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Autore: Mushroom    06/07/2010    5 recensioni
"<< ah >> borbottò Maka << in poche parole, dovrò passare una serata a casa >> alzò le spalle. Era una consolazione o una scusa, quella?
<< no >> spiegò l’amico << dovrai passare una giornata con lui, e non a casa. In giro. Fuori. Voi due da soli >> se fosse stato possibile, Maka avrebbe visto un cuoricino alla fine della frase.
Stupida scommessa!
Per qualche strano motivo, arrossì. Non era da lei, una reazione simile.
Doveva solo uscire con Soul. Soul! "
E se la partita a Basket avesse avuto un risvolto diverso?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Maka non piaceva il Basket. In verità, lei non favoriva nessun tipo di sport. Ne riconosceva l’importanza, certo, e l’apprezzava in quanto sana attività fisica. Inoltre era un buon allenamento che rafforzava la resistenza. Questo era ciò che pensava riguardo a quel gioco che – chissà per quale assurdo motivo – piaceva tanto ai suoi amici.
Non si era mai informata sulle regole e non le interessavano.
Era qualcosa che non sfiorava la sue competenze di Shokunin, per cui la lasciava indifferente.
Quel giorno, però, qualche nozione sulla materia le avrebbe fatto volentieri comodo.
Inutile dire che lei non doveva essere lì.
Doveva essere a casa, distesa sul letto e intenta a leggere il suo libro, immersa fino ai gomiti dei pragmatici mondi della scienza oppure negli strampalati universi della fantasia, lontana da quel suo mondo che faticava a riprendere i ritmi della normalità.
Cos’era, poi, questa normalità?
Maka aveva imparato che – qualunque cosa fosse – era diversa dalla follia. Da quanto l’aveva provata era riuscita a comprendere appieno il significato della parola pazzia, tante volte trovata su uno dei suoi numerosissimi testi.
Si era accorta che veniva fatto un uso improprio e ripetitivo, di quell’aggettivo.
Quella parola di cui ormai aveva quasi paura.

Pazza di gioia.
Pazza di dolore.
Pazza d’amore.

Tutti usi poco letterali. Figurati, certo, ma ultimamente da lei poco tollerabili.
Sentì un rimbalzo, poi un altro, infine la voce di Black☆Star << Ehi, Maka. Giochiamo a Basket! >>.
Come se ci fosse bisogno di ricordarglielo.
Sentiva i rumori del loro allenamento, così come udiva ogni altro suono intorno a lei.
Doveva rimanere a casa.
Non doveva dargli retta. Dopotutto, lui non lo faceva mai. Ogni volta che lo rimproverava o si appellava alla sua buona volontà, Soul le si opponeva senza nessuno scrupolo.
<< Andiamo >> le aveva detto quel pomeriggio.
Maka l’aveva guardato per un attimo, colta alla sprovvista da quella sua affermazione priva di qualsiasi ulteriore informazione << dove, di grazia? >> .
Aveva fatto una strana smorfia, indeciso sul cosa dirle. Se avesse voluto precludersi ogni possibilità che Maka accettasse di seguirlo sarebbe andato dritto al punto. In fondo, non era stata una mossa furba. Aveva semplicemente posticipato la sua esecuzione di qualche minuto.
<< al campo di Basket. Raggiungiamo gli altri >>
La risposta era ovvia << no >> borbottò la ragazza, sciogliendo i capelli biondi. Afferrò uno dei suoi libri. Uno di quelli che pesavano cinque tonnellate e che sarebbe sicuramente finito in testa a lui, facendogli decisamente male. << non so giocare >> spiegò << oggi voglio leggere… e fare altre cose >>
Soul sbuffò << si, le altre cose da secchiona. Come leggere, leggere e studiare >> sapeva benissimo che quella era una mossa un po’ masochistica da parte sua, ma era sicuro che – se non l’avesse irritata abbastanza – lei avrebbe passato la serata su quel letto, a non fare niente. Voleva che si svagasse un po’, in un modo diverso dal solito. Inoltre, non voleva lasciarla sola.
Soul centrò l’obbiettivo. O quasi.
<< meglio secchiona che ignorante >> insinuò, distendendosi sul letto. Era stanca, abbastanza per astenersi dal malmenarlo.
<< sai… >> iniziò lui. Si stava già pentendo delle parole non ancora pronunciate. Ma, in fondo, lui era suo amico. Era la sua Buki e aveva dei dovevi verso la propria Shokunin. << … se non fossi così secchiona e così schiva, potresti avere una vita sociale. E se fossi meno piatta e aggressiva, potresti trovare addirittura un fidanzato >> l’albino ghignò. In fondo si divertiva a farla uscire dai gangheri.
E il grande tomo finì inevitabilmente in testa al ragazzo, provocando – all’impatto – un sonoro rumore, accompagnato dalla voce di Maka, che annunciava il buffissimo nome di quel suo colpo.
Almeno non è il dizionario della scorsa volta pensò Soul.
<< vengo >> disse << ma voglio leggere >>.
Così si era ritrovata all’ombra di uno stupido albero, intenzionata a diventare un allegro soprammobile leggente.
La sua intenzione, fin dal principio, era quella.
Non voleva partecipare attivamente all’attività, né interessarsi a quella.
Era lì semplicemente perché si era fatta convincere troppo facilmente. Perché, alla fine, non aveva sopportato – come sempre – gli insulti della sua strana arma.
Si passò il Chupa-chups sulla lingua, poi alzò gli occhi dal suo libro. Lentamente, quasi con sufficienza. Osservò per qualche secondo l’amico, con quella T-shirt narcisistica e con lo sguardo di chi sapeva di aver già vinto. << perché anch’io? >> biascicò stizzita, mantenendo la sua posizione sulla panchina << avevi detto che potevo stare qui a leggere >>.
Black☆Star l’osservò per qualche secondo.
Tutti gli altri l’osservarono, scambiandosi sguardi divertiti.
Maka continuò a fissare gli occhi palesemente divertiti di Black☆Star, per poi cercare – dietro a lui – Soul. Ridacchiava, come un marmocchio dopo una bravata.
Questo l’irritò ancora di più. L’aveva ingannata, il ragazzo. E lei si era lasciata ingannare.
<< ho mentito >> rispose lo Shokunin, tenendo la palla tra le mani. Rispose con tale allegria e ingenuità, come se fosse ovvio. Come se lei stesse facendo una domanda stupida e ridicola.
Di tutta risposta, la ragazza le lanciò il libro in testa. Se lo meritava.
E pensare che aveva confermato le parole di Soul: lei avrebbe potuto starsene comoda dove voleva.
Le squadre erano al completo.
E ora le venivano a dire che Liz si era rotta un’unghia. Un’unghia! E che per questo non poteva giocare.
Il fatto l’amareggiò profondamente.
Poi sorrise. Ma lo fece tra se e se, perché Maka era una ragazza orgogliosa.
Voleva leggere. Non sapeva le regole. Allora perché l’idea di porre resistenza a quella proposta non le passò neanche per la mente? Non lo sapeva, ma in fondo non aveva altra scelta che giocare.
Non poteva andare così male, no?
Fece un ultimo tentativo, che sapeva essere inutile. << io non le conosco le regole del Basket. Poi il professor cad… Sid ha detto che devo riposare finché non guariscono le ferite. >>
Cercò di sistemarsi i capelli, portandosi quell’insistente ciuffo ribelle dietro all’orecchio.
Ma nessuno l’ascoltò.
Ah, sapeva che sarebbe finita così.
<< tò, un fermacapelli >> trillò Patty, con quella sua voce infantile. Le sistemò un capellino in testa, risolvendo definitivamente il problema di Maka.
Soul si guardò intorno. Le squadre sembravano già fatte, alla fine. Davanti a lui – a loro – stavano Maka, Black☆Star e Patty. Mentre lui, dal lato opposto, si trovava schierato con Death the Kid e Tsubaki.
Era strano trovarsi sull’altro lato, come avversario della sua artigiana. Loro erano una squadra. Certo, un Team mal composto, formato da uno Cool come lui e da una secchiona come lei.
A volte la Buki si chiedeva come poteva funzionare, un’accoppiata così.
Infilò le mani nelle tasche. Si, era strano. Ma non voleva stare nella stessa squadra di Maka. Per quanto la ragazza potesse essere agile, era una vera schiappa negli sport. << in ogni caso, le squadre vanno bene così. No? >>.
I sei ragazzi si guardarono, poi annuirono.
Ashura era tornato. Mentre loro cercavano di giocare a palla, Shinigami-sama conduceva una riunione speciale tra le death scythe. Diamine, non voleva neanche pensarci!
Soul aveva avvertito anche lui quell’onda di follia, quella scaturita dal Kishin. E ne era stato attratto, come Maka. Come i suoi compagni. In quel momento, forse, si era accorto della sua reale debolezza.
Era debole. Tentabile. Era semplicemente più umano di quanto credesse.
Soul ghignò. No, non voleva pensarci. << però giocare semplicemente a Basket non è divertente. Facciamo che il capitano della squadra perdente si becca una bella punizione >>.
Maka guardò torva il suo partner. Doveva sempre dire o fare qualcosa di spropositato, lui.
<< yeah! Grande idea! Accettiamo! >> e chi, se non Black☆Star poteva alimentare le idee dell’albino?
Fortunatamente, Maka non era il capitano.
<< facciamo che, se perdiamo noi, incliniamo i quadri della casa di Kid >> propose l’arma, con quel suo fare un po’ arrogante.
<< ah, ah, ah! Divertente! >> l’appoggiò Maka, scambiando con lui uno sguardo d’assenso e ridacchiando, mentre il giovane Shinigami dallo strano colore dei capelli protestava a gran voce.
<< mentre se perdiamo noi, Maka passerà un intera giornata con suo padre >>
Il cuore di Maka rimbalzò poco regolarmente nel suo petto, colta alla sprovvista.
Maledizione!
<< aspetta! >> disse << sei tu il capitano, no? >>
<< no. Hai anche il capello da capitano! >> rispose Patty, tutt’allegra ma, soprattutto, divertiva.
<< è a questo che serve? >>
Le lamentele furono inutile, e cercare di far ragionare l’assassino dal gigantesco ego era come far ragionare un muro di cemento armato.
Maka, in quel momento, compatì la povera Tsubaki.
La partita iniziò.
E ogni gesto di questa fu incomprensibile alla ragazza, capitano della squadra perderete.
Aveva capito poche cose, dalla sua osservazione: la palla non poteva stare tra le mani per un certo lasso di tempo, e dopo pochi secondi doveva compiere un nuovo rimbalzo. Quella stessa palla – un po’ come nel calcio – doveva entrare in rete.
Una cosa che la giovane non aveva capito era come marcare.
Aveva imitato gli altri ma senza nessun risultato, se non quello di apparire ancora più ridicola.
Forse avrebbe dovuto leggerle, quelle regole.
La palla rimbalzò davanti ai suoi occhi, mentre il suo coinquilino cercava di passarle davanti.
<< Maka, fai pena come marcatrice >> le disse, come se gli fosse impossibile non aggiungere un commento sul modo di fare della ragazza.
<< zitto, traditore >> sbottò Maka.
Agli occhi dei due, quella non era altro che una delle loro liti. Consueta e usuale, stupida anche.
E forse anche agli occhi dei loro amici.
La verità è che si divertivano, a litigare in quel modo.
Avevano imparato che non riuscivano a convivere in nessun altro modo, se non in quello di prendersi per i fondelli a vicenda.
Questo l’avevano capito tutti. Maka e Soul erano due poli opposti, e forse proprio per questo funzionavano come squadra.
Per questo e forse anche per altro.
Quello che era chiaro, agli occhi di tutti, era che i due si piacevano.
Solo che non lo sapevano. Non ancora, almeno.
Tsubaki sorrise a quel pensiero. Erano decisamente divertenti e, perché no, teneri.
Nella sua insicurezza riconosceva quella degli altri. E la sua amica, Maka, al di là di tutto, era dannatamente insicura.
Il suo era un sorriso appena accennato, però una cosa del genere non poteva sfuggire al suo Shokunin. Black☆Star era insolente e egocentrico, duro e ottuso, ma teneva alla sua buki. Era l’unica a cui prestasse realmente attenzione.<< cosa c’è di tanto divertente? >>.
Tsubaki gli sorrise, avvicinandosi a lui.
<< è… >>
La palla sfrecciò di qualche metro, fino a raggiungere il canestro.
Centro perfetto.
Cadde a terra.
La partita era finita.
<< game set >> Soul ghignò << il team di Maka perde venti a quattro >>
<< ancora non so le regole >> la ragazza affannò, reggendosi le mani sulle gambe.
Era stato faticoso.
Sentiva il coro che l’intimava alla punizione. E sapeva che avrebbe dovuto farlo. Non avrebbero tollerato un no come risposta, nonostante la loro richiesta fosse così inaudita.
Maka non voleva uscire con suo padre. Si era ripromessa che l’avrebbe odiato, quel lurido traditore.
<< aspettate… magari… >> Tsubaki apparentemente cercò di proteggerla. In realtà ricordò al suo partner della piccola modifica alla scommessa, che afferrò il messaggio solo dopo essersi goduto l’espressione affranta di Maka mentre guardava il padre, che si trovava dall’altra parte del campo.
<< che ne dici di una modifica? >> disse allora, facendola voltare verso di se.
Maka lo guardò speranzosa.
Non che si aspettasse qualcosa di meno umiliante, ma tutto era meglio del passare tempo col padre.
Un’intera giornata, poi!
Black☆Star ottenne, in questo modo, anche l’attenzione di tutti gli altri.
Fu il centro dell’attenzione. Dio solo sapeva quanto gli piacesse.
<< invece di uscire con tuo padre >> lasciò cadere la frase a metà. Maka deglutì. Se non avesse parlato, l’avrebbe strozzato. << uscirai con Soul >>
Shokunin e Buki si guardano per una minima frazione di secondo.
Fu la ragazza a distogliere per prima lo sguardo.
Si sentì imbarazzata, in quel momento. Per cosa, poi, neanche lei lo sapeva.
Dopotutto, vivevano assieme.
A quel punto, ogni imbarazzo avrebbe dovuto essere nullo.
<< ah >> borbottò Maka << in poche parole, dovrò passare una serata a casa >> alzò le spalle. Era una consolazione o una scusa, quella?
<< no >> spiegò l’amico << dovrai passare una giornata con lui, e non a casa. In giro. Fuori. Voi due da soli >> se fosse stato possibile, Maka avrebbe visto un cuoricino alla fine della frase.
Stupida scommessa!
Per qualche strano motivo, arrossì. Non era da lei, una reazione simile.
Doveva solo uscire con Soul.
Soul!
Si sarebbe lamentato per tutto il tempo, il cretino. E lei non si sarebbe neanche divertita.
<< io non entravo nella scommessa! Sono nella squadra vincente, ricordi?! >> sbottò. L’idea di stare solo con la sua Shokunin in un ambiente diverso da quello delle loro mura e del campo da combattimento lo metteva in ansia. E niente era meno cool di un ragazzo ansioso.
Vivevano assieme, ma non passavano poi così tanto tempo assieme.
Quella era una bugia, invece.
<< visto che sei così disponibile, caro Soul, organizzerai tu l’uscita, che dici? >>
Merda! Pensarono in simbiosi i due interessati.
<< e vogliamo le testimonianze >> aggiunse Patty << sarà divertente! >> continuò, sorridendo a trentadue denti.
Divertente, si. Divertente per lei!
Sarebbe stato un contesto assolutamente diverso da quello a cui erano entrambi abituati.
Sarebbe stato un appuntamento.
Maka non sapeva neanche cosa sarebbe dovuto essere, un appuntamento.
E – per giunta – sarebbe stato terribilmente imbarazzante.
Era questo che puntavano, no?
Avrebbero accettato repliche?
A quanto pare, no.
Lei e Soul si guardarono, arrossendo un poco entrambi.
La prossima volta, sarebbe rimasta a casa.

 

[***]

Hemm… buonasera!
Mi ero ripromessa di stare lontana da questo fandom almeno per un pò. Poi mi è venuta quest’idea (un’idea malata, lo so xD) e l’ho dovuta mettere per iscritto. Se non lo facevo, continuavo a pensarci fino allo strenuo.
Il prologo è un pò noioso. Lo so, lo so.
Sono dannatamente insicura, su questa mia storia. Anzi, mi sto chiedendo da mezz’ora perchè diamine la sto postando!

Evviva l’autostima! XD
Lascio a voi il giudizio, perchè se no mi demolisco da sola. *s’inchina* io incrocio comunque le dita, sperando in qualche esito positivo. =) alla prossima.

   
 
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