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Autore: VeNoBa    08/07/2010    1 recensioni
Fanfiction a più capitoli su uno dei miei manga preferiti^^ Prevalentemente vissuta con gli occhi di Yuuki e Zero,ma ci sarà anche "parecchio Kaname" dentro :) Scritta partendo dal presupposto che tutto il passato di Kaname sia già venuto a galla...
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Domande (capitolo 2)

"Chi cerca conferme le trova sempre" (Popper)

Yuuki uscì dalla vasca da bagno, si rivestì in fretta, e andò alla ricerca di Kaname. Nel suo studio non c'era...non era in salotto, nè nella sua stanza...

"Yuuki-sama" fece una voce di donna, alle sue spalle.

Era Seiren...

"Oh...Seiren-san! Io...stavo cercando mio fratello"

"Non è in casa, mi dispiace, è uscito due ore fa. Ha detto che sarebbe tornato entro domani mattina"

"Capisco...ha lasciato detto niente, per me?

"Non che io sappia...ha solo detto che stavate riposando e di non disturbarvi"

Contava davvero di poterci parlare...non ricordava di essere andata a letto, l'ultima immagine che aveva di quello che era avvenuto in quell'enorme stanza, era quella di una donna...una donna che le assomigliava moltissimo e che offriva il suo sangue a Onii-sama, chiedendogli in cambio i suoi poteri. Chi era quella donna?

"Posso fare qualcosa, per voi?" le chiese Seiren, gentilmente.

Yuuki scosse la testa, abbozzando un sorriso, quando, improvvisamente le venne in mente qualcosa:

"Hai visto Aido, da qualche parte? Sai se è tornato?"

"Sono davvero spiacente, non ne so nulla. Non riesco proprio ad essere di alcuna utilità, in questo momento...perdonatemi"

Yuuki sorrise, di cuore, e lo poggiò una mano sulla spalla, prima di riavviarsi verso la sua stanza.


Aido non era ancora tornato...che fosse successo qualcosa tra lui e...Zero?

Non fece in tempo a mettere la mano sulla maniglia della porta della sua stanza, che vide la persona che stava cercando proprio davanti a lei.

"Aido-senpai!" esclamò, lieta di vederlo.

"Come va la tua ferita, Yuuki Cross?" domandò il ragazzo.

"Perfettamente bene, non ho più neanche il segno"

"Meglio così" replicò lui, guardando oltre le spalle di lei.

"Kaname-sama...non è con te?"

Yuuki abbassò lo sguardo, d'istinto.

"No, pare sia uscito. Lo stavo cercando anch'io" rispose.

"Mmm...bhè...forse è meglio così"

commentò il nobile.

"Che vuoi dire?"

Lui la guardò, tutto serio.

"Ti devo parlare"


Zero, nel frattempo sulla via del ritorno, incontrò Kaito.

"Hey, scolaretto!" lo chiamò il ragazzo, prima che l'hunter potesse cambiare strada per evitarlo.

"Dove te ne vai, tutto da solo, a quest'ora della notte? Stai lavorando? Ti hanno mandato senza di me?! Non ti avevo detto di prederti un periodo di ferie?!" borbottò, tra il curioso e l'offeso.

"Sto solo tornando a casa" rispose Zero, rabbuiato.

"Bene...ci stavo andando anche io!" esclamò Kaito, affiancadolo.

Zero lo guardò, sospettoso.

"Ti sembra normale piombare nella case altrui, senza invito, quando i proprietari sono fuori?"

"Ho le chiavi, non avrei certo buttato giù la porta" replicò l'altro.

Zero fece un verso scocciato.

"Scommetto che te le ha date il Direttore" se ne uscì.

"Ah, sei perspicace!

"Questo è proprio tipico di lui! Possibile che non mi sia mai concesso avere un pò di privacy?!" sbottò Zero.

"Non ti scaldare, è solo per le emergenze, non ne approfitterò per spiarti sotto la doccia, novellino" ridacchiò Kaito.

Che persona irritante! Quello aveva giusto quattro anni più di lui...e si era sempre comportato come se avesse chissà cosa da insegnargli, sulla vita!

Arrivati al suo appartamento, Zero aprì la porta ed accese le luci.


I ragazzi entrarono e l'hunter più giovane spalancò le finestre.

"Allora? Ci sei andato, al cimitero?" gli chiese l'altro.

"Sì...ci sono andato"

"E?"

"Ed è stata una gra perdita di tempo"

Kaito sedette su una sedia, levandosi il cappotto.


Solo in quel momento, Zero si voltò verso di lui, e Kaito, ora che poteva distinguere bene il suo compagno, grazie alle luci, notò all'istante la grossa macchia di sangue sulla sua spalla.

"Hey, sei ferito?"

Zero si tolse il cappotto a sua volta e lo lasciò cadere sul pavimento.

"No, non è roba mia"

"Ora capisco, perchè sei più scorbutico del solito...era nelle vicinanze del cimitero?" gli domandò.

Zero annuì, richiudendo le finestre e facendo per attizzare il fuoco.

"L'hai fatto fuori?"

"Sì" rispose il ragazzo, poggiando l'attizzatoio accanto al camino, ormai infuocato.


Dopodichè, prese il suo cappotto dal pavimento...e lo gettò tra le fiamme.

"Ma che...che stai facendo?!" esclamò Kaito, alzandosi di scatto.

"L'odore...mi da fastidio. Anche se si togliesse la macchia, riuscirei lo stesso a sentirne la puzza" rispose Zero, sedendosi sul letto.

"D'accordo, ma, la stoffa bruciata lascia un odore terrificante! Vuoi morire soffocato dal fumo??" si lagnò Kaito, alzandosi, per aprire nuovamente le finestre.

Zero ridacchiò, amaramente, mentre estraeva dal cassetto una scatoletta di pasticche ematiche.

"Come se fosse possibile..." commentò.

"Tu sarai pure duro a morire, novellino, ma se proprio vuoi ammazzare me..piuttosto, preferirei che mi sparassi in testa"

"Me ne ricorderò" concluse l'altro, portando alla bocca la scatoletta nera.

Kaito lo guardò, in modo strano, mentre tornava a sedersi.

"Mi chiedo...a che diavolo pensi, quando prendi questa roba" commentò.

Zero non rispose, si limitò a riporre la piccola custodia nera, degluttendo.

"A chi appartiene, il sangue che hai bisogno costantemente di sostituire?" proseguì Kaito.

L'altro sospirò...toccandosi nuovamente il tatuaggio.


Era la seconda volta,in meno di un minuto,che il suo vecchio fratello d'armi toccava argomenti che non dovevano essere toccati...Domande a cui lui non voleva rispondere…e di cui, tra l’altro, Kaito conosceva benissimo la risposta anche da solo; sembrava ci provasse gusto, a mettere il dito nella piaga. Quel tipo non era cambiato, da quand’erano ragazzini, tante volte gli era ancora insopportabile; dopo averlo visto uccidere il suo stesso fratello, con i suoi occhi, provava più comprensione, nei suoi riguardi…e più rispetto, decisamente. Sapere di avere a che fare con qualcuno che aveva perso la sua umanità almeno quanto lui, pur essendo un umano, lo faceva sentire meglio, in un certo senso.
  
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