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Autore: momo15    09/07/2010    0 recensioni
Emma è costretta a trasferirsi dalla nonna e dallo zio. Perchè? Crede che la sua vita ormai sia finita ma troverà nell'amicizia e soprattutto nell'amore un modo per ritrovare se stessa
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardai fuori dal finestrino: il paesaggio era quello che avevo già visto per buona parte della mia vita, ma non sarebbe più stato lo stesso. Per prima cosa l’uomo alla guida della macchina non era colui con cui avevo sempre percorso questa strada e neanche la donna al suo fianco. 
Per quel viaggio avevo deciso di indossare un paio di pantaloncini e una canottiera dato che eravamo a luglio e il caldo stava diventando insopportabile; i colori che avevo scelto, però, non erano i colori che abitualmente indossavo: sia la canottiera sia i pantaloncini erano neri. Non sentivo ciò che veniva detto all’interno della macchina in quanto avevo deciso di isolarmi da tutti grazie alla musica ma mi accorsi che mia nonna si stava girando da sedile anteriore per chiedermi qualcosa; tolsi una cuffia: 
“Hai caldo, tesoro? Vuoi che ci fermiamo un attimo?”
“No, grazie nonna, tanto adesso siamo quasi arrivati. E poi per adesso sto bene”
Mi sorrise e si girò. Purtroppo era vero: io stavo per arrivare alla mia nuova casa e la mia vita, lo sentivo, stava per cambiare completamente. Arrivati a casa trovai i cani di mio zio a farmi le feste, ma io non ero dell’umore adatto e credevo non lo sarei mai più stata. 
Aiutai mio zio a scaricare tutte le mie valigie dalla macchina e le portai al piano di sopra dove sapevo ci sarebbe stata la mia nuova camera. Avevo già dormito in quella stanza alcuni estati prima ma mai per più di una settimana. Adesso mi stavo trasferendo in questa casa. Quando mio zio uscì dalla stanza iniziai ad aprire le borse ma lui si bloccò sulla porta:
“ Non disfarle adesso, prenditi qualche ora e vai a farti un giro in centro”
“Ok, grazie, potrebbe essere un’idea” risposi e, preso il cellulare e l’i-pod, uscii in cortile e poi in strada. Accesi la musica e iniziai a camminare. Dopo un po’ sentii il mio cellulare vibrarmi in mano. La mia migliore amica mi aveva scritto un messaggio, voleva sapere se ero finalmente arrivata a casa e mi faceva sapere che il suo nuovo spasimante finalmente si era fatto sentire. Era un bene, diceva, perché erano parecchi giorni che non aveva più notizie di lui. Sorrisi al pensiero di ciò che mi aveva detto solo alcuni giorni prima: era troppo assillante quel ragazzo! Riferii anche a lei questo mio pensiero e attesi la risposta. Adoravo scrivermi con lei e la ringrazia mentalmente per aver capito che anche in questo momento mi faceva bene farlo. Continuai tutta la strada verso il centro a mandare e ricevere messaggi finché vidi l’ora e decisi che forse era meglio tornare indietro. Quasi al cancello di casa mia trovai un ragazzo: lo conoscevo perche era il figlio della famiglia che abitava vicino a mia nonna. Mentre mi avvicinavo lui mi salutò e mi disse che aveva saputo da sua madre che sarei arrivata oggi. Mi diceva anche che se avrei avuto bisogno di un qualsiasi aiuto ad abituarmi alla mia nuova vita avrei potuto chiedere a lui. Sorrisi al pensiero che sua madre lo avesse obbligato a dirmi queste cose:
“Scusami..” dissi ridendo. Lui mi guardo sorpreso ma dopo un attimo aggiunse: 
“Per che cosa?”
“Immagino che ti abbiano costretto a dirmi queste cose: nessuno avrebbe voglia di fare da balia alla nuova arrivata”
“Ma no… cioè… figurati…. Mi fa piacere…”. Sorrisi: “Si, ok si mi hanno costretto ma io ho accettato. E poi vedendoti ne sono stato contento, sei molto carina”
“Non ti sembra affrettato provarci con me?” Era gentile questo ragazzo, oltre che carino, e mi stava facendo dimenticare, almeno per un attimo, ciò che era successo negli ultimi giorni.
“Sono abituato a dire la verità. Non credo di avere peli sulla lingua”
“No, non li hai, stai tranquillo”. Si, proprio mi piaceva! Continuammo a parlare ancora per qualche minuto, finché mia nonna non mi chiamò per la cena; lo salutai e me ne andai ma lui mi promise che ci saremmo rivisti. Lo speravo. A cena ero già diventata più allegra. Grazie a quel ragazzo stavo già ricominciando ad essere la stessa di sempre: mi sembrava un miracolo. Anche mia nonna e mio zio se ne accorsero, perché quando mi alzai da tavola e me ne andai sentii che ne stavano proprio discutendo. 
Anche se era presto decisi di andare subito a lavarmi. Quando indossai il mio pigiama e mi guardai allo specchio, sorrisi: non avevo nessun pigiama nero e quindi ero ancora costretta a indossare uno colorato, più adatto al mio stile di vita, ma non credevo di essere ancora pronta a ritornare felice, anzi per la precisione sentivo che non era giusto, che non mi meritavo di tornare felice. 
Infine prima di andare a dormire decisi di disfare le valigie e poi di leggermi un buon libro per distrarmi. A mezzanotte circa crollai.

Il giorno dopo mi svegliai con una strana voglia di andare a correre. Era strano perché, anche sei io normalmente adoravo tenermi in forma, con il cambiamento della mia vita anche questa abitudine era cambiata. Così cercai un paio di pantaloncini corti e una canottiera tra i vestiti che avevo riordinato la sera precedente e poi uscii. La casa di mia nonna era sistemata in un buon punto: poco lontano vi erano i campi dove avrei potuto correre senza essere disturbata. Infilate le cuffie del mio i-pod, partii. C’era caldo ma a me non importava: era bello passare un’oretta senza pensare a nient’altro che alla fatica, strano ma vero mi faceva rilassare.

Quando tornai a casa vidi fuori al cancello principale Filippo, il ragazzo conosciuto il giorno prima, che stava lavando il suo motorino e così decisi di andarlo a salutare:

“Come va, vicino?”

Si girò e vidi che era realmente felice di incontrarmi:

“Proprio te speravo di vedere” mi disse “Cosa ne diresti se questo pomeriggio ti portassi in centro? Di solito mi incontro li con i miei amici. Credo che dopo, come al solito, andremo tutti al campetto”.

“Non è che darò fastidio? I tuoi amici neanche mi conoscono. E poi, ripeto, non sei obbligato a farmi divertire.”

“Ma che fastidio! Ieri ho raccontato di te ai ragazzi…”

“A si? E cosa gli avresti detto di me?” chiesi sorridendo. Lo vidi imbarazzato ma come se niente fosse continuò il suo discorso:

“Dicevo che ne ho parlato con i ragazzi e loro sarebbero felici di conoscerti”

“Vabbe, dai, accetto l’invito, tanto a casa non saprei comunque cosa fare!”

“Molto bene!”. Solo in quel momento sembrò accorgersi del mio abbigliamento “Sei andata a correre?”

“Be, si, questa mattina ne avevo voglia. Però credo che da domani sarà meglio andarci la sera, quando ci sarà un po’ più di fresco.”

“Si sarà meglio. Vabbe, brava, continua così!”

“Mi sembri quasi un istruttore che cerca di incoraggiare gli atleti!”

“Ma figurati! Comunque dopo di suono alle 3, cerca di essere pronta, non ho voglia di stare ad aspettare!” disse ridendo

“Io sono sempre puntuale, cosa pensi?”
“Vedremo dopo! Ciao”

Rientrai e andai a farmi una doccia. Sperai di riuscire a prepararmi per le tre in modo da essere puntuale ma non ci credevo molto: in tutta la mia vita non ero riuscita a essere mai puntale, era una mia caratteristica. In fondo non sembra essere uno che se la prede per così poco, pensai. Mentalmente, pensai a cosa mettermi quel pomeriggio: dato che faceva caldo optai per un paio di pantaloncini neri e una canottiera bianca. Il bianco era l’unico colore, oltre il nero, che indossavo, non so bene il perché.

Purtroppo, anche se mi ero organizzata per tempo, quando Filippo suonò il campanello io dovevo ancora truccarmi, quindi uscii in terrazza e, neanche fuori mi disse:

“Non dirmelo…” non riuscii neanche a farlo terminare la frase che scoppiai a ridere. Lui mi guardò sorpreso e mi chiese cosa avessi. Dal tanto ridere non riuscivo neanche a parlare, quindi lui disse:

“Vabbe dai, rientra, finisci di prepararti e poi me lo spiegherai” ma non ero ancora dentro che sentii che gridava “Comunque ho vinto io la scommessa!”.

Mi truccai velocemente, salutai mia nonna in cucina e uscii dal cancello.

“Non avevamo fatto nessuna scommessa” risposi.

“Oh be, però io avevo già intuito che tu saresti stata in ritardo!”

“Guarda quanto mi conosci, e mi hai parlato per la prima volta solo ieri!”

“Comunque, vuoi dirmi perché ridevi come una matta?”

“Dai, come hai fatto a non capirla? Mi stai deludendo!” poi vedendo che ancora non ci arrivava gliela spiegai:

“Quella frase la associo sempre a un film, più precisamente a un cartone e mi fa morire dal ridere! Le follie dell’imperatore, presente?”

“Si l’ho visto quando ero bambino ma ormai non me lo ricordo più. Quindi devo capire che sei una fanatica di cartoni?”

“Non solo di cartoni, io adoro il cinema in generale! Andavo al cinema anche ogni settimana e vedo film in continuazione! E le follie è uno dei cartoni che ho adorato di più di tutti! Muoio dal ridere ogni volta che lo vedo! Non posso farne a meno! Vabbe dai un giorno o l’altro te lo faccio rivedere io, se riesci a sopportare una che non si trattiene dal ridere mentre guardi un film!”

“Potrò sopportarlo, dai, solo perché sei tu… Ma sei capace di ridere anche in sala?”

“Certo, perché no? Di solito quando sono con mia sorella riusciamo a trovare delle cose divertenti in tutti i film però poi in sala siamo solo noi due a ridere!” detto questo, però, mi venne all’improvviso una angoscia terribile e vedendolo lui propose;

“Basta chiacchiere! Per colpa tua arriveremo in ritardo tutti e due. Metti il casco e partiamo!”.

Il viaggio in scooter non fu lungo e in un momento arrivammo al bar. Seduti fuori c’era un gruppo di ragazze e ragazzi verso cui ci dirigemmo. Stavano ridendo tutti ma quando arrivammo smisero. Filippo mi presentò al gruppo e poi ci sedemmo con loro.  Stavano discutendo su cosa fare quel giorno. C’era chi proponeva di andare a giocare a pallavolo, chi a calcio, chi semplicemente di non fare nulla. Quando me lo chiesero risposi d’istinto:

“Tennis! Però non riusciremmo a giocare tutti. Allora, be facile, basket!”

“Tu giochi a basket o a tennis?” mi chiesero.

“No, perché? Io giocavo a pallavolo”

“Allora perché non proponi pallavolo?”

“Perché quando posso cerco di fare anche altro, semplice!” dissi con un sorriso.

Poi intervenne qualcun altro “Però ha ragione, potremmo giocare a basket, non ci giochiamo quasi mai!”

Così partimmo per il campetto e iniziammo a giocare. Alla fine della partita ci sedemmo ad un tavolino li vicino e mi dissero:

“Se sei così brava a giocare a basket, sarai una campionessa nella pallavolo!”

“Oddio, non esageriamo. Me la cavo sia a basket sia a pallavolo”

“Non credo che tu solo te la cavi. Dai, facci vedere un due passaggi”. Alla fine cedetti e con altri cinque ragazzi andammo verso la rete di pallavolo. Mi chiesero di fargli vedere un servizio e una schiacciata. Dissi che forse ero fuori allenamento ma devo dire che il primo servizio mi venne molto bene e loro mi fecero i complimenti. Per la schiacciata chiesi a qualcuno di alzarmi la palla: l’alzata non era delle migliori, ne avevo viste di meglio, ma riuscii a fare comunque una schiacciata soddisfacente.

“Dovresti entrare nella squadra di pallavolo della città!” mi dissero.

“Non lo so, ci devo pensare”. Era vero, non sapevo se fosse una buona idea entrare in una nuova squadra, però l’idea mi attirava.

Quando ormai fu sera ritornammo tutti a casa ma prima di salutarmi Filippo mi disse:

“Credo che oggi tu abbia conquistato tutti! Non capita ogni giorno di trovare una ragazza a cui piace giocare a basket! Hai visto anche tu, no? Le ragazze con cui usciamo sono state sedute tutto il tempo. A loro importa solo trucco e vestiti!”

“Oh be, tutte le ragazze in fondo sono uguali: anche a me piace essere sempre curata, ma non rinuncio mai ad una partitina! Dovrò tenermi in forma o no?”. Con questo ci salutammo e io risalii in camera e decisi di scrivere alla mia migliore amica. Mentre aspettavo la risposta decisi che era ora di rimodernare quella camera e decisi anche che avrei chiesto aiuto a Filippo. Intanto, la mia amica, mi aveva chiesto quando sarei andata a trovarla. Risposi che poteva benissimo venire anche lei da me, ma le dissi che ci sarei andata il più presto possibile perché mi mancava terribilmente e poi inizia a raccontarle la mia giornata, senza tralasciare niente, neanche l’episodio de Le follie dell’imperatore!

 

  
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