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Autore: Elosaliceverso    16/07/2010    3 recensioni
Il dolore dei bambini nati senza padre è come una lunga spina spuntata piantata da qualche parte appena sopra lo stomaco, un dolore ottuso, svuotato, che certe giornate non si avverte nemmeno; ma poi ci sono momenti in cui la ferita si gonfia, pulsa, si stringe attorno alla spina e lo stomaco duole, fa male il cuore.
Ad Hanako quel dolore è un dolore familiare, perché lei non ha ricordo alcuno dell'odore di suo padre, della sua voce, non ha ricordi di giorni passati sulle spalle di qualcun altro. Suo padre era uno sconosciuto per la sua stessa figlia, sua madre non ha avuto il tempo, l'interesse, di tenerla tra le braccia. Hanako vorrebbe che per Shisui quei ricordi ci fossero: vorrebbe dare Itachi a Shisui, ma Itachi non c'è, Itachi è andato dove lei e il bambino non possono raggiungerlo, dall'altra parte del vento.
[...]
Una raccolta di storie sull'infanzia (e forse anche altro) di Itachi, Shisui e Sasuke. Frammenti di giornata e di dettagli di tre vite spezzate raccolte in un caleidoscopio senza pretese di completezza, verità o perfezione. Collegato a Il Giardino dei Mandorli e Cronache dalle Terre di Suna - Tagliavento.
Elos&Salice
Genere: Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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[Itachi, Shisui]



Itachi uscì dall'Accademia e attraversò il cortile con un sospiro leggero. Sollevò lo sguardo verso l'alto, dove la luce passava tra il fogliame dell'albero formando delle lame dorate. Il sole era alto e il cielo limpido, azzurrissimo.
Sembrava incredibile pensare che quel cielo chiaro e sereno apparteneva allo stesso universo di qualche anno prima, dove le grida riempivano l'aria e tutto il mondo sembrava avere solo tre colori: bianco, nero e rosso.
Dopo qualche secondo si mosse, costringendosi a fermarsi però di botto: proprio all'angolo Shisui gli dava le spalle. Lo stava aspettando, come avevano concordato prima delle lezioni, ma era intento a parlare con una ragazzina che lui aveva intravisto qualche volta in Accademia: lei aveva una massa arruffata di capelli rossi e un sorriso accattivante sotto una montagna di lentiggini. Alle labbra di Itachi spuntò un sorrisetto mentre si mimetizzava tra le ombre dell'edificio. Attese in silenzio finché la ragazzina non si fu allontanata, poi calpestò rumorosamente l'erba e Shisui si girò con un gran sorriso:
- Itachi! Come è andata la giornata al piccolo genio dell'Accademia? - Gli chiese il cugino, stringendo in una mano il nodo del fazzoletto che confezionava il pranzo.
Itachi fece una smorfia:
- E tu? Appena uscito e già sei riuscito a farti preparare il pranzo da una ragazza! -
Shisui sgranò gli occhi per qualche istante, assumendo la stessa espressione delle carpe che nuotavano nello stagno sul retro di casa sua.
- Eh? Dici questo? - Shisui scrollò il pacchetto con poca grazia e molta disapprovazione da parte di Itachi.
- Sì. -
- Non è mica mio. -
Itachi aggrottò appena le sopracciglia. Se quello che aveva davanti non fosse stato Shisui, probabilmente il suo cambio d'espressione non sarebbe stato neppure notato. Il cugino invece colse al volo il minimo movimento e interpretò senza problemi la domanda inespressa.
- E' per te, ma conto di mangiarmelo io. - Aveva parlato con una tranquillità disarmante, ma l'aria che era nei polmoni di Itachi si volatilizzò e il bambino si trovò all'improvviso a tossire, mentre un vago rosa intenso gli colorava le guance:
- C-Cosa? -
- E' un cestino del pranzo, Itachi. Preparato per te da una ragazza. Sai le ragazze? Hai presente quelle cosine leggiadre che sono sicuro avrai in classe anche tu... Sai quelle che non fanno che chiacchierare e annodarsi nastri nei capelli anziché esercitarsi nelle tecnic... -
- Ho capito! Ho capito! - Annaspò Itachi, nel tentativo di interrompere il fiume di parole di Shisui, sicuro che una volta partito, neanche il crollo della montagna degli Hokage lo avrebbe più fermato.
- E perché lo hai preso tu? - Sibilò poi, tentando di darsi il contegno che di solito aveva, ma ora gli sembrava di averlo lasciato nell'aula, da qualche parte. Il cugino gli rispose con un sorriso furbetto, ed Itachi si chiese se non fosse il caso di fuggire a nascondersi: l'ultima volta che aveva visto le labbra di Shisui piegarsi in quel modo e gli occhi luccicargli, erano finiti entrambi in punizione per un mese intero.
- Perché mio caro, io ti conosco. - Sentenziò con aria saputa, scoccando uno sguardo verso la strada alle spalle di Itachi. Il cugino non poté fare a meno di voltarsi, dopo anni di allenamento alle missioni, e si trovò a fissare una figura che avanzava a gran velocità sulla strada, sventolando in malo modo un pacchetto. Lo sguardo di Itachi roteò allarmato verso Shisui, che riprese a parlare:
- Sai che casa mia è vicino a quella di Hanayuki vero? - Gli domandò serafico, e apparentemente con tutto il tempo del mondo. Itachi annuì nervosamente, scoccando un'occhiata preoccupata verso la persona che stava avanzando sempre più.
- E sai, Hana stamattina parlava così ad alta voce che non ho potuto non ascoltare -
- Shisui! - Esordì Itachi. Nessuno sano di mente avrebbe creduto che Shisui potesse ascoltare per sbaglio una conversazione. La sua era più che altro una vocazione; ma in quel momento a Itachi premeva che si sbrigasse, quindi si guardo bene dal dirglielo, limitandosi a spostare nervosamente il peso da un piede all'altro.
- Sì, sì... E vedi credo proprio che tu non avrai bisogno di questo pranzo per oggi. E siccome era un peccato rifiutarlo, ho detto alla tua fan che te lo avrei consegnato io e quindi... -
- Shisui, sbri-ga-ti! - Sillabò Itachi, alternando sempre più velocemente lo sguardo tra Hanayuki, ormai decisamente riconoscibile a metà strada, e Shisui proseguì:
- Certo, certo... Quindi insomma questo lo prendo come pagamento per averti risparmiato l'imbarazzo di dover spiegare ad Hana che avevi il pranzo preparato da un'altra ragazza! -
Detto questo Shisui schizzò via prima che la mano di Itachi potesse stringergli anche solo un lembo di maglietta. Shisui il fulmineo.
- Dannata tecnica! - Ringhiò tra i denti Itachi, voltandosi e trovandosi quasi addosso Hanayuki, che inchiodò all'improvviso, slittando sulla ghiaia.
- Fratellone! Itachi! - Strillò lei, sorridendogli e ansimando.
- Hanayuki! Come mai sei qui? -
Il volto della bambina si illuminò e sollevò un pacchetto fasciato con cura in un fazzoletto colorato. La stoffa portava impresso il ventaglio degli Uchiha.
- Io, io... Io ti ho preparato il pranzo, Itachi! - Esordì, sollevando il cestino e porgendolo verso di lui. Itachi allungò titubante una mano, quando dall'alto si udì quella che sembrava una risatina. Hanayuki sollevò la testa e si guardò attorno:
- Hai sentito qualcosa? -
- No! - Si affrettò a rispondere lui, afferrando frettolosamente il pacchetto e fissandola. A quel punto non sapeva esattamente cosa fare, e si trovò intensamente a desiderare di essere Shisui. Lui sapeva sempre cosa dire in queste situazioni. Si limitò ad un vago sussurro e un cenno della testa:
- Grazie Hanayuki. -
Fortunatamente sembrò bastarle, poiché arrossì lievemente e fece dietrofront sui sandali e si incamminò di nuovo verso casa sua, sventolando il braccio.
- Buon appetito! -
Non appena la figuretta della bambina fu svanita Itachi sollevò lo sguardo verso le fronde dell'albero:
- Scendi subito! - Intimò con voce severa. Gli rispose una risatina soffocata:
- Neanche morto! -
- Salgo io. - Sospirò Itachi, concentrando il chakra su mani e piedi, mentre dall'alto proveniva un'imprecazione.
Quando ebbe raggiunto una biforcazione tra i rami si accoccolò in posizione seduta, lasciando penzolare i piedi nel vuoto. Shisui attirò la sua attenzione scontrando le bacchette e sorridendo ampiamente:
- Mangiamo? -
Itachi non rispose, ma scartò con cura il fazzoletto, e lo ripose in tasca. Lo avrebbe restituito ad Hanayuki più tardi.
Quando arrivò ad aprire la sua scatola del pranzo, Shisui aveva ingoiato già il primo boccone. Il cestino che il cugino teneva in equilibrio sulle ginocchia aveva dentro le pietanze ben disposte e ordinate, e le verdure tagliate a forma di fiore davano colore all'intera confezione. Nel cestino di Itachi c'erano una manciata di polpettine di riso deformi, alcune con dei pezzetti di alga tagliati a disegnare delle faccine sorridenti o sorprese, e tre spicchi di mela a forma di coniglietto.
- E' buono? - Chiese Itachi a Shisui, che annuì a bocca piena prima di ingoiare tutto all'improvviso e indicare il suo pranzo:
- E il tuo? -
Itachi portò una polpettina alla bocca, stringendo gli occhi e preparandosi al peggio sotto lo sguardo attento – e divertito – di Shisui. Masticò con calma, ma il sapore che si trovò in bocca era tutt'altro che sgradevole. Il riso era un po' meno colloso del dovuto, e le palline si sfasciavano, ma l'interno era farcito e gustoso. Inghiottì del tutto, quasi stupito.
- Buono. -
Mangiarono silenziosamente, mentre un venticello caldo soffiava delicatamente tra le fronde, producendo un fruscio rilassante. Da qualche parte, nel prato, un grillo e un paio di cicale avevano organizzato un concertino estivo.
Quando anche l'ultimo chicco di riso e gli ultimi pezzetti di frutta furono spariti in bocca ai bambini, Shisui si stiracchiò con aria soddisfatta, gettando un'occhiata in tralice ad Itachi, che era zitto e silenzioso.
- Mi piacciono le piccole cose. -
Itachi inarcò un sopracciglio, senza neanche voltarsi. Shisui proseguì, imperterrito e sereno:
- Le piccole cose. Un pranzo su un albero, le cicale nel prato, l'aria calda che solletica la pelle... - La frase del ragazzino terminò in un mugugno soddisfatto mentre si stiracchiava ancora.
Imitando Shisui, Itachi respirò a pieni polmoni l'aria calda e dolce di pollini. La luce verde e oro che filtrava tra le foglie aveva colorato il bianco, il rosso e il nero dei pensieri nella sua testa, e i coniglietti di mela avevano coperto per qualche istante le cicatrici di dolore che la guerra gli aveva scavato nell'animo. In quel momento tutto sembrava tranquillo e sereno, l'aria calda gli appesantiva la testa e gli sembrava di potersi addormentare da un momento all'altro, così vicino a Shisui da sentirne il respiro regolare. Le parole stesse del cugino gli sembrava che arrivassero ovattate, stranamente morbide e lente:
- Sarebbe bello se tutto fosse sempre come oggi, eh? -
Itachi appoggiò la fronte alla corteccia, inspirando forte e chiudendo gli occhi mentre sorrideva.
- Sarebbe bello. -






Mi dolgo tantissimo di questo assurdo ritardo. Non odiatemi vi prego. Elos è qui pronta a pubblicare da settimane, e io sono rimasta davanti ad un foglio bianco fino a stasera, in cui tutto si è sbloccato all'improvviso! Vi chiedo scusa!


Sproloqui dell'autrice: .
Ringrazio dunque Tatan.: pensa che io non sono affatto una fan di Sasuke! Ma per amore di Elos (e di Itachi) mi sforzo molto nello scavare nella sua infanzia!

wari
: Carini e coccolosi è una filosofia che mi piace tantissimo! Posso garantire che farò tutto quello che è in mio potere per evitare altre scene tristi e strappalacrime! Solo felici e strappalacrime, al massimo, sì?

Gweiddi at Ecate,
Fugaku è una figura strana da descrivere, ma credo che anche lui a modo suo abbia avuto i suoi guizzi paterni! Forse più rari che in altri, ma il carattere introverso quei due benedetti figlioli da qualcuno devono pur averlo preso!

atari Anche io adoro Shisui! Credo che lui e Itachi siano stati una di quelle che si potrebbe definire "Accoppiate vincenti" ç_ç Spero ti siano piaciuti anche in questo pezzo.


Per finire, grazie dei graditissimi e bellissimi comenti, siete adorabili e spero che questo sudatissimo (in tutti i sensi, vista l'afa) pezzo vi sia piaciuto!
Vostra Salice
Credits immagine : have_lunch_with_me_by_neko_niki su Deviantart

  
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