I ragazzi più grandi del Grifondoro si trovavano tutti intorno
alla porta dell’infermeria. Con loro c’era anche Kioko, che piangeva sconvolta
tra le braccia di Fred.
- Maledetta – disse furente Harry.
- Di cosa parli Harry? – chiese Hermione con gli occhi rossi,
mentre un Ron atterrito cercava di calmare Ginny.
- E’ colpa della madre di Draco, ne sono
sicuro. Deve aver fatto qualcosa a quel bolide…e poi ho visto il boccino
posarsi docilmente tra le mani di Draco – spiegò
Harry.
- Ragazzi, tornate nella vostra casa. Non potete stare tutti
qui – disse la McGranitt ai ragazzi, con tono
autoritario e l’aria preoccupata. – Poche storie andate tutti – aggiunse severa
prima che potessero replicare. – Voi tre potete aspettare di là, stanno per arrivare i vostri genitori – disse rivolgendosi ai tre Weasley.
- Professoressa… – cercò di dire Hermione.
- No, andate tutti, solo la famiglia – rispose senza guardare
la ragazza, ma rivolse lo sguardo verso Kioko – accompagnate
la signorina Cupot nella sua casa.
Kioko non cercò nemmeno di controbattere, si
lasciò trascinare da Hermione senza dire una parola, completamente
avvilita.
Una volta accompagnata Kioko nella sua stanza, Hermione tornò
nella sala comune.
- Harry, credi che George stia bene?
La McGranitt sembrava davvero preoccupata – disse la
ragazza cercando di trattenere anche lei le lacrime. – Ron era così spaventato…avrei voluto restare con lui – aggiunse con una nota
d’imbarazzo, scoppiando poi in lacrime.
A tarda notte Harry sentì Ron rientrare nella stanza. Non
aveva il coraggio di alzarsi e chiedere del fratello, ma doveva farlo. Scostò
lentamente la tenda e lo guardò. L’amico aveva l’espressione sconvolta, era
bianco in volto e aveva gli occhi gonfi e rossi. Vedendolo così Harry non ebbe
il coraggio di chiedergli nulla.
“Ha
fatto davvero un bel lavoro, non trovi? Smettila di piangere, è
colpa tua ciò che è successo, lo sai? Non ti stai concentrando sul tuo compito.
Devi portarmi il ragazzo, ricordati, lui ha ucciso tuo
padre, merita di morire. Lo ucciderò per te. Tu vuoi che paghi le sue colpe vero? Portami il ragazzo…portamelo”
- Nooooo – ancora una volta Harry si svegliò urlante con la
cicatrice in fiamme, ma questa volta vicino a lui c’era solo Neville.
- Harry ti senti bene? – chiese il compagno con aria
preoccupata. – Vado a chiamare la McGranitt – aggiunse.
- No! Neville, dov’è Ron? – chiese Harry deciso, bloccandolo.
- Non lo so, mi sono svegliato
sentendoti urlare. Harry, dobbiamo avvisare qualcuno –
insistette Neville guardando preoccupato Harry.
- No, hanno cose più importanti a cui pensare che i miei
soliti incubi, devo trovare Ron – replicò scendendo
dal letto. Ma appena mise il piede a terra barcollò
pericolosamente, la testa sembrava scoppiargli a causa del dolore alla
cicatrice.
Dopo essersi ripreso, Harry si vestì in fretta e scese nella
sala comune. Là trovo Hermione: anche lei si era vestita in fretta e aveva
deciso di scendere per avere notizie di George.
- Harry, hai parlato con Ron? Dove
sta? – chiese subito la ragazza.
- Non lo so. Io…non l’ho sentito rientrare ieri – mentì il ragazzo – e stamattina quando mi sono svegliato,
lui non c’era più – aggiunse.
- Io ho cercato Ginny, ma anche le sue compagne non l’hanno
vista. Dicono che il suo letto è intatto – spiegò
Hermione con aria seria.
- Scendiamo – disse Harry andando
verso il ritratto della signora grassa.
Una volta vicini all’infermeria Harry ed
Hermione si sentirono terribilmente in colpa: non erano certo i primi ad essere
scesi. Molti ragazzi del Grifondoro, e anche alcuni di altre
case, si trovavano già fuori della stanza in attesa di notizie.
- La McGranitt ci ha detto molte volte di andarcene, ma io non
mi muovo di qua finché non ci dicono qualcosa – disse
Lee ai due ragazzi quando loro si avvicinarono a chiedere notizie.
- Perché non ci dicono niente,
insomma neanche Fred è venuto a dirti qualcosa? – chiese Hermione a Lee.
- No. E’ tornato in stanza questa notte e mi sono affacciato
per chiedere delle notizie, ma io… - cercò di spiegare il ragazzo, ma sembrava
che qualcosa lo bloccasse – …sì insomma, l’ho visto così…non ho avuto coraggio
di chiedergli niente…non avevo mai visto Fred così – aggiunse quasi in lacrime.
- Ti capisco, anche io… - confessò Harry.
- Harry… - provò a rimproverarlo Hermione, ma dallo sguardo dell’amico
sembrò capire cosa provasse.
- Ragazzi adesso basta, siete davvero troppi,
tornate nelle vostre case, andate a fare colazione – ordinò la
McGranitt.
- Professoressa… - cominciò a dire Hermione.
- Voi entrate – disse, rivolgendo lo
sguardo verso Harry.
Harry, Hermione e Lee, andarono verso la McGranitt.
- Signor Jordan, lei vada con gli altri, solo Harry ed
Hermione – disse la McGranitt tristemente.
- No…non è giusto…perché? Lui sarà pure il famoso Harry Potter
ma io conosco George da molto più tempo…non mi muoverò
da qui…io – urlò furioso il ragazzo, guardando Harry con odio.
- Professoressa… - s’intromise Harry.
- Solo voi due, da quella parte - disse immediatamente la
McGranitt con sguardo severo indicando una porta.
- Signor Jordan - cercò di dire la professoressa.
- Io non mi muovo – la interrompete
il ragazzo, ora le lacrime rigavano visibilmente il suo viso.
- Entra pure Lee. Madama Chips ti spiegherà quali sono le
condizioni di George – disse la McGranitt con tono
gentile.