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Autore: Beatrix Bonnie    18/07/2010    3 recensioni
-Seguito de "La lancia di Lugh"-
Questa volta i tre amici, Mairead, Laughlin e Edmund si ritroveranno coinvolti in un'avventura che turberà la tranquillità del Trinity College per Giovani Maghi e Streghe... un'oscura minaccia, una setta di incappucciati che sparge terrore tra gli studenti del castello... Riusciranno i tre amici a risolvere la situazione?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Trinity College per Giovani Maghi e Streghe'
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CAPITOLO 19

Il cerchio si chiude






Aspettare sveglio l'arrivo dell'alba, fu una delle esperienze più strane, per Edmund. Teoricamente gli studenti erano stati invitati a tornare nei propri dormitori, ma Captatio permise a chi l'avesse voluto di restare in piedi. Così la Sala Mor si era trasformata in una specie di raduno di maghi minorenni stanchi e provati, ma troppo elettrizzati per andare a dormire. Pochi in realtà riuscirono a passare tutta la notte in bianco. Se le chiacchiere e le risate erano durate fino alle prime ore del mattino, tempo che arrivasse l'alba, molti avevano ceduto ed erano andati a dormire nei propri comodi letti.

Dominique, che aveva insistito per restare sveglio in Sala Mor, alla fine si era addormentato con la testa sul tavolo, mentre il piccolo Bearach russava beatamente steso su una panca. I professori nel frattempo avevano ripreso le proprie bacchette e, pur non approvando l'idea di Captatio, si erano dimostrati disponibili a pattugliare il castello e controllare gli studenti che avessero voluto passare la notte in piedi.

I membri dell'EIF che Captatio aveva imprigionato nelle bolle si erano rassegnati alla propria sconfitta e attendevano nelle loro prigioni, come dei sinistri oggetti esposti in una teca di un museo, l'arrivo dell'alba, momento in cui sarebbero ritornati nei propri corpi, che erano già stati portati al sicuro in cella dagli Auror. Gli altri quattro che avevano aiutato O'Costal erano già stati arrestati.

Edmund, dopo la frenetica successione degli eventi, non aveva affatto voglia di dormire, così era rimasto in Sala Mor con i suoi amici. All'arrivo dell'alba si sentiva gli occhi pesanti e le membra spossate, ma non cedette al sonno.

Mairead versava in uno stato comatoso, con la testa sostenuta dalle braccia appoggiate al tavolo, mentre Laughlin era in piedi per tentare di restare sveglio, ma in realtà dondolava avanti e indietro, come se fosse sul punto di crollare.

Edmund sorrise e si alzò dal tavolo facendo il meno rumore possibile. Proprio in quel momento i primi raggi del sole sbucarono da dietro le colline e illuminarono la Sala Mor attraverso le ampie vetrate. I quattro professori racchiusi nelle loro bolle si contorsero debolmente e poi ognuno acquisì nuovamente possesso del proprio corpo. Captatio allora fece scomparire le prigioni con un sorriso.

«Che è successo?» domandò l'anziano Codail, portandosi una mano alla testa e guardandosi intorno con aria spaesata.

Captatio ridacchiò. «È una lunga storia, Niall».

«Siamo sicuri che questa notte quei pazzi non torneranno ad occupare i loro corpi?» chiese il professor Cumhacht con occhio critico.

«Oh, no, Oengus, non temere. Non hanno bevuto la pozione la scorsa notte: dormiranno sogni tranquilli. Ora ti dispiacerebbe accompagnarli in infermeria? Credo che si sentano un po' spossati» rispose Captatio, sempre con il suo sorriso tranquillo.

Cumhacht annuì e aiutò i suoi quattro colleghi a raggiungere l'infermeria.

«Non trovi che sia meraviglioso il sole che sorge, Edmund?» chiese il Preside, osservando l'orizzonte con sguardo perso.

Edmund fece un debole segno di assenso con il capo, ammirando quello spettacolo naturale. C'erano ancora un sacco di domande che gli frullavano in testa, alcuni passaggi non chiari di tutta quella vicenda, ma non era sicuro che il professore avesse ancora intenzione di rispondergli.

«Hai delle domande da farmi, Edmund? Dei perché che ti sfuggono?» gli chiese allora Captatio, voltandosi verso di lui con un sorriso, come se avesse letto nei suoi pensieri. Ma forse aveva davvero letto nei suoi pensieri. Avrebbe potuto farlo, no?

«Sì, signore» rispose flebilmente il ragazzino.

«Dimmi pure» lo incoraggiò il preside, tornando a guardare l'orizzonte.

Edmund prese un profondo respiro. «Mi chiedevo, signore, perché O'Costal non abbia utilizzato la maledizione Imperius.»

«Saggia domanda, Edmund. Ma, vedi, io non sono d'accordo con il libro che mette la pozione di Cox tra quelle di dubbia utilità: innanzitutto si prepara con ingredienti comuni e facili da reperire, e in secondo luogo è sempre efficace. Al contrario, la maledizione Imperius, se viene usata a lungo, rischia di perdere la propria efficacia, soprattutto sulle menti più forti. Invece, se tu occupi il corpo di una persona, è impossibile che questa non ti obbedisca» spiegò Captatio in tono pratico.

Edmund rifletté su quelle parole e si ritrovò d'accordo con il Preside. «Ma dove stava la coscienza del professor Codail, mentre O'Costal occupava il suo corpo?» chiese ancora il ragazzino.

Captatio sorrise benevolo. «Credo che per il povero Niall sia stata un'esperienza alquanto spiacevole: restava sempre nel proprio corpo, in uno stato di trance. Probabilmente non si accorgeva di quello che stava succedendo, ma anche se si fosse accorto, non avrebbe potuto comandare il proprio corpo».

Al solo pensiero, Edmund rabbrividì: sarebbe impazzito all'idea di non poter decidere liberamente della propria sorte. Rimase un attimo in silenzio, infine sussurrò: «Un'altra cosa, signore».

«Dimmi».

«Pensa che fosse questo il piano, fin dall'inizio? Voglio dire, rapire Bearach e tutto il resto?»

Captatio fece un lungo sospiro prima di rispondere. «No, Edmund, non credo. Penso che l'obiettivo dell'EIF fosse semplicemente quello di avere un punto d'appoggio all'interno della scuola, per organizzare la setta e tramite essa terrorizzare tanto gli studenti e la comunità magica da spingermi alle dimissioni, così come le minacce al signor Maleficium avevano come scopo quello di costringerlo a rinunciare alla carica di direttore del Corriere. Insomma, eliminare due personaggi scomodi. Credo che poi O'Costal e i pochi che lo appoggiavano, meditarono di sfruttare la situazione a proprio vantaggio e di prendere due pixie con una trappola. Rapirono il piccolo Maleficium e lo portarono qui al Trinity e nello stesso momento organizzarono questa messa in scena per tentare di prendere il potere all'interno dell'EIF stesso. Ma forse questo è un bene, perché se non fosse stato per la sventatezza di O'Costal e dei suoi allegri compagni, non avremmo mai fermato la setta degli Eletti».

«E gli studenti che ne facevano parte? Scopriremo mai chi erano?» chiese ancora Edmund.

Finalmente Captatio distolse gli occhi dal sole, ormai completamente sorto, e si rivolse al ragazzino con un sorriso dispiaciuto. «Temo di no».

Non era giusto! Edmund avrebbe facilmente potuto nominare i colpevoli: tanto per cominciare Deamundi, e poi Diablaiocht con le sue due spalle, Best e O'Hara. Ma Captatio aveva ragione: non avevano le prove per incastrarli, sarebbero rimasti impuniti.

Proprio in quel momento, una figura che era appena entrata in Sala Mor, seguita da altri maghi e Auror, richiamò l'attenzione di Edmund: un passo sicuro, un lungo mantello scuro, uno sguardo rassicurante e un sorriso da squalo.

L'Uachtaran na Poblacht Driochta, il Presidente della Repubblica Magica in persona. Adolfus McPride.

«Scusami, Edmund. Ci sono certe noiose procedure che richiamano la mia attenzione» disse Captatio, con uno sguardo d'intesa.

«Certo, signore» rispose Edmund, che non aveva affatto voglia di rivedere McPride. Forse il Presidente si era anche dimenticato del loro incontro. Edmund lo sperava vivamente. Con un cenno di saluto verso il professor Captatio si congedò e raggiunse i suoi amici, che all'apparizione di McPride sembravano essersi risvegliati.

Con grande disappunto di Edmund, il Presidente della Magia, con lo stuolo di maghi al seguito, si avvicinò a Eoin Maleficium, poco distante da dove si trovavano loro tre.

«Signor Maleficium, è terribile quello che è successo» disse McPride in tono dispiaciuto.

«L'importante è che ora tutto si sia risolto» rispose Eoin con un cenno di saluto verso il Presidente.

McPride sorrise. «Avrà parecchie notizie per la prossima edizione del giornale» disse in tono affabile, così, per fare due convenevoli con uno dei personaggi più illustri d'Irlanda.

«Non credo proprio, signor Presidente. Mi sono dimesso dalla carica di direttore giusto un paio di ore fa» rispose Eoin con un'espressione indecifrabile sul volto.

McPride rimase spiazzato. O comunque interpretò bene la parte di una persona rimasta spiazzata.

A Edmund sembrava così falso.

«Come sarebbe? Ora che tutto si è sistemato e i colpevoli sono stati arrestati?»

«Appunto, non avevo alcuna intenzione di cedere a degli squallidi ricatti, ma non voglio nemmeno che la mia famiglia sia messa nuovamente in pericolo» rispose Eoin con sicurezza, senza abbassare lo sguardo. «E poi ho un vecchio sogno da realizzare» concluse, lanciando un'occhiata d'intesa a Laughlin.

Edmund e Mairead osservarono il loro amico perplessi, senza capire a che si riferisse il signor Maleficium.

Ma prima che qualcuno potesse commentare quella frase sibillina, sopraggiunse il professor Captatio. «Signor Presidente» salutò cortesemente Captatio.

Quei due uomini messi uno a fianco dell'altro erano veramente ridicoli: uno autoritario e sicuro di sé, alto, con lo sguardo deciso e la mascella contratta, l'altro che gli arrivava sì e no alla spalla, con un sorrisetto gioviale e un ridicolo cappello a punta. Eppure erano i due uomini più potenti d'Irlanda.

«Preside Captatio» rispose McPride, sempre con quel suo tono irrimediabilmente affabile.

E assolutamente falso, a parere di Edmund.

«Il suo contributo è stato fondamentale per la risoluzione di tutta la faccenda. La ringrazio a nome della Repubblica Magica d'Irlanda. Sono anche sicuro che si potranno eliminare tutte le accuse a suo carico: certamente non c'è preside migliore di lei, per questa scuola» disse McPride, in tono pomposo.

«Bazzecole, semplice come mangiare dei finocchi fritti» rispose Captatio lo stesso fare altezzoso di McPride, che rimase spiazzato da quella risposta assurda detta in tono epico.

Edmund ridacchiò sotto i baffi, convinto che Captatio l'avesse fatto apposta per prendersi gioco di McPride.

«Comunque non è tutto merito mio» continuò il Preside, sempre con fare pomposo. «Mi permetta di presentarle gli artefici della vittoria».

Con quelle parole, indicò Edmund, Mairead e Laughlin.

I tre ragazzini, colti di sorpresa per quel coinvolgimento improvviso, sorrisero a disagio.

«Sono tre studenti molto brillanti e senza il loro contributo, O'Costal non sarebbe stato catturato» disse ancora Captatio.

McPride si avvicinò loro. Uno squalo che si avvicina alla preda.

«E così abbiamo tre giovani eroi» disse McPride, osservandoli uno ad uno, con un sorriso.

Era affabile, ma Edmund sentì un brivido percorrergli la schiena.

«Credo che meritiate un Encomio della Repubblica, con una cerimonia ufficiale nel Palazzo del Ministero» esclamò il presidente.

Mairead e Laughlin si scambiarono un'occhiata estasiati: caspita, un Encomio della Repubblica! Edmund continuò a scrutare McPride con sguardo ostile.

Proprio in quel momento il presidente si voltò verso di lui. I due si fissarono negli occhi.

Era una dichiarazione di guerra.

Un leggero sorriso beffardo increspò le labbra di Adolfus McPride.

«Giovane Burke».

«Signor Presidente».

«Lo sapevo che ci saremmo rivisti».



Ecco qui, il capitolo conclusivo di questo secondo racconto! La settimana prossima pubblicherò l'epilogo e poi dovremmo salutarci per un mesetto, temo. Spero comunque che i chiarimenti di questo capitolo vi siano piaciuti. Alla fine dell'epilogo, grazie all'aiuto di Julia Weasley (che non finirò mai di ringraziare), ci sarà anche una sorpresa!

A presto!

@ quigon89: la divisa blu è quella degli auror irlandesi: visto che sono una specie di corpo di polizia, mi sembrava giusto che avessero una divisa. In particolare consiste in gonna o pantaloncini al ginocchio neri, maglietta nera, stivali neri e mantello blu con l'arpa celtica sul petto, a sinistra. Be', una novità c'era, anche se non so se era proprio quella che speravi: Eoin si è dimesso, ma che lavoro andrà a fare? Eheheh... lo saprai nell'epilogo! A presto!

@ Julia Weasley: ecco la mia fata madrina! XD Sono contenta che la trama si capisca bene, avevo paura che fosse poco chiara. Spero che con le ultime rivelazioni di questo capitolo, il quadro generale sia anche più chiaro! L'entrata di Edmund è stata meditata a lungo, ma penso che alla fine il risultato sia molto ganzo e proprio nel suo stile! A presto!

@ darllenwr: Sir Percevall è un cavaliere di altri tempi, quindi mi sembrava giusto che fosse rimasto legato ai suoi ideali di nobiltà e cortesia anche post-mortem. Sì, il fatto che Captatio e Edmund si siano incontrati, è stata una fortuna per entrambi: il preside ha trovato un ottimo allievo su cui fare affidamento, e il ragazzo una figura di mentore che lo aiutasse nelle difficoltà del suo essere orfano eppure geniale.

Quanto alle tue domande:

a- la bandiera dell'Irlanda magica è verde, con due bacchette incrociate e davanti l'arpa celtica. Per lungo tempo si è anche meditato di mettere, al posto dell'arpa, la croce celtica, che era il simbolo di quel gruppo di combattenti, l'EIF appunto, che erano stati artefici della liberazione, ma per fortuna alla fine si è optato per un segno che fosse più “neutro”, visto che già allora l'EIF aveva fatto parecchio uso della violenza per ottenere le proprie rivendicazioni, mentre lo stato che stava per nascere era improntato ad ideali di pace e fratellanza. Quindi l'arpa celtica è il segno del Governo, insieme ovviamente al trifoglio che è il simbolo tradizionale dell'isola.

b- all'epoca delle lotte per l'indipendenza, l'EIF non si risparmiava dal provocare disordini e violenza anche in Gran Bretagna, ma una volta liberati dal morbo inglese, i difensori del sangue puro celtico si sono arroccati nella linea difensiva, cercando di scacciare dall'isola chiunque avesse contatti con il mondo inglese. Per loro sarebbe motivo di disonore anche solo poggiare piede in Inghilterra, figuriamoci andare là a combattere! Meno contatti hanno con quell'isola, meglio è. Nell'epilogo si parlerà anche del periodo in cui Voldemort era al potere e di come si è reagito in Irlanda. Grazie mille per le tue domande sempre così stuzzicanti! Alla prossima!





EDIT: continua l'opera di risistemazione dei dialoghi!

   
 
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