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Autore: Ale Kanou    20/09/2005    5 recensioni
“Da cosa sei scappata?” le chiese lui. Sanae per un attimo non rispose poi, guardando diritto davanti a sé aggiunse a bassa voce “Dai fantasmi del passato…”
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 25: Un cuore infranto


Stava bevendo del caffè seduta al tavolo della cucina, ascoltando distrattamente la presentatrice televisiva del programma mattutino che in quel momento stava leggendo l’oroscopo per quel mercoledì “Cancro…oggi sarà una giornata piena di imprevisti per voi…”

Imprevisti? Lei ne aveva avuti molti in quei giorni, che altro doveva aspettarsi ancora?

Si alzò stizzita dalla sedia e spense con un gesto brusco il televisore, poi andò a sedersi sul divano.

Erano le dieci e la lezione era già cominciata da mezz’ora; ma lei non aveva la minima voglia di andarci; anche il giorno prima non si era presentata in Università, rimanendo in casa tutto il tempo e limitandosi a inventare una banale scusa con Karol e Kristine che l’avevano chiamata preoccupate.

Guardò il telefono nella speranza di ricevere la telefonata che aspettava dal giorno prima, da quando cioè aveva cercato di mettersi in contatto con Karl.

Sapeva di dovergli dare delle spiegazioni, dopo il modo in cui si erano lasciati alla fine della conferenza stampa e ormai, arrivata a quel punto, si rendeva conto di non poter fare altrimenti.

La confessione di Tsubasa l’aveva completamente sconvolta e da allora un dolore atroce continuava a dilaniarla, pensando a quel ragazzo che, come lei, per anni si era consumato per un amore mai confessato.

Ma se da un lato quello che era successo con Tsubasa l’aveva sconvolta, dall’altro non aveva fatto altro che confermarle, se mai ce ne fosse stata la necessità, quale forte sentimento la univa ormai al capitano tedesco.

Lo aveva confessato a Genzo dopo la conferenza stampa…“Sì…lo amo Genzo…io lo amo…”

Era così…lei lo amava, lo amava davvero…ormai non poteva più negarlo a se stessa, non poteva più tenere dentro di sé quel segreto.

I silenzi tra lei e Tsubasa avevano rovinato la vita di entrambi; non poteva permettere che lo stesso succedesse anche con Karl, anche se questo significava rivelargli la verità su lei e Ozora. E anche se la cosa la terrorizzava a morte, aveva alla fine comunque deciso di parlargli.

Sapeva che in quei giorni lui era impegnato con le amichevoli, ma non se l’era sentita di andare a cercarlo allo stadio…non avrebbe sopportato di rivedere Tsubasa. E poi voleva parlare con lui lontano da tutto e da tutti.

Lo aveva allora chiamato insistentemente sul cellulare, senza però mai ricevere risposta; anche il telefono di casa sua aveva continuato a suonare libero, tutte le volte che lei aveva cercato di mettersi in contatto con lui; e alla fine gli aveva lasciato un messaggio nel quale gli spiegava che aveva bisogno di parlargli, sperando che lui la richiamasse il prima possibile.

Ma lui non si era fatto sentire e così l’attesa di quei due giorni non aveva fatto altro che accrescere in lei l’angoscia che già la attanagliava.



Dopo la conferenza stampa allo Sheraton Hotel, Karl non si era più presentato ai vari appuntamenti mondani organizzati con i giocatori delle altre squadre; e aveva evitato accuratamente Genzo che in più occasioni aveva cercato di parlargli.

Era furente con l’amico, con Sanae, con Ozora, con il mondo intero…ma soprattutto con sé stesso.

Aveva permesso loro di prendersi gioco dei suoi sentimenti e lui da povero idiota c’era caduto in pieno.

Come aveva potuto permettere che ciò accadesse? Come aveva potuto innamorarsi di Sanae?

Mai in passato aveva aperto il suo cuore ad una donna…mai. Ma con lei aveva creduto che fosse tutto diverso: le aveva permesso di superare tutte le barriere che lui, per la paura di soffrire, negli anni aveva costruito intorno a sé; lei era riuscita a fare breccia nel suo cuore e lui si era abbandonato completamente alla dolcezza di quel sentimento.

Ma lei aveva tradito la sua fiducia, in realtà si era solo presa gioco di lui: in tutti quei mesi non gli aveva mai detto nulla della sua storia con Ozora e dopo la conferenza stampa invece di dargli spiegazioni, si era rifugiata come al solito tra le braccia di Genzo.

La conferma a tutti i suoi dubbi gli era piombata poi addosso quel lunedì: mentre con gli altri giocatori assisteva alla partita tra Paris Saint Germain e Ajax, aveva involontariamente ascoltato i discorsi tra Rivaul (uno dei pochi che parlava un poco tedesco) e il Presidente Seeler.

Quest’ultimo, che come tutti si era accorto dell’assenza del campione nipponico prima agli allenamenti e poi all’amichevole con la squadra olandese, stava chiedendo al giocatore se per caso Ozora avesse avuto qualche problema.

Lo spagnolo con un’aria un po’ nervosa lo aveva rassicurato sulle condizioni di salute del compagno di squadra, dicendogli che quel giorno si era assentato solo perché doveva incontrarsi con una persona che conosceva da tempo e che aveva ritrovato ad Amburgo.

Karl di fronte a quelle parole, aveva sentito una morsa gelida serrargli il cuore: non aveva avuto bisogno di sentire il nome della persona che Tsubasa doveva incontrare però…lui sapeva perfettamente chi era quella persona.

Quel pomeriggio abbandonò velocemente lo stadio senza dire niente a nessuno, per ripresentarsi solo il giorno dopo, per la partita con il Barcellona, durante e dopo la quale, tutta la sua rabbia esplose improvvisa.

Per tutti i novanta minuti l’immagine di Sanae e Tsubasa insieme l’avevano ossessionato, impedendogli di concentrarsi sul gioco.

Tutte le volte che si trovava davanti il campione nipponico, sentiva una rabbia cieca pervaderlo e in più occasioni si era ritrovato a entrare su di lui con una ferocia inaudita; finchè quasi allo scadere del secondo tempo, si ritrovò a fare un bruttissimo fallo su di lui in area, che gli costò un cartellino giallo e un rigore per il Barcellona.



Genzo era rimasto per tutta la partita ad osservare il suo capitano. In quei giorni aveva cercato più volte di parlare con lui per sapere se era riuscito a vedere Sanae: conosceva i sentimenti di entrambi e sapeva che quei due avevano bisogno di parlarsi per cercare di chiarire gli equivoci di quei giorni.

Anche lui aveva notato la mancanza di Ozora il giorno prima, ma ne aveva intuito però il vero motivo solo dopo aver visto la faccia con cui Karl se ne era andato dallo stadio; e la conferma ai suoi dubbi l’aveva avuta quel pomeriggio, durante la partita con la squadra spagnola.

Mai aveva visto il suo capitano giocare con tanta aggressività e rabbia: da che lo conosceva aveva sempre dimostrato una calma e un autocontrollo invidiabili in campo.

E invece durante quella partita era stato per tutto il tempo nervosissimo, entrando con fare aggressivo sugli avversari, e su Ozora in particolar modo; e il fallo da espulsione sul nipponico, che per pura bontà dell’arbitro gli era costato solo l’ammonizione, aveva garantito al Barcellona la vittoria su calcio di rigore.

Negli spogliatoi poi Genzo aveva cercato di parlargli, ma ancora una volta Karl non gli aveva prestato la minima attenzione, dirigendosi verso la porta senza lasciarlo finire di parlare.

Esasperato da quell’atteggiamento assurdo, il portiere aveva cercato però di fermarlo, trattenendolo con forza per un braccio e dicendogli ad alta voce “Che diavolo credevi di fare oggi in campo? Rispondimi cazzo!”

Senza rendersene conto Genzo si era ritrovato sbattuto con forza contro un armadietto, mentre il labbro cominciava a sanguinare nel punto in cui lo aveva colpito il pugno di Karl.

Senza pensarci un attimo si era scaraventato su di lui e con tutta la forza che aveva nel braccio lo aveva colpito a sua volta in pieno volto.

Solo l’intervento dei compagni di squadra aveva impedito loro di continuare a picchiarsi.

“Ma che cosa fate?” stava ringhiando ai due Lauth, mentre a stento tratteneva il suo capitano.

Divincolandosi da lui e cercando di calmarsi, Karl aveva raccolto il suo borsone e senza aggiungere altro, era uscito dalla stanza sbattendo la porta, lasciando tutti i presenti impietriti.



Quel tardo pomeriggio Sanae, dopo aver composto per l’ennesima volta il numero di cellulare di Karl senza ottenere risposta, si vestì ed uscì di casa: aveva deciso di andare da lui…non poteva più aspettare.

Dopo averlo cercato inutilmente a casa sua, si era diretta verso il complesso sportivo in cui sapeva si tenevano le partite, ma la segretaria alla reception le aveva detto che i giocatori se ne erano andati ormai da più di un’ora.

Stava uscendo scoraggiata dall’edificio, quando si sentì chiamare e girandosi, si trovò davanti il Signor Baumann.

“Nakazawa sei venuta a cercare Wakabayashi?”

Lei arrossendo leggermente e con voce titubante gli rispose “No veramente…io stavo cercando Karl…”

“Schneider?” lo disse in tono un po’ sorpreso…adesso cominciava a capire molte cose dello strano atteggiamento del suo giocatore. “Beh lo puoi trovare al Club insieme agli altri, al party organizzato per salutare i giocatori che domani tornano a casa. Io sto andando là, se vuoi ti accompagno.”

Per un attimo Sanae rimase perplessa: non sapeva cosa fare. Voleva disperatamente vedere Karl ma allo stesso tempo temeva di incontrare ancora Tsubasa.

Era ancora assorta nei suoi pensieri, quando il Mister tedesco la incalzò “Allora vieni con me?”

Senza dire altro, con un cenno del capo lo seguì in macchina e si diresse con lui verso il Club.

Ormai non poteva più tirarsi indietro…doveva affrontarlo.
  
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