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Autore: IsaMarie    08/07/2010    11 recensioni
Bella e Jasper sono i gemelli Swan che vivono con il padre Charlie e la cugina Rosalie a Forks. Le loro vite si intrecceranno con i ragazzi Cullen: Edward, Alice e Emmett.
(Scritta con sara_cullen)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie, Jacob/Leah
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Ciao a tutte ed eccomi qui con un nuovo capitolo. Diciamo, che iniziamo a fare dei passi avanti...
Ringrazio come sempre le fedelissime ma anche chi ha voglia di dare anche una semplice occhiata per curiosità.
Un bacio a tutte!


 vanderbit [Contatta] Segnala violazione
Grazie per i complimenti! Non sai quanto mi faccia piacere il fatto che qualcuno apprezzi il mio modo di scrivere. Mi riempie di orgoglio. Penso che ti piacerà il viaggio in macchina! Un bacio
 bellina97 [Contatta] Segnala violazione
Non ti preoccupare vedrai che piano piano inizierà a ragionare!
 ashar [Contatta] Segnala violazione
Oddio ashar, ce l'hai fatta a trattenere il fiato? Ero preoccupata!!! Hi hi hi hi!!!
Sei troppo forte. Ti lascio alla lettura del viaggio, vedrai che ti piacerà!!! Un abbraccio!
 giova71 [Contatta] Segnala violazione
Dai giova, calmati!!! In fondo è sempre il nostro Eddino e vedrai che si riprenderà!
 Austen95 [Contatta] Segnala violazione
Grazie Austen, vedrai che Eddino prima o poi rinsavisce! Un bacio!
 sandy69 [Contatta] Segnala violazione
Alice è sempre Alice. E' un mito! Chissà se li aiuterà? Mah!!! A presto!


CAPITOLO 7

Conoscersi


Pov Edward

Noi ragazzi eravamo appena partiti. Come d’accordo io ero in auto con Bella e non riuscivo già a toglierle gli occhi di dosso. Continuavo a pensare a quanto fosse bella. Guidava sicura e veloce. Era decisamente affascinante.
-Mettiamo un po’ di musica?- propose, interrompendo quel silenzio imbarazzante.
Contemporaneamente avvicinammo le nostri mani all’autoradio e ci sfiorammo. Le ritraemmo entrambi di scatto, io perché avevo sentito di nuovo quella scossa del primo giorno e lei probabilmente per imbarazzo, perché vidi che era arrossita.
-Lascia faccio io- la rassicurai.
Accesi  e le note che si sprigionarono mi avvolsero subito come le braccia di una dolce compagna.
-Scusa cambio subito cd, me lo sono dimenticata dentro dall’ultima volta che l’ho usata- mi disse avvicinandosi pericolosamente al cassettino e sfiorandomi le gambe col suo seno. Quella macchina era decisamente troppo stretta! E lei era troppo vicina. La mia testa urlava TROPPO VICINA!
-No, non cambiare. Mi piace molto Debussy e “Claire de lune” è la mia preferita. Non pensavo ti piacesse questo genere- mi meravigliai, rilassandomi dato che era tornata nella sua posizione.
-Bè… non sai parecchie cose su di me…- mormorò, in tono di rimprovero. Era vero, non le avevo mai dato la possibilità di farsi conoscere meglio con il mio atteggiamento odioso.
-Comunque… è anche la mia preferita, la ascolterei per ore e ore. Sai… la musicista in famiglia era mia madre. Il pianoforte a casa è il suo, e poi è passato a Rose. La suonava tutte le sere quando era ora di dormire, come se fosse la nostra ninna nanna. Io e Jasper ci sdraiavamo sul divano e dopo qualche minuto crollavamo, poi mio padre ci portava nelle nostre stanze. Altre volte invece lei suonava e noi cantavamo. Specialmente nel periodo natalizio. Erano tempi felici. Nell’ultimo periodo della sua malattia e quando poi se n’è andata, per molto tempo feci fatica ad addormentarmi, senza la mia mamma che suonava. Poi un giorno Jasper, con l’aiuto di Jake, registrò su cd delle riprese che avevamo di lei che suonava. Questa che senti è proprio lei- mi rivelò, con una forte malinconia nella voce; -Io non ho mai imparato a suonare. Mia mamma ha cercato di convincermi un sacco di volte, ma  le rispondevo sempre che avrebbe avuto un sacco di tempo per insegnarmi e invece….- si interruppe e una lacrima le scese sul viso.
Avrei voluto asciugarla, non volevo piangesse, non volevo che si rattristasse, ma mi trattenni e rimanemmo in silenzio per un po’ avvolti dalle dolci melodie incise sul cd.
Pensai che non l’avevo mai sentita parlare così tanto, anche perché non gliene aveva mai dato occasione.
-Sai… tua madre era proprio brava!- mi complimentai, anche per interrompere quel silenzio denso di tristezza che era sceso tra noi. Avevo l’assurdo bisogno di risentire la sua voce.
-Lo so grazie, ma mi hanno detto che anche tu sia molto bravo… Anche se non ho ancora avuto l’onore di sentirti suonare- affermò, con una punta leggere di risentimento nella voce, facendomi sentire in colpa.
In effetti, le volte che mi aveva trovato al pianoforte, appena entrava nella stanza, io smettevo. Era una sensazione strana… ma mi sentivo in imbarazzo a suonare davanti a lei, come se fossi stato sicuro che avrebbe potuto leggermi dentro… quando suonavo mettevo a nudo la mia anima e la mia paura più grande era che lei potesse capire il desiderio che provavo per lei. Ma in quel momento volevo cancellare quell’espressione triste e malinconica.
-Ci sarà occasione, non ti preoccupare. E poi non penso di essere questo fenomeno, ma mi piace veramente suonare, ci metto tutta la passione che posso. Mi fa sentire libero, come se in quel momento potessi tradurre qualsiasi emozione o sentimento che provo in una lingua comprensibile a tutti- le rivelai, cercando di rassicurarla. Non mi ero reso nemmeno conto delle parole che mi erano uscite dalla bocca. Perché le avevo raccontato quelle cose? Era come se non riuscissi a farne a meno e poi, d’improvviso compresi… io volevo che lei mi conoscesse, che capisse come era fatto il vero Edward.
-E’ una cosa meravigliosa. Sei fortunato, non tutti hanno la possibilità di potersi esprimere così. Anzi veramente molti ragazzi non hanno proprio niente da esprimere. Ci sono tanti deficienti in giro- dichiarò, ridendo e io mi unii a lei confermando.
-Quali altre musiche ti piacciono?- le domandai. Non potevo fare a meno di voler sapere tutto di lei.
-Veramente non c’è un tipo particolare, deve piacermi la canzone in quel momento. Deve comunicarmi qualcosa. Non so se sono riuscita a spiegarmi- mormorò.
-Perfettamente, per me è lo stesso- le risposi. Iniziavamo ad avere un po’ troppe cose in comune e questo per la mia ossessione non era un buon segnale.
-Comunque ascolto tanta musica italiana. La sorella di mio nonno paterno si è trasferita in Italia anni fa e si è formata una famiglia. Noi andiamo tutte le estati a trovarli e di solito ci stiamo un mese. Così fin da piccoli ci hanno fatto studiare l’italiano e ora lo parliamo e capiamo perfettamente. Sai questa è stata la prima estate in cui mio padre non è venuto con noi in Italia, perché poi doveva andare in crociera con tua mamma e non avrebbe avuto abbastanza ferie- mi raccontò.
-E questo ti ha dato fastidio?- le chiesi. Volevo capire se in lei c’era del risentimento per quello che aveva fatto suo padre.
-Un po’ sì, devo ammetterlo… ma poi ho capito che anche lui ha diritto a rifarsi una vita e se è felice lui, lo siamo anche noi- mi spiegò, rivelandomi un animo gentile e generoso.
-Comunque anche a me piace molto la musica italiana e anche noi parliamo perfettamente quella lingua- le rivelai. Mi guardò stupita.
-Mio padre era figlio di un inglese e di una italiana e quindi è cresciuto conoscendo entrambe le lingue e la stessa cosa ha fatto con noi. Ci parlava spesso in italiano, fin da piccoli, quindi per noi è come se fosse la nostra seconda lingua- le raccontai.
-Certo che abbiamo un sacco di cose in comune- dichiarò sorpresa. Appunto! Decisamente troppe!
-Sono contenta che mio padre abbia trovato una donna dolce come tua madre. Ma voi? Cosa ne pensate? Con Alice ne abbiamo già parlato e so che anche lei è felice per loro- mi chiese all’improvviso.
-Anche io ed Emmett siamo contenti. Non vedevamo così serena la mamma da un bel po’. Personalmente ero molto angosciato all’idea di doverla lasciare sola alla fine dell’anno. Andremo tutti in college lontani, sempre che ci accettino, e quindi avremo poche occasioni di vederla. Ma ora che so che è  in ottima  compagnia sono più tranquillo. Tuo padre la ama, si vede lontano un miglio e ha accettato anche tutti noi. Quando sono tornati dal viaggio e abbiamo saputo la notizia del matrimonio e del trasloco, ero scioccato. Non pensavo che mia madre potesse fare un gesto del genere senza neanche avvertirci. Ma poi ne abbiamo parlato tra di noi e abbiamo capito che si amano proprio tanto e che la felicità della mamma doveva essere al primo posto. Così  abbiamo fatto armi e bagagli e siamo venuti, senza protestare- le spiegai.
-Siete stati molto generosi, non so se io l’avrei presa così bene al posto vostro. Per noi non è poi cambiato tanto… ma il pensiero di lasciare la mia casa, i miei amici, il posto in cui sono cresciuta, mi metterebbe addosso una terribile angoscia- mi rivelò sincera. La capivo perfettamente.
-Sì, ma da quel poco che sono riuscito a conoscere di te, l’avresti fatto senza creare problemi alla tua famiglia- affermai sicuro.
-Vero- confermò.
-Non siamo poi così diversi- sussurrai, più a me stesso che a lei.
-E poi non abbiamo proprio lasciato la casa: la mamma l’ha tenuta, nel caso un domani qualcuno di noi voglia stabilirsi a New York o anche avessimo solo intenzione di passarci qualche giorno- le confidai
-Oddio! Ma è fantastico!! Allora nelle feste di Natale potremmo fare un viaggetto a N.Y.!- esclamò, entusiasta; -Bè… sì, insomma… sempre che a voi vada bene, si intende- aggiunse flebile, smorzando il tono, palesemente imbarazzata. Sorrisi compiaciuto. L’idea di noi due insieme a N.Y. mi stava già entusiasmando.
-Certo, non ti preoccupare, ormai quel che è nostro è anche vostro e viceversa- la rassicurai. Poi mi venne in mente un’idea; -Siamo una famiglia, no? E in famiglia si condivide tutto. Giusto?- affermai, subdolamente.
-Sì… ma perché mi sembra che il tuo tono di voce abbia dei sottintesi?- mi chiese, sospettosa. Cavoli! Non poteva già aver capito dove volessi andare a parare. Poi il viso le si illuminò.
-Ti ho già detto che la mia piccolina la guido solo io!-esclamò, scoppiando a redere; -Certo che sei proprio subdolo!- mi schernì. Era una ragazza incredibile, mi capiva al volo… era anche incredibilmente stupenda quando rideva.
-Eddai! Però sei cattiva! Io ti dico che uno splendido attico al centro di Manhattan, nel cuore della città che dici di adorare, è anche tuo e tu hai il coraggio di negarmi una cosa così piccola?- mi lamentai, lanciando l’amo e aspettando che abboccasse.
-Hai detto attico a Manhattan?!- urlò, stupita. Perfetto! Lo scopo era stato raggiunto.
-Sì… hai capito bene! Certo che però…  se tu non sei pronta a condividere, non c’è problema…- le risposi, con un finto  atteggiamento indifferente.
-E va bene! Ma se gli fai solo un graffio o non la tratti come la cosa più preziosa che esista al mondo, sei morto!- si arrese.
Non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere seguito subito da lei. Avevo trovato una che era peggio di me nell’adorare oggetti inanimati.
-Per quanto riguarda gli amici e la ragazza?- continuò, quando ci fummo calmati.
-Di amici veri e propri non ne avevo, erano piuttosto conoscenti. E per quanto riguarda la ragazza ne ho avuta una fissa per qualche mese, ma poi ho capito che è meglio divertirsi- le rivelai.
-Ho visto… e direi anche che ci dai dentro a divertirti- affermò, improvvisamente stizzita.
-Sì, ma io non prendo in giro nessuna! Tutte quelle che vengono con me sanno benissimo che non voglio relazioni serie, e come io uso loro per divertirmi, loro usano me. Anche alle ragazze piace divertirsi, sai?- cercai di difendermi, leggermente seccato.
-Certo… ma per fortuna non tutte sono così… e sono convinta che molte, magari, vengono con te perché non riescono a resisterti. Però vorrebbero comunque qualcosa di più e in questo modo… si illudono lo stesso- continuò, accalorandosi.
-Se si illudono è un problema loro, perché io sono chiaro fin dall’inizio!- dichiarai perentorio. Iniziavo veramente ad irritarmi.
Il silenzio scese nell’abitacolo dell’auto, riportando quell’imbarazzo iniziale, che eravamo riusciti  a scioglere. Non volevo litigare… stavo così bene in sua compagnia. Dovevo cercare il modo di riportare la conversazione sui livelli scherzosi di poco prima. Ripensai  alle sue parole e un sorriso spuntò sulle mie labbra attirando la sua attenzione.
-E adesso, cos’ hai da sorridere?- mi chiese sorpresa.
-E così… sarei irresistibile!- mormorai, malizioso. Riuscii a farla sorridere.
-No, mio caro! Ho detto che loro non riescono a resisterti. Probabilmente frequenti delle ragazze che non sono sane di mente- precisò, sarcastica.
-Ehi! Non iniziamo a offendere!- mi lamentai, ridendo; -Io sono molto bello e affascinante Swan- affermai con un tono scherzoso, passandomi la mano tra i capelli con atteggiamenti da divo.
-Convinto tu, Cullen!- rispose, ridendo anche lei. Mi resi conto che si era fermata.
-Cosa stai facendo? Perché ci fermiamo?- le domandai, confuso.
-Siamo arrivati, bell’addormentato- mi schernì, ridendo ancora.
Oh mamma! Non me ne ero nemmeno accorto! Mi voltai e notai che anche gli altri stavano scendendo dalle auto. Incredibile! Al mattino mi preoccupavo di come far trascorrere il viaggio velocemente e ora avrei voluto che non finisse. Ero proprio stato bene.
Bella fece il giro dell’auto, si avvicinò e mi porse le chiavi di quel gioiellino.
-Ma cosa…?- le chiesi, sorpreso.
-Al ritorno guidi tu, no? O hai cambiato idea?- domandò, con un’espressione leggermente preoccupata e ritraendo un pochino la mano con le chiavi.
-No, no, va bene!- esclamai, entusiasta. Afferrai le chiavi prima che cambiasse idea. E nel prenderle di nuovo quella scossa. Ma era mai possibile? Cosa aveva in corpo quella ragazza: elettricità pura?
Il pensiero del ritorno mi fece sorridere. Mi resi conto però che il piacere di guidare quel sogno, non era niente paragonato a quello di passare altre due ore solo con lei.
-Com’è che siete ancora vivi voi due?- ci chiese, Emmett meravigliato; -Pensavo vi saresti scannati!- affermò certo.
-Stupido!- lo insultammo contemporaneamente io e Bella. Ci fissammo per il coretto improvvisato e scoppiammo a ridere, mentre gli altri ci fissavano a bocca spalancata.
Poi i nostri timpani furono perforati dall’urlo di quella pazza furiosa di mia sorella.
-SHOPPINGGGGGGG!- risuonò per tutto il parcheggio.




   
 
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