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Autore: Flaminia_Kennedy    13/07/2010    3 recensioni
Akuroku ad ambientazione AU.
Il giovane Roxas soffre di un tumore al cervello che lo obbliga ad una vita di dolori e sacrifici, mentre il ragazzo si appassiona sempre di più al mondo dell'Esoterismo e degli spiriti.
Un misterioso ragazzo dai capelli color fuoco lo visita nei suoi sogni, mentre qualcosa poco a poco impregnerà la casa del biondino di rabbia e violenza fino a che...
Sono accetti suggerimenti per la trama e ovviamente commenti costruttivi ^^ Enjoy!
Genere: Romantico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Amare la morte'
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«Spiegami bene, perché hai bisogno del mio aiuto?».

Demyx mi guardava stranito, mentre io cercavo di guardare oltre la sua spalla, se i miei genitori stessero ritornando.

Quando i dottori li avevano chiamati quasi gli era venuto un ictus e mia madre mi aveva spremuto per mezz’ora asserendo che era colpa sua, che avrebbe dovuto controllarmi.

Mio padre invece aveva sospirato colpevole, chinando la testa senza chiedere spiegazioni; sarebbe stato difficile spiegare perché mi ero buttato oltre il marciapiede «Dem tu sei l’unico tra noi due che ha un computer e soprattutto internet…da quando mi è successo sto casino i miei mi hanno tolto la DS e quindi niente internet» cominciai da capo a spiegargli «devo scoprire di più su Axel, perché è morto e perché soprattutto quello spirito ce l’ha con me» continuai a voce più bassa.

La fasciatura alla testa premeva in modo non proprio invasivo, ma mi dava fastidio perché mi scivolava sempre sugli occhi «uh uh! Quindi sono assunto come detective eh?» mi chiese con uno sguardo malizioso «conta pure su di me!» «però a una condizione» aggiunsi, bloccando la fila ininterrotta di parole che sarebbero uscite a breve dalla sua bocca «non dovrai mai entrare in casa mia, per nessun motivo. Qualsiasi cosa tu troverai stampala e portala a scuola, la vedremo insieme mentre torno a casa. Dopodiché dovrai bruciarli, promettimelo Dem» dissi, serio.

La mia voce sembrava quasi quella di un altro, soprattutto l’intonazione; mi sembrava di esser stato posseduto per un istante.

Gli occhi limpidi di Demyx mi osservarono impauriti, poi lasciò che un sorriso spazzasse via i dubbi e annuì «sicuro, lo farò» disse e detto ciò mi diede una pacca sulle spalle «allora ci vediamo a scuola, mi metterò al lavoro subito, stasera» aggiunse e appena i miei entrarono dalla porta della stanza lui mi salutò e uscì per quella stessa porta.

Sospirai, appoggiando la nuca ai cuscini e chiusi gli occhi: speravo che Isa non venisse a sapere cosa avrebbe voluto fare il mio amico, non volevo metterlo in pericolo.

Da quanto avevo capito lo spirito aveva preso pianta stabile in casa mia e finché non lo avessi stuzzicato nel suo “territorio” non avrei dovuto temere alcun male. Anche perché avevo Axel accanto a me.

Sapevo che non si era allontanato un solo istante, anche se non potevo vederlo a causa della mia salute momentaneamente ritrovata «Roxas, vuoi tornare a casa?» mi chiese dolcemente mia madre, sedendosi accanto a me e io non potei fare a meno di aprire gli occhi per guardare il suo volto contratto dalla preoccupazione.

Dietro di lei Axel era sottile come un foglio di carta, ma era ritornato a sembrare fresco come una rosa «fa pure, io ti aspetterò lì» mi disse con un sorriso e uscì dalla porta.

Lo seguii con lo sguardo finché il bagliore rosso dei suoi capelli non scomparve «va bene, torniamo a casa» risposi, guardandola con un piccolo sorriso sulle mie labbra.

Una volta a casa, dopo un viaggio che mi fece soffrire le pene dell’inferno a causa di mia madre, mi fiondai in camera più veloce che potei e presi la tavola oujia tra le mani, tenendo l’indicatore a freccia lontano da essa il più possibile «scusa Sora» dissi mentre me ne andavo sul retro, nascondendo la refurtiva dietro la schiena mentre passavo per la cucina «Roxas dove vai?» chiese mia madre e io sorrisi appena «devo vedere una cosa fuori, non mi allontano lo giuro» dissi, in effetti era la verità.

Appena ebbi il permesso di uscire mi diressi il più velocemente possibile verso il bidone dell’immondizia e cacciai dentro la tavola e annesso indicatore, inspirando ed espirando forte «e questa è fatta» borbottai a me stesso per poi rientrare in casa.

Sul tavolo, proprio accanto al mio piatto ancora vuoto, c’era seduto Axel che sorrideva malizioso «ottima scelta» mi aveva detto, scendendo poi con un salto agile «tua madre è una cuoca eccezionale, se solo si limitasse a fare piatti che un comune mortale potrebbe mangiare senza uccidersi» aggiunse, ridacchiando e seguendomi fino in camera.

Era troppo reale per sembrare uno spirito, ogni tanto mi veniva di chiedere ai miei genitori se veramente non lo vedevano.

Appena chiusi la porta alle mie spalle con un sospiro, Axel venne accanto a me, troppo vicino al mio viso, e io ebbi via libera per arrossire facendolo sogghignare «Dio Roxy se non fosse che toccarti ogni volta è una tortura ti prenderei sul momento» mi sussurrò direttamente sulle labbra.

Se possibile avvicinò il suo petto bollente al mio corpo e io mi accorsi di essere minuscolo in confronto a lui «stai bene?» mi chiese a bruciapelo, guardandomi con quelle iridi intense.

Mi fece asciugare la bocca da qualsiasi traccia di saliva e non riuscii nemmeno a staccare la lingua dal palato per rispondere: direttamente lui posò le labbra soffici sulle mie per potermi assaggiare come solo lui sembrava saper fare, così intenso ma dolce al tempo stesso, sembrava avesse paura di rompermi.

E forse aveva anche ragione, dopotutto mi ero appena ripreso da un incidente stradale e un tumore nella mia testa mi stava portando alla morte, ma non m’importava, quella sarebbe stata la mia ultima occasione di amare qualcuno, che fosse vivo o trapassato.

Alzai le braccia per chiuderle attorno al suo collo, lasciando che le sue mani mi sostenessero per la vita, come se fossi stata una bambolina.

Dannazione non mi sembrava per niente morto! La sua lingua umida e scattante mi stuzzicava le labbra, voleva entrare per poter approfondire il bacio, lo potevo sentire il suo desiderio entrare molto più in contatto con me «Roxy» sussurrò appena ci staccammo per cercare aria -che solo a me serviva- «Rrrrroxy» continuò, sembrava stesse facendo le fusa mentre faceva scivolare il naso lungo il mio collo.

Posò le labbra sulla giugulare e mordicchiò dolcemente la mia pelle, lasciando ogni tanto dei baci di fuoco che sembravano consumarmi.

Non potevamo fare nulla in quel momento, non almeno contro la porta di camera mia che sicuramente i miei stavano tenendo d’occhio «Axel» sussurrai appena, affondando le mani in quella chioma rossa e puntuta, trovandola però soffice come una nuvola «non qui…» ansimai mentre le sue mani andavano ad aggrappare le mie cosce per tirarmi su di peso e la sua lingua seguiva il contorno del mio padiglione auricolare.

Lui tirò su il viso quel che bastava per farmi tacere con uno sguardo smeraldino e acceso dalla passione «tranquillo piccolo, non faremo rumore» disse con la voce roca appena interrotta dal leggero fiato corto che aveva.

Come potevo fargli questo effetto?

Delicatamente Axel mi fece stendere sul grosso tappeto che avevo accanto alla porta, senza smettere di seviziare il mio collo con i suoi baci infuocati e i suoi morsi passionali; senza pensare io tirai su le gambe per allacciarle sulla sua schiena mentre il mio fiato diventava sempre più pesante «shhh Roxy, ora ti farò stare meglio» mi sussurrò in un orecchio, respirando dentro le parole che mi avevano fatto provare una scarica di brividi lungo tutta la schiena.

Con mani esperte andò ad accarezzarmi la leggera curva della mia schiena, prima del mio sedere, e lì piantò con delicatezza le unghie mentre quel trattamento mi mandava stranamente in orbita.

Mi trattenni dal mugolare quando la mano libera di Axel andò a slacciare i pantaloni che indossavo, infilandosi subito birichina sotto i boxer neri che indossavo.

Le sue mani bollenti su di me erano una cosa impossibile da spiegare, sembravano fatte di velluto liquido e appena le sue dita sfiorarono quello che avevo tra le gambe mi ci volle tutto il contegno di questo mondo per non gemere il suo nome.

La mano che mi stava grattando piacevolmente la schiena andò a strusciare fino all’altezza del mio volto, che prese tra le sue dita lunghe e sottili farmi avvicinare al suo viso e potermi baciare con dolce prepotenza, mentre il ritmo della mano che mi stava mandando in paradiso aumentò.

Non riuscivo a resistere, i miei ansiti si erano intensificati e a stento trattenevo i suoni che volevo lasciar uscire accorati «…Axel…R-rallenta o…farò casino» sussurrai mentre la mia schiena s’inarcava ad ogni piacevole fitta che arrivava dal bassoventre «Non ti preoccupare Roxy» mi sussurrò di rimando lui, affondando delicatamente i denti nel mio collo «vieni pure» aggiunse e quella frase, così sexy in quel momento aggiunta al movimento ormai forsennato che avevamo preso, fu il tasto d’avvio per un orgasmo che si consumò direttamente nella sua mano mentre non potevo fare altro che ammutolire l’alto gemito che avrei voluto fare.

Lo premetti contro di me mentre le mille scariche elettriche mi scossero da capo a piedi e con urgenza gli alzai il viso per poter consumare i miei sospiri eccitati nella sua bocca.

Gli ultimi, prima che mia madre bussasse alla porta, praticamente sopra la mia testa «Roxas è pronta la cena!» mi avvertì e io inghiottii a vuoto, sapendo che sarebbe stata un’impresa fingere una voce normale «ok mamma!» dissi di rimando mentre Axel, il volto malizioso, continuava a baciarmi il collo, scendendo sempre più verso il basso.

Sgranai gli occhi quando lo vidi andare a leccare via il liquido biancastro del mio piacere schizzato fino al mio stomaco e quella lingua così sensuale, peggio di un serpente, che s’infilava dentro l’ombelico mi mandò su di giri e mi sentii pronto per un altro giro di giostra «che ci fai sul pavimento?» mi chiese mia madre, doveva aver capito da dove proveniva la mia voce «n-niente! Stavo…cercando una cosa!» dissi.

Il mio cervello era privo di idee. Dopotutto davanti a me Axel si era spogliato della felpa nera, rimanendo solo con i jeans mezzi aperti che mostravano la peluria scura che portava a…«vuoi una mano?» chiese ancora mia madre e vidi il rosso ridacchiare alla domanda «no signora gli bastano le mie grazie!» «no! Arrivo tra un po’!» dissi, guardandolo male per quella battuta così imbarazzante.

Finalmente mia madre scese in cucina e io sospirai, rilassandomi contro il pavimento «tua madre è una tipetta veramente curiosa» sussurrò Axel, la sua voce si arrampicò sul mio corpo in modo intossicante.

Io annuii un poco, ridacchiando e guardandolo per perdere di nuovo la testa: si era completamente steso tra le mie gambe, con la testa all’altezza del mio ombelico e le mani che andavano poco a poco a tirare via pantaloni e boxer insieme «Axel…non vorrai…» non riuscii a terminare la frase perché in quel momento il ragazzo calò la sua bocca su di me mentre i suoi occhi rimasero incatenati ai miei e io non potei fare altro che fissarlo mentre letteralmente mi divorava fino al mio secondo orgasmo.

Dio, perché dovevo innamorarmi di un fantasma così dannatamente pornografico?



Note dell'Autrice

Ecco qui il settimo capitolo, che bello adoro come stanno andando le recensioni e le visualizzazioni! Grazie a tutti quelli che leggono questa FF! vi glompo tutti! :D
Scusate se per questa volta non riesco a rispondere alle recensioni ma sono di fretta. Giuro che lo farò nel prossimo capitolo!
   
 
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