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Autore: _Pan_    14/07/2010    4 recensioni
Mikan è al suo primo anno di superiori, ma niente si prospetta come lei lo aveva immaginato: tra l'amore, inganni, e addii, la sua permanenza nella Alice Academy si preannuncia molto movimentata.
La storia tiene conto del manga (a tratti da capitolo 51 in su), quindi ci sono spoiler disseminati un po' ovunque. Inoltre, sarà raccontata alternativamente sia dal punto di vista di Mikan che che da quello di Natsume, ma non ci saranno capitoli doppi, nel senso che uno stesso capitolo non sarà raccontato da entrambi.
Coppie principali: Mikan/Natsume, Hotaru/Ruka (accennata)
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hotaru Imai, Mikan Sakura, Natsume Hyuuga, Ruka Nogi
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 14 – Segreti
(Natsume)

Sbadigliando, uscii dalla stanza di Miyako. Non sapevo ancora in che modo, ma mi aveva incastrato per bene ogni sera a leggerle le favole. La cosa più scocciante era che, ovviamente, non si addormentava mai all'inizio o più o meno a metà, ma alla fine, e non di certo della prima. Sarebbe stato chiedere troppo. Quella sera, dovevo aver raggiunto il record mondiale: diciassette storie.
Tutto ciò era particolarmente irritante soprattutto perché mi ero studiato i miei piani e credevo davvero di poterli attuare, fino a che non avevo guardato l'orologio e non avevo visto che era quasi mezzanotte. Più di due ore a fare da cantastorie. L'assoluta aspirazione della mia vita.
Da quando Mikan era partita, cioè più o meno da due giorni, avevo cercato Naru in lungo e in largo senza trovarne la più piccola traccia. Non che la cosa mi andasse particolarmente a genio, ma se c'era qualcuno che poteva sapere che diavolo stava succedendo in quel periodo in Accademia, senza essere a stretto contatto con le Abilità Pericolose, era lui. Mi era assolutamente ignoto il motivo per cui fosse al corrente di cose che, in teoria, non avrebbe mai dovuto sapere, ma l'importante era che le sapesse. Anzi, speravo che avrebbe saputo rispondere alle mie richieste.
Uscii dal dormitorio femminile elementare, e mi incamminai per la strada verso l'edificio delle superiori. Notai subito che c'era qualcosa che non andava: qualcuno stava facendo la mia stessa strada, poco più avanti. Era del tutto insolito, anche perché non avevo mai visto nessuno durante tutti i miei viaggi di ritorno. Era anche estremamente tardi e a noi studenti non era permesso gironzolare per il campus oltre una certa ora. C'era di sicuro la possibilità che l'obbligo venisse ignorato, esattamente come nel mio caso, ma non era mai successo.
Mi avvicinai di più, ben attento a non fare alcun rumore. Non avevo idea del motivo mi interessasse così tanto sapere dove stesse andando, dato che neanche sapevo chi era. E, come se l'avessi chiesto, la luce della luna lo investì completamente, e rimasi alquanto stupito: Naru. Il professore perfettino andava in giro di notte a fare chissà cosa. Era decisamente l'ora di scoprirlo.
Si guardò intorno e andò avanti, mentre io gli andavo dietro in completo silenzio. Di sicuro, gli insegnamenti della mia classe di abilità erano utili per i pedinamenti. Entrammo nella sezione superiori e mi domandai se non fosse per una specie di incontro notturno di un qualche gruppo che cercava di far fuori il Preside delle elementari. Dopotutto, Naru non aveva mai fatto molto per nascondergli la propria ostilità, se non ritirare tutto quanto quando si scopriva troppo.
Niente di tutto questo, ovviamente: Mikan mi avrebbe certamente detto che ero un paranoico. Arrivammo in un corridoio del tutto deserto, nessuno ci andava mai perché non c'erano porte se non di una stanza che non usava mai nessuno. Sapevo bene a cosa serviva quell'affare, appena veniva colpita dalla luce della luna. In fondo, Mikan ci aveva coinvolti in quell'improbabile missione di recupero dell'Alice del nostro capoclasse, alle elementari, per cui l'avevamo usata anche noi; permetteva di andare ovunque si volesse. Dubitavo che Naru volesse usarla per andare a trovare sua madre, ma non ebbi tempo di muovere un muscolo che era già sparito, chissà dove.
Davvero interessante.

Quando entrai nella mensa, la mattina dopo, erano già arrivati tutti. Notai con estremo disappunto che non avevo mai fatto così tardi; colpa della notte decisamente estenuante che avevo passato e che speravo non dover ripetere mai più. Sbuffai, prendendo posto accanto a Ruka, come ogni mattina.
«Buongiorno, Natsume.» mi salutò lui, sorridendo. Gli risposi con un semplice cenno della testa, troppo stanco anche solo per aprire la bocca. «Tutto okay?» annuii. Imai stava mangiando del cervello di granchio: faceva venire il voltastomaco solo a guardarlo, figuriamoci cosa volesse dire mangiarlo. Rabbrividii: per fortuna non l'avrei mai scoperto, almeno finché fossi stato sano di mente.
«Sembri completamente fuori gioco, Hyuuga. Vuoi un po' di cervello di granchio?» la sua voce funerea e annoiata mi conciliava davvero il sonno, ma ero ancora abbastanza vigile per rifiutare un'offerta del genere. Avrei potuto tranquillamente rimanere a dormire tutto il giorno, dal momento che le vacanze estive erano appena cominciate, ma avevo delle cose piuttosto urgenti da fare. In cima alla lista, chiaramente, c'era trovare quel pervertito di Naru e porgli alcune interessanti domande.
«No, grazie.» mi chiesi se il mio disgusto si fosse manifestato anche attraverso le mie parole, perché vidi Ruka rimproverarmi con lo sguardo. Scossi la testa, in segno di disapprovazione. Mi versai del tè nella tazza, cercando di evitare qualunque movimento di troppo.
«Comunque Hotaru ha ragione... che hai?» Ruka si avvicinò un po' di più e abbassò la voce. «Eri in missione?» feci un segno di diniego con la testa.
«Credo di aver letto favole fino a mezzanotte, o giù di lì. O meglio, credo di aver letto la stessa favola fino a mezzanotte a un'irritante bambina di otto anni e... poi... poi ho studiato.» sbadigliai. Certamente, la parte più stancante era stato rileggere quella stupida favola più di venti volte, e solo perché non ero mai abbastanza bravo o espressivo. E non potevo neanche saltare degli stupidi aggettivi, quando ce n'erano una sfilza semplicemente perché quella bambina sapeva tutte quelle dannate favole a memoria. E ogni volta, quando sbagliavo qualcosa, dovevo ricominciare daccapo. Insomma, non sapevo neanche io perché non avevo buttato quel libro giù dalla finestra e non ero tornato subito in camera. Anche se avevo scoperto cose che potevano rivelarsi utili, anche se non proprio leggendo.
«Studiato?» Imai sembrò improvvisamente interessata a questo particolare, e mi guardava anche in modo strano. Avrei semplicemente dovuto mordermi la lingua: non aveva senso per uno studente normale studiare una settimana dopo l'inizio delle vacanze, ma per uno che, a quanto pareva, a settembre doveva diplomarsi era piuttosto ovvio. Solo che loro non lo sapevano, e preferivo di gran lunga che le cose rimanessero così, almeno finché non l'avessi detto a Mikan, in qualche modo.
«Non ti facevo così secchione, Natsume.» alzai le spalle, con finta noncuranza. Non avevo idea di dove potesse portare quella discussione, specialmente se avessi dovuto dire qualcos'altro di troppo. Meglio togliere le tende, senz'altro. Tanto anche il tè freddo faceva davvero schifo. «Quella bambina ti sta davvero mettendo sotto, eh?» non erano esattamente le parole che avrei usato io, ma il concetto che esprimevano era pericolosamente vicino alla verità.
«Lasciamo perdere.» ottima scusa per andarsene. A volte Ruka era davvero un genio senza saperlo. «Io me ne vado, prima di addormentarmi qui.»
«Senti,» mi bloccò Ruka, mentre cercavo svariate via di fuga dal momento che Miyako sembrava avermi individuato. «oggi andiamo a Central Town, insieme a un paio di nostri compagni di classe. Vieni anche tu?»
«No, non credo.» non avevo proprio tempo per quello e dovevo ancora trovare Naru che non si era fatto vedere, a meno che non fosse andato via prima che arrivassi.

«Che diavolo vuoi?» sbottai, spazientito, nel corridoio della sezione elementare. Non sopportavo di essere seguito, specialmente da un'insistente bambina di otto anni che non apre bocca, ma ti viene dietro e basta come fosse un cagnolino. Non poteva semplicemente dirmi che voleva da me e poi sparire? Non potevo starle dietro tutta la giornata.
«Non so cosa fare!» si lamentò lei, venendomi accanto, come se averle parlato l'avesse autorizzata improvvisamente ad agire. «E dato che tu sembri sapere dove stai andando, farai sicuramente qualcosa di divertente, vero? Le vacanze sono sempre divertenti.» mi chiesi se fossi stato anche io così alla sua età, ma avevo forti dubbi.
«Sto cercando un professore.» ed era la verità, infatti spalancò gli occhi, incredula. Dopodiché sembrò quasi delusa. Chissà in che eccitante avventura di fantasia pensava che mi stessi per andare a cacciare. «Beh?»
«Sei proprio un secchione.» non era normale che me lo dicessero due volte nello stesso giorno, anzi, nell'arco di mezz'ora, specialmente se non lo ero affatto. Forse, da un certo punto di vista, poteva tornarmi utile che lei lo credesse: se mi trovava noioso magari avrebbe smesso di venirmi dietro e di rovinarmi i programmi.
«In effetti...» cominciai, ma venni subito interrotto da una voce alle mie spalle. Una delle più irritanti dell'Accademia, di certo, ma apparteneva esattamente a chi stavo cercando.
«Che succede, ragazzi?» ci domandò, irritantemente gioviale come al solito. Mi girai verso di lui. «Qualcosa non va, Natsume?» possibile che si fossero messi tutti d'accordo per chiedermelo?
«Devo parlarti.» fu la mia telegrafica risposta. Era anche abbastanza umiliante, per certi versi. Io non sarei mai andato a chiedere il suo aiuto, ma c'erano troppe cose che non sapevo ed era ora di avere delle risposte su un paio di cose.
Lui mi fece un sorriso nervoso, che mi portò a domandarmi che diavolo avesse. «Ora però... non ho tempo.» mi suonava tanto come una scusa.
«Non credevo che per parlare con te dovessi prendere un appuntamento.» ribattei, ironico. Lui mi fece un sorriso condiscendente. Nessuno sapeva quanto lo odiavo, lui e i suoi troppo frequenti atteggiamenti da paparino affettuoso, in particolare nei confronti di Mikan.
«Non devi, infatti.» rispose, gentilmente. Mi accorsi solo in quel momento che Miyako lo guardava con estremo interesse. Forse anche lei era rimasta affascinata a causa dei suoi ferormoni. «Ma ora proprio non posso. Ho... del lavoro da sbrigare.» che lavoro poteva avere da fare un professore delle elementari d'estate, dopo che erano anche usciti i quadri dei risultati degli esami di fine anno? Che scusa patetica.
«Forza, allora.» lo incitai, sbuffando. Non è che stare alle sue condizioni mi piacesse più di tanto, ma non c'era proprio altra scelta. «Controlla la tua agenda piena di impegni e dimmi quando sei disponibile.»
«Ehm...» ci pensò su, o almeno fece finta di farlo. «Al momento non lo so, comunque... appena sono libero ti verrò a cercare, d'accordo? È urgente?»
«Abbastanza.» replicai, infastidito. Se aveva tempo di fare domande stupide, nonostante tutta la fretta che dimostrava di avere, magari aveva tempo anche per rispondere.
«D'accordo, allora. Appena posso, parleremo. Ora devo andare.» e, senza che qualcuno potesse aggiungere nient'altro, sparì dalla nostra vista. Abbassai lo sguardo sulla bambina, sperando che non si ricordasse dei suoi propositi per divertirsi, anche perché non avevo più nessuna scusa da utilizzare, dal momento che l'unica che avevo in mente si era improvvisamente volatilizzata.
«Che strano tipo.» commentò, stranamente. Nessuno aveva mai definito Naru uno “strano tipo”.
«E perché?» volli sapere. Lei alzò lo sguardo su di me, e lo trovai terribilmente serio.
«Non è del tutto sincero.» mi spiegò, e mi ritrovai a pensare che non era proprio una novità, dal momento che aveva trovato delle scappatoie davvero ridicole e del tutto vaghe. «Non ha mentito del tutto, ma non ha detto la verità.»
Mi domandai se per cominciare ad avere delle risposte a tutte quelle domande che mi ronzavano per la testa non avessi dovuto cominciare da lui. Che lavorasse per l'Accademia era da escludere, ma lo era altrettanto l'iniziativa personale per contrastarla. Dunque, che diavolo stava combinando, se non era lavoro collegato con l'Accademia?
Ormai era senz'altro tardi per seguirlo di nuovo, e c'era un'inutilissima riunione della mia classe di Abilità che mi impediva anche solo di provarci.
Quando arrivai di fronte all'ufficio del Preside, dove avevamo deciso di tenere le ultime riunioni, mi accorsi che ero l'unico presente, quindi. Arrivare in anticipo non era esattamente tra le mie priorità. Farlo avrebbe significato stare per un tempo indeterminato da solo con quel parassita la cui voce mi dava sui nervi; non mi andava di sentirla, anche se sapevo che rimandare non avrebbe cambiato le cose: presto o tardi avrei dovuto sentire quella voce ciarlare di qualcosa di cui non mi interessava minimamente, ma che riguardava il bene dell'Accademia.
Non bussai perché sentivo delle voci provenire dall'interno e pensai che la riunione fosse già iniziata, con un gran fastidio perché mi sarei dovuto sorbire un sermone sulla puntualità o sul rispetto da parte di Persona o del Preside stesso. Ah, che gioia!
Non potevo dire di sentire voci di studenti all'interno, eccezion fatta per quella di Kobayashi, che avrei fatto volentieri a meno di incontrare. Mi concentrai sulla loro discussione, perché parlavano animatamente. Il piccoletto di solito non si scomponeva mai.
«Comincia davvero a darmi sui nervi.» commentò lui, infatti, con grande disappunto. Provai uno strano senso di compiacimento a saperlo su tutte le furie.
«Quindi che cosa dobbiamo fare?» fu Persona a parlare. Lo immaginai mentre stava scodinzolante al fianco del preside, dietro la scrivania, in piedi. Ci fu qualche attimo di silenzio.
«Sorvegliamo strettamente le sue mosse.» propose Kobayashi. La sua voce era particolarmente ovattata da dietro la porta.
«Sinceramente,» cominciò il Preside, lentamente. «sono proprio stanco di aspettare. Ma, in fondo, potresti anche avere ragione. Magari scopriamo che intenzioni ha e con chi è in contatto, se è in contatto con qualcuno. Questi suoi spostamenti notturni mi irritano. Kobayashi, sorveglialo strettamente. Non permettere che il nostro caro professore si muova dall'Accademia per nessun motivo. Non vorrei dover essere costretto a trasferirlo come ho fatto con il professor Yukihira anni fa.» stronzate. Sapevamo tutti che era morto e stecchito per mano di Persona. Mi pare che fosse il fratello minore del Preside delle Superiori. Ora c'era sicuramente qualcosa di cui parlare.
Bussai, soltanto per il buonsenso di non farmi beccare mentre origliavo una volta che fossero usciti dalla porta.
Sentii il Preside sbuffare. «Avanti.» aprii la porta ed entrai. Vidi gli occhi del preside illuminarsi, mentre un sorriso furbo gli si dipingeva sulle labbra. «Oh, già. La riunione. È bello vedere che sei il primo.» Mi limitai ad annuire, per non mandarlo a quel paese. «Allora, come vanno le vacanze?» inarcai un sopracciglio: sembrava che ce la stesse mettendo tutta per prendermi in giro.
«Studio.» tanto era quello che voleva sapere. Meglio non cominciare una conversazione: avevo il dubbio che non solo non sarei più riuscito ad alzarmi per qualche ora, ma che, soprattutto, mi avrebbe affidato il compito di sorvegliare chiunque fosse quell'insegnate idiota che non sapeva nemmeno come nascondere i propri segreti.
«Bene.» il suo sorriso si allargò ancora di più. Disgustoso. Fortunatamente, non ebbe il tempo di aggiungere altro, anche se avrebbe voluto, perché cominciarono ad arrivare anche gli altri.
Nobara si sedette accanto a me, sorridendomi come saluto. Io la guardai un attimo, per poi tornare a rivolgere la mia attenzione al Preside.
«Come vi avevo già detto,» cominciò, appoggiando le mani sul tavolo, tranquillo. «andrò a fare una visita alla Alice Academy di Londra. Non so quanto tempo starò via, né quando partirò. Alla fine della settimana, saprò dirlo con certezza. Comunque vorrei affidare a ognuno di voi, un compito specifico.» si alzò un rumoroso borbottio dalla folla che avevamo creato noi studenti. «Ovviamente, questo esclude i ragazzi che si sono diplomati. Anche perché, per la fine della settimana, dovrete andare via.»
Nobara alzò una mano. «E per chi volesse restare?» alzai gli occhi al cielo: ancora con questa storia che doveva stare vicino a Persona per aiutarlo a terrorizzare i bambini?
«Sfortunatamente,» rispose il Preside, affabile. «questo non è un problema mio, Nobara. Devi chiedere al Preside della sezione superiore se vuoi diventare un insegnante. Anche se, al momento, non mi risulta che ci siano posti vacanti.» Nobara tentò di parlare di nuovo, ma si bloccò, vedendo l'espressione del Preside, che sembrava alquanto infastidito. «Bene, se non ci sono altre interruzioni... procederei.»
Nominò alcuni di noi e gli descrisse le loro missioni da svolgere. Quando arrivò al mio nome, alzò lo sguardo, con un sorriso che avrei potuto definire diabolico.
«Natsume, noi abbiamo già parlato del tuo compito.» sorrise, con estremo compiacimento. Non avevo proprio idea del perché gli facesse così tanto piacere che mi togliessi dalle scatole. «E non voglio toglierti del tempo con le missioni. Per cui, ribadisco, sei esonerato. Il che significa anche che non parteciperai a nessun'altra missione di recupero. Non vorrei, inoltre, che qualche altra bambina ti assumesse come cantastorie.» era proprio stupendo essere così umiliati in pubblico, specialmente se si ha uno scarso controllo del proprio Alice come ce l'avevo io in quel momento. Non avrei voluto bruciare qualche preziosissima e tetra tenda di quel ancora più tetro studio.
«Quindi, posso andare?» domandai, mentre qualcuno dietro di me ancora ridacchiava, ma ebbe il buonsenso di smettere quando gettai un'occhiataccia alle mie spalle. Il Preside mi concesse il suo benestare con un cenno della testa. Mi ritrovai a ringraziare il cielo.

L'unica cosa veramente chiara, domenica sera, mentre leggevo la noiosa biografia di Rudyard Kipling, era che non avrei aspettato i comodi di nessuno. Non avevo idea del perché, oltre alla lingua di per sé, dovessi studiare anche la letteratura inglese, ma avevo deciso di farlo e basta. Il contrario sarebbe stato solo peggio per me, dal momento che era chiaro che, se non fossi riuscito a passare gli esami, sarei stato buttato fuori in un altro modo, magari meno elegante e forse un tantino più fastidioso. Se non altro avrei avuto tra le mani un diploma di una scuola valida.
Quando ero entrato in quella stanza, mi ero aspettato che si trovasse lì, dal momento che aveva avuto la malsana idea di lasciare aperta la finestra. Naru era proprio un idiota. Salire fino al secondo piano con dei libri sottobraccio non era stata proprio una passeggiata, ma alla fine ero riuscito a entrare in camera sua. La scrivania era proprio vicino al letto, piena di carte che sicuramente riguardavano gli studenti. Insomma, una noia mortale. A lui non sarebbe dispiaciuto avere altro da fare, quindi buttai giù della scrivania tutto quanto, così da poter mettere i miei libri. Da qualche parte avrei dovuto studiare, dopotutto.
Mi guardai intorno, prima di riprendere a studiare quella biografia. Era tutto così... così... così maledettamente da Naru! Il copriletto era blu con gli orsetti, non aveva un briciolo di dignità alla sua età. O magari era davvero il pervertito che sembrava essere. In un certo senso, avrei tanto voluto scappare da quel posto rivoltante: sembrava che il suo proprietario non fosse mai cresciuto davvero. Però, soltanto in camera sua avrei potuto bloccarlo e parlarci senza mettere ridicole scuse di mezzo.
Sbuffai, chiudendo il libro: non era una cosa facile studiare qualcosa di estremamente noioso. Mi alzai in cerca di qualcosa di più interessante da fare: dopotutto, anche Naru doveva avere i suoi segreti, sotto quell'improbabile facciata da Peter Pan, qualcosa da spulciare che non fosse la vita di Kipling.
Ci volle un po' prima che mi decidessi di iniziare dall'armadio. Oltre tutti quegli strambi vestiti che aveva l'abitudine di mettere in classe, giusto quei cinque minuti in cui si faceva vedere, c'era anche il cassettone. Sperai che non fosse pieno di parrucche, perché era l'unica cosa che avrebbe potuto traumatizzarmi. Lo aprii, e notai subito che c'era qualcosa che non tornava. Il cassetto non aveva niente che non andasse in sé, ma era decisamente più piccolo di quello che poteva sembrare. Sì, c'era senz'altro qualcosa che non andava. E Naru non era neanche troppo furbo. Bussai nello spazio sotto il cassetto: vuoto. Decisamente prevedibile. Lo tirai ancora verso di me e cercai un doppiofondo. La parte inferiore del cassetto si sollevò senza troppo sforzo. Beh, se necessitava di un doppiofondo nel cassetto dei calzini, magari aveva qualcosa da nascondere.
Sotto c'era una scatola piuttosto anonima. Magari erano le foto delle medie, quando tutti lo prendevano in giro e le voleva nascondere. Mmm... poco credibile. Lo aprii e dentro c'era tutto quello che non mi sarei mai aspettato di trovare: schede. Tantissime, maledette schede di bambini che avevo visto gironzolare nell'Accademia negli ultimi tempi, tra cui anche Miyako. C'era scritta ogni cosa: dove abitava, chi erano i suoi genitori e che scuola frequentava. Informazioni sugli orari lavorativi dei genitori e delle abitudini, in generale, della famiglia. Che cosa diavolo ci faceva Naru con quella roba? Di solito il Preside faceva sparire quella roba subito dopo che i bambini erano entrati in Accademia. Sul coperchio c'era stampato l'anno scolastico in corso. Guardando meglio nel cassetto, trovai anche altre scatole simili a quella, che comprendevano tutti gli anni scolastici precedenti, anche da prima che Naru diventasse insegnante. Ce n'erano alcune con un segno di spunta oppure piegate agli angoli, nelle cartelle di studenti diplomati negli ultimi anni. Non avevo idea di cosa potesse significare. Tra quelli c'era anche l'amico di Mikan che si era diplomato due anni fa, Tonouchi Akira, a giudicare dalla sua scheda. Aveva sicuramente a che fare coi piani dell'Accademia. In alcuni c'era scritto che la causa della scomparsa era totalmente sconosciuta. A quanto pareva, Naru indagava sull'Accademia e quello che faceva all'esterno e la cosa doveva piacere molto poco al Preside. Conseguenza di ciò, Naru doveva essere il tizio a cui il Preside aveva intenzione di fare la festa.
A quel punto, mi domandai se ci fosse altro da scoprire: c'erano altri cassetti. E se non c'era nient'altro, magari teneva un diario segreto o qualcosa del genere che poteva permettermi di capire che diavolo stesse succedendo, un po' come le ragazzine delle medie. Una volta una di loro staccò e mi regalò una pagina del suo diario che parlava di me. Più che una pagina erano qualche paio, ma non ricordavo proprio di averle lette. Anzi, credo di averle bruciate quando lei si voltò per scappare lontano da me.
Mi avvicinai alla cassettiera, e poi aprii qualche cassetto, anche se dubitavo che ci fosse qualcosa di interessante in un posto così ovvio. Se qualcuno fosse entrato in quell'istante avrebbe pensato che ero un maniaco o qualcosa del genere, perché ero capitato proprio nel cassetto delle mutande. Qualcosa spuntava al di sotto di esse, una specie di diario marrone: dopotutto, forse era davvero un tipo molto ovvio, anzi era maledettamente prevedibile.
Lo aprii, dopotutto avevo curiosato da tutte le altre parti. C'era la foto di una donna nella prima pagina: proprio romantico tenerla nel cassetto delle mutande. Guardandola meglio, rimasi quasi di sasso. Una specie di stretta mi attanagliò lo stomaco, qualcosa di davvero molto strano: quella donna era quasi identica a Mikan e la cosa mi inquietava. Adesso capivo perfettamente come mai le stava tanto appiccicato: probabilmente gli ricordava quella donna. Se era così, e speravo tanto di no per lui, era davvero frustrato e dovevo proprio diffidarlo dall'avvicinarsi ancora alla mia ragazza.
Andai avanti, sperando che fosse soltanto l'inquadratura il motivo per cui me la ricordava così tanto. Ovviamente, non fu così. All'improvviso mi chiesi se dovessi preoccuparmi seriamente. Sfogliai ancora, per vedere addirittura il fratello di Imai quando era un bambino, che teneva per mano quella che ormai avevo bollato come “ragazza di Naru”. Ma non potei vedere altro, dato che, proprio mentre stavo per sfogliare l'ennesima pagina, la porta si aprì, e al rumore del cigolio dei cardini si accompagnò quello di uno sbadiglio. Lo vidi sobbalzare appena mi vide e non potei trattenere un sorriso soddisfatto.
«Avevo detto che ti avrei cercato io.» sbadigliò di nuovo. Sarei stato un vero cretino se gli avessi creduto.
«Mi credi un idiota, eh?» era una domanda retorica, non mi interessava davvero sapere se lo pensava oppure no. «Ho delle domande da farti.»
«Sei tu il mio torchiatore? Sai, la tua amica delle Abilità Pericolose, mi ha mollato solo quando sono entrato nell'edificio. È irritante essere seguiti.» si sedette di fronte a me. Io non avevo semplicemente intenzione di aspettare oltre. Stavano capitando delle cose estremamente strane, almeno dal mio punto di vista, e non sapevo perché lui sembrava sempre essere un passo davanti a tutti gli altri insegnanti apparentemente non coinvolti nelle trame del Preside delle elementari.
«Io non le faccio queste stronzate. Lo sanno tutti che se si segue, poi alla fine si viene seguiti.» Naru sorrise ironicamente, come per dirmi che non potevo capire. Era senz'altro meglio cominciare a parlare, prima che gli tirassi un pugno. Sarebbe stato anche interessante studiare la sua reazione; escludevo quasi totalmente che fosse un alleato del Preside, ma non si poteva mai sapere.
«Allora non hai davvero passato il tuo tempo ad aspettarmi.» commentò, senza smettere di sorridere.
«Ovviamente no.» replicai, inarcando un sopracciglio. Pensai di andare subito al sodo. «Qualche settimana fa, il Preside mi ha convocato nel suo ufficio e mi ha fatto una strana proposta.» Naru sembrò improvvisamente vigile, come se la stanchezza che gli avevo visto prima addosso fosse scivolata via tutto d'un tratto. «Mi ha detto di diplomarmi entro settembre.» era davvero strano che fosse lui la prima persona con cui ne parlavo.
Lui corrugò la fronte, e mi sembrò anche piuttosto confuso. «Capisco il tuo problema, ma... perché sei venuto da me?» dubitavo seriamente che capisse del tutto il problema, ma mi trattenni dal farglielo notare.
«Ascolta, tu sei sempre in mezzo a tutto quello che succede in questo maledetto postaccio. Perciò devi sapere qualcosa. Quel bastardo ha fatto carte false per avermi, e tu lo sai bene, c'eri anche tu, dico bene? Perché adesso ha tanta fretta di levarmi dai piedi?» era una delle domande che mi martellavano in testa dallo stesso momento in cui ero uscito da quel dannato ufficio.
Naru appoggiò un braccio alla scrivania, e sospirò, corrugando per un attimo la fronte alla vista dei miei libri, delle sue cose a terra e del suo diario, o quello che era. Beh, avevo dovuto appostarmi, e non poteva pretendere che non facessi niente mentre lo aspettavo. Mi guardò storto e si riprese ciò che gli apparteneva. «Per l'esperienza che ho...» riprese poi, con tono scocciato. Controllò se la prima foto fosse ancora al suo posto. «...so che il Preside si libera solo di coloro che gli danno fastidio, per qualche motivo. Quelli che gli servono se li tiene ben stretti. Hai fatto qualcosa per cui pensa che potresti essergli di intralcio?» l'unica cosa che mi veniva in mente era la, la stupida prova cui mi aveva sottoposto prima di Natale. «Una prova, eh?» sembrava davvero pensieroso.
«Quanto può entrarci in questa storia? Non mi sembra che mi sia mai fatto problemi a contestarlo. Poteva buttarmi fuori quando voleva, e adesso di sicuro è inutile, dal momento che mi diplomerei comunque il prossimo anno. Dovrebbe sopportarmi solo un anno scolastico in più e poteva utilizzarmi nelle missioni.» non credevo seriamente di essere un elemento di disturbo per lui. E poi, in che modo? Certo era che non potevo fermarlo da solo, assolutamente.
«Ti avrà detto perché vuole che tu ti diplomi in anticipo, no?» in effetti l'aveva fatto, ma non mi convinceva. Non capivo perché avesse scelto proprio me.
«Mi ha detto che devo lavorare per lui fuori di qui perché sono l'unico che ha le caratteristiche giuste. Ma non ha senso.» insomma, era qualcosa che poteva fare chiunque dei suoi carissimi collaboratori, non capivo il motivo per cui era una missione che aveva affidato a me. Non c'era nessuna logica. La sua espressione cambiò, mi parve quasi di vederlo sbiancare. «Tu sei quello che ha contatti fuori dalla scuola, vero?» non avevo nessuna intenzione di dirgli come l'avevo scoperto. Lui non parve sorpreso e colto con le mani nel sacco come mi aspettavo. Forse aveva capito un po' come avevo passato il mio tempo, ma tentò comunque di mantenere la recita. «Natsume, che stai dicendo?» si era sforzato di mantenere un tono naturale, come se io non fossi stato in grado di capirlo.
Sbuffai: sì, mi credeva un idiota. «Senti, non mi interessa se vai a trovare la tua ragazza, tua nonna o sistemi chissà dove i diplomati dell'Accademia, ma smettila di farlo. Ho il dubbio che il Preside voglia “trasferirti” e credo proprio che il senso della parola non sia letterale.» anche perché nessuno che lo faceva arrabbiare seriamente si faceva rivedere troppo spesso.
Narumi sorrise, quel sorriso maledettamente fastidioso che si rivolge ai bambini che non possono capire. «Non è così semplice.» rispose.
«Lo è.» ribattei, invece. «Se ti fanno la festa e tu sei la talpa, la talpa non c'è più. È molto più che semplice.» insomma, due più due lo sapevano fare anche i bambini. «Mi pare che da morto non sarai molto utile, mi sbaglio?»
«Non essere ridicolo. Quale talpa?» scoppiò a ridere. Alzai gli occhi al cielo: evviva l'elasticità mentale dei vecchi. «Era solo questo che volevi chiedermi?»
Fu il mio turno di sorridere. «Ovvio che no.» Narumi si sistemò nuovamente contro lo schienale della sua sedia, con l'espressione di chi non ce la fa più. Effettivamente era piuttosto tardi, ma, ad essere sincero, non me ne importava affatto.
«Su, avanti. Spara.» incrociò le braccia sullo stomaco. «Che altro vuoi sapere?»
Cominciai a collegare un paio di fili: forse le cose stavano per diventare più o meno chiare, almeno per una volta. «L'altro giorno sono andato in missione per recuperare questa bambina dall'Alice apparentemente inutile. Voglio dire, che diavolo se ne fa il Preside di una che capisce se stai dicendo la verità o no?» Narumi sollevò entrambe le sopracciglia, probabilmente in completo disaccordo. Potevo capire che potesse tornare utile, ma aveva lavorato benissimo anche senza. Non gli serviva affatto un Alice di una bambina che può vedere la verità ma può mentire al riguardo. Quel tizio non si è mai lasciato fregare da qualcuno che preferisce nascondere la verità, per quale motivo avrebbe dovuto volere una bambina in più per non fare niente di nuovo?
«Natsume, non ti facevo tanto ingenuo.» fu la sua risposta. E suonò come se dovesse farmi un corso accelerato di furbizia. «Natsume, io ho solo scoperto la punta dell'iceberg. Chissà quanti affari ha al di fuori dell'Accademia. Pensa al fatto che ti mandi via a fare chissà cosa per prendere due piccioni con una fava. Se ti userà per fare qualcosa, vorrà essere sicuro che tu dica la verità. E non si tratta solo di te, ma di tutti quelli con cui collabora fuori di qui.» questa era una cosa abbastanza fastidiosa. Non tanto i piani cervellotici del Preside, quanto il fatto che quell'idiota ci fosse arrivato prima di me. Sì, era davvero inaccettabile. Mi limitai ad assentire. «Quello che ora devi fare, se vuoi rovinargli la festa, è capire per quale motivo ritiene che tu sia di troppo.» e questo poteva essere potenzialmente problematico. Non ero uno psicopatico e pensare come lui poteva suscitare qualche difficoltà.
«Comunque,» continuai, mettendo da parte quei pensieri. «non è questo il punto. Abbiamo portato una bambina in Accademia, e quando Mikan è andata via, Persona andava via dall'Accademia e ho il malsano dubbio che sia per andare a prendere qualche altro bambino. Ho ragione?»
«Potresti.» evitai completamente di dirgli che si poteva risparmiare la recitazione. Avevo avuto qualche risposta e discrete informazioni.
«Quindi, la domanda è: che diavolo vuole farci lui con tutti questi bambini? A che cosa servono? Non credo proprio che sia per la classe di Abilità, non ci crederò mai.»
«Neanch'io so di preciso cosa ci faccia.» confessò Naru, facendomi ampiamente capire che avevo perso solo tempo andando da lui. «Ma posso dirti che non è loro che vuole ma i loro Alice. Ma non so cosa intenda farci o come voglia usarli.» in effetti non era stato chiaro per niente. «E ora spero proprio che le tue domande siano finite, perché ne ho una per te e, davvero, sto morendo di sonno.»
Beh, anche se avessi avuto altre domande, lui non avrebbe comunque saputo rispondermi e non mi aveva neanche lasciato l'opportunità di farmi capire meglio. Mi ripromisi di riprendere l'argomento quando avesse finito di riempirmi di chiacchiere. Una domanda per una domanda, dopotutto. «Cosa potrei dirti, oltre che il Preside ti sorveglia e che tu dovresti fare più attenzione a dove tieni le cose importanti?» contro tutti i miei buoni propositi. Ghignai.
«Avevo previsto una cosa del genere. Ma non cambiare argomento. È di Mikan che ti voglio parlare.» beh, anche io avevo due paroline a proposito di Mikan.
«Parla.» era quasi un ordine, dopotutto non credevo che lui avesse bisogno di dirmi qualcosa su Mikan che non sapessi già. E la sola idea mi faceva saltare i nervi più di quanto mi sarei aspettato. «Ha per caso... manifestato...» si bloccò, mordendosi un labbro. Manifestato che cosa? «Insomma, ha fatto cose strane ultimamente?» non avevo idea di cosa intendesse con cose strane.
«Spiegati.»
«Si è comportata in modo diverso dal solito? Non so, si è sentita male, o ha avuto comportamenti diversi dal normale?» ci pensai su. Non sapevo perché gli venisse improvvisamente questa preoccupazione, Mikan era sempre stata Mikan. Niente di diverso dal solito. Tranne che...
«Uno strano sesto senso, che non è da lei.» non che fosse proprio scema come tutti le facevamo credere, ma non era mai stata una gran volpe. Anzi, avevo il dubbio che qualcuno le dovesse spiegare con dovizia di particolari la situazione di Sumire.
Lui si limitò ad annuire, con aria pensierosa. «D'accordo... è tutto, allora.»
«Aspetta.» gli dissi, prima che avesse l'opportunità di sbattermi fuori dalla stanza. «Te lo dico ora e spero di non dovermi ripetere. Non mi interessa se Mikan somiglia alla tua ragazza del liceo. Stalle lontano.»
Naru sorrise, per la prima volta incomprensibilmente. Lui sorrideva mentre io volevo mandargli a fuoco il materasso? «Tranquillizzati, Natsume.» rispose. «Mikan è come una figlia, per me.» questa era proprio una frase sibillina.
Comunque fosse, l'unica soluzione che vedevo in quel momento era trovare il motivo per cui ero tanto d'impiccio e, se possibile, toglierlo di mezzo.

Quando tornai in camera, vidi subito che c'era della luce di troppo: proveniva dal portafotografie che mi aveva lasciato Mikan, in modo che potessi ricevere notizie in tempo reale. Le foto nuove erano abbastanza: c'era un vecchio insieme a lei e presupposi che fosse suo nonno. Me l'aspettavo un po' diverso, a dire la verità: sembrava un vecchio totalmente andato che si ubriacava tutto il giorno. Fino a due foto dopo, in cui era insieme a una ragazza e nella successiva insieme a lei e una bambina, niente di strano. Fu l'ultima di quelle che mi lasciò un attimo perplesso: cosa ci faceva quel ragazzo con un braccio intorno alle spalle di Mikan. E, soprattutto, chi diavolo era?
Strinsi talmente forte quell'aggeggio che per un attimo ebbi la sensazione che l'avrei spaccato. Mi fermai, credo, un attimo prima che succedesse. Avevo la tentazione di prendere una macchina, sebbene non sapessi neanche guidarla, e andare dovunque si trovasse. Subito dopo, però, mi ricordai che avrei rivisto Mikan la mattina dopo. Beh, questo poteva anche andare bene e risolvere tutti i problemi.

*****

Per quanto riguarda gli aggiornamenti: silenzio stampa in queste due settimane perché me ne vado in “vacanza” :). Ho scritto parecchio, capitolo 15 è quasi pronto (è tutto nella mia testa, ma ancora non ho avuto voglia di metterlo per iscritto), e ho già in mente qualcosina per capitolo 16. Mwhahahaha, mi sento poteeeente. XD
Comunque, questo capitolo sentenzia definitivamente la fine del primo anno scolastico di Mikan e Natsume alle superiori, infatti dal prossimo capitolo del nostro ragazzo si comincia con il successivo. L'ho fatto perché capitolo 17 è vicino e non volevo che fosse una mazzata troppo grossa, nel senso che non volevo che da marzo si passasse subito a settembre. Sì, lo so che vi siete rotti delle festività, le ho percorse tutte. Ma ho finito, giuro ;)
Poi, ho aggiunto altri due capitoli, perché se non allungavo il brodo non ero contenta XD. Scherzi a parte, per motivi di narrazione (la narrazione a doppio punto di vista fa questi scherzetti), per far tornare temporalmente gli eventi dovevo aggiungere un capitolo per lui e, di conseguenza, ho dovuto farlo anche per lei. Insomma, un vero strazio XD. Invece dei trentasei previsti, ora sono trentotto. XD. E non posso assicurare che non aumentino ancora, io ho questo brutto vizio. Per esempio la mia seconda fanfiction su Aquarion doveva venire circa ventotto capitoli, ma la previsione era di superare i cinquanta, dopo la stesura dell'indice dei capitoli. Insomma, si capisce... durerà a moooolto a lungo :P
Un'altra cosa di cui volevo parlare sono le recensioni. No, non è un messaggio per mendicarne, promesso. Volevo solo sapere una cosa, perché invece di aumentare, qua diminuiscono XD. Mi sono partite due recensioni, una di marrion e una di prettyvitto (rispettivamente, a capitolo 4 e a capitolo 10), e volevo sapere se la ragione è perché la storia fa brutalmente schifo (e, in questo caso, mi interessa parecchio saperlo) o se semplicemente erano contro il regolamento e sono state cancellate. Comunque, non mi è arrivata nessuna comunicazione ed è silenzio totale @.@. Vabbè, la smetto di sproloquiare e mi rimetto a scrivere, io mi dilungo sempre troppo XD.

Risposte alle recensioni:

marzy93: beh, menomale che siamo rientrati nei ranghi XD. Pure io vado in una specie di vacanza-studio (spero più vacanza che studio, in realtà XD) due settimane. La discussione con il nonno si è scritta davvero da sola, all'inizio non sapevo di che farli parlare, e poi mi è venuto in mente l'argomento più scottante di tutti: il fidanzato XD. Per quanto riguarda i tuoi dubbi, posso dirti che probabilmente ci sei vicina, ma non troppo XD. Comunque si scoprirà tra un po', per bene ;)
Luine: non avevo idea, all'inizio, di come sviluppare questo capitolo, ma alla fine mi sono venuti in mente dei vecchi sbroccati e ho pensato che fosse un'idea bestiale XD. Devo ammettere che l'idea del viaggio in Tibet mi aveva tentata, ma poi ho pensato che non sarebbe stato niente di nuovo (d'accordo, neanche i vecchietti lo sono, ma almeno fanno ridere, o almeno spero), mi ricordava troppo Ufo Baby. Grazie mille dei complimenti ^.^

Inoltre, ringrazio tutte le persone che hanno inserito la mia storia tra i preferiti:

1. Erica97
2. Lady Koishan
3. mikamey
4. rizzila93
5. Neko51
6. marzy93
7. sakurina_the_best
8. _evy89_
9. Luine
10. Yumi-chan
11. Veronica91
12. lauretta 96
13. EkoChan
14. stella93mer
15. giuly_chan95
16. _Dana_
17. simpatikona
18. CarlyCullen
19. asuka_hime
20. neko_yuki
21. XIUKY88
22. Manila
23. giadinacullen
24. twilighttina
25. SEXY__CHiC
26. Annie Marie Jackson
27. valuzza92
28. mechy
29. amorelove

E in particolare le new entry:

30. anime xx
31. forzaN
32. federicaa

Chi ha inserito la mia storia tra le storie da ricordare:

1. marrion
2. aliasNLH

E in particolare la new entry:

3. sakura2611

E anche chi ha inserito la mia storia tra le seguite:

1. Mb_811
2. punk92
3. naruhina 7
4. MatsuriGil
5. Miki89
6. _evy89_
7. tate89
8. Janika Criselle
9. EdelSky
10. simpatikona
11. marrion
12. XIUKY88
13. laurA_
14. dolce_luna
15. feilin
16. Bliss_93
17. shinigamina_love
18. _Hakura_
19. sailorm
20. sakura92
21. ChibiRoby

E in particolare le new entry:

22. forzaN
23. Spuffy93

E volevo anche ringraziare chi ha deciso di preferire/seguire/ricordare la fanfic fino a qui ma ha deciso di abbandonarla.

In sintesi, in questa storia i numeri non tornano da nessuna parte XDXD.
Ora la smetto sul serio di parlare XD.

  
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