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Autore: missteacakes    06/07/2010    1 recensioni
Quando Patroclo uccide accidentalmente un amico in un litigio, lui e suo padre sono costretti a fuggire a Ftia, la cui regina si dice essere una dea. Al ragazzo viene chiesto di prendersi cura del suo figlioletto, non immaginando le conseguenze di quella serie di eventi destinata a cambiare il mondo per sempre. {Patroclo/Achille}
Genere: Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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«In All but Blood»

Il crimine di Licomede
- Capitolo 21° -

Achille non sapeva esattamente cosa lo avesse svegliato addirittura prima che il sole sorgesse. Gli uomini avevano organizzato una bevuta in compagnia, anche se Fenice se n'era andato verso mezzanotte ed era tornato a letto. Potevano ancora sentirsi delle voci e dei passi di persone che andavano su e giù dalle scale. Achille si tirò giù dal letto e si mise un vestito addosso, poi andò verso la porta per sbirciare. Non ne conosceva neanche uno; solo un uomo che cercava di trascinare il suo amico ubriaco a letto, ma che fallì miseramente, essendo anch'egli abbastanza brillo.

Pensò di dover tornare a letto, ma qualcosa lo tratteneva. Una sensazione, come il formicolio dietro il collo che viene quando si sa che c'è qualcosa di sbagliato. Era sicuro che fosse un segnale degli dei, e sapeva che nessuno dovrebbe mai ignorarlo.

Silenziosamente, sbucò fuori dalla sua camera, muovendosi tra le ombre per non farsi vedere. Si vedeva una luce provenire dalla sala dove un piccolo gruppo stava ancora ridendo e cantando. Ma invece di andar lì, si voltò verso la porta di casa. La aprì delicatamente, per non farla scricchiolare, giusto quel tanto da poter scivolare fuori, poi la chiuse attentamente dietro di sè.

L'aria lì fuori era molto più fredda di quella dentro. Guardandosi attorno, vide un paio di ombre che andavano via, la più piccola delle due appoggiata al suo compagno come supporto. Vide luccicare dei capelli color bronzo; il più piccolo era Teseo. L'altro era colui che lo ospitava, Licomede, re di Sciro.

C'era qualcosa in Licomede che metteva a disagio Achille. Aggrottava le ciglia se si accorgeva che nessuno lo stava ascoltando, e sbuffava impazientemente se gli altri prestavano troppa attenzione a chiunque altro. Eppure non aveva fatto ancora niente di che, secondo Achille. La sua vita era irrilevante, però Achille immaginava che fosse abbastanza felice. Aveva una moglie e delle figlie; il suo palazzo era bello; il suo popolo era felice e prosperava.

Anche Teseo era abbastanza ubriaco, e si appoggiava al compagno. Sembrava strano come, nonostante il suo stato, potesse ancora parlare a voce bassa. Achille, che era rimasto lontano abbastanza da non essere scoperto, non riusciva a capire quello che stavano dicendo.

Camminarono per un po', verso nessuna direzione in particolare. Anche se avevano lasciato il terreno intorno al palazzo, non si erano diretti in giù verso la città, ma piuttosto verso l'interno. Alla fine, si fermarono ai confini del terreno, vicino al bordo delle rocce.

Continuando a parlare a sottovoce, Licomede fece un passo avanti, per cui Teseo indietreggiò – verso il bordo. Poi un altro passo in avanti, e un altro indietro. Andarono avanti così più volte, e Achille stava per mettersi a piangere quando Teseo cercò di aggirare Licomede. Prima che ci riuscisse, il re lo prese per i vestiti e gli diede una forte e rapida spinta. Mentre cadeva, Teseo guardò il suo anfitrione stupito e ferito, ma non emise neanche un suono mentre cadeva giù.

D'altro canto, Achille dovette tapparsi la bocca con una mano e mordersi la lingua per non urlare. Andò a infilarsi velocemente nell'angolo di un portone, accovacciato più in basso che poteva, raggomitolato su se stesso. Vide l'ombra di Licomede passare oltre, ma non si mosse di lì.

Il giorno dopo, il corpo distrutto di Teseo fu trovato sulle rocce sotto le scogliere. Nel palazzo risuonavano i lamenti delle persone. Achille non pianse, tuttavia; ebbe la sua parte di lacrime la sera prima, nascosto nel portone finchè Fenice non lo trovò.

"Era ubriaco," disse Licomede. "È inciampato, io ho provato a prenderlo, ma..."

Achille guardava ferocemente quell'uomo e pregava perchè tutta l'ira delle Furie cadesse su di lui. Tuttavia non disse niente a nessuno. Licomede era sia il re che il suo anfitrione, e il ragazzo sapeva che quando gli dei avrebbero visto ciò che aveva fatto Licomede, gli avrebbero inferto una terribile punizione. Nel frattempo, lui sarebbe stato un buon ospite, mostrandosi grato al suo albergatore per l'ospitalità senza arrecargli alcun danno.

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Nota dell'autrice
: Sì, è un capitolo molto corto. Ma non sapevo quanto potessi dire ancora. Adesso devo far passare un po' di anni per Deidamia. Per quanto ne so, sembrano una famiglia di imbecilli...


Nota della traduttrice: Ho già aggiornato perchè come dice giustamente cry_chan è ora di arrivare al dunque XD e se ho messo il rating arancione un motivo ci sarà .__.
@cry_chan: La storia dell'Iliade è splendida, però dato che si studia a scuola si dà per scontato che sia noiosissima D: Infatti ben vengano film, libri, fumetti e cose simili per far avvicinare di più la gente, però che almeno si attengano alla storia vera!
Purtroppo l'incontro tra Achille e Teseo non cambia niente perchè il poveretto è morto çOç Niente, Achille rimarrà ancora rinchiuso in mezzo alle donne XD
Ohoh, Achille in gonnella XD chissà com'era felice.. .__.
   
 
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