CINZIELLA:
So che hai fretta di sapere come va a finire con la venere..ma abbi
pazienza..sarai accontentata <3
CRIS:
Io credo che per avere le risposte dovrai stare molto attenta alle evoluzioni
delle menti perverse dei nostri amici XD
DUCIOLA:
Beh, perché ti stupisci della mia intuizione? Sono o non sono una
mamma???
Aspetto
di sapere cosa ne pensiate anche stavolta…E’ tanto che non leggo le
recensioni delle abituali, vi sto deludendo ed è per questo che non
scrivete più?
CAPITOLO
35
Il
mio amico Bear Grylls
ROBERT
Mi
svegliai nella mia stanza dimenticando addirittura dove mi trovassi. La
sensazione più spregevole per uno che, in generale, ha solo e
sempre bisogno di certezze.
Quella
mattina però avrei “solo voluto” avere la certezza che tutto
fosse in equilibrio stabile, invece di capire che niente era come avrei davvero
voluto e sperato per la mia vita.
Pensavo
davvero che Kristen ed io avessimo superato la fase
confusioni varie, ma forse sbagliavo.
La
sera prima avevo avuto l’istinto di proteggerla nonostante fino a cinque
minuti prima avessi cercato ovunque la sconosciuta dalle curve inebrianti e
questo, proprio non potevo reputarlo normale.
Non
ero normale.
Era
un dato di fatto.
Che
poi lei avesse cercato con tutta quella veemenza di proteggere un omone grande
e grosso il doppio di lei e che non ero io ( AKA il suo ragazzo), mi faceva
imbestialire; ma purtroppo anche riflettere.
Anche
lei evidentemente aveva le idee poco chiare in merito a noi due.
Eppure
dico io: ma che diavolo ho fatto di male per avere la vita più
incasinata di Bear Grylls???
No,
diamine, ditemelo! Cioè, Bear è il mio mentore: le proteine le
prende dalle uova di piccione col guscio crude e io non riesco manco a stargli
dietro mantenendo il frigo pieno... Sono una schiappa. Non riesco neppure a
mangiare le uova crude biologiche del giardino di nonna se non sono col bacon e
strapazzate sul fuoco!
Mi
sento una merda.
Voi
avete mai visto quest’uomo? E’ capace di pescare un pesce gatto di
dieci kg solo con le dita, di asciugarsi con la neve e di prendere un treno
correndogli dietro: io sono Robert-mollume-Pattinson
che non riesce neppure a fare innamorare di lui la ragazza che passa più
tempo con lui di sua madre stessa. Devo fare davvero schifo.
Allora
ditemi che cazzo di sex symbol rappresento?
La
gente dove ha gli occhi?
Credetemi:
ripensare a quei giorni mi fa tornare i conati di vomito. Sentirsi sempre
inadatto non è proprio ciò che ho sempre sognato di essere.
Mi alzai,
passando la mano tra i capelli in quel gesto inconsulto che mi aveva fatto
diventare famoso. Sentivo di dover fare la doccia, sentivo il profumo di lei
addosso.
Tutto
nella mia stanza standard , dato che non era la mia, sapeva di lei. Tutto nelle
ultime settimane sapeva solo di lei; perché solo lei occupava la mia
mente.
Finchè non avevo visto l’altra.
Fulmine
a ciel sereno.
Decisi
di non pensarci, non sotto la doccia, e di godermi il getto caldo e rilassante
prima di mettermi nelle mani schiaviste e perfide di Step,
che sapevo non aspettasse altro che torchiarmi e spremermi stile limone dopo la
zuffa della sera precedente.
Mi
misi il primo paio di jeans che usciva penzolante dalla valigia e abbinai, per
modo di dire, una t-shirt grigia che sapeva di sporco. Di sciatto. Di inadatto.
Di me.
Chiamai
Step, la quale mi disse di stare giù nella
hall ad attendere che mi svegliassi. Quando arrivai al pian terreno il suo
sguardo mi fece rabbrividire. Senza proferire parola mi fece strada verso la
macchina e mi portò, credo, in un parco privato.
“
Prego: hai esattamente… 180 secondi a partire da ora” disse
guardando l’orologio
Raggelai.
“Step, hai ragione, sono stato avventato e giuro non
è perché ho bevuto, è perché credevo le stessero
facendo qualcosa di male. E sai, perché ormai lo sai, mi sento molto
protettivo verso di lei. Ti prometto che non si ripeterà più .Lo
giuro.”
“
Siii sii..Questa l’ho già sentita quante
volte?! Mh..Circa un triliardo
di volte Rob. Adesso basta. Ti avevo già
accennato che non avrei più intercesso con
Parole
pungenti, che col senno di poi ho capito alla grande.
In
quel momento mi parvero mattoni, rasoi e quant’altro possa lacerare
l’anima; ma desso ho capito perfettamente cosa cercava di fare.
Perché
ci è perfettamente riuscita.
Inutile
dire che rimasi senza fiato per alcuni secondi che parvero
un’eternità; ripensai a cosa avrebbe fatto il mio
“amico” Bear Grylls nella mia stessa
situazione, per poi rendermi conto che lui avrebbe avuto a che fare con un
disastro urbano e non con un’agente incazzata nera e che quindi non
avrebbe saputo che fare neanche lui, probabilmente. Ripresi coscienza della mia
vita e le dissi: “ Step, hai ragione non sei la
mia badante. Io forse questo lavoro non lo voglio. Forse devo staccare la
spina. Io me ne vado. Grazie per tutto ciò che hai fatto per me, parla
col mio avvocato e prenditi tutto ciò che ti spetta.”
Step mi guardava con gli occhi strabuzzanti, ma io con la calma che
in genere mi contraddistingue mi alzai e mi diressi di nuovo in albergo con un
taxi. Non so quanto Step rimase ferma seduta là, allibita
dalla mia sparata.
Arrivato
in hotel chiusi la mia valigia e andai all’aeroporto, volevo solo tornare
a LONDRA, a casa. Il Giappone mi era costato caro.
Avevo
perso la mia carriera, si per mia volontà, ma era pur sempre stata una
sconfitta.
Quando
i miei mi videro spuntare per poco non gli prese un colpo: tutto si
aspettavano, tranne che durante il tour promozionale di Eclipse
io tornassi a casa mentre avrei dovuto esser in giro per il mondo.
“Robeeeeeeeert, caro!!!” Disse la mamma abbracciandomi
così forte che mi mancò il fiato.
“Ciau…Eccomi qui. Sono tornato mamma. Posso stare un
po’ più a lungo del solito?”
Non
volevo girarci intorno, tanto mamma mi stava già leggendo la mente.
“Amore
ma che cavolo di domande mi fai? Tu puoi stare quanto vuoi, sei mio figlio! Che
diamine è successo??? Forza raccontami tutto mentre ti cucino i cupcakes
alle carote e cannella amore…”
La
mamma: l’invenzione migliore che Dio, se esiste, abbia mai fatto. Se non
ci fosse bisognerebbe inventarla; come
“Mamma
ho dato un taglio a tutto. Forse non è la vita che fa per me”
Mamma
mi guardò e alzando un sopracciglio disse: “ e te ne saresti
accorto solo adesso che non fa per te? O te ne sei accorto dopo che hai
assalito i paparazzi per difendere Kristen?”
Bingo.
La
mamma è la mamma.
“Mamma
te ne parlerò, ma non oggi. Sono stanco. Anzi ti spiace se mi lavo e
torno ad essere pulito e curato come un tempo? Mi faccio una bella doccia. Se
torna papà o qualcun altro dalla testa bionda platinata mi chiami
ok?”
Nulla
poté togliermi la forza di abbracciare la tenera donnina piccina piccina che mi aveva cullato e consolato per un quarto di
secolo quasi.
Quando
entrai nella stanza non fui sorpreso di trovare tutto pulito, in ordine ed
esattamente com’era prima che lasciassi casa. Persi qualche istante a
guardare le foto mie e dei miei amici..Le foto coi trofei in mano…Qualche
foto da grande in dei pub con gli amici semi sbronzi…E poi una foto con
la mia famiglia. Io papà mamma e le mie due sorelle. La cosa più
preziosa che ho.
Mi
sdraiai sul letto con mille pensieri e mi addormentai senza neppure lavarmi.
Sognai
della venere.
Perché
nonostante tutta la merda che mi era successa, nonostante la confusione, era
lei il mio chiodo fisso.
Perchè non sapevo chi fosse e la cosa mi intrigava. Non
apparteneva al mio entorurage e la cosa non so perché mi
rasserenava. Mi sentivo così frustrato dal dover sempre e solo stare con
gli stessi “amici”. Forse stava diventando un obbligo e neppure me
ne rendevo conto.
Eppure
lei non mi aveva calcolato di striscio, nonostante io fossi Robert Pattinson.
Da
quando avevo preso l’aereo per London non avevo riacceso il telefonino e
al momento di farlo sentìi una sorta di magone
assalirmi.Ero certo che avrei trovato miliardi di
telefonate da tutti, ma soprattutto da Step.
Infatti.
57
messaggi di “ti ha chiamato…” da parte della mia agente. Ex
agente anzi.
Non
so quante ore fossero passate eppure quando mi svegliai ebbi la sensazione ne
fosse passato parecchio di tempo. Sicuramente mamma non mi aveva svegliato e mi
aveva lasciato riposare.
Accesi
la radio del bagno per lavarmi in compagnia e mi resi conto che dal momento in
cui ero arrivato a casa erano passate ben 18 ore: avevo dormito esageratamente.
Misi
una tuta nuova e pulita che mamma mi aveva fatto trovare nel cassetto e scesi
sotto in cucina a cercare qualcuno.
Papà
e le mie sorelle erano a lavoro e non li incontrai neppure quella volta.
“Ciao
mami. Perché non mi hai svegliato?”
“Amore
eri distrutto, sono venuta a controllarti e a coprirti un paio di volte e non
ho pensato fosse necessario disturbarti. A proposito amore, ha chiamato Step e farfugliava qualcosa che non ho capito, era molto in
pensiero; magari falle una chiamata.”
“Si
mamma. Lo farò”
Appoggiai
il mento sulla mano e sbadigliai svogliatamente al pensiero di doverlo fare.
Sentivo un’ansia pazzesca e una voglia di sparire dalla faccia della
terra che neppure potete immaginare.
Mi
ritrovai di nuovo a pensare a cosa avrebbe fatto bear al mio posto: avrebbe
scalato l’Everest? O si sarebbe dato per disperso nel deserto del Gobi?
Mangiai
un cupcake nonostante fosse quasi ora di cena e mi
feci coraggio componendo il numero di Step. In fondo
non l’avevo neppure fatta replicare.
Dopotutto
eravamo nel mezzo di un tour promozionale, l’avevo lasciata nella merda.
Una
chiamata per farmi prendere
frustate virtuali gliela dovevo dopo tutto ciò che aveva fatto
per me.