Storie originali > Epico
Segui la storia  |       
Autore: The_Viking    18/07/2010    3 recensioni
Ho sempre nutrito una forte passione per i Paesi del Nord e la loro cultura musicale, folkloristica, storica e non solo; non è semplicemente dovuto al fatto che, pur non avendo io origini nordiche, il mio nome sia Olaf. No, sarebbe stato troppo banale. E' qualcosa di più profondo, di radicato intimamente... come quando, guardando il cielo al tramonto, ogni tuo pensiero si blocca poiché tu, la stessa persona che tante volte si è fermata a riflettere, volgi ora tutte le tue energie mentali alla contemplazione di quello spettacolo e sai che, se per riflettere avrai ancora tempo, per osservare quella visione effimera non avrai che una manciata di secondi. Da questa sensazione di sospensione magica nasce Miðgarðr No More, una saga di ispirazione vichinga che vuole tradurre in parole tutto questo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Jàrnsa si risvegliò. Non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse passato dal suo svenimento; la sola cosa di cui era certa era il forte mal di testa che l’attanagliava.
Davanti a lei, illuminata da una candela, una grossa creatura sgraziata e maleodorante ghignava malignamente.
- Dormito bene, mortale? - si divertì a chiederle Surtr.
- Chi sei, mostro? - gli chiese Jàrnsa. Si accorse di essere legata a una sedia.
- Modera i toni, donna! Magari ho un po' di pancia, ma non credo d'essere un mostro! - continuò il gigante.
- Cosa vuoi da me? Lasciami!
- Eh, no, non sarebbe abbastanza divertente! Voglio raccontarti un po' di cose.
- Non voglio sentire niente, lasciami e basta!
Jàrnsa urlava e fissava Surtr con sguardo pieno d'odio. Non aveva idea di cosa volesse da lei e non era del tutto certa di volerlo sapere.
- Suvvia. Volevo raccontarti che sono stato in Islanda, recentemente. Ti dice nulla, questo? - sorrise.
La donna ebbe una stretta al cuore.
- Se... se hai anche solo osato sfiorare mio marito, ti giuro che... che...
- Che cosa? Che mi ucciderai?
Il gigante rise sguaiatamente. Allungò una mano su una spalla di Jàrnsa.
- Lasciami, lombrico! Spero che ti capitino le peggiori cose!
- Tranquilla, non c'è possibilità che questo avvenga. Comunque, proseguendo il mio discorso...
Jàrnsa tentò di sputargli in faccia, ma il bersaglio si era nel frattempo allontanato.
- Sarai più fortunata la prossima volta! - la provocò ancora Surtr. Lei gli lanciò un'occhiata gelida.
- Dicevo, sarai sollevata sapendo che non dovrai più preoccuparti di tuo marito!
- Che cosa stai dicendo, maiale?
- Piano con i complimenti, piano! Sto solo dicendo che tuo marito... puff! A quest'ora deve già essere stato accolto dal tuo amato Odino nel Valhalla, se non sbaglio...
La donna strinse i pugni fino a ferirsi. Lanciò un grido penetrante, desiderando avere in mano un qualsiasi tipo di arma per fare a piccoli pezzi quell’essere.
- Dai, così mi dai fastidio. Io ora ti devo salutare, ho impegni che mi chiamano: devo massacrare i tuoi concittadini e, dopo loro, tutti gli altri porci umani che infestano Miðgarðr. Tu adesso divertiti, magari riuscirai a liberarti prima di morire di fame. Piacere, il mio nome è Surtr!
Il gigante uscì dalla stanza.

Jàrnsa scoppiò a piangere a dirotto.
Cosa ho fatto di male? Ho sempre servito la mia famiglia, la mia patria e gli dèi. Ho commesso degli errori? Se sì, quali errori possono giustificare una simile cattiveria nei miei confronti?
L'idea di poter patire il male senza averlo commesso dava alla donna un forte senso di straniamento, come se tutto ciò che la circondava non la riguardasse. Dov'erano le cause, dove gli effetti?

Improvvisamente lo scoramento fu cancellato dall'odio.
Cercò di girare il capo verso le proprie mani, senza tuttavia riuscirvi. Aveva urlato tanto da essere quasi rimasta afona; non con potendo contare su aiuto dall'esterno, studiò ogni modo per liberarsi da sola dalle corde. Una gamba, forse, era poco meno stretta dell'altra; dopo un lasso di tempo che non seppe stimare le riuscì di liberarsela. Non ci volle molto per fare lo stesso con l'altra gamba, ora meno stretta dalla fune: poteva così camminare.

L'ostacolo, adesso, era rappresentato dalla porta, che Surtr aveva chiuso, evidentemente, con la chiave a lei rubata mentre era svenuta. Da fuori nessun rumore; Jàrnsa, con un nodo in gola, scacciò l'idea che l'intero paese fosse stato sterminato.
Come uscire?
Le finestre erano sbarrate: le aveva chiuse lei stessa, prima di svenire, per respingere i giganti; l'idea di usarle come vie di fuga, specie a causa delle sue mani legate, era improponibile. Occorreva un'idea.

Si ricordò che, nella stanza a fianco, un'asse di legno era a sbalzo, essendo saltati dei chiodi. Si recò là, ormai con le gambe libere, quindi provò a forzare l'asse con un piede. Dapprima il legno sembrò inamovibile, poi cominciò a traballare nella propria sede e, infine, si staccò con fragore dalla parete.
Si apriva così un varco, largo a malapena per permettere a Jàrnsa di passarvi attraverso. Non le fu facile farcela ma, infine, vi riuscì, stanca e dolorante.
Contrariamente a quanto immaginava non si vedeva anima viva, né uomini né giganti; in quel momento non le importava. Raggiunse un capanno di attrezzi agricoli lì vicino e, dopo vari tentativi, riuscì a liberarsi le mani.
Ti troverò, Surtr, e te la farò pagare; non mi interessa se sono una donna. Ti pentirai di ciò che hai fatto fin quando avrai la sfortuna di esistere. Io ti odio.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Epico / Vai alla pagina dell'autore: The_Viking