Film > Sherlock Holmes
Segui la storia  |       
Autore: ladyElric23    06/07/2010    4 recensioni
' “Ed inoltre Watson…” aggiunse passandogli un articolo ritagliato da un giornale, “Legga! Legga qua!” Lo lesse a bassa voce, quasi tra se e se. “Donna uccide il marito per ereditare ogni suo bene materiale… Dio, Holmes!!!” lo guardò, a metà tra l’esasperato e l’indignato. Ogni volta che voleva fargli conoscere una donna con cui usciva era sempre la solita storia. “Questi sono i fatti Watson! E per questo ci dovrebbe pensare due volte prima di sposare quella Lucy!” terminò, guardandolo con sguardo eloquente, mentre dava con dei gesti, con ancora un biscotto in mano, maggiore enfasi al suo discorso. Non faceva una piega come ragionamento! “MARY!” rispose, chiudendo gli occhi per non abbandonarsi all’isteria. “Si chiama Mary!! E che le piaccia o no, è la mia fidanzata!" '. Mia prima storia su Sherlock Holmes, nonchè ovviamente Holmes/Watson. Spero che vi piaccia. ^^
Genere: Commedia, Triste, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Buon giorno cari lettori, ben venuti all’ultimo aggiornamento di questa storia.  Scrivo queste poche iniziali righe solo per augurarvi una buona lettura. ^^

Inoltre, ci tengo a precisare che il capitolo è dedicato a: hay_chan, Flagiu_Mustang, Meme91, Euterpe, ShortMaggot e susyco.  ^^

Buona lettura a tutti, spero che questo ultimo capitolo vi piaccia.

 

Capitolo 4.

 

Era passata una settimana  da quella notte, ed era arrivato infine il giorno in cui Watson avrebbe lasciato l’appartamento in Baker Street per stare con Mary.

In quel momento il dottore stava trasportando le sue cose, inscatolate con cura quasi maniacale, dalla sua camera alla carrozza, buttando ogni volta uno sguardo alla porta della camera di Holmes, irrimediabilmente chiusa; la sera precedente avevano litigato, di nuovo, e non si erano più parlati.

Quella notte lo aveva sentito suonare insistentemente il suo violino, senza sosta, e non fu in grado di non chiedersi se stesse bene, o se avesse fatto ricorso ad alcool e droghe.

*****

In quello stesso momento Holmes stava osservando tutta quella scena dalla finestra della sua camera, ma quando vide la donna avvicinarsi all’amico, posandogli un bacio casto sulle labbra, sentì la rabbia e la frustrazione montargli dentro.

Ancora.

Quella notte era riuscito a trattenersi, non dando tregua al suo Stradivari, suonando frenetiche melodie per ore e ore, fino a quando non si era abbandonato sulla sua poltrona, ripensando a tutti quegli anni, come ormai accadeva troppe volte.

Il solo pensiero che tutto quello che avevano vissuto e condiviso stesse per finire per colpa di una Mary Morstant qualsiasi era come una pugnalata al cuore.

Si ritrasse dalla finestra, e per la frustrazione diede un calcio alla scrivania.

Alcuni fogli caddero a terra, e lui notò subito una foto, che svolazzando si poggiò silenziosamente sul tappeto. Era stata scattata il loro primo giorno a Baker Street, era uno dei suoi ricordi più cari.

Serrò i denti, in preda ad una rabbia crescente, e si accanì sul resto della sua roba; poggiò le mani sulla scrivania, per poi scaraventare tutto quello di cui era ricoperta terra, urlando, cadendo poi in ginocchio tenendosi la testa. E in quel momento la vide,  di fianco a lui, la sua pistola. La fissò qualche secondo,  poi allungò la mano per raccoglierla, con il respiro che si era fatto innaturalmente veloce.

 

*****

Stava per finire di trasportare le sue cose, mancava solo un baule, quando Mrs Hudson lo raggiunse, visibilmente preoccupata.

“Dottore, credo che dovrebbe parlare con…”

Ma non riuscì a finire la frase, perché proprio in quel momento udirono uno sparo, che chiaramente proveniva dal piano di sopra.

E dopo questo un altro, e un altro ancora.

Il dottore si fece consegnare la copia della stanza del collega, e decise di andare a parlare con lui.

Ormai neanche gli spari lo impressionavano più; era troppo abituato alle bizzarrie di Holmes, e era cosciente del fatto che il suicidio non rientrava tra le sue priorità. Quindi non c’era da preoccuparsi.

Inserì la chiave nella serratura, aprendo la porta, e si vide puntare la pistola contro dal detective.

Continuò ad avanzare, lentamente, chiudendo la porta dietro di se, guardandolo mentre la pistola si abbassava.

Holmes tremava, aveva gli occhi arrossati e leggermente lucidi.

“Se ne vada Watson! La sua cara Mary la aspetta!” sibilò malevolo

“Holmes…” disse comprensivo il dottore, avvicinandosi ancora, fino ad essergli davanti. Se solo avesse teso un braccio avrebbe potuto toccarlo. “Non me ne andrò da qui senza aver parlato con lei”.

“Se ne rallegri Watson, stiamo parlando! Lei può finalmente andarsene come desidera!” rispose acido, calcando particolarmente su quella parola.

“Intendevo parlare veramente, tranquillamente, senza avere contrasti”

Holmes sbuffò, sfoggiando un amaro sorriso, per poi voltarsi, dandogli le spalle.

“Lei è sempre stato un sognatore Watson” disse infine, girandosi nuovamente, rivolgendogli uno sguardo triste.

“Holmes, davvero io… io non capisco! Io non la riesco a capire! Perché mi tratta in questo modo?”

“Perché?! Davvero non l’ha capito?! La credevo più perspicace Watson…”

Fu un secondo.

Un secondo in cui il medico lo immobilizzò con la schiena contro la parete, bloccandogli le braccia.

“Smetta di prendersi gioco di me!” gli disse, vicino al suo viso, stranamente agitato, mentre si sorprendeva della reazione dell’altro, o meglio, della non-reazione; non aveva opposto resistenza, era rimasto li, docile sotto la sua presa, nonostante con la sua conoscenza delle arti marziali avrebbe potuto allontanarlo facilmente.

Il dottore lo vide chiudere gli occhi, mentre poggiava la testa contro la parete.

“Sa, Watson, ho pensato molto agli anni che abbiamo passato insieme, in questi giorni…”, disse.

“…E?” gli chiese, mentre Holmes aveva ripreso a guardarlo.

“No, niente… lasci perdere…” concluse infine l’investigatore, abbassando la testa.

Per la prima volta da quando si conoscevano si ritrovò a pensare che Holmes gli faceva tenerezza.

“Holmes…” lo chiamò, con tono comprensivo, cercando il suo sguardo che però non trovò, senza ricevere risposta.

“Sherlock…”

Lo vide sussultare, per poi alzare la testa di scatto, sorpreso, rivelando i suoi occhi arrossati ed apparentemente smarriti.

Fu un attimo. Un attimo in cui l’istinto prevalse sulla mente del detective.

Scattò in avanti, posando le labbra su quelle del dottore, con una delicatezza assoluta.

Dopodiché, realizzando cosa aveva appena fatto, sgranò gli occhi, liberandosi finalmente della fragile presa dell’altro.

“Si…Bene… credo che…” balbettò, cercando di formulare  una frase di senso compiuto, mentre camminava freneticamente per la stanza.

Stava per afferrare il violino, probabilmente per cominciare a suonarlo convulsamente, quando…

“Holmes!”

Si voltò, e spalancò gli occhi, trattenendo il respiro, quando Watson si appropriò delle sue labbra.

“Watson, ma cos…?”, ma non riuscì a terminare la frase, perché l’altro lo baciò ancora.

E ancora. E ancora.

Dovette sorreggersi con una mano alla scrivania  per non perdere l’equilibrio, ma alla fine rispose al bacio, a quel contatto così agognato, un eccitante contatto dolce e possessivo allo stesso tempo.

E stava deliberatamente scendendo lungo il collo dell’altro, sulla giugulare e poi giù fino alle clavicole, quando qualcuno bussò alla porta della stanza.

Raggelarono, e fecero appena in tempo ad allontanarsi l’uno dall’altro che Mrs Mary Morstant entrò spazientita nella disordinata stanza del detective, chiedendosi perché il suo amato promesso sposo non fosse già sceso per stare con lei.

“John, hai sistemato tutto?” chiese

Ma fu il detective a risponderle,cinicamente,  battendo sul tempo l’amico.

“La domanda più interessante Mrs Morstant è, da quando si entra nelle camere altrui  senza permesso?”

“Ho bussato, signor Holmes”

“Certo, abbiamo sentito. Ma mi pare di non averle dato il permesso di entrare”.

Chiuse quel breve battibecco con un ironico, falsissimo, sorrisino. Watson ridacchiò, ricevendo in cambio un’occhiataccia dalla donna, ma non ci fece caso.

“Ancora un attimo Mary, poi giuro che potremmo andare”, la tranquillizzò.

Quindi lei si sentì padrona di accomodarsi sulla poltrona di Holmes, che sgranò gli occhi sconvolto quando la vide allungare una mano verso il suo adorato stradivari. Poteva avere la poltrona, ma non il violino!

Come un fulmine si precipitò verso di lei, strappandole con ben poca grazia il violino dalle mani, con un secco “Non tocchi!”, seguito da uno sguardo truce, mentre si portava il violino al petto.

Lei sembrò accigliarsi, quindi il dottore si affrettò a rivolgerle un “Cara, perché non mi aspetti di sotto?”, sfoggiando il suo sorriso più cordiale.

“Si, perché non lo aspettate di sotto?!” gli fece eco Holmes, che ancora stringeva al petto il suo violino con fare possessivo.

Quindi la donna sbuffò ed uscì dalla porta, indispettita, sbattendo la porta.

“Non portatela più qui, Watson! Non portatela più qui!” si affrettò a brontolare il detective, con voce irritata e stranamente acuta, mentre riponeva il suo amato strumento musicale dentro l’apposita custodia, trovata in quel momento in tutto quel suo ordinato caos.

E il medico a quella scena non potè far altro che scoppiare a ridere, per poi chinarsi su di lui per lasciare un altro bacio sulle sue labbra.

“Non era mia intenzione farlo…” gli sussurrò, mentre le sue labbra si stendevano in un sorriso ammiccante.

“Ci vediamo presto Sherlock”.

E così dicendo uscì dalla camera, rimettendosi il cappello, senza voltarsi indietro, lasciandolo ancora sorpreso davanti alla sua scrivania, mentre la sua mente analizzava quella complicata situazione, e le sue labbra si stiravano in un sorriso.

Non era un addio, ma solo un nuovo inizio.

 

*****

Nello stesso  momento Watson e la giovane Mary, saliti finalmente sulla carrozza, avevano dato le indicazioni al cocchiere, che li stava conducendo per le vie di Londra, fino alla loro nuova casa.

Improvvisamente Mary parlò, sbottando un “Credo che non riuscirò mai a capire Holmes! Ne tanto meno ad andarci d’accordo!”

“Oh, non prendertela cara, il suo è un carattere un po’… come dire… particolare. Non tutti riescono a capirlo. Ma ti posso assicurare che è la persona migliore che io abbia mai conosciuto.  Forse…”, fece una pausa, sospirando, “questo suo carattere è il prezzo che deve pagare per la sua genialità!”

“Già… è un genio!” fu costretta ad ammettere, “Un dannato genio!”

“A damn genius…” sussurrò il dottore, mentre guardava quelle strade di Londra che l’amico conosceva come le sue tasche.

“My Damn Genius…”

 

 

The End

 

 

E siamo giunti alla fine anche di questa. In questo momento mi sembra che troppe storie stiano finendo, ma in realtà non è proprio così, senza contare che per ogni storia conclusa ne ho una nuova in cantiere! xD ma che ci volete fare, ormai lo sapete che io mi affeziono alle mie storie in corso, e mi dispiace sempre quando terminano.

Che dire, per concludere? Grazie per essere stati con me, per aver riso, e per esservi commossi con le vicende dei miei Holmes e Watson. Grazie veramente.

Un ringraziamento particolare a: hay_chan, Flagiu_Mustang, Meme91, Euterpe, ShortMaggot e susyko, per aver recensito lo scorso capitolo. ^^

Inoltre grazie a:

Alchimista

aXce

Birbabirba

EugyChan

ginnyx

icaro smile

marly29

Nia

pochiperpe

Raven_95

sweetilsness

_NeMeSiS_

bliccia

beatrix potter

jadina94

Luna Lastenfire

Per aver preferito/seguito/ricordato la mia fic. ^^

Grazie mille a tutti voi! Senza il vostro supporto noi autori non avremmo lo stimolo di scrivere.

GRAZIEEEE!!!!!!

 

Adesso devo salutarvi, per l’ultima volta da questa storia.

Buona estate a tutti!!! Un bacione.

Kiss,

ladyElric92

 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Sherlock Holmes / Vai alla pagina dell'autore: ladyElric23