Nibelheim
era come se la ricordava: cielo coperto vento gelido e strade pressoché
deserte. Il piccolo villaggio era sempre stato restio ai cambiamenti e non
sarebbe cambiato nemmeno in un paio di secoli. “Figuriamoci in poco più di vent’anni.” Pensò mentre spostava la
sacca da viaggio sull’altra spalla scrollando quella indolenzita. Non c’era un
accidente di mezzo di trasporto che portasse fin lassù. Si era dovuta fare a
piedi tutta la salita da dove l’aveva lasciata l’ultimo che le aveva dato un
passaggio. Il camionista, sui sessant’anni, testa quasi calva e pancia da
guida, si era categoricamente rifiutato di portarla più su.
<<
Non è nel mio itinerario e anche se lo fosse non ci andrei per tutto l’oro del
mondo! Quel posto porta sfortuna! >> Ripeté facendogli il verso. Un
passante si fermò a fissarla stralunato, lei gli fece una linguaccia e quello
se ne andò offeso.
Scrollò
le spalle e fissò la piazza del villaggio riflettendo. La tentazione di andare
direttamente alla Shinra Mansion
era forte, ma era stanca per la salita e alla fine la spossatezza ebbe la
meglio sull’entusiasmo. “Sto invecchiando
accidenti.” Represse il pensiero con forza, aveva solamente trentasei anni,
nel pieno della giovinezza. “TRENTASEI! Sigh.” Puntò dritta verso l’Inn,
l’insegna penzolava cigolando dai cardini, aprì la porta sottraendosi a quella
vista poco allegra.
La
hall sembrava deserta, di fronte a lei c’era il bancone ma del proprietario
nessuna traccia. Alla sua sinistra uno dei pochi segni di cambiamento della
città, un piccolo salottino composto da un divano una poltrona e un salottino, e, primo segno
di resa alla tecnologia di quel posto dimenticato dal mondo, uno schermo
televisivo. “Chissà se si prende qualcosa
quassù.”
Avanzò
verso il bancone. I suoi passi emettevano un rumore sordo sul pavimento di
legno, amplificato dal silenzio che aleggiava nella stanza. Uno strano senso di
inquietudine le si infilò in corpo percorrendo tutta la spina dorsale, si fermò
guardandosi attorno. Quel silenzio era anormale, dove cavolo era il
proprietario? Era sera, possibile che non ci fosse nessuno nella hall? Nemmeno
un cliente? Dopotutto quel posto era in attività quindi si presumeva che
qualcuno ogni tanto ci venisse a dormire.
Deglutì
il groppo che le si era formato in gola e avanzò ancora arrivando finalmente al
bancone, notò la campanella appoggiata sopra al banco, sembrava li da un
secolo. Ciononostante emise un trillo acuto e pulito quando ci premette sopra
con la mano. Passò qualche minuto, dopo un secondo trillo finalmente la porta
sul retro si aprì.
Il
proprietario era un uomo piuttosto anziano, tuttavia il fisico non era flaccido
e solo le rughe sul volto e il colore dei capelli e della barba ne indicavano
l’età. Entrò a passo svelto e si diresse dietro il bancone lamentandosi tra se
e se. Lei riuscì a cogliere solamente
un: << … gente ha sempre fretta. >> Il vecchio signore sparì dietro
il bancone riemergendone poco dopo con il registro dei clienti che appoggiò sul
banco. << Benvenuta signorina a Nibelheim! Gemma dei monti Nibel,
cosa posso fare per lei? Desidera fermarsi da noi? Una notte costa appena 50 gil. >> Un ampio sorriso di cortesia si dipinse sul
volto dell’uomo. Lei gli sorrise di rimando. << Non mi dispiacerebbe
affatto, credo che prenderò una camera per una notte, per ora. >> Il
volto del vecchio si illuminò, non doveva vedere molti clienti. << Benissimo!
Benissimo. >> Ripeté tra se e se mentre apriva il registro scribacchiando
sulla prima riga della pagina, poi girò il libro verso di lei tendendole anche
la penna. << Se vuole mettere una firma qui ora signorina le mostrerò
subito la sua camera. >> Mentre lei prendeva la penna e firmava l’uomo le
si rivolse nuovamente.<< Posso chiederle cosa la porta da noi signorina …
>>
<< Kisaragi, mi chiamo Yuffie Kisaragi, e sono qui per fare visita ad un vecchio amico. >>