riv28
Il dottor Lasonne non si aspettava
visite quel giorno, di certo non quella di Oscar e André. Rimase
sorpreso quando aprì la porta e li vide, ma sorrise ricordando
che da quando li conosceva, non c'era mai stata una volta in cui un
loro incontro fosse avvenuto in orari definibili normali.
Li fece accomodare, ascoltò sia
Oscar che André, dopodiché fece attendere quest'ultimo in
sala d'attesa mentre lui si dedicò a visitare Oscar.
Il tempo parve ad André
interminabile. Ripensava a tutto quello che era successo negli ultimi
tempi e cercava di ricordare come stesse Oscar quando si erano rivisti
a Palazzo Jarjayes dopo la loro separazione forzata. Cercava in tutti i
modi di convincersi che la sua Oscar stesse bene, che non ci fossero
nuovamente problemi di salute perché se fosse successo
nuovamente sarebbe impazzito di dolore. E poi c'era Diane, Oscar non
poteva lasciare la sua bambina, non ora che finalmente aveva accettato
la sua femminilità e si stava dimostrando una madre attenta,
premurosa e molto dolce.
Quando sentì la porta si alzò in piedi di scatto.
“Oscar, Dottore...”
“Siediti, André. C'è qualcosa che devi sapere”
“Ecco, lo sapevo! Oscar sta
male, vero? E' nuovamente malata, me lo sentivo. Ma ditemi, Dottore,
è possibile curarla, vero? Voglio dire, è ancora in
uno stato iniziale?”
Il dottore sorrise aggiustandosi gli occhiali sul naso e intrecciando le mani appoggiandosele in grembo.
“Oh si, è decisamente in stato iniziale, direi un paio di mesi”
Ovviamente Oscar aveva espresso i suoi
sospetti al dottore e aveva accennato anche allo stato d'ansia in cui
versava André, così Lasonne aveva deciso di divertirsi un
po', in memoria dei vecchi tempi.
“E cosa dobbiamo fare adesso?”
André era davvero preoccupato
ed Oscar si sentiva quasi in colpa nel vederlo così preso in
giro, ma evitò di interrompere il gioco pensando alla gioia che
sarebbe apparsa sul viso di suo marito nel momento in cui avrebbe
capito la verità.
“Oscar deve riposarsi molto,
nutrirsi bene, mangiare molta carne e verdura ma ben lavata, mi
raccomando! L'igiene alimentare in questo momento è
fondamentale.”
“Ma certo, farò tutto
quello che devo per curarla, ve lo prometto. E se faremo tutto
ciò che dite Oscar starà meglio, guarirà del
tutto. Io non voglio che diventi di nuovo un problema come la volta
scorsa.”
“Oh, André! Mi dispiace
deluderti, ma questo problema, come lo chiami tu diventerà
evidente nel giro di qualche settimana, e mi permetto di aggiungere che
sarebbe un guaio se non fossi così!”
“Cosa? Ma cosa state dicendo? Oscar deve peggiorare nel giro di poche settimane?”
André stava perdendo le staffe
e Oscar decise che era il caso di interrompere gli enigmi, tanto il
pensiero di una possibile gravidanza continuava a non sfiorarlo nemmeno.
“André! André calmati, per favore! Non hai capito...”
“Si, André, Oscar ha
ragione. Sei completamente fuori strada. La tua Oscar sta benissimo e
starà benissimo per sempre, stai tranquillo. Non è di
tisi che stiamo parlando. Quello che Oscar ha adesso si
protrarrà ancora per sette mesi almeno...”
André si bloccò e
rifletté sulle parole di Lasonne, poi spalancò gli occhi
come se avesse ricevuto un'improvvisa illuminazione e si voltò
verso Oscar, vedendola sorridere.
“Oscar? Ti prego...Lasonne sta forse dicendo che tu...che noi...”
“Oh, André! Ce ne hai messo di tempo a capirlo! Si, André, io e te aspettiamo un bambino...”
Trascinò Oscar fuori dalla carrozza e si diresse a casa di
corsa, tenendola per mano e non appena chiuse l'uscio dietro di
sé si avventò sulle labbra di sua moglie, imprigionandole
in un bacio che le impedì quasi di respirare tanta era la forza
con la quale la stringeva.
Era fuori di sé dalla gioia,
non aveva fatto altro che guardarla con occhi sognanti ripetendo che
non era possibile che stesse capitando a lui, che era un sogno, tanto
che ad un certo punto Oscar ebbe quasi paura che André potesse
sentirsi male dall'emozione.
Mentre la stava baciando, Oscar
sentì una lacrima scendere sulla sua guancia, una lacrima che
però non era nata dai suoi occhi.
“André...”, lo
chiamò piano, prendendogli delicatamente il viso tra le mani,
staccandolo da sé quel tanto che le permetteva di guardarlo
negli occhi.
“André, va tutto bene?”
“Oscar, tu non hai idea di
quanto io sia felice adesso. Ormai avevo perso la speranza di avere un
altro figlio, tu non ne parlavi più e io pensavo davvero che non
ne volessi.”
“No, non è che non ne
volessi...vedevo che non arrivava e mi sentivo male nei tuoi confronti.
Mi sembrava di deluderti...”
“Deludermi? Oscar, anche se non
fossi mai più rimasta incinta, ti assicuro che non sarebbe
cambiato nulla per me. Io ti amo, come puoi pensare di deludermi? E'
vero che ti ho detto tante volte che volevo un altro figlio, ma non
volevo dire che tu e Diane non mi bastavate, non pensarlo mai...”
La baciò nuovamente, iniziando
a far scivolare le mani sul corpo di sua moglie, facendo in modo che i
vestiti cadessero sul pavimento in brevissimo tempo.
“André...”,
sussurrò Oscar quasi gemendo, la passione di André
l'aveva completamente vinta. Adorava il modo in cui André la
seduceva, sapeva come farla capitolare in pochissimo tempo, aveva un
modo così passionale di toccarla e accarezzarla, ma al tempo
stesso così dolce e coinvolgente al quale lei non riusciva e non
voleva resistere. Sin dalla loro prima notte insieme Oscar aveva capito
cosa volesse dire appartenere ad un uomo, si era sentita felice ed
appagata e questa sensazione la provava ogni volta che faceva l'amore
con André, imparando a poco a poco a lasciarsi andare sempre di
più, a non vergognarsi di nulla, a dimostrargli il suo piacere
senza inibizioni e a fare in modo che anche lui provasse lo stesso
piacere intenso che provava lei.
Anche André amava questo
aspetto di Oscar, impazziva di desiderio a sentirla così
malleabile tra le sue mani, così abbandonata, remissiva ma
appassionata e sensuale. Aveva atteso per anni che Oscar scoprisse la
sua femminilità ed era stato ripagato da un amore totale,
travolgente ed appagante che invece di placare il suo desiderio non
faceva altro che aumentarlo, giorno per giorno.
André si lasciò
travolgere dal gemito di Oscar e fece l'amore con lei, non aspettando
neanche che lei finisse di spogliarlo, non spostandosi neanche di
stanza, rimanendo così, in piedi appoggiati all'uscio di casa,
attendendo che quell'onda di passione calasse, che li riportasse alla
ragione.
Oscar aprì gli occhi quando
sentì finalmente il proprio cuore riprendere ritmi normali e il
proprio respiro tornare regolare e vide André ancora appoggiato
a lei, che continuava a stringerla forte a sé.
Lo chiamo piano, lui alzò gli occhi e la guardò.
Era bellissimo, con le labbra lucide,
le guance leggermente arrossate e i capelli scompigliati che gli
ricadevano in modo scomposto sul viso facendo risaltare ancora di
più il verde dei suoi occhi.
Le posò un leggero bacio sulla spalla. Sembrava teso, che fosse preoccupato per qualcosa.
“André, cos'hai?”
“Ti ho fatto male?”
Oscar dapprima non capì a cosa si stesse riferendo e lo guardò senza rispondere.
“Si, prima...insomma...non credo di essere stato molto delicato....Ti ho fatto male?”
Oscar sorrise.
“No, non temere. Se fosse stato così ti avrei fermato. Ma perché me lo chiedi?”
André la sollevò, le
passò un braccio sotto alle ginocchia e la portò in
camera, dove la distese sul letto e si mise accanto a lei.
“Te l'ho chiesto perché
mi sono accorto che qualche volta, negli ultimi tempi, era come se ti
trattenessi, come se cercassi di frenarmi e non ho mai capito
perché fino ad oggi. Avevi paura che potessi farvi male,
vero?”, le disse accarezzando il suo ventre.
Oscar arrossì e ammise che
aveva ragione. Il suo modo impetuoso e passionale di amarla spesso le
aveva fatto temere di poter fare male al bambino, ma questo dubbio le
era stato cancellato da Lasonne.
“Oscar, non ci credo! Gliene hai parlato?”
“Ma certo, André! E' un
medico! E poi non mi è mai...insomma...questa è la prima
volta che mi capita di far l'amore da incinta...”.
André la guardò pieno di tenerezza e un senso di profonda nostalgia lo invase.
“Già, è vero. Quando aspettavi Diane eri sola. Oscar, non me lo perdonerò mai...”
Non poteva fare a meno di sentirsi
triste, aveva perso una parte della loro vita che non sarebbe mai
più ritornata e anche se razionalmente sapeva che non era colpa
sua, inconsciamente non riusciva proprio a non sentirsi in colpa.
“André...”
Sentirsi chiamare con quel tono dolce lo fece tornare in sé.
“Almeno non eri completamente da
sola...sai, mi piacerebbe ringraziare Fersen, non l'ho mai fatto come
meritava anzi, non ho mai smesso di sospettare di lui, ad essere
sincero...”
“Ma dai, non ci credo!”
“Te lo giuro! Comunque ora
basta, pensiamo a noi e a questo piccolino qua dentro. Oscar, giuro che
per tutta la gravidanza ti osserverò con attenzione sera dopo
sera, non voglio perdermi neanche il più piccolo cambiamento del
tuo corpo!”
“Oddio André, così mi spaventi...”.
E ridendo André la fece stendere sotto di sé, iniziano ad accarezzarla.
“E pensare che avrei dovuto
accorgermene...il tuo seno è più pieno e sodo, i tuoi
fianchi si sono ammorbiditi, la pelle del tuo viso è luminosa,
morbida...pensavo che fosse l'effetto di Arras e invece...”
“...e invece è stato il tuo effetto!”
Oscar era felice di vedere finalmente
André così sereno, felice e si pentì di non aver
assecondato prima il suo desiderio, ma ora aveva un'ultima richiesta da
fargli.
“Oscar, sei pensierosa, va tutto bene?”
“Si. Si, André, va tutto bene?”
“Sicura? E' stata una giornata pesantissima. Non vuoi riposare un po', o parlare di quello che è successo?”
La domanda di André la
riportò bruscamente alla realtà. Avevano chiuso il mondo
fuori dalla porta, ma la verità era che Maria Antonietta era
morta, in modo atroce.
No, non voleva parlarne, non ci sarebbe riuscita, non ancora.
Non glielo disse, si limitò a girare la testa da un lato e a chiudere gli occhi.
André la conosceva troppo bene
per non capire cosa volesse dire quel gesto e si pentì della
domanda che le aveva posto, così facendo aveva alzato un muro
tra di loro, non avrebbe dovuto forzarla nel parlare, tanto sarebbe
stata lei a farlo quando si fosse sentita pronta.
“Scusami”, le disse posandole un bacio sulla guancia, “ti lascio un po' da sola, forse è meglio.”
Si alzò e uscì dalla stanza, lasciando Oscar in balia delle sue emozioni.
Era finita un'era, era finita la
Monarchia, era finita definitivamente la sua vita passata, e adesso?
Cosa sarebbe accaduto? La Francia era alla deriva, gli ideali di
Robespierre stavano cominciando a cambiare e stava venendo fuori il suo
vero volto. Oscar temeva che presto la Francia si sarebbe trovata in
condizioni peggiori di quelle che avevano portato allo scoppio della
Rivoluzione. Lei era felice, non aveva nessun dubbio su questo, ma si
chiedeva se sarebbe stata in grado di garantire la felicità
anche ai suoi figli, ai suoi tre figli, perché ormai Marie
Therese sarebbe stata sua figlia per tutta la vita. Il suo legame con
Maria Antonietta sarebbe durato in eterno, sarebbe cresciuto giorno per
giorno sotto i suoi occhi, diventando una donna diversa da quella che
sua madre era stata e che forse avrebbe voluto vederla diventare. Allo
stesso modo sarebbe stata legata per tutta la vita al Conte di Fersen.
Grazie a lui era riuscita a guarire, a far nascere Diane e a ritrovare
André, ed era stato per lui che aveva salvato la Principessa.
Oscar capì che tutto quello che
era stata la sua giovinezza non era conclusa, i suoi legami con il
passato l'avrebbero seguita anche nel futuro, così come
avrebbero seguito anche André.
Doveva andare avanti, insieme a lui e a ciò che stavano costruendo, anche grazie a Maria Antonietta e Fersen.
Questo pensiero le diede forza e
serenità al tempo stesso, anche se la Francia fosse precipitata
del tutto, loro due stavano facendo qualcosa di meraviglioso e una
piccola parte di quella antica Francia sarebbe sopravvissuta per
sempre. Ma non a Parigi, di questo ne era certa, non a Parigi.
Scese in cucina, dove trovo André intento a preparare qualcosa per cena.
“André.”
Si voltò e se la trovò tra le braccia.
“Ehi, che succede?”
“Abbracciami, André, ti prego, abbracciami”
“Piccola, cosa ti prende?”
“André, senti, io ci ho
pensato tanto...non voglio più vivere a Parigi. Perché
non ci stabiliamo definitivamente ad Arras?”
Un sorriso si aprì sul volto di André.
“Sai che è la stessa cosa che volevo proporti io?”
Arras, 14 Luglio 1794
Tutto era pronto per l'arrivo
imminente di Bernard e Rosalie i quali avevano finalmente deciso di
andare da Oscar e André per passare con loro qualche settimana.
“Oscar? Oscar, dove sei?”, la chiamò André.
“Sono qui, nella stanza dei bambini!”
André entrò giusto in
tempo per vedere Oscar che stava terminando di dare la poppata al loro
piccolo Joseph Alain. Si avvicinò alla moglie e le diede un
bacio.
“Non ti trovavo, pensavo fossi fuori con Diane.”
“No, la piccola peste è
con Zio Alain, e sai che nessuno può disturbarla quando è
con lui! Sai, non so se abbiamo fatto bene a chiamare così
nostro figlio, non vorrei venisse su come lo zio!”
“Ma dai, Oscar, sei stata tu a
proporre di far scegliere il nome alle bambine, adesso non puoi
pentirti se abbiamo scelto di accontentare entrambe, ti pare? Ma
guardalo, come mangia vorace dalla sua mamma!”
“Si, ha un gran appetito, chissà da chi ha preso....André, perché mi stavi cercando?”
“Ah, si, me ne stavo dimenticando. E' arrivata una lettera di Santin da Londra.”
“Oh, che bella sorpresa, e come sta?”
“Bene. La piccola Susan,
cioè, era piccola quando io ero da loro, ormai è una
donna, si sposerà in autunno ma ancora si ricorda di me!
Però c'è dell'altro, Oscar. All'interno c'era un'altra
lettera, indirizzata a te. E' di Fersen.”
“Fersen? E cosa dice?”
“Non lo so, non l'ho aperta.”
“E cosa aspetti, aprila e leggila”
André stava per chiederle se ne
fosse sicura, se non avesse preferito leggerla per conto suo, ma lo
sguardo limpido e sereno della moglie lo rassicurò, così
aprì la lettera e ne lesse il contenuto:
Mia cara Oscar,
ho appreso dal
vostro anziano precettore che vi siete trasferiti in campagna. Sono
molto felice, so quanto amiate quei luoghi. Sono sempre stato al
corrente degli avvenimenti francesi e so quanto sia stato difficile e
penoso l'anno appena trascorso. Ho perso molto in Francia, ho perso
lati di me stesso che non ritroverò mai più. So che
adesso vive con voi una vostra nipote, vedo che avete seguito il mio
consiglio e vi siete riappacificata con quella vostra sorella maggiore
con la quale si erano incrinati i rapporti. Non sapete quanto ne sia
felice. Mi piacerebbe rivedere la vostra nipotina, l'unico ricordo che
ho di lei è quello di una bella bimba bionda molto vivace e
somigliante alla madre, così come vorrei rivedere la piccola
Diane, non sapete quanto mi manchi! Non tornerò mai più
in Francia, ormai il mio cuore odia quella terra che mi ha avvelenato
l'anima, strappandomi il mio unico e vero amore. L'unico ricordo sereno
che ho pensando a quella nazione così crudele siete voi, il
vostro André e la vostra adorabile bambina. Vi auguro ogni bene,
mia Oscar, non vi dimenticherò mai e vi ringrazio per la
serenità che mi avete dato. Vi restituisco il vostro anello,
continuare a tenerlo mi fa troppo male.
Hans Axel Von Fersen
Appena terminò di leggere la
lettera, André porse ad Oscar quella che era stata la fede
nuziale di quel finto matrimonio.
Oscar la guardò e non poté fare a mano di piangere.
“André...hai capito cosa ha cercato di dirmi, vero?”
“Si, che ti ringrazia. Ha saputo
che Marie Therese è con noi, per fortuna Santin ha saputo
decifrare gli indizi che gli ho chiesto di fare avere a Fersen. Oscar,
non piangere. Era inevitabile che finisse così...”
“Si, lo so. Sai, ho sempre
pensato che se avessero avuto la possibilità di amarsi, Fersen e
Maria Antonietta avrebbero avuto una vita felice. Non dovrei dirlo
ma...a volte io mi sento in colpa per la nostra felicità.”
Un'ombra di rabbia velò gli occhi di André.
“Ma cosa stai dicendo? Ti sei
dimenticata quanto abbiamo lottato, sofferto, penato per stare insieme?
Ti sei dimenticata cosa ci ha fatto tuo padre? E adesso mi dici che ti
senti in colpa perché sei felice con me?”
“No, André, scusa, io non volevo...”
“Davvero, Oscar, mi fa
arrabbiare ciò che hai detto. Non dobbiamo nulla a nessuno, la
nostra felicità è più che meritata.”
“Si, lo so. Scusa, è solo che...”
André le si avvicinò,
accarezzandole una guancia e prendendo in braccio il piccolo, che nel
frattempo si era addormentato.
“E' solo che il tuo animo
è troppo generoso per poter essere felice se qualcuno è
triste. Dai, penso io al piccolo, tu ora riposati.”
“No, grazie, vado a cercare Marie. Sai dov'è?”
“Credo che sia con Gilbert, hanno fatto pace, finalmente!”
“Si, lo so. Marie si è
convinta a seguire il mio consiglio e gli ha raccontato tutta la
verità. Ha capito perché Gilbert parlava sempre con astio
della famiglia reale, e ha capito anche che se voleva che questo non
rovinasse il loro rapporto avrebbe dovuto essere sincera e raccontargli
tutto.”
“Ah, adesso mi tornano parecchi
conti! Ecco perché Gilbert stamattina era così rispettoso
nei miei confronti e perché mi faceva domande strane su
Maria Antonietta. Però c'è una cosa che tu non sai!”
“Cosa?”
“Che ha intenzione di chiedere a Marie di sposarlo!”
“Ah! E lo sa in che guaio si caccerebbe?”
“Si, lo sa...ma gli ho detto che se sono sopravvissuto io ce la può fare anche lui!”
“André!!!!”
E' sera, siamo
tutti qui riuniti intorno al grande tavolo nel giardino e stento ancora
a credere che questa sia la mia vita. Io, André Grandier, nato
in una famiglia povera e cresciuto come un nobile, ora sono qui in
compagnia di mia moglie, l'unica donna che abbia mai amato, il soldato
che a quattordici anni scappò via da me mentre le chiedevo di
rinunciare all'uniforme e diventare una donna e che ora è la
madre dei miei figli. Non è una moglie perfetta, la mia Oscar.
E' cocciuta, ostinata, litighiamo spesso, ma è l'unica persona
persona che voglio vicino a me, il nostro matrimonio, per quanto
difficile e con momenti di alti e bassi, come quelli di tutti, è
solido e inaffondabile. Sono qui con i miei amici: Bernard,
l'uomo che mi ha quasi reso cieco ma che è diventato un amico
insostituibile; la piccola Rosalie, ormai una donna; Alain, il bestione
che ormai considero come un fratello e che stasera ha stupito tutti
dicendo che ha deciso di sposare Emile, la donna che lavora all'osteria
del villaggio. Questa è la mia famiglia, una famiglia che mi
sono costruito con il sangue e con i denti, lottando contro tutti,
contro Oscar per prima, perché non ha mai voluto cedere al suo
amore per me, una famiglia che difenderò contro tutti e che sta
per allargarsi ancora. Che tenerezza quando Gilbert mi ha chiesto il
permesso di sposare Marie. Non credeva alle sue orecchie quando gli ho
detto che non ero io che dovevo acconsentire ma lei, ed è quello
che penso. Nessuno deve decidere per la vita di qualcun altro, per i
miei figli sarà così.
Ora sono qui, con
mio figlio tra le braccia, un fagottino di pochi mesi che però
ha già messo in riga tutti quanti! Ha sicuramente il carattere
di sua madre, mentre Diane assomiglia a me, è più calma,
più affettuosa. Joseph gioca con la mia mano, avvicino un dito
alla sua boccuccia e lui inizia a succhiarlo, segno inequivocabile di
fame. Alzo gli occhi verso Oscar e la vedo mentre mi guarda con
dolcezza, si alza e si avvicina a me.
“Dammelo, è ora della poppata.”
Le porgo il bambino e la guardo mentre entra in casa. Ma lei si volta, torna indietro e si avvicina al mio orecchio.
“André, grazie.”
“Di cosa?”
“Di avermi
aspettata. Di non avermi imposto una scelta, come ha fatto mio padre.
Se quella volta io avessi deciso di seguire il tuo consiglio, ora non
saremmo qui.”
Ora capisco. Oscar aveva già scelto allora. Oscar aveva già scelto me...
E' sera, sono
tutti riuniti in giardino e io sono qui nella nostra camera da letto ad
allattare nostro figlio. Non riesco più a parlare di me in prima
persona singolare, Oscar non esiste più, ora esistono solo Oscar
e André. E' la nostra vita, una vita che abbiamo conquistato con
fatica, ma che ora ci appaga, nonostante tutte le difficoltà
della vita quotidiana. Siamo due persone forti, litighiamo spesso e
come da ragazzi abbiamo ricominciato a risolvere le nostre divergenze
con i duelli di spada, anche se capita spesso di risolverle qui in camera,
come forse avremmo dovuto fare già allora...
Non so cosa ci
riserverà il futuro, oggi Bernard ha raccontato cose terribili
su Parigi e su Robespierre, probabilmente la Rivoluzione è ben
lontana dal finire, ma so con certezza che sia io che André
faremo l'impossibile per proteggere la nostra famiglia: Diane,
così somigliante a me fisicamente e a suo padre come indole;
Joseph, così somigliante a me come indole! Marie e il suo futuro
marito Gilbert, Alain e la sua fidanzata, Bernard, Rosalie e la nuova
vita che sta finalmente nascendo in lei e che annuncerà a breve,
appena scenderò.
Il pensiero di
Fersen e Maria Antonietta non mi abbandona mai. Hanno rinunciato alla
loro vita e alla loro felicità, sono rimasti vittime di un
ingranaggio che non hanno voluto o saputo spezzare. Io ringrazio il
cielo di aver messo André al mio fianco, che invece questo
ingranaggio l'ha spezzato per tutti e due, soprattutto quando io non
sono stata in grado di farlo.
Sento dei passi.
E' André, che viene a prendere suo figlio. Certe volte mi fa
rabbia vedere nei suoi occhi l'orgoglio per il figlio maschio, proprio
non lo capisco! Ma poi vedo in quegli stessi occhi tutto l'amore che ha
per me, per Diane e per Marie e allora penso che un po' di orgoglio sia
giusto lasciarlo a quest'angelo che ha donato tutta la sua vita ad un
demonio come me!
Lo seguo mentre
scende le scale con Joseph in braccio, così piccolo e indifeso rispetto a
lui. Scendo dietro al mio André e raggiungiamo i nostri ospiti.
Oggi è il 14 Luglio, sono passati cinque anni da quel tragico
giorno. Finalmente oggi ricominciamo tutti a vivere.
E così è finita! Dopo
tre anni di lavoro questa storia chiude (sento una serie di
“Hurrà!” da parte di molte di voi...).
Che dire, grazie a tutte quelle che mi
hanno seguito, letto, recensito, aiutato, consigliato, criticato e
così via. E' stato per me un lavoro duro, impegnativo, ma molto
soddisfacente o almeno, io mi sono divertita nello scrivere e spero che
vi siate divertite anche voi nel leggere.
Purtroppo per voi la mia mente malata
è sempre in movimento e qualche ideuzza per prossime ff ci sono
già, vediamo solo quando riesco a buttarle giù!
A presto e grazie a tutte!!!!!!!
Ninfea Blu: grazie, il tuo commento mi ha rincuorato un po', temevo di
aver davvero azzardato troppo con il capitolo precedente. Grazie per
avermi seguito con così tanta partecipazione fino alla fine di
questa storia.
Tetide: il motivo per cui ho ideato un
incontro del genere era proprio quello di evitare un faccia a faccia
che rischiava di sembrare scontato e ridicolo, mi fa piacere
notare che sei d'accordo con me.
Patrizialasorella: ci siamo già
sentite, perciò al momento non ho altro da aggiungere se non che
spero di non averti offesa con il mio commento a “Destino
Inverso” perché non era davvero mia intenzione. La tua
storia mi piace moltissimo, è solo che mi sono persa dei pezzi...
Medusa: Anche secondo me la storia
stava prendendo una piega troppo fiabesca e non lo volevo, non è
questo genere di storia. Grazie per il tuo apprezzamento per questo
“cambio di rotta”.
Salvaroma: Complimenti per la tenacia!
Ventidue capitoli in una sola volta??? Che resistenza! Grazie per
l'attenzione e per il complimento sul capitolo scorso.
Pry: Mia croce e delizia! Direi che la
discussione sullo svenimento la possiamo anche chiudere, tanto ormai
hai capito perché l'avevo inserita e come la penso. E
tranquilla, nessuna offesa, ci mancherebbe altro! Sull'incontro,
invece, facciamo qualche precisazione. Allora, quando ho scritto di due
persone incappucciate non immaginavo di certo due tizi conciati tipo
Ku-Klux-Klan, ma solo due individui che indossavano un mantello con il
cappuccio tirato su! D'altronde l'esecuzione avvenne in Ottobre, e
Parigi non è proprio una città caldissima, quindi ci
poteva anche stare che qualcuno fosse coperto. Inoltre non ho detto che
loro erano gli unici due con un mantello, ho solo focalizzato
l'attenzione su di loro anche per sottintendere che quel mantello fosse
una barriera tra Oscar e André e il resto della piazza. Come ha
giustamente notato Ninfea, loro erano là per un altro scopo, non
per vedere la Regina morire come la maggior parte delle persone e il
mantello era il simbolo di tale divisione.
Spero che la mia spiegazione ti abbia
aiutato a focalizzare un po' meglio la scena, in caso contrario chiedi
pure e io rispondo ai tuoi dubbi, non farti problemi.
I giovani d'oggi, per chiudere, non mi
hanno fatto proprio nulla, era solo una battuta! Se non amassi i
ragazzi, non potrei mai fare l'insegnante, ma dato che la fascia
d'età con la quale lavoro è quella delle medie ti
assicuro che per riuscire a relazionarmi con loro quest'anno ho
imparato tanti di quei “neologismi” che non hai idea!!!
Baci.
Flopi: Grazie anche a te per
l'apprezzamento al capitolo precedente. Quando ho scritto che ero
spaventata ero sincera, davvero temevo che l'esito sarebbe stato
disastroso!
Fighterdory: Commento solo in parte la
tua recensione, perché la risposta che ho scritto per Pry va
bene anche per te. Ormai sai come va a finire la storia, però mi
sembra giusto spiegarti alcune mie scelte. La mia Oscar di inizio ff
è molto OOC, infatti l'ho indicato nelle note. Ho preso la fine
dell'anime per quanto riguarda la sua volontà di morire, io sono
convinta che quella mattina del 14 Luglio lei abbia scelto
deliberatamente di esporsi al fuoco nemico e di farsi uccidere, tanto
era già morta dentro di sé la notte precedente e
aspettare che la tisi la consumasse avrebbe rappresentato un tempo
eterno. Ma Oscar è sempre Oscar e il suo lato battagliero esce
fuori nel momento in cui scopre che André è vivo (prima
tramite il bimbo che aspetta, poi quando riceve le notizie di Rosalie).
Oscar segue suo padre solo in apparenza, in realtà lei e Fersen
lo raggirano ben benino! Ovviamente alcune scelte che ho fatto sono
avvenute proprio per poter concatenare gli eventi e quindi so che
possono risultare strane o forzate, ti assicuro che ho cambiato trama
tantissime volte! Ti ringrazio tanto per la bella recensione, a me non
danno per nulla fastidio le critiche se sono espresse bene e con
educazione anzi, danno sempre degli ottimi spunti di riflessione,
quindi vai pure e infierisci quanto vuoi, mi dispiace solo che questo
scambio di opinioni sia avvenuto solo alla fine della storia, ma spero
che mi seguirai ancora in storie future. Grazie ancora e a presto!
Arte: Come al solito mi stupisci,
riesci sempre ad essere in linea perfetta con quello che penso io! Se
hai letto il commento alla recensione di Pry, avrai notato la
spiegazione dei “cappucci”, ed è esattamente quello
che hai detto tu, quindi ti ringrazio molto di averlo fatto notare
pubblicamente. Mi fa piacere vedere che anche a te la scena dell'addio
sia piaciuta, allora mi sa proprio che sono io che mi faccio più
paturnie del necessario quando scrivo, ma sono sempre stata
così, autostima rasente lo zero...Bellissimo il tuo commento
sull'ingenuità di André, ma aggiungerei che anche Bernard
non scherza, ti pare? Grazie per il bel complimento sulla mia
abilità sia nel sentimentale che nel dramma, che complimentone!
Ho già detto che scrivo per diletto, non ho alcuna ambizione,
però mi fa sempre piacere sapere che trasmetto emozioni; io mi
emoziono quando scrivo e cerco di essere credibile, magari non sempre
con buoni risultati, ma ci metto tutto l'impegno possibile e quando
ricevo riscontri positivi come il tuo (e anche altri, per
carità, non voglio mancare di rispetto a nessuna) è
davvero una bella sensazione: Grazie!