Anime & Manga > Card Captor Sakura
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Autore: marty_chan91    04/07/2010    1 recensioni
"Nel mondo della natura tutti hanno un colore. Per esempio,il cielo è blu,le nuvole sono grigie...quindi la neve ando da Dio e protestò perchè a lei non era stato assegnato un colore. Dio le disse allora di fare visita ai fiori e di farsi dare un colore da loro. Ma nessun fiore volle farlo perchè lei era troppo fredda. Ma quando la neve stava per rinunciarci, un fiore le offrì il suo colore bianco se a lei piaceva. Da allora la neve protegge quel piccolo fiore durante l'inverno."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Grazie!!! Credevo che il cap scorso fosse un po' incomprensibile (e forse lo è davvero XD)ma sn contenta che sia piaciuto! Meno male! Questo è un po' lunghino...un bel po'...quindi scusate se annoia!!!!E scusate anche del ritardo...T_T Ciau!

+*Capitolo 7*+

-Tears and Rainbows-

L' unica cosa che ricordo sono le lacrime che versai .

Arrivai a casa correndo aprendo di scatto la porta dell'ingresso e sempre correndo mi diressi verso camera mia.

Non vidi nè sentii mio fratello che mi salutava sgarbatamente come suo solito. Non badai nemmeno al cellulare che ormai da minuti sembrava squillare.

Mi chiusi velocemente in camera. La vista mi si era improvvisamente appannata per colpa di tutte quelle lacrime che sembravano non fermarsi.

Sprofondai sul letto singhiozzando, affondando la testa sul cuscino.

Lacrime. Solo lacrime.

Ricordo di aver pianto tutta la notte...silenziosamente, soffocando i singhiozzi nel cuscino.

Nella mia testa non c'era niente...non un pensiero, non un immagine...solo il vuoto.

L'unica cosa che ricordo....sono lacrime.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

La mattina seguente, distesa sotto le sue morbide coperte di lana, sotto strati e strati di lenzuola, avvertì un lontano ticchettio, un rumore sordo attutito dal pesante tessuto.

Nemmeno ci fece caso. Ronfando si rigirò di un fianco sprofondando sempre di più sotto le coperte.

Ora che aveva finalmente preso sonno non bastava certo il rumore della sveglia per destarla.

Il suo volto disteso si beò di quel tiepido calore che l'avvolgeva completamente. Quella mattina sarebbe rimasta tutto il giorno a letto....niente scuola, niente problemi, niente seccature. Quella mattina non voleva vedere nessuno.

Sarebbe rimasta a ronfare come un orso in letargo nel suo caldo letto che profumava di vaniglia.

Sorrise dolcemente mentre una fugace lacrima scintillava tra le sue lunghe ciglia intrappolata in quel perfetto intreccio.

Il cuscino era ancora lievemente bagnato così come la federa rosa...aveva pianto tutta la notte.

Improvvisamente qualcun altro cercò di disturbare il suo dolce sonno, qualcuno che bussava scocciato alla porta: suo fratello.

Sakura arricciò il naso.

Non riusciva proprio a stare in pace per dieci secondi. Era chiedere troppo voler dormire tranquillamente?

Con un grugnito di disappunto si nascose sotto le lenzuola portandosi il cuscino sotto la testa per coprirsi le orecchie.

Non funzionava. Adesso, oltre al bussare, sentiva anche la voce di Touya che la minacciava di morte se non si fosse alzata.

Sempre gentile, suo fratello.

Una vena prese a pulsare di rabbia sulla sua fronte.

Che scocciatura!

Non resistendo oltre si alzò di scatto. Il suo volto era disfatto sia dalla stanchezza che dalle lacrime e inoltre era corrucciato in un'espressione di rabbia assassina.

Come aprì la porta Touya balzò indietro spaventato.

"Cavoli Mostro! Stamattina ti sei proprio superata, sei addirittura più in forma del solito!"

Sakura lo congelò con gli occhi.

"Che vuoi?!"

La voce roca e impastata, le profonde occhiaie e i capelli arruffati. Ecco come appariva quella mattina Sakura Kinomoto.

Touya la guardò sospetto.

La sorella aveva davvero il volto distrutto e da quelle occhiaie si poteva facilmente intuire che non avesse chiuso occhio per tutta la notte.

"Stai bene?" chiese preoccupato.

Il tono serio e premuroso del fratello la svegliò del tutto.

Possibile che si fosse rivolto a lei gentilmente? Stava forse sognando?

Doveva essere senz'altro così....

Suo fratello l'aveva sempre presa continuamente in giro eppure...i suoi occhi marroni quella mattina sembravano preoccupati...preoccupati per lei.

Stropicciandosi gli occhi, credendo di averci visto male, lo guardò sorpresa.

No, non aveva visto male...lui era davvero preoccupato! E continuava a fissarla attendendo una risposta.

Sbuffando scocciata, ricordandosi di essere stata bruscamente svegliata, rispose semplicemente: "Sto bene!"

Dopodichè si richiuse la porta alle spalle rifugiandosi nuovamente in camera.

Touya guardò sospettoso la porta di legno a un centimetro dal suo viso.

Sakura non gliela raccontava giusta. Aveva pianto. Lo aveva notato subito ieri quando era tornata a casa...ma non era riuscito a chiedergli niente.

E adesso...i suoi occhi rossi eliminavano anche gli ultimi sospetti.

Sospirò sconsolato.

Era suo fratello, non suo padre. Anche volendo non avrebbe potuto intromettersi troppo nelle sue faccende private.

Se quella mattina voleva saltare la scuola erano solo affari suoi.

Con un grugnito di disappunto se ne andò lasciando Sakura nuovamente sola, nuovamente immersa nel silenzio opprimente di quella casa.

La ragazza una volta sola si lascio scivolare a terra, la schiena contro la porta di legno, gli occhi rivolti al soffitto bianco.

Improvvisamente si sentì pesante. Le gambe non volevano alzarsi e il corpo reagire ma nonostante questo non aveva più sonno.

Anche volendo non si sarebbe più riaddormentata.

Tutta colpa di suo fratello...

Bugiarda.

La colpa di tutto in realtà era solo sua.

Era riuscita a complicare la sua vita in soli otto giorni. Se pensava che doveva vivere almeno altri settanta anni si sentiva male.

Istintivamente si portò una mano alla bocca sfiorandosi le labbra soffici e rosee. Le sentì calde, scaldate solo dal sangue che pompava in esse.

Il gelo era passato. Quelle labbra tanto fredde che ieri l'avevano baciata con trasporto sembravano solo un ricordo....un ricordo lontano ma ancora vivo.

Se chiudeva gli occhi poteva sentirle premere sulle sue...poteva sentire il corpo tremare sotto di esse.

Quel bacio...era stato davvero diverso da quello di Shaoran.

Il primo troppo freddo, troppo spento. Il secondo...così caldo.

Sospirando si chiese ancora una volta perchè capitassero tutte a lei.

Ora che si era praticamente rovinata la vita come avrebbe dovuto comportarsi? Era già stato impossibile fuggire da Li figuriamoci se adesso doveva scappare anche da Eriol.

Lei era così stanca di scappare.

Era stanca di continuare a piangere. Ormai non aveva più lacrime da versare.

No. Non sarebbe più fuggita.

Si alzò velocemente in piedi, l'espressione del volto più decisa che mai, la mano destra alzata a pugno.

"D'ora in avanti non scapperò più!"

Gridò al nulla.

Sembrava talmente sicura di se che niente e nessuno le avrebbe fatto cambiare idea.

Il suo primo ostacolo da affrontare sarebbe stato Shaoran!

Però... non era del tutto certa che lui la volesse di nuovo vedere.

Cadde sconfortata a terra.

Certo che non la voleva più vedere! Lo aveva respinto e lo aveva schiaffeggiato!

Che stupida che era stata...

Demoralizzata al massimo decide di vestirsi...era troppo tardi per andare a scuola così scelse di fare un giro della città.

Si vestì il più pesante possibile: una spessa gonna a pieghe scozzese e il solito cappotto di lana blu.

Indossò i guanti, la sciarpa e uscì velocemente di casa.

Come mise piede fuori dalla porta d'ingresso si sentì gelare ma sorrise notando il cielo privo di nuvoloni grigi.

Forse quel giorno non avrebbe nevicato...o perlomeno sperava.

Il freddo non le dispiaceva, le faceva dimenticare tutti i problemi.

Prese a camminare lentamente tra le strade innevate del suo quartiere, cosa alquanto difficile dato che la neve era alta almeno cinque centimetri, notando quanto fossero deserte e prive di vita.

Ogni tanto compariva qualche macchina ritardataria che si affrettava a lavoro o qualche motorino che sbandava per colpa del ghiaccio.

Tuttavia lei era l'unico pedone nel raggio di kilometri.

Passò velocemente davanti al parco del Re Pinguino, proseguì per un breve pezzo quando si ritrovò nel caos, nel bel mezzo della frenetica vita di Tokyo.

Sembrava che là la neve non avesse rallentato nessuno...ogni cosa era rimasta uguale che in altri periodi dell'anno. Solo qualche commerciale vetrina natalizia tradivano il tutto.

Sakura si fermò ad osservare uno di quei negozi festosi. Tra quindici giorni sarebbe stato Natale e lei...si sentiva così poco natalizia da entrare quasi in contrasto con i festoni che dicevano "Merry Christmas". Con la sua espressione di assorta tristezza sembrava trasmettere un senso di infelicità assoluta...niente a che vedere con quelle colorate decorazioni.

Ma che ci poteva fare lei se quello sarebbe stato il Natale più brutto della sua vita? E anche più incasinato...

Lasciò perdere le vetrine che le mettevano ancora più tristezza e proseguì oltre.

Riusciva a stento a camminare tra la folla, era molto peggio che dover superare una strada innevata con quelle persone che la spingevano da tutte le parti.

Lei non li avrebbe mai capiti tutti quei 'grandi' che si spostavano in branchi come una mandria di animali.

Se anche il suo futuro era di diventare come loro avrebbe preferito rimanere per sempre una liceale.

Anche se la prospettiva di rimanere adolescente a vita non la affascinava per niente.

Era così assorta nei suoi pensieri che passò senza farci caso di fronte a un misterioso locale.

Era un negozio privo di decorazioni natalizie, spoglio e buio.

Dalla vetrina non sembrava un luogo molto raccomandabile. Ovunque guardasse vedeva teschi, catene o ogni altra sorta di oggetto che lei non si sarebbe mai messa in tutta la sua vita.

Però una catena d'argento sembrò attirare la sua attenzione....una catena con un piccolo lucchetto su cui vi era incisa una lettera.

Spinta più da curiosità che da altro entrò.

Un minuscolo pensiero iniziò a farsi strada nella sua mente confusa.

Uscì dieci minuti dopo appena in tempo per vedere il cielo tingersi di nero.

Sembrava volesse nevicare di nuovo.

Maledicendo gli dei, che sembravano avercela proprio con lei, si avviò verso casa affrettando il passo.

Svoltò un angolo, diretta verso una delle stradine che prendeva sempre per tornare a casa, quando qualcosa la travolse facendola cadere pesantemente a terra.

"Cavolo! Guarda dove metti i pie..."

Le parole le morirono in gola.

Era seduta sul freddo asfalto innevato, il freddo che le entrava velocemente dentro le ossa e la neve che le bagnava le gambe avvolte da una spessa calza nera.

Era già la seconda volta che la facevano cadere! Sta volta gliel'avrebbe fatta pagare cara, chiunque fosse stato ad atterrarla.

Ma quando i suoi occhi si spostarono veloci da terra verso la figura che la sovrastava, la rabbia e il gelo provati in quel momento svanirono portati via da un piacevole vento caldo.

I suoi occhi verde acqua, limpidi e puri entrarono in contatto con quelli di lui, penetranti e magnetici.

Niente avrebbe potuto dividere quello sguardo, niente sarebbe bastato per spezzare quella magia.

Lui, l'oggetto dei suoi pensieri da quattro giorni a quella parte, era proprio lì davanti ai suoi occhi con i soliti jeans strappati e il chiodo nero consumato dal tempo.

Quella mattina era più bello del solito, colpevoli anche i capelli castani arruffati e indomabili che conferivano al ragazzo un aspetto quasi selvaggio.

Senza volerlo un forte calore la fece arrossire e le sue pallide guance si tinsero di rosso.

Shaoran parve averlo notato perchè si lasciò sfuggire un sorriso, un sorriso in parte frenato dalla sigaretta accesa che teneva in bocca.

"Chi si rivede....CherryTree."

La sua voce non lasciava trasparire alcuna emozione, nè rabbia nè rancore, era esattamente come sempre: fredda ma sensuale..

Sakura si sentì come se un grosso peso si fosse staccato da lei. Almeno non era arrabbiato.

Era seduta a terra da ormai più di cinque minuti. Shaoran se ne accorse e sorridendo le porse una mano.

La ragazza la vide coperta da un guanto bucato alle estremità delle dita.

Titubante la afferrò e in pochi secondi si ritrovò in piedi, la gonna completamente zuppa di neve.

Gli occhi nocciola di lui non si mossero per un solo istante da lei.

"G-grazie..." fu la sola cosa che Sakura riuscì a dire.

Si sentiva come una ragazzina alle prese con il suo primo amore. Sentiva il cuore battere più forte del normale, il respiro velocizzarsi e un forte calore invaderla.

Sperò tanto che lui non si accorgesse di questa sua debolezza.

Poi, insieme ad una folata di vento gelido arrivarono due parole.

"Allora, addio."

Shaoran la sorpassò velocemente senza dire nient'altro che quelle semplici parole.

Alzò una mano per salutarla proseguendo per la sua strada.

Lei, immobile rimase a fissarlo...sempre più lontano,sempre più irraggiungibile.

Indifferente...ecco com'era.

Non rabbia, non rancore ma assoluta indifferenza come sei lei fosse stata poco più di una sconosciuta, poco più di niente.

Sakura sentì qualcosa dentro di se andare in mille pezzi.

Era preparata a tutto meno che a quello. Si sarebbe aspettata un gesto qualsiasi, una parola di rimprovero o una bella litigata ma non quello.....

Non lo sopportava....

Lei lo aveva respinto, gli aveva dato uno schiaffo, lei non lo voleva più vedere però...sebbene desiderasse tanto dimenticarlo non ci riusciva.

Quanto avrebbe voluto fare finta di niente....anche lei voleva essere totalmente indifferente. Eppure...anche adesso il cuore non voleva smettere di battere. Perchè?

Perchè doveva essere tanto debole?....

Le lacrime minacciarono di cadere di nuovo...alla fine non sarebbe riuscita a fermarle.

Quelle dannate lacrime, simbolo della sua debolezza, perchè non volevano consumarsi? Perchè, nonostante tutte quelle che aveva versato, continuavano a scendere?

Lentamente un timido fiocco di neve cadde dal cielo.

Lentamente una timida lacrima cadde dagli occhi.

A volte piangere è stupido, ma a volte le lacrime possono dire quello che le semplici parole non riescono a dire.

Tante di quelle volte lo aveva sentito dire da sua madre...eppure...soltanto adesso ne aveva afferrato il senso.

In quel momento, immobile sotto la neve che cadeva lenta, il capo chinato e rigato dalle lacrime capì di non poter esprimere ciò che provava se non piangendo.

Tutto il dolore provato in quei giorni, tutte le strane cose che le erano successe così repentinamente, tutta la gioia e la tristezza, la rabbia e la paura, l'odio...e l'amore...tutto questo era racchiuso nelle sue lacrime.

Solo una goccia...tanto piccola da non poter colmare l'oceano. Insignificante per molti.

Un singhiozzo scosse il suo fragile corpo.

Non sapeva se stava tremando per il freddo o per quelle lacrime di dolore.

Sentì la terra mancargli sotto i piedi e cadere giù.

La neve era così soffice, così luminosa, tanto vicina da poterla toccare. Ma come la sfiorò sentì la mano venir attraversata da un forte calore, il calore del fuoco e del ghiaccio.

Già...il fuoco...

"Senti, Shaoran...posso chiederti che vuol dire l'ideogramma che tieni legato a quella catena?"

Il ragazzo sorrise, alzando gli occhi al cielo.

"Fuoco."

Colpita, lei sbarrò gli occhi, osservando attentamente l'oggetto.

"Mi è stato donato sei anni fa, dal mio maestro di arti marziali...Diceva che in me c'era uno strano fuoco...e che nessuno avrebbe potuto spegnerlo... io non ci ho mai creduto....tuttavia lo tengo per ricordo..."

"Secondo me, non aveva poi torto..."

Sbarròli occhi, sorpresa di aver ripensato a quella volta, di aver collegato ancora il fuoco con lui.

Possibile che ogni cosa gli faceva tornare in mente il ragazzo che più odiava in quel momento ma che tanto voleva al suo fianco? Quel ragazzo che adesso sembrava irraggiungibile. L'angelo dall'anima sporca che osservava la neve.

Quanto era stata sciocca...ormai...lo aveva perduto per sempre.

Sorpresa da quel pensiero sbarrò gli occhi. Ma che stava dicendo?

Shaoran non era mai stato suo. Lei non aveva perduto nessuno.

Adesso però...come si sarebbe dovuta comportare?

Doveva dimenticarlo, lasciare perdere tutta quella assurda faccenda e ritornare a vivere la sua banale vita...ma come?

Chiuse gli occhi. La neve continuava a scorrere. Le mani coperte dai guanti si strinsero attorno a quella fredda superficie.

Socchiuse le labbra, arrossite dal pianto e bagnate di lacrime.

Un sospiro, una evanescente nuvola di fumo, le uscì lieve come un fruscio di vento.

"Lo dimenticherò..."

Quelle poche sillabe suonarono crudeli nell'ovattato silenzio invernale. Due semplici parole che valevano più di altre....una promessa fatta al nulla, una promessa impossibile da mantenere.

Ci sarebbe riuscita?

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

Il giorno seguente si alzò di buon'ora, indossò la sua divisa blu e azzurra e se ne andò di casa senza fare colazione.

Congedò suo fratello con un semplice "Ciao" e si avviò verso scuola.

Era l'undici dicembre e sembrava che il tempo quella mattina sarebbe stato brutto come al solito.

Il cielo completamente grigio oscurava ogni cosa. Erano le sette e mezza passate ma sembrava che fossero le undici di sera.

Ogni cosa era avvolta da un velo di tristezza e di depressione.

Se il buongiorno si vedeva dal mattino quella giornata sarebbe stata pessima.

Sakura arrivò a scuola in dieci minuti. Normalmente quella sarebbe stata una cosa eccezionale ma era da qualche giorno che la ragazza si presentava puntuale a scuola, quindi non fece più tanto scalpore.

Tomoyo però fu stupita a vedersela comparire davanti all'improvviso e, per la prima volta da quando la conosceva ,Sakura intravide un lampo di rabbia in quei profondi occhi blu.

"Buongiorno!" disse la mora con una nota di scherno nella voce.

Non era soltanto una sensazione, Tomoyo era veramente arrabbiata.

La fissava con occhi di fuoco e la povera Sakura non ne comprendeva nemmeno il perchè.

Che aveva combinato questa volta?

"G-giorno Tomoyo..." si limitò a dire Sakura arretrando di un passo dato che l'amica si era avvicinata con le mani sui fianchi, minacciosa.

"Ma quale buongiorno! Ti sembra questo il modo di presentarti dopo avermi fatta stare in pena per tutto il giorno?!"

Le puntò un indice contro mentre con la mano libera si portò indietro una ciocca di capelli.

Non l'aveva mai vista tanto arrabbiata.

Tomoyo era da sempre stata una ragazza equilibrata, calma e composta...raramente perdeva le staffe o alzava la voce.

Che voleva dire con quella frase?

"Non ti seguo...Che avrei fatto per farti stare in pena?"

"E lo chiedi anche! E' da due giorni che ti chiamo al cellulare ma tu non rispondi! E poi ieri non sei nemmeno venuta a scuola! Che cosa avrei dovuto pensare? Che come minimo ti era successo qualcosa!"

Sakura si sentì sprofondare. In effetti era da giorni che il telefono squillava ma non aveva avuto la forza di rispondere. Non voleva nè sentire nè vedere nessuno e così si era persino scordata di avvertire Tomoyo che non sarebbe andata a scuola.

"Mi dispiace."

Assumendo l'aria più dispiaciuta possibile, congiungendo le mani in segno di scuse, riuscì a convincere Tomoyo tanto che il suo viso si addolcì tornando sereno come sempre.

"Credo che mi dovrai dare delle spiegazioni, su entriamo."

Sorridendo dolcemente, la bella ragazza dai capelli corvini si diresse verso il portone della scuola. Sakura ricambiò il sorriso anche se le sue labbra si piegarono solo lievemente. La tristezza che portava dentro il cuore tornò a oscurarle il volto.

Una nuova giornata di scuola stava iniziando.

Tra centinaia di studenti ancora assonnati una ragazza dai tristi occhi verdi e dal sorriso spezzato era all'oscuro che quella giornata di scuola non se la sarebbe scordata tanto facilmente.

Le prime due ore procedettero senza intoppi tra una dormitina e l'altra, una chiacchierata con Tomoyo e qualche spiegazione.

Sakura restava attenta per i primi trenta minuti dopodichè o si concentrava sul paesaggio innevato della finestra o scarabocchiava qualcosa sul diario per poi lanciarlo all'amica e vicina di banco.

Durante la lezione di Inglese gli aveva praticamente raccontato ogni cosa: l'incontro con Eriol, il bacio e poi lo scontro con Li che non la degnava più di uno sguardo.

Tomoyo ogni volta che leggeva un bigliettino cambiava espressione: da sconvolta a preoccupata ad arrabbiata.

Una volta si lasciò persino scappare un grido che sconvolse tutti, soprattutto la professoressa di Inglese.

Ogni parola che scriveva, ogni lettera rilucente di inchiostro, era come se si staccasse dall'anima di Sakura e volasse via leggera.

Il peso di quei giorni passati a piangere si perse tra le righe di quel minuscolo foglio bianco.

Quando suonò la campanella della prima ricreazione Sakura si sentiva bene come non mai.

Aveva confidato tutto a Tomoyo e finalmente si era liberata di un segreto troppo grande da tenere nascosto.

Stiracchiandosi e sbadigliando sonoramente, la ragazza dai corti capelli castani si lasciò cadere scompostamente sul banco poggiando la testa tra le braccia.

"Non ci posso ancora credere! Eriol ti ha baciata! E tu lo hai addirittura schiaffeggiato! E pure Eriol! Il tuo allora è un vizio? Ti piace schiaffeggiare i ragazzi?!"

Finita l'ora, e andata via la prof, potevano parlare normalmente e Tomoyo era super curiosa quando ci andavano di mezzo i baci.

Così non perse tempo e volle sapere nei minimi particolari tutti i dettagli.

Dal canto suo, Sakura, non ci vedeva niente di particolare.

"Il bacio con Eriol non è stato niente di che....e poi lo schiaffo se l'è meritato eccome!Mi ha baciata senza neanche conoscermi!E dire che ci siamo parlati sì e no cinque minuti..."

Tomoyo assunse un'aria sconvolta."Che bastardo..."

Una risata generale seguì quella veritiera affermazione detta senza peli sulla lingua dalla mora.

Stavano ancora ridendo di gusto quando una seconda campanella segnò la fine della ricreazione.

Ad attenderle adesso c'erano due interminabili ore di educazione fisica.

Tanto attese da Sakura e tanto temute da Tomoyo.

La bella moretta infatti era proprio una frana in tutti gli sport possibili e immaginabili....o meglio, come diceva spesso lei, preferiva guardarli piuttosto che praticarli. Così, ogni volta che facevano educazione fisica, finiva col farsi male o cadere goffamente a terra ( anche se questo alla maggior parte dei ragazzi la faceva apparire ancora più carina).

Con il sorriso sulle labbra di Sakura e lo sguardo affranto di Tomoyo si diressero verso la palestra pronte per cambiarsi e indossare la divisa di ginnastica: un paio di calzoncini rossi molto corti e una maglia bianca a mezze maniche.

Durante l'orario di lezione i ragazzi e le ragazze spesso si separavano...i primi sempre impegnati a giocare a calcio mentre le femmine dovevano svolgere esercizi noiosi di atletica tipo salto in lungo, in alto o staffetta.

La palestra dell'istituto era immensa e spaziosa e poteva occupare tre classi. Molto spesso la prima A faceva lezione con la seconda e la terza, della medesima sezione, quindi non era difficile trovare la palestra completamente occupata da studenti rumorosi e urlanti.

La lezione iniziò con dieci minuti di corsa, tanto per riscaldarsi (i ragazzi intanto avevano già iniziato a tirare calci al pallone).

Tomoyo e molte ragazze si fermarono dopo appena tre minuti...Sakura fu l'unica che corse per dieci minuti interi.

Come ci riuscisse nessuno lo sapeva ma ormai la sua bravura negli sport era nota a tutti.

Successivamente le ragazze si disposero in fila per provare con il salto in lungo.

A Sakura le due ore di educazione fisica erano una opportunità per sfuggire alla noia mortale delle lezioni, per questo le amava tanto...e poi...la aiutavano a dimenticare per un attimo tutti i problemi.

Già...niente ragazzi, niente problemi.

Stava formulando questi pensieri quando l'amica le tirò la maglietta catturando la sua attenzione.

"Guarda Sakura...guarda un po' chi gioca a calcio..."

Seguendo lo sguardo di Tomoyo si ritrovò a fissare il campo da calcio dove una decina di ragazzi, in shorts azzurri e magliette sudate, erano impegnati a passarsi la palla. Subito il suo sguardo venne catturato da una figura intenta a fare un difficilissimo passaggio, un ragazzo che sapeva destreggiarsi molto bene a calcio.

Senza gli occhiali quasi stentò a riconoscerlo....Eriol...

Senza volerlo sentì un forte calore invaderla. Con quei capelli al vento e il volto imperlato di sudore era davvero carino...

Tomoyo sembrò notare il cambiamento di colore dell'amica...tanto che disse: "Dì un po' signorina 'niente di che ' sicura che quel bacio non sia stato niente di speciale? Da come lo guardi non si direbbe..."

"CHE CAVOLO DICI?!!"

Molto più rossa di prima, Sakura voltò lo sguardo scocciata.

Non gli piaceva per niente! Quel tipo l'aveva baciata senza permesso e senza nemmeno conoscerla! E poi....non era vero che lo stava guardando!

La compagna dai capelli corvini ridacchiò notando l'imbarazzo di Sakura. Certe volte era proprio buffa...avrebbe preferito morire piuttosto che ammettere la verità.

Stava per beccarsi un nuovo grido in faccia quando qualcuno catturò la sua attenzione.

Avrebbe tanto voluto inveire contro Tomoyo ma non ci riuscì...le parole le si spensero in gola e là morirono.

E tutto perchè lo vide.

Bello, bellissimo, poggiato contro la parete della palestra a osservare il soffitto con aria sperduta....quell'espressione era la medesima di quella volta sotto la neve....un'espressione triste e malinconica.

Non sapeva se era possibile innamorarsi due volte della stessa persona ma per lei fu come tornare indietro nel tempo di nove giorni...e come quella volta il suo sguardo venne catturato dalla figura dannatamente bella di lui.

Fu come tornare indietro nel tempo benchè da allora fossero cambiate molte cose...

Da allora lo aveva baciato, abbracciato e dimenticato.

Dimenticato....si era illusa di poterlo dimenticare...ma adesso che lo guardava, i pantaloncini celesti e la maglietta portati come solo lui li sapeva portare, quei capelli disordinati che coprivano parte del viso, la catena d'argento al collo e i piercing dell'orecchio... non poteva negare di non aver pensato a lui neanche per un solo istante.

Era tutta colpa della sua debolezza se cadeva nuovamente in trappola...se il suo cuore batteva forte e il fiato le si mozzava nel petto.

Come quella volta, nel cortile innevato della scuola, le persone attorno sparirono...c'erano solo loro due, due esseri in contrasto che si attraevano pericolosamente. Anche non volendo avrebbero finito per restare insieme legati da qualcosa di indissolubile.

Lasciandola a bocca aperta Shaoran si voltò verso di lei come se si fosse accorto che lo stava fissando.

Come quella volta gli occhi scuri di lui penetrarono in quelli puri e limpidi di lei...e fu come perdersi nell'infinito.

L'anima di una persona sta nascosta nello sguardo....per questo abbiamo paura di farci guardare negli occhi.

Ma in quell'istante, anche non volendo guardare negli occhi profondi di lui, Sakura non riuscì a distogliere lo sguardo.

Entrambi persero la cognizione del tempo. Rimasero a guardarsi per quelle che parvero ore ma che in realtà furono solo pochi secondi.

"Sakura! Guarda che tocca a te fare l'esercizio!"

La voce cristallina di Tomoyo fu come il rumore assordante di una sveglia mattutina che ti riporta gelidamente alla realtà.

Sakura bruscamente aprì gli occhi benchè essi non si fossero chiusi per un solo istante.

Si guardò intorno: le sue compagne di classe, compreso il prof di educazione fisica, la stavano guardando confusi, come in attesa di qualcosa.

Ma cosa?

Le ci vollero un paio di minuti per capire di essere la prossima per il salto in lungo. Tutti stavano aspettandola.

Arrossendo imbarazzata si portò davanti alla pedana. Per fare un buon salto avrebbe dovuto prendere una lunga rincorsa quindi si mise in posizione.

Non era preoccupata, il salto in lungo era sempre stata una sua specialità...tuttavia....

Inghiottì a fatica sentendo un improvviso groppo alla gola. Si guardò intorno: molti la stavano guardando, Shaoran compreso.

Un senso di agitazione la colpì. Le mani e la fronte iniziarono a sudare e il respiro si fece irregolare.

Che le stava succedendo? Non doveva farsi prendere dal panico o avrebbe fatto una brutta figura...

"Sei pronta, Kinomoto?"

La voce del professore le arrivò piatta e lontana nonostante non fosse che a pochi metri da lei.

A stento udì la voce di Tomoyo che la incitava o le grida dei ragazzi che giocavano a calcio...tutto si era come spento, come se qualcuno avesse tolto il volume.

Soltanto il battito veloce del suo cuore le esplodeva nelle orecchie.

Il prof diede il via ma lei non lo udì... tuttavia si spinse in avanti con una forza quasi ossessiva.

Serrò gli occhi. Non voleva incrociare il suo sguardo.

Corse. Mai come allora il tragitto verso la pedana di sabbia le era sembrato tanto lungo.

Fece un respiro profondo e aprì gli occhi. Poi si diede lo slancio e saltò.

In quei brevissimi, decisivi, secondi vide lo sguardo freddo di Shaoran che la guardava con indifferenza...di nuovo sentì qualcosa dentro di lei spezzarsi...il suo cuore...oppure...qualcosa che faceva molto più male...

Atterrò a terra, nella fredda sabbia, con entrambi i piedi uniti...ma qualcosa era andata storta.

Un fitta lancinante di dolore le colpì la caviglia sinistra lievemente curvata verso destra. Un dolore che la fece fremere e gemere.

Sakura, afferrandosi la gamba, cadde a terra.

Tomoyo e un'altra ventina di persone si avvicinarono subito al suo fianco.

In pochi istanti attorno alla dolorante Sakura si creò una barriera di spettatori, tutti preoccupati o in ansia...tutti con lo sguardo puntato verso la sua caviglia.

"KINOMOTO!"

Hiruka si fece largo tra la folla giungendo davanti alla ragazza.

Prese delicatamente il piede di Sakura tra le mani e subito un forte grido sfuggì dalle labbra della ragazza seduta a terra.

"Dannazione..."

La voce preoccupata del prof la costrinse ad aprire gli occhi serrati fino ad allora dal dolore.

Vide il volto di Hiruka preoccupato e si chiese se fosse una cosa grave.

"Deve essersi slogata, se non addirittura rotta, è meglio portarti in infermeria..."

Slogata? Rotta?!

Sakura sbiancò e anche Tomoyo fece altrettanto.

Hiruka la aiutò ad alzarsi ma prima di poterla condurre in infermeria un ragazzo uscì dalla folla che si era creata intorno alla malcapitata.

"Prof, l'accompagno io se permette..."

Quella voce fredda e bassa la turbà più che la notizia della caviglia slogata.

Come vide il volto di Shaoran sentì un irrefrenabile voglia di farlo a pezzi.

La colpa di tutto era sempre e solo sua! Quanto avrebbe voluto ucciderlo!

Prima che il professore rispondesse o che Sakura potesse ribattere, sentì un braccio circondarle la vita e un corpo sorreggerla a se.

Quella vicinanza forzata fece arrossire la ragazza che si imponeva di controllarsi.

Il corpo dell'oggetto dei suoi pensieri era pericolosamente vicino, così vicino da toccarlo...il volto perfetto di lui a pochi centimetri di distanza dal suo...

In quella posizione anche la rabbia provata pochi istanti prima sembrò svanire...ora c'era solo lui e il suo lento respiro sulla pelle.

Confusa e turbata da questi pensieri poco puri il ragazzo la condusse nel corridoio principale della scuola dirigendosi verso l'infermeria.

Ora che erano soli, lontani dal rumore della palestra o da occhi indiscreti, Shaoran potè osservarla meglio.

Lo aveva già fatto nella palestra, più e più volte, ed era rimasto molto sorpreso nel notare che anche lei stava facendo altrettanto.

Quando l'aveva vista atterrare male e posare la caviglia in maniera scorretta aveva avuto paura per lei...tuttavia quella ragazzina anche nelle situazioni disperate non perdeva la faccia tosta.

Lo aveva visto...lo sguardo assassino che gli aveva rivolto quando si era fatto avanti...come se la colpa di tutto fosse stata soltanto sua...

Sorrise.

Che tipa...prima lo guardava storto e adesso...sfuggiva ai suoi occhi come una bambina che ha commesso qualche guaio e non vuole farsi scoprire.

Con quello sguardo imbarazzato era ancora più carina. Era la seconda volta che lo pensava.

"Sei proprio una frana, CherryTree...."

Sakura sbarrò gli occhi. La sua voce era...divertita?

Bè...per lo meno non era fredda come l'ultima volta che le aveva rivolto parola.

Assumendo un 'aria offesa voltò il viso da un'altra parte gonfiando le guance indispettita.

"E' tutta colpa tua..."

Purtroppo si rese conto troppo tardi di aver detto a voce alta quelle quattro semplici parole....ormai lui le aveva chiaramente sentite...

"E sentiamo...cosa avrei fatto sta volta?"

"Ecco...."

La ragazza pensò ad una possibile risposta. Non poteva certo dirgli: "Ti stavo fissando e mi sono deconcentrata!" anche se poi corrispondeva al vero...

Shaoran però fu più rapido di lei e subito si affrettò a dirle, con un ghigno divertito sul volto: "Mi stavi fissando e ti sei deconcentrata...giusto? Come darti torto...sono un tipo troppo irresistibile!"

Sakura fu sconcertata da quella risposta ma non riuscì a evitare di arrossire. Era stata colpita in pieno.

Rimase in silenzio.

Nuovamente mille pensieri tornarono ad affollarle la mente.

Perchè adesso si comportava in quel modo? Dov'era finita tutta la freddezza di ieri?

Lui non la voleva evitare?

Certe volte, anche sforzandosi, non lo avrebbe capito...ma questa era una cosa reciproca di entrambi...

Anche Shaoran non capiva quella ragazzina che rimaneva profondamente in silenzio, sola con i suoi pensieri.

Dopo essere stato respinto e schiaffeggiato si era imposto di stargli lontano... tuttavia....non ce l'aveva fatta....qualcosa di lei lo attraeva a tal punto da sconvolgere totalmente i suoi sentimenti.

Si sentiva come uno sciocco moccioso innamorato. Anche adesso, talmente vicino a lei da sentire il suo dolce peso su di lui, provava una strana sensazione allo stomaco. A stento resisteva dal baciarla di nuovo.

"Shaoran...posso chiederti una cosa?"

La timida e candida voce di lei raggiunse il suo orecchio sinistro. La gurdò. Era ancora sfuggente, ancora imbarazzata, bellissima.

Lui non disse niente e Sakura proseguì.

"Mi odi ancora?"

Erano arrivati davanti alla porta laccata di bianco della segreteria. Nella parete destra un grande orologio di acciaio segnava le dodici. Il suo ticchettio regolare che scandiva i battiti fu l'unico rumore udibile nel raggio di kilometri.

Chi fosse passato in quel corridoio in quel momento avrebbe visto due ragazzi, vicini, immobili e in silenzio.

Lei, il braccio destro attorno alle spalle di lui, il volto in ansia velato di tristezza rivolto verso il compagno.

Lui, una mano attorno a quella sottile vita, immobile a fissarla incredulo.

Erano bastate tre parole...tre parole dette con tanta tristezza a mandare in tilt l'animo di quel ragazzo strano nell'aspetto e rozzo nei modi.

E adesso...trai due regnava il silenzio.

Sakura si diede mentalmente della stupida.

Si pentì di avergli fatto quella domanda...ancora una volta non aveva riflettuto prima di parlare...però..voleva sapere, voleva sperare di non aver perso la sua amicizia, di non aver rovinato tutto quella volta con quel bacio respinto.

Poi, lieve come un respiro, delicato come un soffio di aria calda, Shaoran disse:

"Come potrei?"

Fu come riemergere da sott'acqua dopo minuti di immersione. Assaporare l'aria fresca era davvero una sensazione stupenda.

E Sakura, per la prima volta dopo giorni, respirò a pieni polmoni.

Un enorme sorriso le illuminò il volto. Un sorriso di gioia e di liberazioni.

Quel bellissimo sorriso non sfuggì al ragazzo che la guardò confuso ma colpito. Da quando l'aveva vista per la prima volta in quel cortile spoglio e vuoto non l'aveva mai vista sorridere a quel modo.

Quel sorriso sarebbe appartenuto a lui soltanto...e avrebbe avuto un posto speciale nel suo cuore...per sempre.

Come un arcobaleno che nasce dopo un temporale, quel sorriso, dopo mille lacrime, era rinato.

Un arcobaleno dai mille riflessi brillanti, di breve durata ma bellissimo alla vista.

Un arcobaleno destinato a durare in eterno, un ricordo che gli sarebbe sempre appartenuto.

Quei due ragazzi, immobili nel bel mezzo dello spoglio corridoio, erano ignari di ciò che il futuro aveva in serbo per loro.

Ma nonostante questo...speravano un giorno di poter sorgere insieme anche loro come un meraviglioso arcobaleno sorge dopo la tempesta.

   
 
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