio di pantaloni neri indecenti.
Solo dopo alcuni secondi di reciproca osservazione, acquisì un'aria vagamente familiare.
Dopo
qualche istante di silenzio glaciale, il ragazzo dai capelli biondi si tuffò letteralmente sul
divanetto dove la ragazza giaceva, provocandole un sobbalzo. Questa, osservandolo meglio, notò il piccolo
sorrisetto furbo che portava sul viso da quando aveva ripreso conoscenza: la
ragazza si morse il labbro inferiore, distogliendo lo sguardo. Era molto
probabile che lungo il tragitto dal vicolo alla stanza avesse notato qualcosa di mancante.
Sospirò lievemente, cercando poi di farlo passare come un lamento di dolore: almeno non era morta soffocata nel proprio vomito. Sperò solo che fosse l'unico ad essersi reso conto di quel particolare.
-
Grazie. – Cercando di riprendere in mano la situazione e, soprattutto, tentando
di interrompere la sequenza di sguardi piuttosto eloquenti che stavano avvenendo fra i ragazzi, Naz
borbottò un ringraziamento con voce secca e roca, passandosi una
mano sulla bocca. Avrebbe ucciso per dell'acqua ma aveva l'impressione che lì dentro persino le pareti fossero alcoliche.
-
Figurati, piccola, non si abbandona una donzella in difficoltà. – Rispose Izzy Cuor di Leone mentre un ghigno nasceva sul suo volto, cosa che fece nascere in Naz
l’istinto di stampargli un cinque dita sulla guancia. Invece si limitò a sollevare gli occhi al soffitto, conscia di non poter recriminare sui luoghi comuni dopo essere stata salvata.
Il
riccio si limitò a sbuffare infastidito, dall'andamento barcollante pareva che anche lui
avesse bevuto parecchio: si diresse lentamente verso una chitarra elettrica
riposta in un angolo, chinandosi su di essa. Naz si passò una mano fra i capelli
neri, tagliati corti di fresco, cosa che a parere di Christie la faceva sembrare un membro delle Simpatiche Canaglie.
-
Beh, chi sei? – La domanda del ragazzo biondo seduto al suo fianco la colse alla sprovvista. Non aveva contemplato la possibilità di presentazioni in quel frangente. Non sapeva nemmeno se fosse il caso di farsi conoscere da qualcuno che l'aveva vista svenuta in un vicolo senza mutande.
-
Sono Naz. – Si limitò a rispondere la ragazza ancora leggermente stordita,
guardandosi attorno: l’ambiente era poco illuminato, solo una lampada in un
angolo remoto della stanza emetteva una luce fioca. Un tavolo dall’aspetto
consunto era posizionato al centro, circondato da diverse sedie e oberato dagli oggetti più svariati, fra cui diversi posacenere, bottiglie vuote, spartiti e quello che sembrava
uno spinello intatto.
-
Che cazzo di nome. – Commentò Izzy. La ragazza non poté fare a meno di alzare le
spalle come per acconsentire a quelle parole: era un nome piuttosto strano,
il suo. – Io sono Izzy. – Tese la mano destra verso la ragazza, in bocca ancora
la sigaretta.
-
L’avevo capito. – Disse di rimando Naz acida, stringendo però la mano del
ragazzo. Subito dopo si ritrovò a stringere anche la mano del suo vicino ossigenato e non
riuscì a reprimere un sorriso imbarazzato che la costrinse ad abbassare lo
sguardo per non scoppiare in una risatina isterica. Una volta che il senso di
calore le pervase il viso, seppe di essere arrossita. Ottimo, probabilmente sembrava una ragazzina in calore.
-
Duff. – Si limitò a dire il biondo, sedendosi di fianco a lei continuando a
fissarla con uno sguardo leggermente vacuo: doveva essersi fatto di qualcosa.
Anche quella sottospecie di orso bruno che li aveva accolti si fece avanti per presentarsi, lasciando per un momento la
chitarra per avvicinarsi al divano.
-
Slash. – Si presentò a sua volta, tendendo la mano. Quando però Naz si
fece avanti per scambiare la terza stretta di mano, questo respinse la destra
ed andò a prendere la mancina, osservandola bene. Dopo un primo attimo di
confusione, Naz capì quello che stava cercando: sulle punte delle dita,
inconfondibili, c’erano i calli del chitarrista, quello dell’indice che stava persino
incominciando a staccarsi. Poteva sembrare una cosa grottesca a chi non se ne
intendeva, ma quello era probabilmente un modo per formulare un primo giudizio su
una persona. Non molto ortodosso, pensò Naz non appena Slash le lasciò la mano
per accendersi una sigaretta, ma caratteristico.
-
Allora, come mai un passerottino come te se ne stava tutta solo in un vicolo
in quelle condizioni? – La nota di malizia nella voce di Izzy era assolutamente impossibile da ignorare. Prese posto a
fianco della ragazza, scambiando sguardi complici con l’amico Duff e facendo sentire Naz come una gazzella braccata dai leoni. – Con i pericoli
che ci sono in giro! – Da come parlava, l’unico
pericolo in giro sembrava essere lui. Forse avrebbe fatto meglio a restarsene in quel vicolo a marcire.
-
Non mi ricordo bene. – Farfugliò la ragazza in risposta, incrociando le braccia
sotto il seno ed assumendo un cipiglio sulla difensiva. Guardava di sottecchi entrambi a momenti alterni, pronta ad assestare pugni e calci qualora ce ne fosse stato bisogno. – Credo di essere stata
piuttosto ubriaca… - Cosa piuttosto ovvia, ma
Naz sottolineò accuratamente l'uso del tempo passato, capire di essere di nuovo lucida e pronta ad attaccare.
-
Sì, l’avevamo capito. – Sghignazzò Slash intento a sistemare la strumentazione, ricevendo in risposta l'elegante dito medio della ragazza.
La
porta che collegava la stanza al locale si aprì, facendo tuonare prepotentemente Relax (Don't do it) dei Frankie Goes to Hollywood nel camerino: comparvero un altro biondone, che assomigliava vagamente a una scimmia,
accompagnato da una spilungona che cingeva i fianchi del ragazzo con le
braccia, i capelli color miele e folti piuttosto scompigliati, tratti orientali, pantaloni aderentissimi e giacca con spalline bombate, seguiti da un ragazzo baldanzoso dai lunghi capelli rossi e da una biondina tutta curve e pelle nera. Naz non ci mise molto nel riconoscere la prima ragazza:
senza prestare molta attenzione agli altri, esclamò – Christine Wu! – Per poi piegarsi per
un’altra martellata sulle tempie. Solo dopo aver urlato, un altro pensiero le balenò
in testa, una cosa ovvia per ogni persona normale ma che lei non aveva
assolutamente notato: si trovava nel camerino degli artisti, i ragazzi dovevano
essere il gruppo che aveva suonato quella sera.
-
Naz! – La bella ragazza si staccò dal suo contrariato accompagnatore per avvicinarsi
all’amica, mentre un sorriso dall’aria un po’ smarrita comparve sul suo volto. Certo, non dubitava che si stesse divertendo senza di lei ma Naz avrebbe sperato in maggiore trasporto da parte di Christie nel ritrovarsi. –
Ti stavo proprio cercando! – Le iridi vacue e le pupille leggermente dilatate
erano un segno chiaro del fatto che nemmeno la sua amica doveva essersi comportata
come un angelo durante la notte.
-
Sì, immagino tu abbia già mobilitato l'esercito! – Borbottò in risposta sarcastica, era
evidente che Christie aveva di meglio da fare un quel momento. Almeno sembrava tutta intera, mentre lei si
sentiva moribonda. Portandosi le dita sulle tempie, iniziò un lento massaggio
nel tentativo di attutire un po’ il mal di testa, tentativo, manco a dirlo,
quasi completamente vano.
-
Ah, vi conoscete tutte, bene! Possiamo saltare la parte noiosa e andare direttamente al sodo. – Il ragazzo dai capelli rossi a cui prima non
aveva prestato molta importanza intervenne avvicinandosi, un ghigno bene impresso
su una perfetta, lattea faccia da schiaffi. – A quanto pare non sono
stato l’unico a rimorchiare stasera. – L'occhiolino che questo fece a Duff e
Izzy scatenò in Naz un istinto omicida. Non
aveva più voglia di sopportare i loro tentativi di aggancio per una strana forma di gratitudine: forse avrebbe potuto portare un po' di pazienza con i tre che l'avevano soccorsa, ma non con quel gradasso
spuntato fuori dal nulla. Inoltre, i suoi modi arroganti le fornivano una scusa perfetta per sfogare tutto il fastidio e l'imbarazzo represso della serata.
-
Vaffanculo coglione. – Naz non era mai stata una ragazza particolarmente diplomatica. Si
alzò spazientita, oscillando leggermente, parlando con voce rantolante ma rinnovato vigore. – Le seghe devono averti spappolato il cervello. Non ti conosco neanche e fai pure lo stronzo? -
-
Ma che bel caratterino, stronzetta. – La reazione non sembrò scomporre
l’espressione arrogante del suo interlocutore, che mostrò soltanto un pizzico di sorpresa sul volto:
era evidente che non era abituato a rispostacce del genere, ma nemmeno sembrava
temerle. Anzi, era palese che fosse il classico tipo sicuro di sé. – Che ne dici di sederti e fare la brava? Non sembri aver un gran senso
dell’equilibrio! – Rapido come un serpente, le posò le mani sulle spalle e con una spinta forte la fece
sedere nuovamente sul divanetto. Naz fu colta di sorpresa e non riuscì a trattenere un verso molto simile al ringhiare di un cane.
-
Ma te lo do io il senso dell’equilibrio! – Ribatté Naz senza però rialzarsi immediatamente,
stringendo i pugni e aggrottando le sopracciglia scure. Si poteva ravvisare un vaga somiglianza con un toro in procinto di caricare, se non considerava la differenza di stazza ovviamente.
-
Mi piacerebbe proprio vedere, come stai in equilibrio! – Il ragazzo esagerò apposta nell'adottare un tono languido e l’occhiolino che seguì la frase non lasciava
spazio all’immaginazione. No, non sembrava impressionato da quella caparbietà e gliel’aveva fatto capire, ma
aveva trascurato un piccolo particolare: nemmeno Naz lo temeva. Si guardarono per lunghi istanti, la ragazza in cagnesco e lo sconosciuto con aria di superiorità.
-
Non fare il coglione, Rose! È appena stata male. – In difesa della ragazza
arrivò il biondo Duff, anche se sembrava più che altro rivendicare il
territorio che esprimersi in un gesto di galanteria, ragion per cui Naz fece per voltarsi ed abbaiare qualche insulto anche al suo indirizzo. Un particolare di ciò che aveva detto attirò però la sua attenzione, provocandole una risata sguaiata. Mentre tutti i presenti la guardavano come se fosse da internare, riprese il controllo di sé continuando a sorridere
malevola.
-
Ti chiami Rose? – Ridacchiò, guardandolo ironica. – Lo sai che è un nome da
ragazza? -
I
ragazzi scoppiarono a ridere fragorosamente, escluso ovviamente il diretto interessato, che
perse un po’ della sfacciataggine per sostituirla con un'espressione di pura spocchia. Anche Christie
non poté trattenere il sorriso alla battuta, anche troppo in linea col
carattere battagliero dell’amica: almeno le stava dando un po' di tempo per tornare a godere delle attenzioni di quel biondino focoso che aveva accalappiato.
-
È il cognome, idiota di una ragazzina. – La risposta non tardò a giungere, tentando di sovrastare le grasse risa degli spettatori. – Il mio nome è Axl. Impara a portare rispetto ai maggiorenni o dovrò chiamare tua madre. - La sua battuta suscitò altre risatine da chi si stava godendo quel cabaret,
facendo arrossire la ragazza dall’ira: non sopportava che si tirasse in ballo
sua madre, nemmeno e soprattutto quando erano degli sconosciuti a farlo. Solo dopo aver
constatato che le sue frasi avessero sortito l’effetto desiderato, il rosso di
nome Axl recuperò il ghigno da sbruffone.
-
Ha parlato Mister Mesozoico. – Borbottò la ragazza, più sulla
difensiva che altro. Si accorse solo in quel momento che Izzy le aveva
appoggiato un braccio sulle spalle. Quasi si ruppe il collo per fulminare il colpevole con lo sguardo, anche se questi non sembrò intimorirsi, anzi, le dedicò un grosso sorrisone da monello impenitente.
-
Ehi, calmi.– L'altro biondo, quello entrato a braccetto con Christie e che
adesso stava pomiciando con la suddetta, intervenne con una flemma invidiabile. – State rovinando l’atmosfera! – Anche la biondina che
era entrata con loro doveva pensarla allo stesso modo, visto che se ne stava
ritta in un angolo con l’aria indispettita.
-
Stevie torna ad occuparti della tua pupa e fammi godere lo spettacolo. – Si lasciò scappare Slash, riemergendo dall’oltretomba o
da qualunque altro posto dove si fosse rifugiato. Naz, spazientita dalla
situazione e dalla luce fuori, che faceva presumere che fosse l’alba, si rialzò di
scatto. Trattene un sospiro di sollievo quando appurò di essere finalmente abbastanza lucida da reggersi in piedi da sola e dunque afferrò il polso di Christie, trascinandola lontano
dal primate che doveva chiamarsi Stevie.
-
Ehi! – Protestò lui a voce alta, rabbuiandosi come un bambino a cui avevano appena sottratto un pacco di succulenti caramelle.
-
Adesso noi ce ne andiamo! – Esclamò rivolta più a Christie che agli altri presenti, visto che l'amica sembrava anche pronta a protestare. – Grazie mille per l’aiuto. – Ringraziò nuovamente Izzy e Duff,
che risposero con un semplice cenno della mano senza provare a trattenerla. – Spero proprio di non vederti
mai più. – Terminò salutando in maniera non proprio
educata Axl, che conservò un'espressione beffarda. Naz ebbe la sensazione
che la stesse in qualche modo prendendo in giro e si affrettò a levare le
tende insieme all’amica, prima di rendersi responsabile di un'efferata strage.
-
Ciao Slash. - Le sembrò di vitale importanza però riservare quel saluto civile all'improbabile chitarrista, che in risposta fece il saluto militare mentre Christie salutava tutti con la mano come una scolaretta. Mandò addirittura dei bacetti volanti alla sua conquista, mentre Naz si riprometteva di regalarle della dignità per Natale.
-
Naz. – Il richiamo di Christie giunse ovattato quando ormai furono lontane dal camerino degli orrori. La piccoletta in questione stava
ancora ribollendo di rabbia e di vergogna, per l'esibizione sconsiderata nel vicolo con tanto di vomito a spruzzo e per l’insolenza di quello stupido moccioso di Rose o come cavolo si chiamava. L’unica consolazione era che
probabilmente non lo avrebbe più rivisto. L’emicrania non la smetteva di
tormentarla e adesso che i rumori delle voci di quei ragazzi erano lontani la
sua testa era più dolorante che mai.
-
Che c’è? – Sbottò in risposta a Christie, con la quale
era arrabbiata per essere stata abbandonata al suo destino Si avvicinarono alla vecchia
Cadillac 1970 senza aprire la portiera ma saltandola per
posizionarsi sui sedili anteriori. Mentre Christie metteva in moto a fatica, Naz
scovò un pacchetto di Lucky Strike e se ne accese una.
-
Ma come mai non porti le mutandine? -
Naz
pregò disperatamente che fosse stato solo Christie a notarlo, pur sapendo che
non era così.
EDIT 2018: STORIA IN FASE DI REVISIONE.
Questo è il mio piccolo angolino di commento. È la mia prima fic sui Guns N’Roses perciò siate clementi
J Allora, siamo nel 1985, quindi la band ha
appena raggiunto la formazione che la porterà al successo, però per il momento
si limita a Los Angeles - dunque non ho recuperato il primo tour verso Seattle.. Cercherò di essere più coerente possibile nel
descrivere l’ambientazione e la carriera dei ragazzi, ma potrei comunque
apportare qualche piccola modifica alla storia vera e propria, si vedrà.
Commentate please, anche se avete delle critiche da farmi: mi piace mettermi
alla prova e se c’è qualcosa che secondo voi non va cercherò di correggerla.
Vi
lasciò le immagini di Naz e di Christie, i loro volti sono prestati
rispettivamente di Winona Ryder e di Devon Aoki.
Baci,
la vostra Charlie ^____^
Naz Christie