I miei giorni in
ospedale
Per
la terza volta risento la porta aprirsi. Saranno i miei genitori. Chissà cosa
penseranno di me. Mi odieranno dopo quello che ho
appena fatto?
Apro
di nuovo gli occhi.
Mia
madre mi si avvicina, sta allungando la mano, forse mi vuole dare uno schiaffo.
Istintivamente chiudo gli occhi, ma mia madre non mi
picchia, al contrario mi accarezza il viso.
Come
può non avercela con me dopo quello che ho fatto? Non
posso essere giustificato. Apro gli occhi. Mia madre è seduta sul mio letto ed ha gli occhi lucidi, Luca e sul suo grembo e
mio padre è seduto su una sedia vicino mia madre.
-Mamma…scusa…io-
non riesco a concludere la frase. Le lacrime mi impediscono di continuare a parlare. Vorrei dire tante
cose, vorrei chiederle scusa, vorrei abbracciare tutta
la mia famiglia, ma non ci riesco.
Mia
madre fa scendere Luca dal suo grembo e si avvicina a me e mi
abbraccia.
-Shh…non parlare. Sei troppo debole. Non
è successo niente. Mi spiace solo non esserti stata vicina in questi giorni.
Perdonami-
Rimaniamo
abbracciati a lungo fino a quando la mia piccola peste
non comincia a parlare.
-Mamma,
Milko quando tolna a casa?-
Mia
mamma mi aiuta a farlo salire sul letto e io posso
così accarezzargli il viso.
-Ehi
piccolino!Io torno presto ok?-
-Va
bene- Si avvicina al mio orecchio e mi sussurra –Mi sei mancato tanto- e detto
questo mi dà un bacio sulla guancia.
I
miei stanno con me fino a quando non termina l’orario
delle visite. Verranno a trovarmi domani pomeriggio e io li aspetterò con
ansia.
Sono
ormai le sette di sera e un’infermiera viene a portarmi delle pillole e la
cena. Entra cantando…non sembra neanche un’infermiera di come
è vestita. Gonna corta, tacchi alti e un top da
urlo. Sicuramente è così felice che non riesce a non manifestare la sua gioia.
Sorrido.
Forse
questa ragazza è capace di trasmettere la sua felicità.
Dopotutto
anche con Luca era sempre così. Lui mi sorrideva e, anche se il mondo mi era
appena caduto addosso, non riuscivo a trattenermi dal sorridere anch’io. Quanto
mi mancherà…
Scende
una lacrima…
No!
Non posso piangere qui adesso mentre ci sono altre
persone in questa stanza. Non posso…
-Tieni!-
Alzo
gli occhi e vedo che la ragazza mi sta porgendo un fazzoletto. Lo prendo e
asciugo le mie lacrime.
-Grazie-
Il
tempo di dire queste parole e comincio a dare origine ad un pianto dirotto. Lei
mi si avvicina e si siede sul mio letto. Istintivamente l’abbraccio e comincio
a raccontare in un ordine confuso tutti i miei pensieri, le mie
paure.
Le
parlo di Luca, della scuola, di Michele, del perché ho tentato il suicidio. Di
tutto.
Chissà
perché con una sconosciuta è più facile confidarsi.
Lei
mi osserva, ma non dice una parola. E non sa quanto
gliene sono grato…
Passo
una buona mezz’ora a parlare di tutto quello che m passa per la testa e alla
fine riesco a calmarmi.
-Grazie.
E scusami se ti ho fatto perdere tempo. Sicuramente il
tuo ragazzo ti starà aspettando.-
Stavolta
è lei a chiudere gli occhi e sul suo viso sparisce quel bel sorriso che mi aveva
tanto colpito. Cosa ho detto di male?
-Senti…è
tardi e hai ragione devo andare…scusami. Volevo solo avvertirti che domani verrai trasferito in un’altra camera. Bè…io
vado…-
-Grazie.
Tu eri solo venuta a portarmi le pillole e io t ho fatto
perdere tempo. Scusami-
Lei
si gira, mi guarda e se ne va, chiudendosi la porta alle sue spalle.
Mentre mangio ripenso all’incontro con la ragazza. Che ho detto di male?
Dopo
aver finito di cenare,poso il vassoio sul comodino e,
dopo aver constatato che in tv non c’è un cazzo come
al solito, mi stendo sul letto e cerco di riordinare nella testa tutti gli
avvenimenti successi in meno di 24 ore.
Vorrei
capire il perché del bacio di Michele. Perché l’ha
fatto e dopo non mi ha detto niente? Forse non l’ha fatto apposta o forse…ha
paura! Forse potrebbe essere così. Insomma…quando io ho scoperto di essere omosessuale ho avuto un po’ di paura, ma poi,
grazie all’aiuto della mia famiglia, sono riuscita a superarla e sono riuscito
ad essere me stesso.
Ma all’inizio avevo paura…paura di non essere accettato.
Passerà
un po’ di tempo prima di capire se lui prova qualcosa
per me, ma io sono disposto ad aspettare.
Con
questi pensieri in testa mi addormento e quando mi sveglio sono le sette de mattino. Mi viene
portata in camera la colazione e successivamente vengo trasferito in una stanza
con altri due ragazzi. Mi guardo intorno. Un ragazzo, il moro ha una frattura
alla gamba, mentre il rossiccio penso abbia una
frattura alla mano. Però devo ammettere che il
rossiccio non è niente male. Mi piacerebbe conoscerlo, ma non ho la sfacciataggine di presentarmi lì e fare amicizia.
Accanto,
sul mio comodino, trovo dei libri. Ne prendo uno e comincio a leggere. Smetto solo quando la ragazza con cui la sera prima avevo parlato
entra nella mia stanza. Riposo gli occhi sul libro, ma non leggo. La osservo.
Sembra stia cercando qualcuno.
I
nostri occhi si incontrano un solo istante, perché io
mi volto subito da un’altra parte. Piano piano mi giro ad osservarla. Sta venendo dalla mia parte. Che vorrà?
-Ciao.-
E’
rossa in volto. Chissà cosa vorrà.
-Ciao.-
-Posso
sedermi?-
-Certo
accomodati-E le faccio spazio per sedersi.
-Grazie.
Senti…io mi vorrei scusare con te per quello che è
successo ieri. Sono stata una maleducata, mi sono arrabbiata con te quando tu no ne avevi colpa-
Io
rimango in ascolto. Capisco che lei vuole parlare senza essere interrotta.
-Il
fatto è che….-Abbassa la voce- Io ieri non andavo da un ragazzo ma da….-
Le
metto un dito in bocca. So quanto le costa parlare e
non voglio sforzarla.
-Basta
così. Ho capito non ti preoccupare. E poi pochi ti potrebbero capire come me.
Io sono… gay.-
A
queste parole arrossisco. Non rivelo spesso il mio segreto a molte persone.
Lei
sorride e io ricambio il sorriso. Capiamo che ci possiamo fidare l’uno
dell’altra. Infatti lei comincia a raccontarmi la sua
vita.
E’
una ragazza bisessuale, ma lei non ha avuto la fortuna di avere
genitori che la capivano, anzi appena i suoi l’hanno scoperto l’hanno buttata
fuori di casa.
-Dicevano che ero una vergogna, che non dovevo più
tornare in quella casa, a meno che non dicevo di avere sbagliato e di avere
capito. Ma io non sono più tornata perché non ho fatto
niente di male. Sono semplicemente me stessa. Dopo che
i miei genitori mi hanno buttato fuori di casa mi sono
data da fare per trovarmi un lavoro e alla fine sono riuscita ad ottenere il
posto di infermiera. Con i soldi dello stipendio sono riuscita ad affittare una
camera che condivido con la mia ragazza.-
Continuiamo
a parlare fino a quando a lei non comincia il turno di
lavoro e mi deve salutare.
-Appena posso passo. Mi piace stare con te-
-Anche a me.-
Le
mando un bacio e lei fa finta di acchiapparlo.
Questa
ragazza è veramente una forza. Ha un coraggio inimmaginabile…e pensare che ha fatto tutto da sola.
A
mezzogiorno arriva il pranzo, con contorno di medicine e subito dopo mi
riaddormento. In questi giorni sono troppo debole.
Ragazzi…scusate se v confondo le idee cambiando i capitoli…sn una casinara…va
bè…spero che qst capitolo
sia + piacevole…se devo essere sincera m piace molto d + d quello di prima….e a
voi piace?
Mi raccomando…recensite!!!