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Autore: Mushroom    09/07/2010    5 recensioni
"<< ah >> borbottò Maka << in poche parole, dovrò passare una serata a casa >> alzò le spalle. Era una consolazione o una scusa, quella?
<< no >> spiegò l’amico << dovrai passare una giornata con lui, e non a casa. In giro. Fuori. Voi due da soli >> se fosse stato possibile, Maka avrebbe visto un cuoricino alla fine della frase.
Stupida scommessa!
Per qualche strano motivo, arrossì. Non era da lei, una reazione simile.
Doveva solo uscire con Soul. Soul! "
E se la partita a Basket avesse avuto un risvolto diverso?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Got me going crazy (part 1)

Maka era sicura di poche cose, nella vita, ed erano le stesse cose in cui riponeva la più totale fiducia. Una di queste era che Elizabeth Thompson l’avrebbe sicuramente fatta impazzire. E, benché si dicesse che forse non era il termine più adatto per descrivere quel suo momentaneo destabilimento mentale, aveva deciso di adottare quell’aggettivo per la situazione.
Avrebbe cercato in seguito qualcosa di più adatto.
Infatti, fino a quel momento, aveva ingenuamente creduto che – tra le due – Patty fosse quella meno ragionevole.
Si era sbagliata, ah quanto si era sbagliata.
Era indirettamente colpa sua se si trovava in quella situazione. Se Liz non avesse usato quella stupida scusa dell’unghia rotta lei non avrebbe dovuto giocare quella partita di basket. E, se non avesse giocato, non avrebbe scommesso. In poche parole: non si sarebbe ritrovata a dovere un appuntamento alla sua Buki.
<< cavolo >> sospirò l’amica, lanciando uno sguardo di sufficienza alla povera Maka << in quanto moda, sei messa male >>.
Avrebbe tanto voluto sapere perché Liz si trovasse lì con lei ma, soprattutto, perché avesse deciso di vestirla per una stupida scommessa. Cosa avevano i suoi Jeans di così male?
Erano comodi, dopotutto.
<< si vede che il tuo obbiettivo non è “rimediare un fidanzato” >> continuò imperterrita, lanciandole in faccia qualcosa che – secondo l’arma – poteva essere accettabile << Maka, sei piatta. Ma almeno hai delle belle gambe: che dici di metterle in mostra? >>.
In quel momento avrebbe volentieri lanciato qualcosa in testa a quell’irrispettosa ragazza. Diamine, lo sapeva di essere piatta. C’era già Soul che glielo ricordava tutti i santissimi giorni. Perché rigirare il coltello nella piaga?
Il perché Liz lo sapeva ed era molto semplice. Il perché, in realtà, lo sapevano tutti, se no non avrebbero messo in atto quel piccolo innocuo scenario. In realtà non credeva che il suo artigiano e quel narcisista di Black☆Star fossero capaci di organizzare una cosa simile. Poi aveva scoperto che ci aveva messo lo zampino la povera Tsubaki, e i conti erano iniziati a tornare.
Solo due idioti come Maka e Soul erano così ottusi da non capire in quale situazione si trovassero.
L’aveva capito anche Black☆Star, e questo la diceva lunga.
<< il problema è che qui non si deve “rimediare un fidanzato” >> rispose, tentando di spiegare in un modo molto semplice e poco violento che non le importava dei vestiti << qui si tratta di passare una giornata con Soul. Sai, il mio coinquilino. Quello che mi ha visto anche la mattina, con i capelli distrutti e un pigiama in nylon >>.
Liz fece una smorfia, impietosita da quell’affermazione.<< la scommessa non parlava di un appuntamento? >> Maka arrossì un poco << per cui devi vestirti come se dovessi realmente andare a un appuntamento >>.
<< appuntamento… si fa per dire, si fa per dire >> borbottò, incrociando le braccia al petto.
Benché l’arma continuasse rifilarle nozioni sul come comportarsi e sul cosa fare in situazioni come quella in cui si sarebbe trovata lei di lì a poco, la Shokunin insisteva col dire che non le servivano certe notizie.
Era una penitenza, non un’uscita vera e propria.
Si rifiutava di vederla diversamente.
Lei e Soul non erano mai usciti insieme. Mai da soli, per lo meno.
Quando si trattava semplicemente di lui e lei erano – generalmente – sul campo di battaglia. Allora erano una cosa sola, un organismo indistinto i cui battiti andavano all’unisono e i cui respiri coincidevano perfettamente.
In tutte le altre situazioni erano sempre in compagnia di qualcuno: che fosse Blair con i suoi miagolii o Stein con le sue risatine, erano sempre accompagnati da qualcuno.
Poi c’era l’intimità della casa, vero.
Ma un’intimità sopravalutata – quando lei leggeva, lui usciva. Al massimo cenavano insieme o guardavano la tv. Niente di così sofisticato come un appuntamento. Almeno, a Maka sembrava dannatamente sofisticato.
L’unica consolazione era che poteva portarsi il suo libro a presso, in modo da lanciarlo in testa a Soul se l’avesse fatta arrabbiare.
E sorrise. Sorrise perché le piaceva da impazzire lanciargli le cose in testa. Sapeva da sola che non era un comportamento logico.
Le piaceva di meno, invece, quando lui le ricordava quanto fosse poco femminile. Si, quello le piaceva decisamente meno. Era sempre una scusa in più per picchiarlo, però.
<< ah, Maka >> le disse Liz, mostrandole una piccola borsa << ti proibisco categoricamente di portarti uno dei tuoi pesantissimi libri a presso. Vogliamo Soul ancora vivo per la fine della giornata >>
E ogni consolazione di Maka fu gettata nello sciacquone.

<< ripetetemi ancora una volta perché sono qui >> biascicò Soul, portando la testa all’indietro. La simmetria di quel dannato divano iniziava a irritarlo. Si, lui e la sua simmetria gli stavano facendo rimpiangere una vittoria. Se avesse perso – per lo meno – avrebbe potuto inclinare i quadri della casa di Death The Kid. Sarebbe stato millemila volte più divertente dell’uscire con Maka.
<< perché Liz mi ha proibito di farti entrare in casa tua >> disse lo Shinigami, ricordando con orrore di cosa fosse capace la sua Buki quando non le si dava retta. L’ultima volta aveva spiegazzato tutta la carta igienica del bagno da lui piegata così diligentemente e aveva indossato una maglietta con un sette disegnato per un mese. Era stato un incubo.
<< no >> obbiettò l’albino << voglio che tu mi ripeta perché sto per uscire con la mia artigiana >>
<< perché hai perso una scommessa >> Soul grugnì, alzando gli occhi verso Black☆Star, che gli sorrise affabile. Lo stavano solo assecondando, come un bambino, quando – in realtà – era lui che assecondava loro.
Soul sapeva di poter scappare da quella situazione.
Ma scappare non era per niente virile.
Si ricordava che – alle volte – poteva essere meno umiliante dell’essere sconfitto in battaglia, e allora si domandava: quale battaglia e quale sconfitta? Era solo Maka, non un guerriero armato di tutto punto.
Di tutto punto no, ma armata di libri sì.
E allora gli prendeva un nodo allo stomaco. Ed diventava ansioso, come non gli era mai capitato prima.
Non era cool, di conseguenza non era da lui.
Dall’altra parte i suoi amici si divertivano a vederlo gesticolare con le mani. Benché il viso fosse calmo e annoiato, riuscivano a cogliere quella sfumatura nel suo sguardo, quella che faceva sì che la punizione fosse divertente.
Kid, più di tutti, trovava la situazione come una splendida vendetta. Dopotutto lui aveva minacciato di rovinare la perfetta simmetria della sua dimora! Inaudito.
<< non l’ho persa >> dichiarò il mangia anime << anzi, l’ho vinta. Siete voi che mi ci avete ficcato dentro >>.
Quando parlava così, Black☆Star capiva tutte le ragioni di Maka. Anche lui, quel giorno, avrebbe voluto un libro da lanciargli in testa. Stava distogliendo l’attenzione da lui, il grande Black☆Star. La cosa peggiore e più deprimente, oltretutto, era che loro avevano organizzato quella cosa per lui.
Perché Black☆Star era ottuso, ma aveva capito dal primo momento di essere innamorato di Tsubaki.
Soul, invece, aveva bisogno di una spinta in più.
Di qualcuno che gli urlasse all’orecchio “Brutt’idiota! Se sei in confusione è perché ti piace!”; allora, forse, e solo allora, avrebbe capito. Oppure ti avrebbe preso a colpi –
ma non siamo pessimistici!
Se era così cosa speravano di risolvere in una sola giornata? Cosa che – in mesi di conoscenza – quei due non avevano risolto da soli? Né lui né Kid lo sapevano. Queste cose potevano capirle solo le donne.
<< non capisco perché tu sia così riluttante >> intervenne l’assassino << sei già uscito con delle ragazze, no? E non è andata così male >>
<< Maka non è una ragazza >> tenne a precisare, arricciando il naso. << Maka è solo Maka >>
<< ed è per questo che sei ancora single >>
Ecco come rigirare il coltello nella piaga. Kid Version due punto due.
Avrebbe voluto insultarlo, in quel momento. Mr Perfettino non poteva dire una cosa simile, non a lui.
Soul era single, vero, ma lo era semplicemente perché non aveva tempo o voglia di avere una ragazza.
Soprattutto, non era possibile pensare di avere un rapporto con una persona dell’altro sesso convivendo con Maka né frequentando la Shibuisen. L’unica cosa che gli avrebbe potuto far cambiare idea era il trovare una bella ragazza – formosa, come piacevano a lui – che fosse più importante della sua Shokunin.
<< alzati >> Patty entrò nella stanza, sorridendo a trentadue denti. Kid trovò qualcosa di sadico, in quel suo sorriso. L’influenza della sorella le faceva decisamente male << Liz dice di andare >>.
Pigramente si alzò, alzando gli occhi al cielo. Sarebbe stata una lunga domenica. << con un ora di ritardo, ma meglio tardi che mai >> e uscì – finalmente – dalla dannata porta simmetrica.
Maka non era una ritardataria. Non lo era mai stata e mai lo sarebbe stata. Per cui lui riusciva ad immaginare quale dramma fosse stato, per lei, essere succube di una modaiola.
Sorrise, infilando le chiavi nel quadro della moto. Il solo volto della sua Shokunin spazientita lo divertiva terribilmente.
Gli piaceva provocarla, quell’espressione.
Ma gli piacevano decisamente meno quei Maka Chop.

Anche se l’organizzazione era toccata a lui, Soul non aveva avuto nessun arbitrio sul luogo dell’incontro. Avevano deciso tutto quei pazzi burattinai con qui era andato a giocare una stupida partita a pallone. Sembrava quasi che si divertissero a manipolarli come volevano.
Certo che si divertono si disse una punizione deve essere divertente e umiliante. Se no non sarebbe degna di tale nome.
Quando raggiunse il caffè dell’incontro il ragazzo faticò a trovare con lo sguardo Maka.
Era domenica e le strade gremite di gente. Un via vai continuo che impediva all’arma di aguzzare adeguatamente lo sguardo. Eppure non era mai stato così difficile trovare i codini o la gonna a quadri della sua Shokunin. Era sicuro che l’avrebbe riconosciuta a chilometri di distanza, anche in mezzo al deserto che circondava la città.
Invece fu lei a trovarlo. Inutile dire che non avesse avuto la minima scelta sul suo abbigliamento: Liz aveva insistito per vestirla e pettinarla come diceva lei. Così avevano perso un sacco di tempo su cose inutili.
E poi rimproveravano lei quando rimaneva ore in libreria: scegliere un libro era più produttivo che utilizzare un mascara. Si doveva assolutamente ricordare di ribadirlo all’amica appena le fosse saltato in mente.
Aggiustò la gonna come poteva, rivolgendo un mezzo sorriso a Soul.
Detestava l’abito che le aveva scelto: invano aveva tentato di persuadere l’amica a farle indossare almeno gli shorts e una maglietta. Ma lei era stata irremovibile. Così ora si trovava a indossare dei capi che le stavano malissimo, rendendola nient’altro che un manichino ornato con un vestito nero.
Sembrava un tenda e ciò la rendeva dannatamente nervosa.
Soul le fece un cenno di saluto, ispezionando il vestito della ragazza.
Aveva paura a commentare. In base alle sue parole lei avrebbe deciso se ucciderlo o risparmiarlo.
Ma commentare come, poi?
Il suo unico pensiero sensato era un “wow”.
<< beh >> Maka ruppe il silenzio << aspetto notizie dal pianeta cool. Dove dobbiamo andare? >> il suo tono fu quasi ironico, ma almeno riuscì a strappare qualche parola alla sua arma.
<< se faccio qualche commento inopportuno becco un libro in testa, vero? >> rispose il ragazzo.
Maka avrebbe tanto voluto annuire, ma dovette rispondere con un misero “no” << Liz mi ha proibito di portarmene uno a presso >>
Soul Ghignò. Ora aveva due cose di cui ringraziarla. Indicò i capelli, poi il vestito << dì a Liz che è riuscita a fare l’impossibile >>.
Già, perché la sua artigiana era ancora tutta da sviluppare e sembrava il più delle volte una tavola da surf, ma quel giorno era più carina del solito.
Non che un tipo cool come lui avrebbe mai ammesso di trovarla carina. Maka aveva la sua bellezza, ma questa sua osservazione non avrebbe mai presto voce. L’avrebbe seguito nella tomba, se necessario.
Si passò la mano tra i capelli argentei, non scompigliabili più di quel che già erano.
<< lunedì li ammazziamo tutti, quelli lì >> disse, proponendo alla sua Maister una possibile vendetta.
Lei annuì e sorrise << la tua idiozia di tanto in tanto concepisce idee decenti >>
<< hey, perché tu puoi insultarmi e io no? >>

<< Diamine >> brontolò Liz, qualche metro più indietro << così non va, così non va >>.
Il gruppo la guardò avvilito.
Mai farsi trascinare da un assassino pazzo e una pistola sadica all’inseguimento di due poveri coetanei.
Oltre a sembrare una cosa da pazzi era assolutamente una cosa sbagliata.
<< forse dovremmo lasciarli in pace… >> propose Tsubaki, gesticolando con le mani << dopotutto stanno facendo ciò che devono per la scommessa >>
<< scommessa, scommessa >> obbiettò Black☆Star << ci guadagnano solo loro. Almeno così ci divertiamo un po’ >>.
La maggiore delle sorelle Thompson strinse la stretta sui binocoli neri << che fanno? >> domandò Patty.
<< niente >> masticò Liz << non penso che servirà a niente >>.

<< mi sento osservato >> Soul si guardò dietro, coinvolgendo anche la ragazza in quel suo gesto. Maka lo guardò sarcasticamente, alzando le spalle.
<< Sei paranoico >> borbottò, mentre le vetrine scorrevano in mille colori affianco a loro. Camminavano veloci. Veloci e in silenzio. Respiravano un’aria tesa, avendo quasi paura a fiatare. Per quanto potessero ricordare, non avevano mai avuto così tanto terrore nel camminare l’uno affianco all’altra. Si tenevano a distanza di sicurezza, come se avessero paura di prendere una scossa se si fossero avvicinati troppo.
<< te lo ri-chiedo: dove andiamo? >>
<< sorpresa >> la Buki le sorrise. Aveva pensato anche troppo, a quella giornata. Ci aveva perso il sonno, anche. Per qualche strano motivo, voleva che fosse perfetta. Quella doveva essere un’involontaria nota di follia trasmessagli da Death The Kid.
E poi, alla fine, aveva trovato l’unico posto dove avrebbero potuto passare una bella serata senza litigare. L’unico posto senza libri che sarebbe mai potuto piacere a Maka.
Beh, in realtà non sapeva se le sarebbe piaciuto. Era andato sul sicuro: quel posto piaceva praticamente a tutti.
Maka si fermò per qualche secondo, incantata di fronte a una vetrina. Potevano essere gioielli o vestiti, quelli che guardava con tanta ammirazione. Ma lui la conosceva, la sua Maka.
<< voglio leggerlo >> biascicò in un mezzo sorriso soddisfatto. Aspettava l’uscita di quel libro da mesi. Era della sua autrice preferita, quella che era in grado di regalarle i sogni più belli e candidi.
Normalmente sarebbe entrata e avrebbe afferrato il tomo tra le mani senza indugio. Quel giorno, però, era con Soul.
Lui odiava le librerie.
Erano poco cool e da secchione.
Per qualche strano motivo non voleva annoiarlo. Voleva distaccarsi un po’ da se stessa, in modo da portare quella giornata dalla sua parte. Potevano divertirsi, insieme, ma avrebbero dovuto – entrambi – smettere di vedere la cosa come la peggiore delle atrocità.
Per questo si sorprese quando, tentennando, il suo compagno pronunciò quelle due semplici parole << vuoi entrare? >>.

La libreria era uno dei luoghi preferiti da Maka, e non bisognava conoscerla così a fondo per capirlo. Qualunque cosa avesse a che fare con carta e inchiostro l’esaltava, sicché il piacere che provava nel leggere era immenso. Amava pure l’odore, di quella carta.
Fu una cosa che l’arma realizzò vedendola con la faccia dentro a un libro.
Erano lì, tra scaffali e polvere, da una buona mezz’ora. A Soul facevano male i piedi e aveva iniziato ad annoiarsi circa venticinque minuti prima. Una vera tortura.
Si sarebbe volentieri rimangiato le sue parole, se avesse potuto. Ma cosa aveva pensato quando l’aveva intimata ad entrare?
Soul si grattò il capo e si sedette su una di quelle poltroncine messe a disposizione della libreria.
Ormai era chiaro che non sarebbe uscito di lì molto presto.
La ragazza, oltretutto, era ferma da troppo tempo sullo stesso scaffale. L’osservava con premura e, con altrettanta diligenza, accarezzava i bordi dei libri con un polpastrello.
La Buki – per qualche ragione a lui ignota – trovò quel gesto dannatamente dolce.
Era qualcosa alla Maka. Forse l’aveva vista farlo anche a casa, ma non gli era poi così chiaro.
Poi la vide distrarsi, girarsi e la sentì ridacchiare. Delle braccia la strinsero in un veloce abbraccio, e Soul iniziò a domandarsi cosa accadesse.
Si alzò, inclinando un poco la testa. La visuale fu in questo modo maggiore.
Maka stava chiacchierando animatamente con un ragazzo. Era una faccia famigliare, tant’è che Soul l’associò a qualche loro compagno di classe.
In quel momento sentì un groppo in gola.
L’irritavano tutte quelle confidenze che il ragazzo si prendeva – c’era il sorriso, così palesemente civettuolo, e quel modo quasi casuale con cui le sfiorava il braccio. Era un modo viscido e subdolo, secondo lui.
Così si avvicinò << beh, hai finito? >> indicò il pacchetto che la Shokunin aveva tra le mani, rivolgendosi a lei con tono pungente e annoiato.
Maka lo guardò per un attimo, sorpresa, poi sorrise nuovamente al suo amico << sto parlando, non vedi? Un po’ di educazione, arma maleducata >> lo rimproverò in un sibilo.
Cosa gli prendeva, adesso? Prima – con sua sorpresa – l’invitava a entrare, poi si intrometteva in una discussione intimandola a finire in fretta le sue compere.
Non c’erano poi da così tanto tempo.
<< Ciao >> disse il ragazzo. Soul lo degnò di un veloce sguardo: non aveva la loro età e non era sicuramente della Shibuisen. Se lo sarebbe ricordato, uno così. Sicuramente. Tendeva a ricordarsi chi importunava la sua artigiana.
Prima che potesse parlare, la ragazza lo presentò << lui è Soul, la mia Buki >> spiegò velocemente << mi spiace, eravamo giusto di passaggio e lui ha poca pazienza >>.
Il ragazzo sorrise << ah, mi hai parlato di lui. Ho interrotto una vostra uscita? Mi spiace. È il tuo fidanzato, Maka? >>.
Arrossì, diventando una specie di semaforo accesso. Diamine, no! Avrebbe voluto urlare. Ma non ci riuscì, balbettando appena un no.
<< e se anche fosse? >> rispose con tono di sfida Soul. Si, era inconcepibile un’idea simile, per lui. Quelle violente come Maka non gli piacevano neanche un po’, ma sapeva di tenere a lei imprescindibilmente.
Abbastanza dall’esserne ciecamente geloso, a quanto pareva.
Uccise inconsapevolmente – con quelle sue parole – alcuni dei neuroni di Maka, già terribilmente imbarazzata.
Fidanzata? Lei? Con Soul, poi?
Avrebbe voluto ridere. Farsi prendere da una ridarella isterica.
L’amore era il più malsano dei sentimenti: faceva solo soffrire. Certo, non sapeva che cosa era. Non l’aveva mai provato. Ma ne aveva visto i disastrosi effetti. Lei non era tipa da amore.
Già sua madre era rimasta fregata, innamorata della sua arma. E tutti avevano visto come era finita. L’amore era un sentimento effimero fatto di momenti fugaci.
Non ci credeva e non ci voleva credere.
<< E smettila di comportati così! >> sbottò, dandogli il libro in testa.
Lui la guardò torvo, ficcandosi le mani nelle tasche e allontanandosi un poco. Che diamine gli era preso? Poteva inventarsi tutte le scuse che voleva, ma non sarebbe mai stato un comportamento razionale o solo minimamente sensato. << così come? >> le rispose. Sapeva che avrebbero finito per litigare.
<< in modo maleducato >>
<< io non sono maleducato. Sei qui da mezz’ora e – oltretutto – mi ignori totalmente chiacchierando con il primo venuto >>
<< scusate >> disse l’interpellato.
La Buki e la Shokunin lo guardarono appena, continuando a insultarsi.
<< zitta, secchiona. Il tuo mondo si divide in “pratica” e “teoria” >>
<< meglio del tuo, limitato in “cool” e “poco cool” >>
Si lanciarono uno sguardo feroce, sbuffando entrambi.
<< Maka >> l’uomo le diede una pacca sulla spalla << mi spiace di avervi… >>
Ma non finì la frase, perché Soul afferrò la ragazza spintonandola fuori dal locale.
Le strinse la mano fino bloccarle la circolazione.
Lo trovò un gesto quasi possessivo, da parte sua. Era strano pensare che quella mano, calda e grande, fosse capace di trasformarsi in una lama fredda e affilata. Davvero strano. Non ci aveva mai pensato, però era così.
Poi un suono interruppe i suoi pensieri. Un allarme.
Si guardarono con nuova complicità << Soul… >> balbettò << … non ho pagato il libro >>.
Allora lui aumentò la stretta e iniziarono a correre tra i pedoni. Ridevano come bambini, come poche volte avevano riso.
Si fermarono qualche isolato più avanti, affannati e un poco sudati. Mano nella mano.
<< che ti è preso? >> gli chiese a quel punto.
L’arma le sorrise, alzando lo sguardo verso di lei.
Soul era un po’ particolare. Aveva i capelli di uno strano colore, né bianco né grigio, che a Maka piacevano follemente. Si divertiva a spettinarglieli, provocando l’ira di Kid.
Ma la cosa che l’aveva sempre affascinata del suo compagno era il colore degli occhi. Rosso vivo, di una tonalità tutta sua. Accesa, dolorante ma soprattutto vissuta.
Soul parlava poco di sé e del suo passato, ma a volte aveva l’impressione che celasse qualcosa di poco piacevole.
<< quel tizio è strano >> andò dritto al punto, senza troppi preamboli o roba simile. Non facevano per lui << mi dava fastidio… e basta >> poi cercò di aggiungere qualcosa. Apriva e richiudeva la bocca, come se cercasse i termini giusti << dovresti stare lontana da quel tipo. Mi fa ribrezzo il modo in cui ti guarda >> alla fine annuì, senza dare altre spiegazioni.
<< hai un modo di comportarti impossibile >> Maka cercò di mostrarsi scocciata, ma in realtà riuscì solo a sbuffare e arrossire << era il bibliotecario, Soul. Stavo solo chiedendoli una cosa su un libro >> infine, per qualche assurdo motivo, si sentì in dovere di giustificarsi.
Stupido idiota!
Le aveva fatto fare una figuraccia. Era una delle sue librerie preferite.
Il suo Partner era un idiota, ma aveva ammesso più di una volta che la sua vita avrebbe fatto schifo senza di lui.
<< abbiamo perso quasi tra quarti d’ora. Andiamo, Maka.>>

 

Disclaimer: 'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà del rispettivo autore; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro”

Note: Eccomi con il primo capitolo vero e proprio di questa breve ff =) continuo a non rendermi perfettamente conto nè dell’IC dei personaggi (di fatto, in alcuni passaggi mi paiono veramente ooc) nè della qualità del contenuto xD ditemi se vi annoio, mi raccomando, e anche se faccio molti orrori.
Vi ringrazio tantissimo della lettura *profondo inchino a tutti quelli che hanno sopportato questa storia*
Un Grande grazie a chi ha aggiunto la storia tra le preferite, le seguite e le storie da ricordare ma, sopratutto, a chi ha recensito, dandomi un pò di sprint!

Recensioni:
narutina_90: Ciao! Sono molto contenta che il prologo ti sia piaciuto U_U vediamo se riesco a farti piacere anche questo capitolo XD in ogni caso, grazie mille per il commento e per aver aggiunto la storia tra le preferite! Baci!
Dany92: heylà! Non so se sia un bene o un male il fatto che tu abbia deciso di recensire proprio questa storia per prima (io, posso dirti, ho apprezzato tantissimo il tuo commento xD) però sappi che mi sento onorata *profondo inchino* quindi grazie dell’incoraggiamento. Ecco la prima parte della storia. xD mi sa che sono riuscita a trasformare un manga d’azione in una commedia scolastica, ma le piege contorte della mia mente – a volte – lavorano da sole.
Ti dirò: all’inizio avevo pensato a una shot, poi ho deciso di allungare il tutto e di cambiare un pò il corso degli eventi. La partita a Basket mi aveva lasciato un pò l’amaro in bocca xD per cui sono contenta che – quest’idea – ti sia piaciuta (e anche di sapere che non sono solo io a vederla in questo modo xD). Mi sa che ho divagato…. xD in ogni caso, spero ti piaccia anche questo capitolo! Baci!
Midnight_Rose: Ciao! prima di tutto: grazie, grazie, grazie! hai recensito non solo questa storiella ma anche le mie precedenti due shot, per cui GRAZIE *__* non sai quanto mi hanno fatto piacere le tue recensioni, davvero! E –finalmente – posso darti una risposta decente e meno generica xD Ho deciso di postare questa storiella in seguito a una serie di fonti d’ispirazione (e poi, sinceramente, mi sono divertita a cambiare un pò le metodiche del manga. Mi piace vedere Soul e Maka in una cosa così semplice ma così strana – per loro – come un appuntamento XD) e mi son detta: perchè no? sono decisamente contenta che non sia uscita una schifezza vera e propria. Prima o poi, quei due, dovranno fermasi a ragionare… o no?
Per la metodica sul “mi piace ma non capisco che mi piace”… beh…. credo che sia quando si confonde un sentimento con un altro, negandolo a se stessi…. almeno credo, in caso contrario dovrei rivedere tutta la ff.
Arigatou gozaimasu! e baci!
Sarainsb: Ciao! sono contenta che tu abbia avuto il coraggio di leggere (e recensire, per di più) anche questa mia piccola follia xD Grazie, grazie, grazie anche a te! sia per questa storia che per le precedenti shot! finalmente posso ringraziarti personalmente xP Per cui: eccoti il continuo! spero non sia troppo noioso o deludente o qualsiasi altra cosa di negativo che adesso non mi viene in mente! baci!

   
 
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