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Autore: Aerith1992    07/07/2010    4 recensioni
Antonio e Lovino non si incontrano da quando l'italiano se n'è andato da Villa Carriedo, per diventare una Nazione indipendente. Francis e Gilbert movimenteranno un po' le cose... Andrà tutto bene?
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi odi?

 

-Lovino?- Nessuna risposta.

Antonio si inoltrò nel piccolo ma intricato labirinto, poco illuminato, che gli dava la sensazione di essere in un thriller o un film horror. Destra, destra, sinistra, un vicolo cieco. Torna indietro, vai dritto, gira ancora... In breve tempo lo spagnolo perse il senso dell'orientamento. Continuò alla cieca, fino a quando arrivò in un piccolo porticato, al centro del labirinto. Lì, illuminato da una luce soffusa, come un premio (*e accidenti che premio* pensò Antonio) per essere arrivato fin lì, appoggiato a una colonna, c'era Lovino.

-Lovino!

-Ti ho sentito perfettamente, idiota- disse l'italiano infastidito. -Che pensavi, mi sarei messo a urlare come una femminuccia "Antonio, sono qui!"?

Antonio si avvicinò a lui. Apparentemente sembrava tranquillo, ma ad ogni passo sentiva l'agitazione crescere. In più, nella mente c'era un'unica domanda: che avrebbe detto a Lovino? Non ci aveva pensato nè quando aveva deciso di parlargli, nè quando lo aveva cercato nel labirinto, troppo concentrato sull'italiano.

-Allora? Che cazzo vuoi?

-Sei cresciuto molto, Lovino- *ma le tue maniere sono rimaste le stesse* aggiunse mentalmente con un sorriso.

-Mi sembra ovvio, sono passati 5 anni dall'ultima volta che ci siamo visti, stupido!

5 anni... Antonio si stupì che anche Lovino aveva portato il conto. Preoccupato, decise di informarlo che non aveva organizzato lui la cena, nè sapeva della sua presenza.

-L'ho capito quando ti ho visto osservarmi sorpreso con la faccia da pesce lesso.

-Anche tu mi hai osservato- osservò Antonio.

Lovino arrossì e tacque. In quel momento lo spagnolo pensò che era adorabile, ma si guardò bene dal dirlo.  Nella pausa di silenzio, si appoggiò anche lui a una colonna.

-Non mi odi?

La domanda, inaspettata, sorprese Antonio

-Perchè dovrei odiarti?

Lovino nè lo guardò nè gli rispose. Per fare quella domanda aveva dovuto fare a pugni con il suo orgoglio, Antonio ne era certo. L'interrogativo doveva averlo assillato per molto tempo.

-Quando mi dicesti che volevi l'indipendenza ero molto arrabbiato. Fino ad allora non ci avevo mai voluto pensare, ma sapevo che prima o poi avresti voluto essere libero. Era più che naturale. Quando te ne sei andato ho pensato più volte a tutto questo e ho realizzato che non ti avrei mai potuto odiare, Lovi.

Un movimento impercettibile, Lovino gli sembrò sospirare di sollievo, sperando di non essere notato (cosa impossibile, dato che lo sguardo di Antonio era fisso su di lui). Il momento era arrivato. Ora che l'italiano si era "sciolto", o meglio, aveva messo un po' da parte l'orgoglio, Antonio decise di verificare quali fossero i suoi sentimenti. Si avvicinò a Lovino e gli afferrò con delicatezza il mento, in modo da costringerlo a guardarlo negli occhi. Lui cercò di ritrarsi

-Lasciami, spagnolo bastardo!

-No. Prima devi rispondere sinceramente a una domanda. Senza giri di parole.

Lovino smise di lottare e lo guardò con uno sguardo misto di rabbia e imbarazzo.

-Mi odi?

Lovino arrossì e sussurrò qualcosa.

-Non ho sentito.

-Non mi hai nè cercato nè seguito, hai mantenuto stupidamente la promessa per 5 anni, idiota, non posso!

Gli occhi verdi di Antonio lo invitarono a continuare. Lovino lo maledisse mentalmente, sapendo che non si sarebbe arreso fino a quando non gli avesse risposto in modo chiaro e tondo. Gli lanciò uno sguardo che avrebbe potuto uccidere, prima di parlare

-Non ti odio. Adesso lasciami, cazzo!

Il bastardo spagnolo sorrise, felice, in quel modo che Lovino trovava irritante perchè lo attraeva incontrollabilmente e gli lasciò il mento.

-La tua risposta facilita le cose- gli sussurrò, avvicinandosi ancora di più..

Lovino si agitò -Cosa, bastardo... allontanati!

Al suo orecchio, Antonio sussurrò due parole, che sembrarono unirsi alla perfezione con il suo nome -Te quiero, Lovi-

Il cuore di Lovino sussultò, ma prima che potesse riprendersi con una frase del tipo "che cazzo dici" per dissimulare l'effetto delle parole appena udite, Antonio poggiò le labbra morbide sulle sue.

-St... stronzo!- La voce gli tremava, mentre indietreggiava inutilmente, quasi cercando di diventare una cosa sola con la stupida colonna alla quale era appoggiato, rosso come un pomodoro.

Antonio gli prese la mano. La sua stretta era calda e sicura, come quando da bambino lo portava in giro per Barcellona o Madrid.

-Lovino, tu eres mi amor.

Gli occhi verdi dello spagnolo, in cerca di un segnale nell'italiano, lo colpirono. Sembravano leggere e toccare il suo cuore. Forse avrebbero potuto vedere che Lovino lo voleva da anni.

 

Aveva pensato che sarebbe stato bene una volta raggiunta casa Vargas, e lo era stato per un bel po' di tempo. La vita da Nazione era dura e difficile, ma era libero, e ci si abituò presto. Nonostante le sue lamentele, si sentiva realizzato e a suo agio. Ma poi, dopo quasi un anno, un senso di insoddisfazione era entrato nella sua pelle, e, dapprima leggero, era diventato sempre più forte. Dalla relativa serenità in cui si trovava, la sua scontrosità era aumentata, come Feliciano gli aveva fatto notare di tanto in tanto. Non era riuscito a capire cosa voleva, fino a quando, un giorno, gli era capitato di addentare un pomodoro. Il sapore del frutto gli aveva ricordato il posto in cui aveva vissuto per anni, la Spagna, e il bastardo a cui in fondo (anche se aveva fatto fatica ad ammetterlo a sè stesso) voleva un gran bene. L'insoddisfazione... era perchè desiderava vederlo. Però il suo desiderio non era stato esaudito, colpa del suo orgoglio.

 

Lovino decise. Non avrebbe permesso al suo orgoglio di interferire, non ora. Ricambiò la stretta dello spagnolo e sorrise malizioso, prima di baciarlo a sua volta.

Con la mano libera, Antonio lo strinse a sè per un fianco. I loro corpi aderirono perfettamente l'uno all'altro. Lovino schiuse le labbra, permettendo alla sua lingua di entrare. L'italiano sentì la mano dello spagnolo risalire dal fianco sotto la maglia, lungo la sua schiena. Rabbrividì di piacere al tocco di quella mano grande e calda. Sapeva quello che lo spagnolo voleva fare, ma lo bloccò

-Nh, Antonio no- disse a un millimetro dalle sue labbra -Non qui a casa del francese.

Lo spagnolo rise. Si allontanò lentamente da Lovino, senza lasciargli la mano.

-¡Vamos!

 

Francis scalpitava impaziente.

-Voglio vedere quello che stanno facendo!- esclamò -Gli dò ancora 5 minuti, poi vado da loro.

Accanto a lui, Gilbert, sembrava tranquillo. Indicò il labirinto -Troppo tardi, Francis, stanno venendo loro da te.

Il francese li vide. Antonio e Lovino erano per mano, il primo più sorridente che mai mentre Lovino, rosso in volto, alla vista degli amici, cercava di liberarsi, imbarazzato.

-Mon dieu, siete stati via un'ora! Si può sapere che stavate facendo lì dentro?- chiese malizioso.

Antonio gli rispose -Ci siamo persi, Francis

-Quello stupido labirinto del cazzo...- stava dicendo Lovino, dimenticando di essere stato il primo ad entrarci.

-Feliciano e Ludwig?- chiese lo spagnolo. Come minimo avrebbe dovuto avvisare l'italiano che suo fratello rimaneva da lui.

-Feli era stanco, così mio fratello l'ha accompagnato a casa. Ha detto che contava su di te per la sicurezza di Lovino.

Antonio sorrise. Persino Ludwig aveva deciso di collaborare.

-Allora andiamo anche noi. Gracias por esta noche!- disse cercando di metterci tutta la gratitudine che provava.

 

-Andiamo a casa!- esclamò Antonio mettendo in moto la macchina. Aveva lasciato a malincuore la mano di Lovino, che invece era contento che quel gesto così imbarazzante era finito. Lo spagnolo accelerò, impaziente di raggiungere villa Carriedo. Lovino aveva ripreso la sua solita espressione corrucciata, ma gli rivolse un sorriso. Ad Antonio mancò il fiato.

La loro serata era appena iniziata.

 

 

***

L'ultimo capitolo! Yeeeh! Ho avuto qualche problema a copiare dalla brutta (*coff* si è cancellato tutto a metà capitolo *coff*) ma sono riuscita a finirlo a... mezzanotte! XD

Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo, come tutta la storia, grazie a tutti voi che l'avete letta e recensita!

@Chibi_Cute: grazie per l'errore che mi hai segnalato, non me n'ero accorta e l'ho subito corretto ^^

 

ATTENZIONE: a tutti voi che vorreste rileggere la storia (*w*), fra qualche giorno cambierà il nome! Non sarà più "Untitled" ma "Una noche animada"

 

E così la mia "fatica letteraria" è finita... arrivederci alla prossima!

  
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