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Autore: Shainareth    07/07/2010    4 recensioni
[Dragon Age: Origins] Brevi frammenti di vita del Custode Grigio Nimue Surana, antecedenti al suo incontro con Duncan e la partenza per Ostagar.
Attenzione: questa raccolta contiene anche alcune informazioni sui due romanzi di David Gaider, sceneggiatore del videogioco, e analizza determinati personaggi della cosiddetta Mage Origin.
Mi riservo di alzare il rating nel qual caso le prossime shot lo richiedessero.
01. Condivisione
02. Re
03. Proposta
04. Tormento
05. Forbici
06. Incontro
07. Incubi
08. Dicotomia
09. Fuoco
10. Separazione
11. Testamento
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nimue Surana'
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INCUBI




A quelle urla, tutto il dormitorio si svegliò e subito mandarono a chiamare Wynne. Quella bambina era di sua competenza, dopotutto, e già più volte avevano dovuto ricorrere a lei nelle ultime settimane. Qualcuno era anche andato a lamentarsi col Primo Incantatore, ma l’unica cosa che aveva ottenuto era stata un’esortazione a pazientare e ad aiutare piuttosto che a mostrarsi insofferente davanti a una situazione tanto delicata. Con gli elfi era spesso così, c’era poco da fare. Era difficile riuscire a vincere la loro diffidenza nei confronti degli umani, anche perché molti di quelli che giungevano a Kinloch Hold erano abbastanza grandi da aver vissuto appieno, anche se non direttamente, le umiliazioni a cui erano costretti quelli della loro razza.

   Pur con i capelli arruffati, gli occhi cisposi e la vestaglia infilata frettolosamente sulla lunga camicia da notte, Wynne si precipitò nella camerata delle ragazze, dirigendosi dritta verso uno dei letti in fondo. Si inginocchiò accanto ad esso e poggiò il palmo della mano sul fagotto nascosto sotto le coperte. «Ha avuto un altro incubo?» domandò quando, a quel semplice contatto, tutt’intorno calò il silenzio, con buona pace soprattutto degli studenti.

   «Non lo so», rispose Lia, una delle apprendiste più grandi che per prima era accorsa nel tentativo di calmare la bambina. «Abbiamo provato a chiederglielo, ma non la finiva di strillare.»

   «Ci penso io, ora», disse la donna in tono pratico. «Grazie, tornate pure tutte a dormire.» Quando la situazione parve rasserenarsi, Wynne spostò di nuovo la propria attenzione sul letto. «Nimue?» chiamò piano. Il fagotto si mosse appena. L’Incantatrice scostò lentamente le coperte, rivelando la figura quasi appallottolata della piccola, che si coprì il visetto con le mani. «Hai fatto un brutto sogno?» Annuì. «Vuoi dormire con me?» Un occhio verde sbirciò nella sua direzione, e Wynne si lasciò scappare un sorriso. «Vieni, allora», le disse, incoraggiandola a uscire dal suo rifugio.

   La bambina non si lasciò pregare e subito si allungò verso di lei, avviticchiandosi al suo collo con le braccia e circondandole la vita con le gambe, la testa piegata contro la sua spalla. Wynne si rimise in piedi appoggiando il peso del corpo al proprio bastone, la cui cima emanava una pallida luce che l’aveva aiutata ad arrivare fin lì senza avvalersi di lampade e candele. Quindi, facendo il meno rumore possibile per non disturbare le altre, si allontanò dagli alloggi degli apprendisti con quel piccolo fardello dalle orecchie a punta, abbarbicato a lei come una scimmietta con la sua mamma.

   Wynne non era solita viziare in quel modo i propri studenti, ma con quelli così giovani a volte non si poteva fare altrimenti. In più, benché si rendesse perfettamente conto di rischiare di cadere nell’eccesso opposto, non voleva assolutamente rimpiangere di nuovo la perdita di uno dei suoi allievi, così com’era stato con Aneirin, e pertanto sempre più volentieri si lasciava vincere dal rimorso e dalla tenerezza. Sorrise fra sé, riflettendo su come e quanto gli anni di insegnamento la stessero cambiando, trasformandola pian piano in una donna sempre meno intransigente e sempre più materna.

   Richiuse la porta della propria stanza alle loro spalle, non senza qualche difficoltà nei movimenti, e accese il lume ad olio sul comodino, così da poter abbandonare il bastone in un angolo per dedicarsi soltanto alla bambina. Sedette sul letto, lasciandosela scivolare sulle ginocchia. Nimue finalmente mollò la presa sulla sua nuca, afferrando però fra le dita i lembi dell’ampio collo della vestaglia della sua salvatrice.

   «Mi spiace», mormorò mortificata.

   «Per cosa?» le chiese Wynne, passandole una carezza sulla testa per scostarle i capelli fini dagli occhi e asciugandole la pelle del viso, bagnata a causa delle lacrime che adesso aveva smesso di piangere.

   «Per aver di nuovo svegliato tutti», rispose la piccola.

   «Allora dovremmo cercare di spaventarci di meno dei brutti sogni, non sei d’accordo?» le suggerì l’Incantatrice. L’altra annuì silenziosa. «Dopotutto, non possono farci del male.»

   «Ma Niniane piangeva», farfugliò con voce tremula.

   Quando era stata condotta lì alla Torre, i templari avevano raccontato che Nimue aveva dato fuoco a due umani mentre assisteva impotente allo stupro di sua sorella maggiore. Non c’era da scherzare o da prenderla alla leggera, era una faccenda davvero delicata, più o meno quanto quella delle apprendiste che giungevano lì dopo aver subito sulla propria pelle i desideri carnali di uomini senza onore.

   «Lei adesso sta bene», disse Wynne, cercando di tranquillizzare la bimba.

   «Ethan dice che, quando sogniamo, siamo nell’Oblio, e che lì ci sono gli spiriti cattivi.»

   «Ethan è uno sciocco, vuole solo spaventarti», le assicurò ancora. «Nell’Oblio ci sono anche molti spiriti buoni. E i sogni sono solo sogni. L’importante è sapere che, riaprendo gli occhi, tutto tornerà come prima.» Era troppo presto per spiegarle l’esistenza e l’importanza delle premonizioni che avvenivano durante i viaggi onirici, anche perché i maghi capaci di fare ciò erano davvero una rarità. «Tu sai distinguere i sogni dalla realtà, vero?» Nimue annuì di nuovo, attorcigliandosi una ciocca di capelli attorno alla punta di un dito. «Ora dormiamo, va bene?»

    «Posso… Per favore, posso avere un po’ d’acqua, prima?»

   Wynne l’adagiò sul letto, e mentre la piccola gattonava sul materasso già pronta a scegliere il cantuccio in cui riposare, lei si adoperò per riempire un bicchiere dalla brocca che sistemava sul comodino tutte le sere. Glielo porse e, aspettando che lei finisse di bere, volle chiarire: «Stanotte resti qui, ma devi promettermi che la prossima volta che avrai un incubo ti sforzerai di ripensare alle mie parole: non c’è niente di vero in quei brutti sogni. D’accordo?»

   Per la terza volta la bimba fece segno di sì con la testa, pur continuando a centellinare l’acqua, tanto da farsene cadere addosso qualche goccia. Wynne sospirò, armata di pazienza; e quando lei finì e la ringraziò, si sorprese ad asciugarle la bocca e il mento con le dita di una mano: esattamente come avrebbe fatto la sua mamma.

   «Infilati sotto le coperte, ora», le ordinò, togliendosi la vestaglia e stendendosi accanto a lei.

   «Wynne?» sentì quasi in un sussurro, quando la luce fu spenta. «Anche se mi avete detto che quello che vediamo nei sogni non è la realtà… i ragni esistono davvero.»

   Corrucciò la fronte. «Quali ragni?»

   «Quelli brutti e grossi che hanno fatto piangere Niniane.»

   «Ah», balbettò. Dunque, era questo l’incubo che aveva tenuto sveglia metà degli abitanti della Torre, quella notte?

   «Avevano anche le ginocchia.»

   «I ragni non hanno le ginocchia, Nimue.»

   «Facevano schifo.»

   Ridacchiò per il disgusto che la piccola non riusciva a nascondere in alcun modo. «Alcuni sì, è vero», ammise, voltandosi verso di lei per rimboccarle le coperte. La sentì muoversi e un attimo dopo la ritrovò di nuovo aggrappata alla sua camicia da notte.

   «Posso dormire qui anche domani?»

   Era un colpo basso, quello. «No, tesoro», si costrinse a risponderle. «Non sarebbe giusto nei confronti di tutti gli altri bambini», le spiegò con sincerità. «E poi, se sapesse che alla tua età dormi ancora con qualcuno, Ethan ti prenderà in giro.»

   Disturbata da quell’idea, Nimue lasciò andare gli indumenti di lei, sistemandosi meglio nella sua porzione di letto e infilando le manine tra la guancia e il cuscino. «Allora domani non piangerò», promise. «Tanto i sogni sono finti», ragionò infine con fare serio; più che altro per convincere se stessa, disperatamente in cerca di un coraggio che sapeva di non possedere. E poi, se pure avesse avuto un altro incubo, c’era sempre la buona Lia a cui chiedere protezione contro i ragni, giusto?













Si nota che mi piacciono i bimbi? XD
Ad ogni modo, di questa devo fare un disegno, assolutamente. Ora non ne ho il tempo, ma quando ci riuscirò, lo posterò su DeviantArt, promesso. è_é
Facendo un passo indietro, e quindi tornando alla scorsa shot, sono davvero lieta di sapere che vi aggrada il modo in cui sto dipingendo l'una e l'altra faccia della Torre del Circolo, e cioé maghi e templari. Ovviamente non finisce qui, tornerò ancora sull'argomento, anche perché mi interessa particolarmente esplorare questo mondo in tutte le sue sfaccettature. Mi chiedo però cosa avrei saputo scrivere se anziché una maga mi fossi creata una guerriera (mio prossimo pg)... Boh, lo scoprirò quando deciderò di finire Awakening con Nimue. :D
Ringrazio tutti coloro che seguono questa raccolta, la mia santissima beta Atlantislux, lo psicologo personale di Nimue Erecose, Lara, Evertine, ashar e The Mad Hatter. ^^
A prestissimo,
Shainareth
P.S. Due parole per la long: al momento sono ferma per causa di forza maggiore, ma prometto di riprendere a scrivere/pubblicare quanto prima. :D





  
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