"Non ce la faccio più Rei!! Ho bisogno di tranquillità e voglio una vacanza di almeno sei mesi! Forse non ti rendi conto che lavoro ininterrottamente da oltre 10 anni! Non ho diritto a qualche mese di libertà? Non torno in Giappone da 10 anni e ormai non mi rendo conto più se sono italiana o giapponese”.
Ero completamente fuori di me.
Dopo
il discorso che avevo fatto con Nao ero
diventata tremendamente nostalgica e pian piano l’idea di una
bella e meritata
vacanza si era saldamente inchiodata al mio cervello. Avevo tanta
voglia di
tornare in Giappone, non ricordavo quasi più la mia terra,
l’odore della città,
che riusciva ad essere così tremendamente trafficata, ma
anche così tranquilla
in quei quartieri dov’ero cresciuta e poi mi mancava mia
madre.
“Rei! Ehi Rei mi senti??”
Il mio manager continuava ad ignorarmi
stravaccato com’era sul divano a guardare la tv con i suoi
immancabili occhiali
scuri.
Odiavo
quando faceva così!
“ Razza di manager incapace ed insensibile vedi
di procurarmi immediatamente un biglietto aereo altrimenti il povero
Hiroshi si
ritroverà senza padre!!” urlai in preda
all’isteria incrociando le braccia
davanti il petto.
Il mio manager mi guardava divertito. Era
evidente che si stesse prendendo gioco di me.
Pazza.
Mi
avrebbe fatta diventare senz’altro pazza.
E il bello era che non mi degnava neanche di
una risposta.
Mi precipitai ad aprire la porta di casa iniziando
ad urlare.
“Hiroshi!! Vieni dalla tua sorellina! Questa
sera assisterai alla morte del tuo povero paparino!!Hiroshi!!!!"
Ritiro tutto.
Ero
già Pazza!
Finalmente Rei si decise ad alzarsi da quel
dannatissimo divano venendomi incontro.
Continuava a ridere.
Sinceramente non capivo cosa ci fosse di
divertente in tutta quella situazione che io avrei definito
‘irritante’ anziché
divertente!
“E Vacanza sia! Te la meriti proprio una
bella vacanza, a dir la verità ci stavo già
pensando da un po’ di tempo. Appena
avrai terminato gli ultimi impegni che ti sono rimasti prepara i
bagagli!
Considerati già in volo!”
disse il mio
manager scombussolandomi i capelli.
Dopo tutti quegli anni ancora non aveva perso
quel vizio.
Ero
come una seconda figlia per lui.
E lui per me era come il padre che non avevo
mai avuto.
Gli sorrisi.
La tensione che c’era svanì
all’istante.
"Mangi con noi stasera?" Domandò prima di
lasciare il mio attico.
"No, io e Nao ordiniamo pizza e ci sfideremo
ad una ardua e assai complicata partita a monopoli questa sera."
Mi sorrise di nuovo.
"Sostieni ancora che non ci sia del tenero
tra di voi?" Indagò sporgendosi verso di me e portando una
mano sui suoi
occhiali per sistemarseli.
Era buffo.
Cercai di nascondere il mio sorriso
portandomi la mano destra davanti la bocca.
"Assolutamente si!" Dissi con tono solenne.
Consideravo assolutamente normale il fatto
che anche Rei
pensasse questo di noi,
d’altronde dividevo la casa con un ragazzo con il quale
trascorrevo oltre che
gran parte della mia vita lavorativa anche il mio tempo libero ed
avevamo un
grande feeling. Ma Nao era il mio amico.
Amico e basta
.
Non c’era posto nel mio cuore per
qualcos’altro.
Non più.
"Sai che non ti credo vero?"
Lo vidi sussultare leggermente, nonostante i
suoi occhiali da sole separavano il suo sguardo dal mio lo conoscevo
abbastanza
bene da sapere che aveva abbassato la sguardo. Si riprese quasi subito
e
scompigliandomi nuovamente i capelli mi sorrise.
"Ok. Niente nozze in arrivo allora!"
"No. Dovrai disdire la prenotazione della
torta temo!"
"Ci vediamo domani Sana."
E lo vidi scendere le scale per recarsi in
quella che ormai era la sua casa.
"Dì ad Hiroschi si salire se vuole essere
stracciato anche lui!"
"Provvederò!" urlò il mio manager prima che lo
sentissi aprire la porta e sparire.
Quando
chiusi anche io la porta di casa mi
recai nella mia stanza nell’attesa che arrivasse Nao. Subito
dopo la conferenza
stampa che avevamo tenuto per un recente film nel quale avevamo
recitato
insieme era stato trattenuto da alcuni giornalisti. Fortunatamente ero
riuscita
a svignarmela.
Circa 15 minuti dopo, sentii il
campanello di casa suonare mi affannai ad aprire sentendo
già il delizioso
profumo della mia prelibata ed adorata pizza.
"Pizza in camera per lei Madame!" mi disse
Nao sorridente. Aveva i capelli scombussolati e l’aria
stanca. L’avevano spennato
per benino quei giornalisti.
"Qual’è la domanda del giorno?" chiesi senza
la ben che minima curiosità fancendolo entrare in casa e
dirigendomi verso il
tavolo.
"Credimi, non vuoi saperla!"
Posò la nostra cena e stremato si lasciò
sprofondare sulla sedia.
"Oh invece si!"
Iniziai ad apparecchiare la tavola e una
volta terminato mi dirissi verso il frigo e rimasi a fissare le bibite
che c’erano
dentro per qualche secondo, tornai a guardare guardare Nao e capii
immediatamente che quella era una delle serate da..
"Si ti prego, tanta, tanta birra!"
Per l’appunto.
Era proprio una serata da tanta birra.
"Da 1 a 10 quanto la reputi brutta?"
Continuai non avendo ancora ricevuto risposta
e dirigendomi verso la tavola con le birre in mano.
"Il 10 è da considerarsi come parametro di
giudizio minimo o massimo?" rispose lui atono.
"Minimo."
Ci fu un attimo di silenzio. Pochi secondi
dopo si ricompose e iniziò a versare la birra dapprima nel
mio bicchiere e
successivamente nel suo.
Galante anche dopo una giornata decisamente
NO.
Finalmente si decise a parlare
"Bene, in questo
caso opterei per un bel 100!"
Strabuzzai gli
occhi.
"Eh?"
Iniziò a ridere
passandosi una mano tra i capelli.
"E pensa che
ancora non ti ho detto praticamente nulla!"
Era una risata
priva di divertimenti la sua e io iniziavo seriamente a preoccuparmi.
"Santo cielo Nao
sputa il rospo!" urlai
alla fine
esasperata.
Nao per la prima
volta da quando aveva varcato la soglia di casa mi guardò
negli occhi. Finì di
sorseggiare il suo bicchiere di birra, si passò per la
seconda volta la mano
tra i cappelli e sospirò.
"Mi hanno chiesto
se è maschio o femmina."
"Chi?"
La mia fu una
risposta istintiva considerando il fatto che non ero
minimamente riuscita a dare un senso a quelle parole.
Mi
domandai se ero io ad
essere alquanto limitata o semplicemente Nao voleva farmi saltare
completamente
i nervi.
"Chi?" ripetei
ancora più perplessa.
Lo vidi abbassare
il suo sguardo verso il mio ventre.
E poi finalmente
capii.
"Oh.." fu l’unica
cosa che riuscii a dire.
Avevo sempre
pensato all’ipotesi di potermi creare una famiglia, di un
figlio da crescere e
al quale insegnare il più possibile riguardo alla vita.
Immaginavo il mio
matrimonio, la felicità di mia madre nel diventare nonna e
le lacrime di Rei.
Sorridevo al pensiero di portare al dito il pegno d’amore
dell’uomo che amavo,
un uomo che..
Non
era Nao!
E Santo cielo io
non aspettavo un bambino!
"Ma sono
diventati tutti pazzi?? Il mondo sta andando a rotoli e io non me ne
sono resa conto??
Oppure sto dormendo e tutto questo è solo un brutto incubo??
Incinta?? Io
incinta?? E sentiamo di chi dovrei essere incinta?? Hiroshi ha una vita
sessuale molto più attiva della mia!! Incinta! Non ci posso
credere! Incinta! Tra
l’altro, per essere incinta non dovrei dare,
chessò, segni di una qualche
protuberanza al ventre?? A meno che non pensino che sia stata messa
incinta da
un alieno!! Pazzesco! Gravida!! Mi fanno Gravida ora!!"
Ero letteralmente
fuori di me.
Quando finalmente riuscii a capire a cosa alludesse Nao avevo
praticamente scaraventato la sedia sulla quale ero, comodamente, seduta
sul
pavimento prendendo a camminare nervosamente e alquanto velocemente su
e giù,
temevo quasi di consumare le mie scarpe!
"Sana! Sana per l’amor
di Dio calmati!"
Ancora non
riuscivo a crederci. Sapevo che i giornalisti fantasticavano sulla
nostra
storia da un bel po’ ma non pensavo che riuscissero ad
arrivare a tanto. Mi
consideravano non solo ‘promessa sposa’ ora ero
anche ‘futura mamma’!
Mettevano
seriamente a dura prova la mia sanità mentale, che diciamola
tutta era già pressocchè precaria.
Nao che aveva
assistito a tutta la scena, sconvolto – credo –
tanto quanto me, si alzò dalla sedia
venendomi incontro.
"Sana, di che ti
stupisci? Apparteniamo al mondo dello spettacolo, tutto il nostro mondo
è un business
che si arricchisce a scapito nostro. Siamo noi la colonna portante dei
loro
successi, senza scoop, gossip e scandali tutto sarebbe per loro
tremendamente
scontato e banale da portarli alla disoccupazione. Sapevamo a cosa
andavamo in contro
quando abbiamo fatto del mondo dello spettacolo il nostro mestiere. Mi
meraviglio come ancora tu te ne stupisca.."
"Si ma.. incinta!"
"Bhè, quando tra
nove mesi non darai alla luce nessun piccolo Kamura tutto
ritornerà a posto e
gli avvoltoi avranno qualcos’altro di cui parlare.."
Mi aveva
appoggiato una mano sulla spalla, guardandomi sereno. Come
sempre mi calmai, nonostante quella
notizia mi avesse tolto buona parte del mio buon umore.
"Sei ancora tanto affamata?"
Sorridendo gli feci cenno di si con la testa.
Da gran galantuomo qual'era mi fece accomodare a tavola e lui si sedette dopo di me.
Quella sera però fui più silenziosa del solito.
La notizia che avevo appreso mi aveva turbata e al tempo stesso aveva risvegliato in me tutti quei desideri e tutte quelle ambizioni adolescenziali che accuratamente avevo riposto in una scatola in tutti quegli anni.
Nei miei progetti c'era sempre stata la voglia di crearmi una famiglia. Di diventare moglie e madre, una prospettiva che ora vedevo lontano da me anni luce.
Non avevo un compagno, certo, non che mi mancassero i pretendenti, ma per me nessuno andava mai bene.
Chi per un motivo, chi per un altro.
Ce n'era stato solo uno nella mia vita di compagno che reputavo giusto per me.
Lui.
Lui che minimamente mi azzardavo a nominare.
Lui che continuava
tormentarmi, nonostante tutti i miei tentativi di dimenticare che
esistesse.
Lui che orami si era fatto una vita.
Lui che sicuramente aveva qualcuno al suo fianco.
Un qualcuno che non sarebbe mai riuscita ad amarlo come avrei potuto fare io.
"Sai Nao.." Quasi neanche mi accorsi di aver iniziato una conversazione. "Non ricordo una sola volta nella mia vita in cui io sia stata veramente felice. O meglio, ci sono stati momenti in cui mi è parso di aver raggiunto la felicità, ma sono decisamente troppo pochi e tutti simili."
Il mio coinquilino corrucciò la fronte.
"Come può una donna giovane e bella come te sentirsi così?"
'Tu non ti senti mai come me?"
Avevo in mano un calice di vino bianco, e mentre lo agitavo ci guardai attraverso; riuscii a vedere la figura poco nitida di Nao, anche lui in quel momento mi guardava. Avevamo due sguardi diversi.
Il mio era assorto. Il suo interessato.
Appena recepì la domanda che gli avevo rivolto mi sorrise dolcemente. Con il busto si sporse verso di me e scosse la testa.
Avrei dovuto immaginarmelo. Lui era bello, aveva fama, gloria, successo, era apprezzato e corteggiato da tutti, aveva una famiglia che da piccolo gli era mancata e soprattutto, faceva il lavoro che aveva da sempre desiderato.
In quel momento mi sentii indifesa e incredibilmente vulnerabile.
"Cosa c'è che non va in me?" . Fu un leggero sussurro il mio.
In me si stava poco a poco facendo spazio la convinzione che qualcosa nella mia testa funzionasse male.
"Io credo che sia più opportuno dire, cos'è che ti manca Sana!"
Mi mancava qualcosa?
La mia infelicità dipendeva da quello?
Tremai leggermente.
Posai il mio calice di bicchiere e lo guardai confusa.
"O forse sarebbe più corretto dire, Chi ti manca!?"
Marcò quella parola così tanto che mi rimbombò nella mente così forte da credere di impazzire.
Una voragine stava pian piano prendendo forma nel mio petto.
Sussultai di nuovo.
Istintivamente abbassai gli occhi e mi portai le mani, chiuse a pugno, sulle ginocchia.
Sentivo gli occhi gonfi.
Il cuore aveva iniziato a pulsare velocemente e una miriade di ricordi s'impossessarono della mia mente.
"Io.." Tremavo. "Io.."
"Tu sei ancora legata a lui Sana. E non importa quanti anni passeranno, quante sere trascorrerai piangendo, quanti sforzi inutili fai tentando di non pensare a lui. Voi siete destinati. E non c'è niente che tu possa fare!"
Solo allora lo guardai e lessi sofferenza nei suoi occhi.
Capii quanto in realtà gli fossero costate quella parole e in quel momento mi fu tutto più chiaro: lui mi amava ancora, ma era troppo generoso e intelligente per dirmelo.
Mi aveva amato sempre in silenzio, un amore puro e sincero che lo aveva indotto a farmi aprire gli occhi.
Parole che, ne ero certa, erano peggio di un pugno in pieno stomaco per lui.
"Sana, un motivo c'è se dopo tutti questi anni io e te siamo ancora qui a parlare di Akito."
Akito.
Da quanto tempo non sentivo pronunciare quel nome.
Akito.
Avevo dimenticato quanto fosse bello pronunciarle.
Le lacrime che fino ad allora avevo con forza cercato di trattenere vennero fuori spudoratamente. Portai le mani sul viso appoggiandomi sul tavolo.
Piangevo.
Piangevo come non avevo mai fatto da 10 anni. E Nao stava lì, immobile, con gli occhi fissi su di me.
Per quanto sofferenza provassi in quel momento non potevo fargli questo. Stavo uccidendo il mio migliore amico e non me ne curavo. Mi decisi allora ad alzare la testa e asciugandomi distrattamente le lacrime, spostai lo sguardo verso l'enorme finestra. Non avevo il coraggio di guardarlo.
"Sana..'" Allungò la sua mano verso di me. "Parlamene. Sono qui. Sono sempre stato qui."
Dalla finestra vidi il suo riflesso.
Voleva una spiegazione. Solo una spiegazione.
Dare luce a tutti i
pensieri che mi avevano per anni tormentato mi faceva paura.
Perché fino a quando sarebbero rimasti nella mia testa
potevo illudermi che non fossero veri, ma, condividerli con qualcuno mi
faceva capire quanto in realtà avevo illuso me stessa per 10
lunghissimi anni.
"La verità è che io non ho mai smesso per un solo
istante della mia vita di pensare a lui. E’ il mio tormento!
Lo era quando ero una bambina delle elementari, lo era alle medie, lo
era quando stavo per diventare una ragazza, lo era durante le riprese
dei film,sempre, sempre lui dentro al cervello! Forse farei bene ad
entrare in analisi, in fondo va tanto di moda! Sono anni che il mio
cervello è diviso in due. Una parte cerca con tutte le sue
forze di convincersi che lui non è mai esistito, l'altra
parte cerca disperatamente di immaginare che uomo sia diventato ora e
per quanto io cerchi di sforzarmi Akito nella mia mente continua ad
avere l’aspetto di un ragazzo di tredici anni, cupo, sempre
arrabbiato, talvolta inespressivo ma con slanci di dolcezza infinita
che riuscivo a percepire solo io. Ma ormai ho imparato a convivere col
mio dolore, se dovessi rivederlo sento che non potrei sopportare una
nuova delusione. Preferisco ricordarlo com’era da bambino,
quando veniva a scuola con la camicia sempre sbottonata e con la
cravatta sciolta, quando guardava tutti con fare minaccioso, quando
litigava in bagno per difendermi, quando mi regalava cose
all’apparenza sciocche ma nel profondo importantissime come i
due pupazzi di neve.. E’ questo che voglio ricordare di lui,
nient’altro!"
Parlai velocemente, guardandomi bene dal non guardare Nao neanche una volta e stupendomi di quante cose avessi represso e custodito gelosamente nel mio cuore fino a quel momento.
"Sana ma così non riuscirai mai ad avere una vita normale! Continuerai a paragonare tutte le persone che incontri a quel ragazzino impertinente che è stampato nel tuo cervello!"
"Forse si. O forse no! Sono dell’opinione che non tutti riescano nella vita a trovare l’amore vero. Le persone fortunate devono tenersi stretto quello che hanno. Preferisco restare da sola che mettermi con qualcuno che non amo veramente solo per dimostrare a me stessa che sono riuscita a scordarmi di lui. Sarò come quelle romanticissime donne dell’800 che restavano fedeli al loro uomo per tutta la vita, anche se questo moriva o partiva per lunghissimi anni. Il ricordo di Akito mi basta! Con un altro uomo sarei davvero infelice!"
Io stessa mi stupivo di tutte quelle rivelazioni. Non avevo mai parlato con nessuno di tutto quello, confessare i miei tormenti a qualcuno mi faceva stare meglio in un certo senso, anche se quel qualcuno era Nao.
"Hai una paura orrenda di scoprire che lui ti ha dimenticata vero?"
Non risposi. Avrei preferito restarmene in Italia tutta la vita piuttosto che tornare a Tokyo e vederlo tra le braccia di un altra.
Per tutta la conversazione eravamo rimasti seduti, io continuavo a non guardarlo e nel frattempo tormentavo la mano che era rimasta appoggiata sulle mie ginocchia. Nao si stava dimostrando più che comprensibile. Io non sarei mai riuscita a prendere parte ad una conversazione del genere con la lucidità che stava dimostrando lui. Forse mi ero sbagliata. Forse non era poi così tanto innamorato di me.
"Sana perchè ora che torni a Tokyo non vai a cercarlo? O almeno prova a farlo cercare da qualcuno!"
"E a cosa servirebbe? In tutti gli anni che ci siamo frequentati, sono stata sempre io a tornare da lui! Non è mai venuto lui da me. Sai, in tutto questo tempo anche a questo ho pensato. Forse diceva di amarmi, ma di me apprezzava solo la vitalità e un po’ l’aspetto. Ma non Rossana in quanto tale. Avrebbe avuto tanti motivi per venirmi a cercare anche quando giravamo "La Casa Nel Bosco", non ero poi così lontana da casa, eppure non l’ ha fatto. Ha preferito mettersi con Fuka.”
"Eravamo dei bambini allora. Credi che lui sia ancora così scemo?"
Dovevo sembrargli così dannatamente scema..
"Sarà sempre il solito Akito! No desidero soffrire ulteriormente!"
"Sana ma.."
"No niente ma Nao. Ne abbiamo già parlato abbastanza. Non ho più voglia di continuare questo argomento. Ti prego!"
Per la prima volta da quanto avevamo iniziato quella conversazione lo guardai negli occhi. Probabilmente intuì la mia preghiera silenziosa di lasciar cadere là l'argomento; infatti si limitò ad annuire.
Stremata dalla serata mi alzai dirigendomi in camera mia. Prima di entrarci però mi rivolsi verso Nao.
"Ti dispiace se posticipiamo la nostra partita? Sono davvero stanca.."
Lui che nel frattempo si era gentilmente offerto di ripulire ogni cosa smise di armeggiare con il lavabo.
E sorridendomi come solo lui sapeva fare si limitò semplicemente ad un "Notte.."
Dopo che finalmente riuscii a rimanere sola con i miei pensieri mi gettai sul letto, con gli occhi ancora arrossati fissai il soffitto e distrattamente accesi la radio che si trovava sul piccolo comodino del mio letto.
Una volta un noto
scrittore britannico disse che un uomo coerente crede nel destino, un
uomo capriccioso nel caso.
Per quanto mi riguarda non so se crederci o meno, ma quando una canzone
lentamente si fece spazio nella stanza mi ritrovai a pensare che
probabilmente io appartenevo alla prima categoria di uomini. E mentre
una lacrima solcava dispettosa il mio volto le parole uscivano
melodiose da quell'aggeggio elettronico incatenado la mia attenzione e
conducendomi nel beato mondo dei sogni..
Ansiosamente guardo, in ogni
direzione cerco
e intanto soffro come un
cane perché ormai..
ho perso la mia strada,
non ricordo i miei obiettivi
e poi ripudio tutto
ciò che è uguale a me..
“non devi
disperare” è ciò che dicono i dottori
“un giorno
qualche cosa cambierà vedrai”..
ma per ora mi dimeno,
vivo come un clandestino
e prendo a pugni pure il
mio migliore amico..
e poi silenzi..
chissà se un
giorno mi aprirò e parlerò di me
dei miei insensati
sentimenti
e poi, e poi..
Arrivi tu sulla mia
scia, per farmi credere alle favole
Sei tutto, sei il senso
e l’idea
Sei l’aria da
respirare
Smetto
d’essere chi ero, mi trasformo in ciò che sono
per un attimo ritrovo la
stabilità..
ma poi torno a naufragare
assaporo il mio dolore
conto fino a dieci e
sono a testa in giù..
non controllo i movimenti
sento freddo, stringo i
denti
non esiste terapia per i
miei sintomi..
raccogliendo i miei
sospiri, le mie esili radici
fingo di non esser mai
atterrato qui..
e poi momenti..
che durano
un’eternità
ma a volte attimi, come
la neve sotto il sole..
Rieccomi quiiiii ebbene
siii!!! Ho aggiornato in tempo!!!! =) Ho promesso che sarei tornata a
pubblicare questa storia e così ho deciso di mantenere la
mia promessa! Questo è il nuovo capitolo della storia.
é molto lungo come avete potuto leggere voi stesse ma ne
avevo bisogno per dare un pò di dinamica alla storia per
quanto riguarda la prima parte, e per quanto riguarda invece la seconda
parte della storia era necessario per dar luce a tutti i pensieri
nascosti della nostra protagonista. La canzone inserita alla fine si
intitola 'Il senso e L'idea' ed è proprio ascoltandola che
è nata l'idea di partorire questa storia, da quì
la decisione del titolo. Spero vivamente che questo capitolo
nuovo possa essere di vostro gradimento. Purtroppo vado moolto molto di
fretta, devo uscire e con molta probabilità
tornerò a casa stasera tardi quindi onde evitare di
pubblicare la storia domani, e quindi con un giorno di ritardo, ho
preferito farlo ora, nonstante però non abbia davvero il
tempo di rispondere alle vostre recensioni! Prometto che quando
pubblicherò il prossimo capitolo risponderò anche
a quelle di questo che putroppo sono costretta ora a saltare. Con la
speranza che recensirete in tante vi mando un GRANDISSIMO BACIONE. ^^