Premio per la
Vincitrice - a parimerito con Storyteller lover - del primo mini
contest, indetto sul forum di Urdi: Aya88. Colei che tutto sopporta,
anche i miei pessimi regali.
Ti piacciono tante cose delle mie
storie che io neanche ci vedo, spero di averle messe anche qui! XP
Adesso
basta!
di
slice
Hinata è
sempre stata convinta di avere una solida pazienza. Non per
presunzione tra l'altro, glielo hanno sempre confermato complimenti e
voci di corridoio tornate indietro, per questo motivo si stupisce di
se stessa quando schiaffa la porta in faccia ad Hanabi, con una
veemenza degna di Kiba, di Sakura, di Tenten, e persino di Sasuke, ma
non sua.
Per un momento si immagina la sorella interdetta,
dall'altra parte della porta, con gli occhi spalancati, la mente
inceppata e la bocca aperta con la cattiveria che cantilenava pochi
istanti prima bloccata a metà, in gola. E quell'immagine, che
le si forma in testa in modo nitido anche senza Byakugan, sarebbe
esilarante se non fosse troppo impegnata a sperare che sua sorella ci
si possa strozzare con quella nenia odiosa. Con cui l'ha gentilmente
accompagnata attraverso tutta la villa, oltretutto.
Hinata si
siede sul letto con uno sbuffo amareggiato. Hanabi è sempre
dietro la porta perché non ha udito nessun rumore di passi
scemare nel corridoio, ma non è che abbia poi tanta voglia di
interessarsi di lei; si sente stanca, e stufa, e non ha alcuna
intenzione di perdonare la sua piccola e viziatissima sorellina,
nemmeno se, cambiando completamente carattere nell'arco di dieci
minuti, quella le porgesse le sue più sentite
scuse.
“Nee-chan...?”
Il borbottio è
vagamente interrogativo e la voce arriva ancora più flebile di
quel che dovrebbe, comunque Hinata non se ne occupa perché
qualcosa la distrae: invece di sentirli andar via, sente dei passi
avvicinarsi alla sua stanza.
“Hanabi-sama, tutto
bene?”
Ecco, ci mancava lui, pensa Hinata con una
punta di acidità e due di fastidio di un tridente velenoso che
non conosceva fino a quel giorno. Le voci si rincorrono sul
sottofondo dei suoi pensieri e lei riesce solo a pensare di essere al
centro delle attenzioni di chi ama per una frazione di secondo prima
che qualcosa la distolga dalle proprie elucubrazioni.
“...E cosa le
avete detto?” chiede Neji con voce ferma e cortese, come
sempre. Il cadetto attende quindi svariati secondi prima che quella
peste travestita da ragazzina gli dica qualcosa come “Sono una
patetica stronza gelosa della dolcezza e della femminilità di
mia sorella, che non vale niente ma si sa far amare da tutti”,
perché lui lo sa che Hanabi è perfida e gelida come,
nonostante gli Hyuuga siano rinomati per l'alterigia, pochi elementi
del suo stesso clan.
Sua cugina fissa ancora la porta,
probabilmente da prima che lui arrivasse, e quando apre la bocca per
rispondere alle sue poche domande lo fa in modo lento e
sconvolgentemente privo di malizia.
“I-io...”
balbetta Hanabi per la gioia, anche se non manifesta, di Neji.
La
porta davanti alla quale stanno si spalanca in quel momento,
rivelando un visetto contratto da una smorfia di sofferenza e di
determinazione che fa indietreggiare entrambi.
“Non ho mai
chiesto la tua stima, il tuo rispetto, o il tuo affetto, che volendo
essere precisi sono tutte cose che mi spettano di diritto, ma neanche
ti ho mai offeso; non mi sono mai permessa di sbatterti in faccia i
tuoi fallimenti e sappiamo entrambe che ce ne sono anche sul tuo
curriculum. E soprattutto, almeno in vigore di una vaga complicità
tra parenti, non oserei mai canzonarti su qualcosa che a te sta più
caro della tua stessa vita...” Hinata si blocca, serrando le
labbra e ricacciando indietro le lacrime, caparbia.
Neji, che
sbatte le palpebre e respira giusto perché sono azioni
involontarie, guarda Hinata e poi Hanabi, pietrificata, e di nuovo la
prima in un movimento che conserva tutto l'automatismo del
rincoglionito che sente di essere in quel momento. Si porta un pugno
alle labbra facendo esplodere il suo disappunto in un leggero quanto
finto colpo di tosse e due paia di occhi bianchi si soffermano su di
lui.
“Hinata-sama, voi... Hanabi-sama ha cinque anni meno di
voi, non siate dura con lei,” Hanabi storce leggermente il naso
nella sua apatia perché odia sentirsi dire che è
effettivamente una mocciosa, ma non emette suono mentre Neji
prosegue. “Sono sicuro che non era sua intenzione farvi del
male. Qualsiasi cosa abbia detto, era solo un modo di interagire con
voi.”
Neji è un amico oltre che un cugino per Hinata.
La sua voce la rilassa, la vicinanza con la sua persona le è
gradita, ma in quel momento lei sente nascere con orrore qualcosa
simile a ciò che ha provato per quel Pein.
Quel
meschino schifoso essere che ha infilato dei pali nel corpo di una
persona per impedirgli i movimenti, quel mostro che ha ucciso
Jiraya-sama, Fukusaku-sama e ha distrutto la vecchia Konoha.... Quel
voi, quel suo tono condiscendente, quel suo sguardo bianco che vede
solo, come tutti loro, quanto Hanabi sia piccola e dolce!
“Non
ho chiesto un parere, e so perfettamente quanti anni ha! Voglio solo
essere lasciata in pace! Poi tu cosa ne sai di com'è sentirsi
frustrati, Neji?” E la porta si richiude, sbattendo, senza che
ci sia tempo per alcuna risposta.
Niente Nii-san, niente
per favore, niente balbettii, e non è propriamente sicuro che
l'ultima parte sia sarcastica; dovrebbe essere tale in realtà,
ma è anche vero che il sarcasmo non è una delle
peculiarità di sua cugina Hinata. Ed è esattamente per
questo motivo che Neji Hyuuga rimane interdetto, con gli occhi
spalancati, la mente inceppata e la bocca aperta davanti alla stessa
porta dove sosta anche lo sguardo incredulo di Hanabi.
Hiashi è
un'irreprensibile testa dura: se qualcosa viene svolto in modo
diverso da come lui ha ordinato le teste non rotoleranno solo perché
a Konoha non è un reato non essere perfetti come lo è
lui ed è, inoltre, proibita la giustizia sommaria.
Neji è
andato a chiamare Hinata più di venti minuti or sono e non è
ancora tornato. Nella grande sala da tè fa caldo e se non
vuole essere diseredato il cadetto farà bene ad avere
un'ottima e plausibilissima spiegazione per la sua
inettitudine; quella di Hinata, dopotutto, la conosce già.
La
domestica fa tintinnare la porcellana nel suo plebeo tremolio e
l'irritazione del capo clan si fa insostenibile.
“Ichigo,
servi il tè per quando saremo di ritorno.” dice Hiashi
nel suo abito bianco mentre lascia il salone.
Ichigo poverina, che
deve essere governante e veggente per sapere quando saranno di
ritorno, guarda il vapore uscire dalle tazze e dalla teiera e pensa
che lo riscalderà semplicemente, ché tanto quel folle
presuntuoso fa l'intenditore di tè, ma non ne distingue la
foglia da quella dell'ortica.
Hinata si siede
nuovamente sul letto e prima di poterselo impedire si trova a
chiudersi le braccia sul petto. Si acciglia, è davvero fuori
di sé. Ha trattato male Neji che non c'entrava niente e ha
usato parole pesanti per la bambina spensierata che è ancora
Hanabi, sta dando di matto per una canzoncina e non è da lei.
Tuttavia, nonostante i recenti ragionamenti, la sua espressione
cambia quando la canzoncina le ritorna alla mente.
Non ti ha
ancora rispostooo, sei morta per lui e non ti ha mai rispostooo...
Non ti ha ancora rispostooo...
Che
cosa non va in quella bambina? Quando è diventata così
perfida? Per molti dei
secondi successivi infatti si rifiuta di credere che sia proprio sua
sorella. Ha solo il tempo di premersi le dita sugli occhi, prima di
sentire il nervoso sciogliersi in un singhiozzo.
Lei non se lo
merita. Per quanto possa risultare l'essere più remissivo,
stupido, inutile, patetico e bislacco che sia mai esistito sulla
faccia della Terra, non si merita tutta quell'attesa, non si merita
l'indifferenza e non si merita che Hanabi la rincorra ovunque
canticchiando il suo più grande fallimento.
“Neji.
Hanabi.”
Perfetto, pensa,
adesso ci siamo tutti,
e un gemito frustrato lascia le sue labbra prima che suo padre bussi
alla porta della sua camera.
“Hinata, esci subito di lì
e chiedi scusa in fretta, ché il tè si raffredda.”
Il
tè. Il tè?
Siamo
impazziti?
Si preme i palmi sugli occhi perché quelle
lacrime non devono scendere.
Non ti ha ancora
rispostooo, sei morta per lui e non ti ha mai rispostooo...
Non
devono.
Non ti ha ancora rispostooo...
E
non lo faranno.
I capelli blu ricadono dietro le spalle seguendo
il movimento brusco che lei compie per scendere dal letto, spalanca
la porta e i suoi occhi chiari si posano sul padre mentre le sue
labbra rompono la linea dritta per esplodere in una risposta consona
al suo rango.
“Mi dispiace molto Padre per il vostro tè,”
gonfia le guance, indignata, “ma io intendo cenare fuori
stasera. Vi farò avere il conto del ristorante.” e
Hiashi corruga la fronte perché se alzasse un sopracciglio
significherebbe che ha capito e pensa che lei sia una cretina, invece
non ha capito niente di niente e il cretino è lui.
Hanabi,
che ha sbattuto gli occhi un paio di volte in quaranta minuti circa,
si azzarda a farlo una terza volta mentre mette in coda sei lettere
per fare la domanda più inutile di tutti i tempi.
“Con
chi?”
Hinata che è già lungo il corridoio, si
volta un attimo solo per guardarla con compassione senza risponderle.
Ma Neji che ha l'orecchio fine, allenato, sorride sotto i
baffi.
“Naruto, Hanabi, sempre e solo lui.”
E pensa
distrattamente che il jinchuuriki non avrà il tempo per
mettere in pratica i consigli che gli ha chiesto quella mattina.
Owari
Si ringrazia Salice che si scrive con una S maiuscola e una 'a' in più ma che mi è molto vicina lo stesso. XD