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Autore: Tetide    07/07/2010    4 recensioni
Magda è una bella ragazza, che all'apparenza ha tutto; tutto, tranne ciò che più vorrebbe veramente. Così, trascina stancamente la sua vita tra il lavoro, che comunque la soddisfa molto, e gli amici, i quali la riempiono di attenzioni. Ma tutto questo non basta a placare il suo vuoto esistenziale; perlomeno, fino a che il destino...
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 CAPITOLO 3

Certo che il sole di queste isole è davvero incredibile!!
Forse per la trentesima volta in quella mattina, Magda si rigirò sul lettino, sistemandosi meglio gli occhiali da sole sul viso ed inclinando meglio l’ombrellone per ripararsi.
“Cos’è, non trovi la posizione giusta?” le chiese ridendo Beate,
“Forse, è probabile…” Magda le rispose senza guardarla; rivolse invece lo sguardo alla piccolissima spiaggia privata dell’albergo, piena zeppa di gente sotto il sole delle undici “E’ meglio proteggersi bene qui, il sole è forte e se non ti ripari sotto a qualcosa, ti ritrovi una scottatura! Lo schermo solare non basta, a quanto pare…”.
Beate si stiracchiò come una gatta “Devo proprio darti ragione. Questo posto è un pezzo di Polinesia in Europa! Sono soddisfatta della nostra scelta, davvero: ci hai dato un ottimo consiglio: non potevamo scegliere posto migliore!”.
“Ragazzo del bar in arrivo!!” una voce alle loro spalle le fece voltare. Era Kurt.
“Allora… ecco qua i due Tequila Sunrise(1) per le signore, mentre per noi… ho preso due tè alla pesca!”,
“Sai la contentezza di Karl quando li vedrà… per noi i cocktails, e per voi due sciacquature di piatti… cos’è, una distinzione classista, fratello?”,
“Certo che no!! Ma Karl è astemio, e quanto a me… preferisco aspettare la discoteca, stasera, per scatenarmi!”, le rispose Kurt, allegro come sempre.
Magda non disse nulla; nemmeno lo guardò in viso per più di un secondo, dietro alle impenetrabili lenti dei suoi occhiali scuri; si limitò a prendere in mano il suo bicchiere, tornando a fissare il mare.
Kurt si sedette per terra, tra di loro “Karl è ancora a mollo?”, chiese,
“Probabilmente sì, dato che ancora non si è visto” gli rispose la sorella “magari torna con qualche scottatura, dopo tutto il tempo che ha passato con il riflesso del sole sull’acqua addosso!!”,
“Ma come sei buona con il tuo fidanzato!” Kurt le diede un leggero spintone “Tu non lo difendi, Magda?”.
Lei mugugnò qualcosa, senza attenzione. Era da quella mattina che si sentiva così chiusa e malinconica, e nemmeno l’allegria di Kurt, di solito così contagiosa, era riuscita a smuoverla un poco.
E lui lo capiva benissimo: conosceva perfettamente quel suo comportamento che a chiunque altro sarebbe apparso strano, e sapeva perfettamente che, quando era così, era meglio lasciar perdere, tirava una brutta aria. Si girò di nuovo verso Beate.
I due presero a parlare del Mondiale di calcio in corso, mentre le loro voci giungevano sempre più distanti ed ovattate alle orecchie di Magda.
Prese a sorseggiare il suo drink, tanto per fare qualcosa; in realtà, non ne aveva voglia. Non aveva voglia di fare nulla.
La ragione, a ben vedere, risiedeva in qualcosa che avrebbe lasciato interdetto chiunque: un sogno fatto la notte precedente.

Si trovava in una grande vallata, circondata da alte montagne; a giudicare dal verde dell’erba intorno ai suoi piedi, per di più cosparsa di piccoli fiori, doveva essere la fine della primavera.
Al suo fianco, camminava un uomo non  ben definito, che lei non riusciva a vedere in faccia; ricordava solo di stare fidandosi di lui.
L’uomo aveva una voce calda  e dolce al contempo, una voce che lei conosceva benissimo: la voce di Ted.
Ma non era Ted.
Lo sapeva, lo sentiva.
Era uno sconosciuto.
Uno sconosciuto con la voce di Ted.
L’uomo continuava a parlarle, catturando la sua attenzione come una calamita attira a sé il ferro; Magda non avrebbe saputo ricordare cosa le stesse dicendo, ma non si trattava di certo di cose piacevoli: lo arguiva dal malumore che quelle parole le avevo lasciato addosso durante la loro passeggiata onirica.
D’un tratto, il cielo sembrò rannuvolarsi; la luce del sole si oscurò ed un vento gelido prese a soffiare, facendo appassire all’improvviso i fiori e spettinando l’erba della vallata.
I due erano l’una di fronte all’altro.
“Perché?” gli chiese lei,
“Perché non è ancora tempo. Ma quel tempo verrà, stanne certa!”,
“Quando?”,
“Non posso dirtelo. Sappi solo che sarai tu a riconoscermi”.

Si era svegliata, di soprassalto. Lentamente, aveva riconosciuto i contorni dell’ambiente in cui si trovava, riprendendo conoscenza.  Si era alzata ed aveva aperto la porta-finestra, uscendo sul terrazzo. Stava albeggiando.
L’intero albergo era immerso nel sonno; non c’era traccia di luce dalle finestre e dalle imposte sbarrate, segno che gli ospiti, dopo i bagordi notturni, si stavano godendo il meritato riposo.
Si era appoggiata alla ringhiera, osservando il mare che rumoreggiava a grosse ondate e la lunga stria della spiaggia in lontananza, punteggiata di ombrelloni dal cappello di paglia; possibile che quel sogno volesse dire qualcosa?
Quell’uomo misterioso… le aveva detto che avrebbe ritrovato l’amore, che avrebbe permesso ad un altro di entrare nella sua vita e nel suo cuore, chiuso e freddo da tempo… poteva mai essere vero? Da tutta una vita aveva sempre creduto ai sogni premonitori, ma adesso stentava a farlo. La cosa le pareva troppo inverosimile.
Il suo cuore era votato a Ted. Avrebbe davvero potuto riaprirlo a qualcun altro, ancora una volta?
Ancora una volta…
Tirando un grosso respiro, era rientrata in camera, per ributtarsi sul letto: l’indomani l’attendeva un’altra dura giornata di vacanza!!

Non poteva smettere di pensarci. Era diventato il suo chiodo fisso, quel giorno.
Kurt e Beate adesso avevano cambiato argomento: parlavano dei frenetici menù a buffet dell’albergo; a loro si era unito anche Karl, del cui arrivo lei non si era nemmeno accorta, assorta com’era nei propri pensieri.
Li guardò, così spensierati, provando una punta di invidia per i suoi amici più cari.

                                                               **********

“O.K., gente!! Adesso andiamo con un successo di qualche anno addietro! Scatenatevi!!!”.
La voce del dj era risuonata alta per tutta la pista, ed anche oltre; a seguire, attaccarono le note di Crazy, di Gnarls Barkeley.  
In breve tempo, la pista si riempì all’inverosimile di gente.
“Ehi, ragazzi, questa me la voglio proprio fare! Beate, vieni con me?”.
Kurt si era alzato in piedi, con il suo solito entusiasmo. Certo che il suo proposito della  mattina di scatenarsi in discoteca era andato pienamente a segno: sarà stata la trentesima volta che si alzava per andare a ballare quella sera, ed ancora non era stanco!
“No, fratello, basta, per favore!! Fatti far compagnia da Magda, che per quasi tutta la sera ha fatto il manico di scopa su quel sedile!”,
“Grande! Hai sentito, Magda? Vieni, andiamo a fare quattro salti!”.
Lei gli rivolse uno sguardo obliquo: non ne aveva davvero voglia, tuttavia era da tutta la giornata che si comportava in maniera un po’ asociale con tutti, e questo loro non lo meritavano davvero; così, accettò.
Si alzò e gli porse la mano, ed insieme si avviarono al centro della pista, dove una folla di persone si stava già scatenando al ritmo frenetico della canzone.
Li imitarono anche loro.
Kurt accompagnava i suoi movimenti con alcune frasi cantate della canzone stessa; Magda lo osservava: era bello, davvero bello, e sicuramente non avrebbe fatto fatica a trovarsi una fidanzata se non avesse avuto occhi che per lei, che invece non riusciva a vederlo come niente di più che un caro amico.
E la sua mente si perse lontano, di nuovo.
Cos’aveva voluto dire lo strano sogno della notte precedente? Era davvero mai possibile che qualcuno prendesse il posto di Ted nel suo cuore e nella sua vita? Che tornasse ad esserci un uomo accanto a lei che non fosse più solo un amico o conoscente?
Non sapeva se voleva augurarselo o meno; il dolore per la perdita del suo uomo bruciava ancora, e molto; d’altro canto, però, Magda non avrebbe voluto, in fondo al suo cuore, trascorrere tutta la vita da sola: rivolse il suo sguardo fuori, al di là dei vetri, sulla terrazza, dove alcune coppie si cambiavano effusioni.
E si perse nei ricordi.

“E’ stato il più bel compleanno di tutta la mia vita!” Magda stava scartando un regalo, gli occhi lucidi per la commozione palese; davanti a lei, Ted la guardava con amore e tenerezza.
“E questo è solamente l’inizio, amore! Niente ci separerà mai!”.
Il pacchetto, scartato, si rivelò essere un bracciale d’oro rosso e brillanti.
“Mio Dio, Ted! Ma… ma… non dovevi, davvero… è … è bellissimo!”.
“Per te questo ed altro, amore mio! Per me, tu sei assai più preziosa di quel bracciale!”.
L’uomo le prese il polso delicatamente, infilandole il gioiello; gli occhi di lei si rifecero lucidi.
“Promettimi… promettimi che non ci separeremo mai! Che staremo sempre insieme!”,
“Sì, te lo prometto! Sempre, sempre!”.
Si abbracciarono e si baciarono a lungo.
Dall’interno della sala ristorante partirono le note di  “Secretly” degli Skunk Anansie, la loro canzone.

“Magda? Magda? Ci sei?”.
Si riscosse dai ricordi, accorgendosi solo allora che Kurt la stava scuotendo per le spalle.
E comprese anche il perché di quell’improvviso tuffo nel passato: il dj era passato ai lenti, mettendo su proprio Secretly.
Le luci si erano abbassate, ed intorno a loro, adesso, stavano diverse coppie abbracciate intente a ballare.
D’istinto, Kurt la prese per la vita, ma altrettanto d’istinto, lei si ritrasse; il ragazzo abbassò lo sguardo.
“Perdonami, Kurt, non posso proprio!”,
“Capisco, sì…”.
Insieme, si avviarono a raggiungere il loro tavolo.
Si sedette, un grave peso sul cuore; perché, perché non poteva semplicemente innamorarsi di Kurt? Sarebbe stato così facile! Lui, così dolce, così gentile, così bello… era il fratello di Beate, tutti insieme sarebbero stati come una famiglia…
Ma al cuore non si può comandar nulla.
Ed anche Kurt lo sapeva bene.
“Scusate, ho bisogno d’aria!”, disse tutt’a un tratto alzandosi e dirigendosi verso la terrazza.
Gli altri la seguirono con lo sguardo, in silenzio.

Magda si affacciò alla balaustra, da dove si poteva vedere benissimo il mare. Si appoggiò al ferro, reclinando la testa, e le scivolò una lacrima lungo la guancia.
Ma perché doveva essere tutto così dannatamente complicato?
Si toccò d’istinto il polso, ove portava ancora il bracciale, regalo di Ted: non se lo era mai più tolto, dal giorno della sua morte, sorta di perenne voto d’amore a colui che non c’era più.
Perché? Perché sono condannata a rimanere sola?
Come in un lampo, le ritornò in mente il suo strano sogno: qualcuno, che lei ancora non conosceva, avrebbe preso il posto di Ted. Allora, non sarebbe stata sola per sempre.
Ma chi poteva essere quel qualcuno?
E ripensò di nuovo a Kurt.
Potrebbe davvero essere lui? E perché no, in fondo? Non sono riuscita a vedere il viso dell’uomo che mi camminava accanto, potrebbe benissimo essere… e poco fa, l’ho trattato così male!
Sentì una fitta all’altezza del cuore, ma la frenò: lei era ancora innamorata di Ted, forse lo sarebbe sempre stata, e di ballare quella canzone con qualcun altro non se ne parlava proprio. Non poteva farci nulla.
Era una cosa superiore alla sua volontà, e basta.

Ma se quel sogno fosse vero, invece? E se si trattasse proprio di Kurt?
Scosse la testa, che ora aveva cominciato a pesarle: troppi pensieri, decisamente!
Decise di rientrare.

Trovò i suoi amici ancora seduti allo stesso posto: adesso, erano intenti a scherzare sui cocktail ordinati; tutto sembrava esser tornato normale, Kurt compreso.
Abbozzando un finto sorriso tirato, si fece posto accanto a loro; Beate le si rivolse subito, allegra come al solito.
“Scusa se abbiamo ordinato, ma tu non tornavi… e Karl aveva sete!!”,
“Ma che vai dicendo?!?”, la rimbeccò subito questo,
“La verità! Tu hai sempre fame o sete, bello mio!!”,
“Ed ecco che ricominciano!!” intervenne Kurt, scoppiando poi a ridere.
Magda lo guardò, e si rilassò: se anche il suo comportamento di poc’anzi lo aveva ferito, era evidente che ora tutto era dimenticato. E questa era una delle cose che più le piacevano di lui: si lasciava scorrere tutto sulla pelle, senza mai tenerti su il broncio.
Kurt era davvero un ragazzo dalle mille virtù, pensò ancora.
Perché non riesco ad amarlo? Perché?
Quel sogno… perché continuava a pensarci, accidenti? Era solo un sogno, basta!!
Ma, in fondo, lei ci aveva sempre creduto ai sogni premonitori…
E troppe volte, questi si erano avverati.
E ora?
Istintivamente, portò la propria mano su quella di Kurt; lui si voltò e le sorrise; lei gli ricambiò il sorriso.
“Vuoi bere anche tu?” le chiese Kurt quasi sottovoce,
“Sì, grazie. Un Vodka Martini(2), se non ti dispiace”,
“Arrivo subito” il ragazzo si alzò.
Lei lo seguì con lo sguardo, mentre si avviava verso il bar.

                                                                **********

Ne bevve tre, di Vodka Martini, quella sera;  e con ogni sorso che mandava giù, se ne andava a fondo anche un pezzo della sua coscienza, intesa non solo in senso di vigilanza.
Karl e Beate si erano ormai ritirati, così come la maggior parte degli avventori del locale; la musica non suonava più, persino il dj se ne era andato a letto; sulla pista, ora vuota e buia, si disegnavano i deboli arabeschi di luce di una splendida luna estiva al tramonto, che fra un paio d’ore avrebbe ceduto il passo all’alba.
Da quando aveva finito il suo terzo bicchiere, Magda non aveva smesso un istante di ridere; anzi, se possibile, aveva aumentato sempre più, fin quasi a perdere il respiro; d’accordo che Kurt, quando voleva, sapeva essere davvero divertente, ma ora lei stava un po’ esagerando…
“Dài, adesso basta, Magda. Andiamo a dormire anche noi! Non sai che ore sono?”,
“Ma se non sono nemmeno le cinque! Non ti facevo così pigro, Kurt!”,
“Tu sei proprio andata!”,
“Probabile!”,
“Coraggio, ti aiuto ad alzarti!” dicendo questo, le prese il polso dove lei portava il bracciale.
Magda smise di ridere all’improvviso, mentre un’ombra le passava negli occhi, facendosi largo tra i fumi della sua allegria alcolica.

“Forza, andiamo a letto! O domattina non ce la farai ad alzarti!”,
“Aspetta un attimo, Ted! Non mi tirare così,  mi farai cadere!”,
“Avanti!! Sono le cinque e mezza del mattino!”,
“Solo se prima balliamo un ultimo lento”.

“Magda? Cosa c’è?”,
“Ecco, io mi chiedevo… Kurt… se noi… non potessimo ballare ancora un lento… l’ultimo!”,
“Un lento? Quale lento? Qui non c’è più nemmeno la musica, il dj se ne è andato!”,
“E allora? Non abbiamo per forza bisogno della musica per ballare! La luce della luna è magica, sai?”,
“Sì, credo di capire cosa vuoi dire”.
Tenendola per mano, la condusse al centro della pista vuota; poi, lentamente, iniziarono a dondolarsi dolcemente al ritmo di un’invisibile melodia che solo loro potevano udire. Le altre poche coppie rimaste in sala ai tavoli, li osservavano incuriosite.
“Visto? C’è sempre un’occasione per ballare!” fece lei,
“C’è sempre un’occasione per tutto, Magda”.
D’improvviso, Kurt la baciò.
E lei non si ritrasse.
Non questa volta.

                                                                 **********

Salire in camera e comprendersi senza parlare fu tutt’uno; sin dalla sala stessa della discoteca ormai vuota, passando poi per l’atrio centrale, i corridoi, l’ascensore, fino ad arrivare dinnanzi alla porta della camera di Magda, i due non avevano smesso un solo istante di toccarsi, baciarsi, esplorarsi freneticamente ed avidamente, per certi aspetti anche in maniera quasi famelica: le mani dell’una che frugavano con insistenza sotto alla camicia dell’altro, le labbra di lui che lasciavano una scìa rossastra lungo il viso ed il collo della donna, per poi raggiungere il seno, una volta che si furono trovati al sicuro tra le pareti della camera. Gli abiti di entrambi scivolarono al suolo, mentre l’aria si riempiva dei loro gemiti.
Per Magda era passato assai più di un po’ di tempo; tuttavia, certe cose non si dimenticano mai: soprattutto, se hai un pensiero fisso che ti martella la testa ed un mezzo litro di alcool nelle vene.





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(1)Nome di un famoso cocktail, per la verità un po’ alcolico da bere di mattina…
(2)Altro cocktail mooolto alcolico!

Chiedo perdono a tutti per il ritardo con cui aggiorno, lo so che non è da me; ma questo periodo è un vero casino... niente male, come inizio d'estate! Poi, naturalmente, la confusione non aiuta certo l'ispirazione, e questo capitolo non voleva saperne di venir fuori... Ad ogni modo, ce l'ho fatta, o almeno ci ho provato! :-) La nostra Magda, in questo capitolo è l'esempio più palese di cosa può combinare l'accoppiata micidiale alcol+dolore: ne vedremo le conseguenze al prossimo capitolo, se avrete ancora voglia di seguirmi!
Kikkisan: grazie dei tuoi complimenti, sei sempre gentile. Eh sì, la tristezza purtroppo è uno dei segni distintivi della povera Magda, per lo meno per ora... ma credo che qualcosa cambierà, magari non subito...
Livia: wooow!! E' davvero bello quello che dici! Sono riuscita a farti "vivere" ciò che ho scritto?!? Beh, allora spero di continuare a farlo... e grazie per aver messo la mia storia tra i preferiti! ;-)
Ninfea Blu: a te debbo dire grazie mille volte, e tu sai perché; il tema del distacco, sebbene difficile da trattare, è un tema che mi "prende" molto, anche se non so fino a che punto, in questa storia, arriverò a sviscerare... spero comunque di non deluderti. P.S.: è vero, non sono capace di scrivere storie a tema romantico puro e semplice, in mano mia diventerebbero dei polpettoni o, peggio ancora, dei racconti comici... mi riesce meglio "virare" sul drammatico o sull'erotico, li trovo entrambi più realistici.

Un bacio anche a chi legge senza recensire!
Tetide.
  
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