CAPITOLO 36
CONFRONTO A VISO APERTO
Robert
Ero sdraiato, con un braccio
penzoloni, sul divano di casa dei miei, con cellulare appoggiato sull’orecchio
sorretto dall’altro.
Brevi ma intensi istanti in
cui senti di essere prossimo a perdere la vita solo sentendo la voce di
qualcuno, se quel qualcuno si chiama Step Ritz.
Tuuuuuu. Tuuuuuuuuuuuuuuuuu.
Due squilli, giusto il tempo
di sentire il telefono “attivarsi” e mi aveva risposto.
“ Robert ma cosa diavolo ho
fatto di male nella mia vita per meritarmi questo trattamento da te?”.
Per la prima volta non mi
stava attaccando in maniera furibonda e sarcastica ma mi stava domandando una
cosa senza alzare la voce, senza puntarmi il dito contro e veramente con l’aria
di qualcuno che credeva seriamente di aver fallito su tutta la linea.
E tutto questo grazie alla
mia “felice” idea di mollarla in asso senza darle alcun modo di replicare.
Davvero un gesto da UOMO.
“Step,
tu non hai fatto niente. Lo sai benissimo. Non farmi dire tutto ciò che hai
fatto di buono per me e per il quale ti ringrazierò sempre; sai benissimo che
molti come me si perdono per strada. E io mi sono perso, evidentemente. Ti
chiedo scusa se ti ho creato dei problemi, ti ho già detto di prenderti tutto,
non voglio neppure che me lo quantifichi, prenditelo e basta. Ti meriti tutto,
fino all’ultimo centesimo che pretenderai ai miei avvocati, ma io non ce la
faccio più”
“Rob
pretenderai mica che mi metta di lato e ti lasci gettare del cesso il lavoro
duro di ENTRAMBI vero? Non so quanto sia chiaro
nel tuo cervello quello che tu sei per me ma mi pare evidente che sia giunto il
momento di dirtelo chiaramente. Ti chiedo solo di darmi la possibilità di
parlartene a quattr’occhi. Questo me lo devi. Mi hai lasciata in pasto ai
pescecani qui. Hai idea delle ripercussioni che sta avendo la tua assenza? Ci
sono i corridoi già pieni di storie fantasiose su te e dipendenze da droghe, te rinchiuso a disintossicarti dall’alcool e ancora tu in
preda a disturbi da stress postraumatico per chissà cosa”.
Cosa diavolo stavo facendo?
Mai nella mia intensa collaborazione con la mia agente avevo sentito quel tono
di voce. Mai l’avevo sentita così afflitta.
“ Hai ragione, su tutta la
linea, non posso biasimarti se mi odi. E’ naturale
che possiamo parlarne di persona Step, è logico. Ma sappi
che non me ne fotte un cazzo di quello che dicono i paparazzi. Tra un mese si
saranno già dimenticati che sono esistito e tutto ritornerà alla normalità”
“ Se pensi davvero ciò che hai appena detto sei veramente un cretino Pattinson e questo dimostra per l’ennesima volta che non
hai davvero neppure la vaga idea di cosa ”rappresenti” ormai. Se per te va bene
io tra un’ora posso essere lì da te. Devi solo dirmi che lo
vuoi anche tu”
“QUI?!
Step ma non eri in Giappone?!”
“Mi pare logico che appena
ho capito dove stessi andando ho preso il volo per seguirti, no?! Ma non volevo starti troppo addosso da subito. Ti ho
concesso un vantaggio di qualche ora; purtroppo vedo che però non è servito…”
“Dove vuoi che ci vediamo?”
“Robert tu stai fermo lì,
vengo a prenderti a Barnes io stessa. Non devi preoccuparti di niente”
“Ok”
Mise giù; tante
parole prima e nemmeno una prima di chiudere la comunicazione. Questi americani sono
proprio una strana razza, probabilmente neppure tra dieci vite me ne potrei
abituare.
Quell’ora passò con lentezza
spaventosa, dandomi la possibilità di pensare ad ogni singola parola che
avrebbe potuto dirmi. E più i minuti passavano e più sentivo la capacità di
riflettere coerentemente venir meno. Era come se tutto cominciasse a viaggiare
velocemente non dandomi neppure modo di capire cosa “fosse”.
Detto in parole più
semplici, avevo perso la capacità pensare con senso compiuto.
In testa avevo solo una
serie di immagini confuse miste a sensazioni angoscianti mescolate ad ansia e
panico.
In tutto quello, non avevo
ancora chiamato kris, la quale non aveva chiamato, ma
in compenso aveva mandato circa 25 sms nei quali supplicava di richiamarla perché
molto preoccupata. Mi sentivo come un cane; il suo cane.
Quella sensazione di ribrezzo
e cattiveria che si scatena tutto d’un tratto verso qualcuno la conoscete?!
Io davvero non so
spiegarmela, questa maledettissima capacità di rovinare tutto che possiedo e che
mi accompagna da tempo immemore. Capacità di rovinare ogni cosa che di bello mi
capita solo per la prorompente irrazionalità del mio patetico cervello.
E se questo non avveniva
anche sul lavoro, era solo perché su quel fronte, c’era Step
a tirare i fili.
Mandai un sms a Kristen:
“ Kris, tutto ok. State tranquilli. Appena torno dall’incontro con Step ci sentiamo”
Inutile dire che replicò
subito nonostante il fuso orario
“Non posso proprio chiamarti
adesso?”
“No, mi devo preparare e
sono in ritardo. Baci”
BACI?!
Eh si, glielo scrissi sul serio. Mente e corpo
dilaniati da dubbi su dubbi su tutto quanto. Senso della vita, sul mio lavoro,
sul mio amore per lei, sull’ossessione per l’altra misteriosa “figura”. Il mio
cervello era davvero un colabrodo.
Col senno di poi credo fossi
davvero sull’orlo di un precipizio, una sorta di avvertimento alla vicinanza ad
un esaurimento nervoso in piena regola. Mancava solo che iniziassero a cadermi
i capelli.
Voglio dire, uno che fa così
è perché ha i nervi tesi, mi pare chiaro, a voi no?!
Altrimenti molte cose
sarebbero spiegabili solo dicendo che sono una testa di cazzo e un ingrato
patentato.
Mamma girava attorno al
divano con fare fintamente sereno , spostando qui e la
i soprammobili, tentando invano di non dare nell’occhio e di starmi più
attaccata possibile
“Mamma, la smetti?”
“Amore di fare cosa?!”
“Di gironzolarmi attorno, mi
metti ansia. Già ci sto nuotando dentro, tu così no aiuti. Se devi dire o fare qualcosa
falla. Ma non mettermi più frenesia di quella che già io non abbia”
“Mh. Scusa tesorino. E che sono in pensiero per te. Ma io sono sicura che tutto si risolverà per il meglio” disse
sedendosi accanto a me ed accarezzandomi il viso. “Io
so che farai la scelta giusta. E se devo essere sincera
amore, non credo che Kris sia la cosa giusta per te. E’
un amore malato.”
Amore malato? Porca troia un
amore malato? Esiste un modo più schifoso di definire un amore? No, credo di
no. Nonostante la rabbia e il risentimento verso Kris, la sensazione di presa
per il culo e tutto il resto, provavo ancora difenderlo,
“quell’amore”.
“Mamma non è malato. Mamma io la amo e lei ama me. Se io sono coglione, non dipende
da lei. OK? Lo sbaglio l’ho fatto io. Punto”
“Ah si? E lei perché se l’è presa tanto stavolta?!
Cosa c’era da nascondere?”
“Mammaaaa! La vuoi smettere? Guarda che me ne torno da dove sono venuto,
va bene??? Non mettermi alla gogna pure tu, anzi non
metterci leil. Sono i paparazzi che ci rendono la
vita uno schifo e tu lo dovresti sapere. Quante volte si appostano qui fuori e
ti rovistano nella spazzatura? Mamma, non rompermi anche tu. Sono stanco.
Vorrei vivermi questa storia come un ragazzo normale della mia età e invece
devo combattere per non aver sempre gli occhi addosso. Prima “fingete di stare
assieme” ora “Non potete stare assieme i fan hanno cambiato tendenza”. Ohhhh, ma che cosa credete? Non siamo
macchine!”
Stavo urlando contro mia madre
gesticolando, come mi avevano insegnato a fare i miei amici italiani.
D’un tratto, guardando il
suo sguardo, fu come svegliarmi da un coma. Quello non ero più io. Non potevo
essere io. Ero tutto, ma non quello.
Suonarono alla porta proprio
mentre mi resi conto di star finalmente cominciando a rilassare i muscoli del
volto. Troppo poco tempo per cercare di rimediare alla discussione e alla piega
che aveva preso.
Strinsi forte mia madre e
dissi: “ Scusa. Ti prego di perdonarmi. So
che mi hai sempre insegnato che un vero Lord inglese non perde mai la calma, ma
sono a pezzi. Appena torno mamma, tu devi aiutarmi. Ho
bisogno di un consiglio”
Lei mi strinse forte, non
disse nulla e mi baciò la fronte.
Mi diressi verso la porta
con l’adrenalina che mi faceva tremare le gambe e mancare il fiato.