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Autore: Miluna    18/07/2010    0 recensioni
Nessuno l'avrebbe portata via da quella stanza, poteva urlare quanto voleva. Gridare, disperarsi, battere i piedi, piangere, ma nessuno l'avrebbe portata via.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardò le sue mani, tutte arrossate e doloranti per i continui sforzi di uscire da quel posto.

Quella stanza, quel fantasma che la avvolgeva stringendola a sè. Non poteva liberarsi dalla sua stretta.

Nessuno l'avrebbe portata via da quella stanza, poteva urlare quanto voleva. Gridare, disperarsi, battere i piedi, piangere, ma nessuno l'avrebbe portata via.

Ma nessun l'avrebbe portata via da lì. Era una ragazza cattiva, e quella era la sua punizione.

Emise un gemito violento e una scossa percorse ogni cellula del suo corpo, forse era vero. A forza di rimanere soli con i propri spettri del passato si diventa pazzi.

Si guardò attorno, e c'erano sempre le stesse cose. Nulla di nuovo. Lo stesso letto dove aveva passato le sue notti insonni, cercando di spiegarsi come aveva fatto a finire lì.

Perché la punivano, non aveva fatto niente. Le lenzuola erano tutte attorcigliate su sé stesse, le aveva messe così. Non voleva dormire sugli spettri della notte scorsa.

E tanto, ogni volta che si sdraiava lì, finiva per piangere come sempre.

A volte si sporgeva in alto, verso la piccola finestrina, unica fonte di luce in quei 4 muri polverosi dove l'avevano buttata senza rispetto. Per poter respirare aria nuova, per poter scorgere dei raggi di sole.

A volte si aggrappava disperatamente, ma aveva imparato che non doveva farlo. Altrimenti avrebbero pensato che voleva fuggire, e le avrebbero inflitto altre punizioni.

Punizioni su punizioni. Come faceva a scontare la pena, se non sapeva neanche qual era la colpa che le avevano addossato?

Avrebbe voluto almeno poter sentire qualcosa, ma il silenzio le soffocava l'animo. Quel costante silenzio, che le rinfacciava la sua miserabile solitudine.

Qualunque cosa, la voce di un bambino, le note di un musicista di strada, anche delle urla. Ma qualcosa. Voleva sentire qualcosa, sentire che c'era vita attorno a lei.

Perché quella stava diventando la sua bara, col tempo. Chi poteva dirlo, chi poteva dirle che un giorno sarebbe uscita da quella gabbia e sarebbe tornata a respirare?


  
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