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Autore: Elosaliceverso    04/06/2010    5 recensioni
Il dolore dei bambini nati senza padre è come una lunga spina spuntata piantata da qualche parte appena sopra lo stomaco, un dolore ottuso, svuotato, che certe giornate non si avverte nemmeno; ma poi ci sono momenti in cui la ferita si gonfia, pulsa, si stringe attorno alla spina e lo stomaco duole, fa male il cuore.
Ad Hanako quel dolore è un dolore familiare, perché lei non ha ricordo alcuno dell'odore di suo padre, della sua voce, non ha ricordi di giorni passati sulle spalle di qualcun altro. Suo padre era uno sconosciuto per la sua stessa figlia, sua madre non ha avuto il tempo, l'interesse, di tenerla tra le braccia. Hanako vorrebbe che per Shisui quei ricordi ci fossero: vorrebbe dare Itachi a Shisui, ma Itachi non c'è, Itachi è andato dove lei e il bambino non possono raggiungerlo, dall'altra parte del vento.
[...]
Una raccolta di storie sull'infanzia (e forse anche altro) di Itachi, Shisui e Sasuke. Frammenti di giornata e di dettagli di tre vite spezzate raccolte in un caleidoscopio senza pretese di completezza, verità o perfezione. Collegato a Il Giardino dei Mandorli e Cronache dalle Terre di Suna - Tagliavento.
Elos&Salice
Genere: Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Introduzione: Un po' per Il Giardino dei Mandorli, un po' per Tagliavento. Non è necessario averle lette.
Ancora tutte le mie scuse a chi si è trovato spaesato con Per ottenere un pranzo al sacco: e, di nuovo, in particolar modo a Tatan e abcdefghilm. Scusate.

[Itachi, Sasuke]



Ti piace?

Hanno appeso una specie di campana del vento, sopra alla culla, che si agita debolmente ogni volta che la porta viene aperta: i ramoscelli ruotano un poco, nella penombra i fili ai quali sono appesi non si vedono nemmeno, e così sembra galleggino nel vuoto.
Come un gatto, si muove pianissimo e cauto nello spiraglio aperto per poter entrare.
La casa è nel caos dal mattino: parenti che vengono, parenti che vanno, parenti che si fermano e chiacchierano con Fugaku, con Mikoto, parenti che acchiappano il cosino nella culla, lo tirano su e lo spupazzano per un po' pigolando come deficienti cose come ma che carino! o sei tutto il papà, sei!
Il neonato al momento ha rassomiglianze solo molto vaghe con un essere umano, e la cosa non lo rende particolarmente grazioso. E' piccolo. Odora di latte e di fagottino sporco. Vagisce e strilla. Itachi si chiede quale di queste tre carattestiche siano rilevate dai parenti in questione come accomunanti a Fugaku: nessuna delle tre è una risposta lusinghiera per il padre, ad ogni modo.
Itachi è comunque un bambino molto cortese, e così si è limitato ad osservare i visitatori con educata perplessità, limitandosi ad ignorarli quando qualcuno di quei pigolii sovraeccitati si trasformava in un qualche genere di domanda imbecille rivolta a lui:
- E' bello il tuo fratellino, eh? -
oppure
- Non sei contento che sia arrivato il tuo fratellino? -
e infine, la più sconcertante di tutte,
- Vuoi tanto bene al tuo fratellino, vero, Itachi? -
Itachi non lo sa. Itachi vuole bene a Mikoto e a Fugaku, la mamma e il papà. Itachi vuole bene ai suoi parenti, ed è anche per questo che sopporta docilmente che rumoreggino a meno di tre metri da lui: sono fastidiosi, ma non intollerabili, e poi sono suoi. Itachi a loro vuole bene, ma questo fagottino non troppo profumato gliel'hanno scaricato in casa da meno di ventiquattr'ore, ancora non ha idea di chi sia, di cosa sia, di cosa voglia.
Ha pazientemente aspettato che se ne andassero tutti, lasciando la casa improvvisamente vuota e silenziosa. Mikoto riposa in una poltrona che è stata trascinata in cucina e tiene compagnia a Fugaku, intento a lavare i piatti: Itachi non ha mai visto suo padre lavare i piatti prima d'ora, ma la mamma è stanca, è pallida, ha bisogno di stare tranquilla. Sorride radiosa, esausta, e Fugaku è raggiante.
E' bello che loro siano contenti. Itachi si sente propenso ad essere conciliante verso il fagottino anche solo per questo.
Si avvicina alla culla muovendosi pianissimo, lento, come gli ha insegnato suo padre: prima la punta dei piedi a terra, poi il taglio, poi tutta la pianta, il passo del gatto e della tigre, così le assi di legno del pavimento non cigoleranno, non faranno rumore e non sveglieranno il fratellino.
Itachi è tanto convinto che il bimbo stia dormendo, perché sta zitto e buono e non piange e non vagisce, che quando una manina piccolissima emerge dalla culla e si allunga verso la campana del vento, be', gli viene da fare un salto indietro.
Si blocca di scatto, spaventato, il cuore che gli pulsa in petto con tanti battiti da uccellino impazzito.
La manina del neonato resta su per un po', poi si abbassa, poi viene risollevata con debole entusiasmo. Si protende a cercar d'afferrare uno dei ramoscelli di legno bianco, che però sono fuori dalla sua portata.
Itachi percorre gli ultimi due passi che lo separano dalla culla e, senza pensare, allunga una mano e spinge verso il basso l'estremità del bastoncino, mettendola alla portata del neonato. Vede le piccole dita del bambino chiudersi lentamente attorno al ramoscello, tirandolo, e la campana del vento oscillare. I campanelli appesi ai fili tintinnano.
Il fagottino guarda e pare interessato. Non sorride, però lo rifà. Il bastoncino gli sfugge dalle mani e Itachi gli vede inalberare, dopo un attimo di incertezza, un'espressione contrariata: così glielo tende di nuovo. L'espressione contrariata sparisce.
Ha una testolina quasi del tutto implume, con solo pochi ciuffi neri e sparuti. Itachi allunga un dito per accarezzarli. Per riuscirci deve issarsi in punta di piedi e sporgersi oltre la ringhiera di legno della culla: la posizione è scomodissima, ma i capelli del fagottino sono morbidi, ed ora il bimbo ha distolto la sua attenzione dalla campana del vento per rivolgerla a lui.
Sembra ancora più interessato. Allunga una mano e Itachi gli offre un suo dito. Se lo sente rubare e stringere, e gli occhi del bimbo - più blu che neri, velati, occhi da neonato - osservano la sua mano e se la tengono vicina al viso.
Il bordo di legno della ringhiera preme contro il suo torace esile. Itachi sopporta finché riesce, ma poi è costretto a far scappar via il dito dalla presa del bambino: questi pare prima sorpreso di vedersi sottrarre il nuovo gioco, poi insoddisfatto, infine infelice. Comincia ad aggrondare la fronte e il viso, le labbra tirate verso il basso e un'espressione da trenta secondi e parte la sirena, e Itachi sgattaiola in fondo alla stanza, acchiappa una sedia, la trascina accanto alla culla e ci si issa sopra in ginocchio a tempo di record.
Caccia di nuovo il dito tra le mani del bimbo, e il visetto tondo si rasserena in un baleno.
Pericolo scampato.

E' la mamma, la sera, a fare la domanda più intelligente della giornata:
- Ti piace il tuo fratellino, Itachi? -
Il fratellino è un ranocchietto con la testolina nera, e quindi non è bello. Itachi non sa ancora bene se sia contento di trovarselo in casa, a succhiare le attenzioni di Mikoto, così preziose, e quelle di Fugaku, già così rare, né sa se gli vuole bene o meno: non riesce a capirlo.
Il fratellino però è caldo. E' morbido. L'odore di latte non è poi così intollerabile, è buono, è dolce, sa di cose piccole e carine. Il fratellino gioca con le campane del vento, ma preferisce il suo dito a quelle.
Assente alla domanda della mamma, perciò, annuendo convinto:
- Sì. -
Sasuke dorme tra le braccia di Mikoto, che se ne sta sdraiata sul divano a riposare. Il bimbo ha mangiato - poco poco, come un uccellino - e si è assopito quasi subito. Itachi si sistema con i gomiti sulle ginocchia della mamma, piega il capo da una parte e li osserva.
Quando Fugaku arriva con una coperta, un po' più tardi, li trova tutti e tre addormentati.






Note: Ondate di amorevolezza e coccoloseria (brrr!) avevo promesso e ondate di amorevolezza e coccoloseria ho dato. Tanto poi ci pensa Kishimoto a rimettere a posto le cose. Signor Autore, perché, perchè?
Sono di nuovo Elos. xD Per il prossimo capitolo cosa preferireste? Un pezzo legato a Tagliavento, che è già pronto, o un pezzo su Shisui, Itachi e Sasuke che si sta praticamente preparando da solo, salvo crollo disastroso dell'ispirazione?
Nel frattempo non posso che ringraziarvi e ringraziarvi e ringraziarvi per tutte le meravigliose recensioni che avete lasciato. Io e Salice non pensavamo che questa raccolta sarebbe stata tanto apprezzata.


Gweiddi at Ecate: ma stavolta è stata tutta colpa di Sal! xD Io non ho fatto niente, giuro!

abcdefghilm: Ben ritrovata! ^^ Ti ringrazio molto per il complimento, e sono felicissima di rivederti qui.

Dita_Inkiostro: "Dolorosa" non rende l'idea, Sal non ha lasciato possibilità di speranza. Si vede che mentre scriveva era incline al sadismo. Grazie di cuore!

wari: Come ci si soffoca con l'aria? C'è una tecnica segreta? O_O Se sì, la voglio conoscere!
Dà pure tutta la colpa a Salice, perché è tutta sua. Prima mi accusa di scrivere storie depresse e deprimenti e poi se ne esce fuori con questa roba innominabile, dopo avermi fatto credere a tradimento che sarebbe finita bene.

Tatan: Non si capisce bene se vuoi tagliarci a pezzettini e friggerci con l'Olio Cuore oppure farci i complimenti; nel primo caso è colpa di Salice, qualunque cosa sia; nel secondo caso io mi prendo la mia parte, l'incarto e porto via. *_* Alla prossima!

Fonte immagine: Itachi_and_Sasuke__cute_chibis_by_askerian
  
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