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Autore: samskeyti    19/07/2010    10 recensioni
Soteriologico, verosimile e disperatissimo sogno nato dall'analisi del rapporto che lega Matthew e Dominic verso un solo destino: amarsi,
e farlo nel modo meno sereno e più silenzioso possibile, abnegando una vita normale in nome di un unico, risucchiante ed ineluttabile bisogno speciale.
Tra vergogna, sbagli e paura, l'infinita lotta di due uomini invincibili.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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•SPECIAL NEEDS•

Per quello che sono io quando sto con te,
Per ciò che stai facendo di me,
Perché tu hai fatto più di quanto abbia fatto qualsiasi fede per rendermi migliore,
e più di quanto abbia fatto qualsiasi destino per rendermi felice,
Perché l'hai fatto senza un tocco, senza una parola, senza un cenno,
e l'hai fatto essendo te stesso,

Noi siamo amici.

[Modificata dall'originale e anonima.]

 

 

Secondo Capitolo: When you are with me, I'm free! I'm careless! I believe!

 

Le luci intermittenti della tv erano le uniche ad illuminare soffusamente la sala. Le loro tonalità bluastre gettavano scintille nei limpidi occhi dei due spettatori, comodi su un divano in pelle bianca. Il volume piuttosto alto diffondeva le voci e le musiche nell'aria tiepida, inodore. Su un tavolino basso in ciliegio, abbandonate giacevano piatti e bicchieri usati, probabilmente per un'abbondante merenda non troppo salutare. Il film che procedeva sullo schermo continuava a divertire il suo pubblico: Matt e Dom, entrambi spesso piegati in avanti dal ridere.

«Ragazzi! Quando imparerete a non dire le parolacce alle suore?» gridò l'attore, rivolgendosi ai Blues Brothers.

Dom batté il pugno sul bracciolo del divano, lo divertiva fino ai crampi allo stomaco quel nero. Matt ingurgitò l'ultimo sorso di Coca-Cola e lanciò il bicchiere sul tavolino traballante di spazzatura. Era la prima volta che vedevano un film insieme, ma quel film lo conoscevano a memoria, ogni singola scena, manco fosse il Vangelo per un prete. Il biondo preferiva Dan, il moro John, anche se l'uno senza l'altro non valeva nulla.

La porta, prima chiusa, si aprì e Paul entrò. Si piazzò fra i due e il televisore, poi disse con le mani puntate sui fianchi:

«Matt, quella che indossi è la mia maglietta»

Matt non lo sentì neppure, semplicemente si sporse su Dom per vedere lo schermo. Scoppiò a ridere, ansimando come un asmatico, e chiuse gli occhi per non lacrimare dallo sforzo.

«Matt! Cretino, dammela!» strillò Paul, gettandoglisi addosso. Lo strattonò malamente, lo fece cadere a terra e con ambo le mani strappò via la sua t-shirt, lasciando il fratello a petto nudo. Matthew lo mandò a quel paese, poi gli ordinò di andarsene dalla stanza, altrimenti avrebbe chiamato la nonna. Nonostante la minaccia ridicola, Paul soddisfatto del bottino se la filò, sbattendosi la porta alle spalle. Dom aveva assistito alla scena di violenza gratuita impassibile: mai intromettersi fra lotte di fratelli, anche se in gioco c'è la nudità del proprio migliore amico. Matt si rialzò, ripeté qualche insulto a denti stretti, poi tornò a sedersi affianco a Dom, coprendosi metà petto con un cuscino preso all'ultimo momento. L'amico lo guardò divertito; sembrava un gatto arrabbiato perché qualcuno lo aveva gettato nell'acqua. Comprese ancora meglio quanto fosse vero il fatto che Matt soffrisse di un disagio psicologico con sé stesso. Tuttavia, agli occhi di Dom non era un difetto, bensì un pregio, un ulteriore motivo di fascino. -Perché ti copri? Non siamo forse uguali?

«A volte penso che se mi volessero uccidere, con te al mio fianco starei certo di morire» esclamò, lanciandogli uno sguardo imbronciato e scocciato. Dom sbuffò e lo guardò dall'alto al basso.

«Le tue insinuazioni non mi sfiorano. Piuttosto, perché hai rubato la maglietta a Paul?» disse, sogghignando in un modo che provocò sudore freddo alle tempie dell'interlocutore.

«Oh Dom! Taci, c'è John che dà il meglio di se stesso» tagliò corto Matt e alzò il volume premendo sul telecomando come un dannato. Il biondo riposizionò lo sguardo sul film, anche se non riusciva a scacciare la dannata voglia di togliere il cuscino a Matt e vedere cosa ci fosse da nascondere con tanto pudore.

Passò un'oretta e, al pari di ogni film che si rispetti, il regista seppe ben miscelare comicità a romanticismo, tenerezza, dolcezza. Infatti giunse la frase che ogni persona a conoscenza di questo capolavoro ben conosce:

«Se amate a qualcuno in particolare, tenetevelo stretto, uomo o donna che sia. Amatelo, coccolatelo, stringetelo, esprimete i sentimenti con baci e carezze perché è importante avere qualcuno da baciare e d'abbracciare. Tutti abbiamo bisogno di qualcuno.» 

Matt e Dom ebbero due reazioni diverse. Un conto è sentire frasi come queste da soli, un conto è sentirle in compagnia. Matt strinse il cuscino fino a fare concentrare tutta le piume al suo interno nella parte più alta e in quella più bassa, sull'orlo dell'esplosione. Ci affondò il mento e rifletté sul fatto che lui non aveva mai amato, coccolato e stretto nessuno. Dom deglutì silenziosamente, poi si passò una mano fra i capelli puliti. Avrebbe dovuto pensare d'istinto alla sua ragazza, ma quella non gli passò neppure alla lontana per il cervello. Accavallò le gambe e sperò che il momento passasse alla svelta, tutto quel sentimentalismo gli dava fastidio. -Io, io non ho bisogno di nessuno...

«Mattie! È arrivato un amico tuo!» gridò una voce femminile dalla stanza accanto, la cucina.

«Dev'essere il bassista, andiamo Dom!» disse velocemente l'interpellato, spegnendo la tv con un click. I due si precipitarono fuori dalla sala per accogliere il potenziale bassista.

 

 

Provarono un paio di cover, una dei Cure, l'altra dei Nirvana. S'incepparono numerose volte, oppure persero il tempo, finendo con l'incolparsi l'un l'altro senza sapere che era colpa di tutti e non del singolo. Dopo un'ora, a Matt girava la testa dalla stanchezza; aveva la gola arsa e le dita scottanti. Dom, tutto sudato, gettò le bacchette sul rullante e appoggiò la schiena alla parete dietro di lui. Il bassista staccò il jack, si sfilò lo strumento, lo ripose nella custodia e si avviò all'uscita. Matt si apprestò ad accompagnarlo fuori.

«Se vi sono piaciuto, avete il mio numero» disse il ragazzo, avviandosi verso la macchina di sua madre. Matt annuì e gli assicurò che si sarebbero sentiti. Poi tornò giù da Dom, lo trovò ancora abbandonato sullo sgabello ad occhi chiusi. Si sedette sul rullante, prima togliendo le bacchette e riponendole nell'apposito contenitore.

«Allora?» domandò il moro al biondo. Quest'ultimo si raddrizzò, alzò il volto per guardare in faccia Matt e assunse un'espressione inappagata.

«A me quello proprio non è piaciuto. Tu cosa ne pensi?» disse e riacciuffò le bacchette.

«Idem! È bravo, ma non è in sintonia con me e te» si sistemò meglio sul rullante scivoloso e proseguì: «inoltre, questo "Gothic Plague" non mi convince»

Dom cominciò a tamburellare delicatamente sulle cosce inconsistenti di Matt e annuì.

«Vero. Comunque potremmo sentire l'altro mio conoscente, anche se lui al momento si destreggia con la batteria» disse, prendendo gusto a quel nuovo strumento, la pelle di Matt.

«D'accordo e cerchiamo di cambiare questo nome patetico» e, scalciando, cercò di scansare le bacchette fastidiose.

«Meno dark e più rock»

«Sì, del gotico abbiamo poco... oh, ma la smetti?» gridò Matt, cercando di afferrare una bacchetta, ma finendo col beccarsi una steccata sul dito medio. «Ahi!»

«Ma no, senti che sound» e proseguì, ridendosela.

«Vuoi costellare le mie coscette di lividi?»

«Perché no? Assumeresti il colore di quel Lago che ti attrae tanto» Dom pareva in netto vantaggio. Matt gli puntò un piede un mezzo al petto e affondò: il batterista cadde all'indietro. A questo punto, Matthew si alzò e fece due passi verso la porta. Dom non dava segni di ripresa. Era steso, immobile, stecchito. Matt, con le cosce ancora brucianti, appoggiò rumorosamente la mano sulla maniglia come per dire: «Guarda che non mi fai pena» però non se la sentiva di lasciarlo là sotto. Tornò indietro e si chinò; Dom era a pancia in giù.

«Dom?» domandò, inginocchiandoglisi affianco. Nessuna risposta. -Non pensavo di essere tanto forte!

«Dom!» e gli tastò la spalla, come per svegliarlo da un lungo sonno.

Nell'arco di un secondo, Dom, veloce più di un ghepardo a caccia, si girò e invertì le posizioni: fece cadere Matt di schiena e gli saltò sopra. Cominciò a fargli il solletico sotto le ascelle e alla gola, facendolo dimenare manco fosse stato un assatanato contro un esorcista. Il torturato strillava e rideva, quasi soffocava, ma il sorriso sognante che gli possedeva la bocca permetteva al torturatore di non preoccuparsi, anzi, lo incitava a proseguire.

«Ahah, Dom, oddio, fini-finiscila-a!» gridò Matt e si rivoltò come un pesce fuor d'acqua. Il batterista gli diede l'ultimo grattino sotto il mento e poi smontò, sedendosi a gambe incrociate lì affianco. Matt ansimò ancora per un minuto buono, poi tossì e si mise seduto dritto. Era rosso, sudato e stremato: -Quelle mani te le mozzo!

«Santo Kurt, ho temuto un infarto» sussurrò, massaggiandosi l'incavo delle ascelle. Dom schioccò la lingua, emettendo un verso del genere: «Tzè!», e lo guardò con superiorità.

«Sei incredibilmente debole. Io sono un cucciolo, mia sorella più piccola riesce a mettermi al tappeto e ti assicuro che non è un torello, ma tu sei una foglia secca esposta al vento autunnale, Matthew» constatò, scorrendo con lo sguardo quell'ammasso di ossa del suo migliore amico. -Siamo amici da un mese, eppure io ti sento più caro della mia famiglia. Sarà la tua gracilità a suscitarmi tanto affetto?

«Che metafora commuovente. Ma stai zitto, Howard, io sono forte quanto voglio. Mi hai solo preso alla sprovvista.» Compose il volto in modo che avesse un'espressione credibile oltre che adulta. Dom semplicemente lo adorò per un secondo, poi riprese a ragionare.

«Ti fanno ancora male le cosce?»

«Ma va'. Piuttosto, mentre eri posseduto, mi hai tirato una ginocchiata potentissima in un altro posto!» esclamò e si guardò la zona dei genitali. Dom arrossì fino alla punta dei biondi capelli, non se n'era proprio accorto. Sapeva quanto faceva male quel luogo, sua sorella lo prendeva sempre di mira e ormai s'era fatto l'abitudine a correre in bagno dolorante. La miglior cura che aveva trovato era quella di prendere qualche poster di donne nude dai giornali di automobili e massaggiarsi un po'.

«Scusami, non, non volevo...» -Che figuraccia! E se pensa che era intenzionale? Orrore!

«Eh! Poi come farò con...no, niente!» Matt si alzò di scatto e tentò di scappare. Dom si precipitò a fermarlo, lo prese per un braccio e lo costrinse a voltarsi. -Cosa cosa?

«Con? Con chi?» disse affannato, la curiosità lo stava strozzando.

«Perdi la calma? Non è da te» puntualizzò Matt, gustandosi la scena.

«Ma quale calma! Di chi parlavi?» tornò leggermente in sé.

«Fatti miei»

«I tuoi sono anche miei»

«Da quando?»

«Da quando siamo diventati migliori amici» il tono di Dom era traballante. Era in un campo che non gli apparteneva, quello dei sentimenti veri, profondi, e lì si sentiva così spaesato. Matt invece si accorse di essere nel torto e cercò di auto-correggersi.

«Okay, qui hai ragione. Però...io mi vergogno a dirti certe cose...» farfugliò, mentre le guance lisce si tingevano di rosso.

Le perle, quei due prati verde-grigio, di Dom si arenarono fra le onde blu degli occhi di Matt. Il tempo e lo spazio naufragarono via inutili, passò un indescrivibile flusso di sensazioni fra i due corpi così vicini e vergini, splendenti nella loro giovinezza florida. La vergogna. Senza saperlo, Matt aveva appena dato un nome a una delle caratteristiche che segnò per sempre il loro rapporto. Dom sentì fino in fondo la veriditicità di quella parola che eloquente e impietosa gli graffiava il cuore. Si era ammutolito. Se Matt avesse parlato, benissimo, sarebbe stato felice, ma non avrebbe più insistito. Gli mancava la terra sotto i piedi, dovette pizzicarsi una gamba per assicurarsi di essere ancora sveglio e padrone della situazione.

«Ma sì, non è niente di che. Mi piace una ragazza della classe affianco ed è già un mese che rimandiamo l'uscita, così ieri le ho chiesto un appuntamento definitivo... il quale si terrà fra due giorni» sputò infine il rospo e un gran peso gli si alleggerì dalla coscienza. Dom, appena udì queste parole, spalancò gli occhi incredulo.

«E non fare questa faccia, so bene che fra te e quella rossa non c'è amicizia, vi fate gli occhi dolci ogni volta che vi incrociate per la scuola» disse Matt, abbozzando un sorrisetto furbo. Dom si sentì svuotato e ricolmato, un senso di nausea gli proibì di parlare. Indietreggiò, avanzò, tentennò e capì che più guardava nel fondo degli oceani di Matt più cominciava a crearsi una catena attorno ai suoi polsi. -No, no, io non ho bisogno di nessuno, io non appartengo a nessuno...

«Dom? Mi senti?» Matt gli schioccò un battito di mani davanti agli occhi, come si fa con gli ubriachi che non danno segni di vita.

«Sì, comunque auguri con la ragazza. Io e la rossa ci frequentiam...frequentavamo» disse Dom e improvvisamente si ricordò che era un mese esatto che non le chiedeva più di uscire, né a lei, né a qualche altra. Non era da lui; anche se solo per una pomiciata, lui ci provava. -Come mai sono fermo da un mese?

«Be', spero possiate ritrovarvi. Sarebbe bello uscire con le nostre fidanzate.»

Matt gli pose una mano sulla spalla destra. Nonostante la delicatezza di quella piccola farfalla, Dom si sentì un macigno sulla schiena. -Ma che significa tutta questa indecisione? Calma? Apatia? Dove siete finite? Perché mi sento succube di ogni gesto di...Matt?

«Già» bisbigliò febbrile. Matt corrugò la fronte. -Cosa ti prende? Aveva sbagliato a dire qualcosa? Non gli risultava proprio, anzi, gli aveva appena confessato una delle sue prime cotte, altroché. Forse piaceva loro la stessa ragazza? -No, non penso. Qual è il problema? Dom, fra i due, sono io l'inesperto. Non ho mai baciato nessuna!

«Sai, era per questo che l'altra sera ti ho chiesto di tornare con me al Lago» disse il moro, facendosi più vicino. Dom percepì il calore del suo corpo e un'ondata di brividi gli scosse la schiena. -Perché, perché qualcosa mi dice che sei pericoloso? Cioè, Matt, tu non sei pericoloso, tu sei un angelo. Riformulo la domanda: perché qualcosa mi dice che quando tu sei con me, io divento pericoloso? Saranno i tuoi maledetti occhi, o le tue maledetta labbra.

«Non ti seguo» 

«Praticamente: volevo dirti di questo appuntamento e, insomma, chiederti qualche suggerimento. Sei più grande, saprai pur insegnarmi il mestiere» disse tutto convinto Matt, nonostante il pallore di Dom gli destava numerose domande. Ricollegarle alla sua freddezza fu il metodo più semplice per mettere a tacere il cuore, che chiuso nella gabbia toracica batteva come per dire «No, Matt, c'è altro, non puoi ignorarlo».

«E perché proprio nel posto in cui decidemmo la cosa più importante della nostra vita?» -E così lo hai ammesso, il gruppo sarà la tua ragione di vita.

«Perché è un luogo intimo e riservato, giusto per le confidenze di questo tipo»

«D'accordo, ora che però me lo hai detto non ha più senso andarci»

«Sbagliato!» e tirò un pizzicotto sulla punta del naso di Dom, il quale a momenti starnutì. «Ci andremo perché lì mi darai due dritte»

Dom continuava a non capire. Okay, che Matt avesse una cotta per una ragazza era chiaro. -Difficile da accettare, ma chiaro. Invece quello che non capiva erano queste "dritte". Che ci voleva? Doveva solo portarla fuori, -Bello come sei, la conquisterai senza sforzi. Poi un bacio ed è tua, e affascinarla col suo carattere impossibile da non adorare.

«Come vuoi» acconsentì infine, nella speranza di metterlo a tacere.

«Sì, ci andremo domani, oggi ormai è buio»

«Ora, se non ti dispiace, vado a casa» -Troppi pensieri, devo starmene da solo.

«Okay, tanto domani è domenica, possiamo andarci di mattina. Ti accompagno.»

 

 

Quella notte Morfeo non ne volle sapere di loro due. L'agitazione animò i loro corpi. Matt era tutto un rigirarsi fra le coperte, alla disperata ricerca delle giuste parole per dire a Dom che lui non aveva mai baciato nessuna. Gli voleva chiedere una sorta di "lezione", chissà che dall'alto della sua maestria potesse aiutarlo una volta per tutte. -Ma come? Alla fine, tutti dicono che si impara a baciare baciando... e mica possiamo baciarci! Dom invece era una statua di gesso abbandonata dallo scultore che, smemorato, aveva dimenticato di completarlo, lasciandolo a pezzi su un lenzuolo gelido. Riposava immobile, sotto il plenilunio, mentre nel suo cuore bruciava l'inferno. -Tutto...tutto si è scatenato quando hai detto "Mi piace una ragazza". In questo mese non abbiamo mai affrontato l'argomento e tu te ne esci con un colpo basso del genere. Ma non è colpa tua, inutile cercare di far sì che risulti così...che c'è di male? Mi hai solo confessato un segreto, sei meravigliosamente sincero. No, qui sono io il problema. Cosa vuol dire questo dolore che mi hai procurato? Eppure quante volte ho aiutato gli amici con le ragazze... perché proprio tu, tu il mio migliore amico, risulti così difficile da aiutare in un'impresa del genere? Come potrò darti una mano, se al pensiero di te e lei... mi sento...ge...ge...oh, mi sento geloso? Guarda, a momenti balbetto come te... Non è possibile. Non lo permetterò mai. Non sarai mai infelice per colpa mia.

 

La mattina, chiara e lucente, riportò la luce nel paese e nei cuori dei suoi abitanti. Un senso di purezza veniva inserito in ogni goccia di rugiada, in ogni raggio di sole, in ogni sbadiglio trattenuto.

Dom si fece una doccia lunghissima, lavò via incubi e sofferenze. Dopo essersi vestito accuratamente, anche la stanchezza di una notte in bianco apparve irrilevante. Il padre gli preparò una colazione deliziosa, gli dispiaque quasi lavarsi i denti e scordarne il dolce sapore. Adorava quell'uomo, era il suo idolo e gli avrebbe confessato quel suo malessere, se solo non si vergognasse così tanto di sé stesso. Ce l'avrebbe fatta da solo. Era sicuro che appena avesse visto Matt felice con una ragazza, tutto sarebbe tornato nella norma.

 

Arrivare al Lago fu facile. La paura di quel luogo era stata esorcizzata già una volta, ormai si trattava solo di abituarsi a quel colore surreale e a quell'aria velenosa. Matt giunse per primo. Doveva andare ogni cosa secondo il suo piano, ovvero: farsi (in qualche modo) insegnare a baciare, farsi consigliare un posto dove portarla e farsi dare due dritte per il vestiario. Se ripensava a quella fanciulla bionda, dolce, aggraziata, gli veniva voglia di correre come uno scemo. -Questa è la volta buona. Sì, Matt, anche tu sarai un ragazzo normale!

«Buongiorno» disse quella voce, la voce di Dom, conosciuta ormai per tutta la sua estensione, alle sue spalle. Erano esattamente nelle posizioni della prima volta, sulla punta del pontile, Matt con le gambe nel vuoto, Dom seduto affianco.

«'Giorno. Come siamo belli!» Niente da fare, Matt, per quanto ci provasse, alla fine dei conti era sempre sincero. Oggettivamente, Dom era più bello del solito. I capelli, ben pettinati, biondeggiavano attorno a quel volto avorio. Il corpo, vestito con un gusto sopraffino, era slanciato e ammaliante in ogni singolo movimento. Matt si sentì davvero brutto.

«Bè, arriviamo al sodo. Cosa dovrei insegnarti?» Dom, anche se Matt era Matt, non perdeva il suo senso della concretezza. Se doveva affrontare la realtà, lo avrebbe fatto a testa alta.

«Non correre. Ecco, per me non è semplice» si giustificò Matt, percorrendo le acque con gli occhi. Più lo guardava, più gli piaceva il Lago. Prima o poi lo avrebbe toccato. L'amore platonico è frustrante.

«Fai con calma allora.»

Matt ringraziò mentalmente la pazienza di Dom. Osservò le mani dell'amico. Erano strette l'una nell'altra, appoggiate fra le gambe incrociate. Erano venose, forse era teso anche lui.

«Io non ho mai baciato nessuna» scoppiò dopo una lunga attesa. Dom lo guardò allibito. -E con ciò? «E non vorrei risultare inesperto con una che magari potrebbe diventare la mia fidanzata. Capisci?»

Dom capiva. Capiva eccome, tutti avrebbero capito.

«Sì, ma non vedo come poterti aiutare»

«Oh, lo so che sembra stupido. Ma io vorrei che tu mi aiutassi a superare questo blocco. Alla fine sei il mio migliore amico.»

Dom assaporò quelle parole. -Migliore amico. Dillo ancora. Anzi, dì solo migliore senza amico, urla che io sono il migliore, Matt, io sono il migliore?

«Ma come faccio? Servirebbe una cavia per farti imparare...» -E ti prego, non...non dirmi che quella cavia...

«Sto morendo dalla vergogna. E chi prendiamo?» -Chi mi vuole!

«Qualcuna delle mie amiche magari» -Manco morto! Quelle non ti devono toccare. Dom respirò quell'aria pesante. Pareva violacea anche quella.

«Mmh, no, mi sento a disagio. Ci vorrebbe qualcuno che io conosca almeno un po'...»

La pausa non fece altro che aumentare l'imbarazzo. Ormai era lampante per entrambi che qualcuno si sarebbe dovuto "sacrificare" per l'altro. L'amicizia comporta anche sacrificio, dolci, malvagi, sacrifici d'amore.

«Matt, non so cosa dirti. Si fa così: si prende il viso dell'altro -e fece finta di afferrare qualcosa-, lo si avvicina, si poggiano le labbra -e sporse le labbra-, poi dipende dal bacio. O si resta lì, oppure si schiudono le labbra e insomma, il resto non posso fartelo capire...» era in seria difficoltà. Che situazione odiosa!

«Ah, sembra semplice. Ma io voglio, devo, provare!» insistette lui e mai desiderò così tanto di possedere un'amica femmina da sfruttare. -Però alla fine una bocca è una bocca. Guardò le labbra carnose e rosse rosse di Dom. Le bramò. Non nel senso di volerle baciare, ma nel senso di avere quelle al posto delle sue sottili, incolori, labbra immacolate.

«Ho capito! Che devo fare! Baciarti?» gridò Dom, non ne poteva più di quel giochetto. -Se vuoi questo, se vuoi usarmi, Matt, io sarò usato. Matt gelò. Non era quello che intendeva, ma impossibile negare che era l'unica via per scacciare quella paura. In fondo, molte persone hanno avuto esperienze omosessuali in giovane età. Poi questa era totalmente giustificata. -Ma sì, una cosa fredda e indolore, Dominic...

«Non pensare male. Fallo solo se sai pienamente che io lo faccio solo perché ho un blocco e tu puoi scioglierlo. Io sono tuo amico, non voglio altro che amicizia, credimi...» disse Matt, con quella voce di miele che sempre ebbe. Dom considerò mentalmente tutte le possibilità.
«O-Okay. Finirà qui.»
Matt annuì e deglutì. Respirò rumorosamente, cercò un briciolo di calma interiore e concluse che sarebbe andato tutto a posto, d'altronde era lì con Dom, si poteva sentire al riparo. 
Dom si avvicinò, ma Matt cambiò posizione: si ritrovarono entrambi seduti a gambe incrociate, uno di fronte all'altro, con le ginocchia combacianti. Occhi negl'occhi, scorreva il tempo e nessuno osava azzardare la prima mossa. Matt si chiese se anche con la ragazza sarebbe stato così emozionante. Dom ripensava a quante altre volte si era baciato con le ragazze... Ma ora avrebbe affrontato la realtà, mano nella mano con Matt.
Qualcosa diede loro il via: i colli si allungarono, le teste s'avvicinarono, le mani strinsero la stoffa dei jeans. A meno di due centimetri di distanza, i loro cuori battevano tanto fortemente da sovrastare ogni altro suono tutt'attorno. Erano i tamburi, i tamburi dei diavoli e degli angeli dell'amore. Matt si sentì un colpevole, Dom un delinquente. Matt si sentì omosessuale, Dom maniaco.
«No» sussurrò Matt, fermandosi sull'orlo del burrone.
«Non funziona» bisbigliò Dom.
Indietreggiarono. La distanza aumentò, i battiti cardiaci diminuirono. Quella cosa non aveva senso, era troppo proibita, illegale, ingiusta. E loro troppo puri per macchiarsi. Mai, non ne avrebbero mai più parlato.
«Voglio andarmene» disse Matt, cercando la forza di alzarsi, mentre una lacrima faceva a pugni con le ciglia per uscire fuori.

Dom si soffermò sulla bellezza insolente che dipingeva i tratti divini di Matt. -E ogni tuo volere sarà il mio. Idem velle, idem nolle. Lasciarono il Lago, unico custode di quel bacio mai avvenuto, e presero ognuno la rispettiva strada verso casa, senza salutarsi.

 

·Remember me when you're the one who's silver screen·

Nota d'autrice: Buongiorno splendide lettrici :) Devo scusarmi del ritardo, ma per motivi assolutamente del c***o, potrò usare il computer col contagocce. Ora, dire che sono irata è un eufemismo; spero comunque che possiate apprezzare i miei scritti e spero tantissimo di poter apprezzare i vostri. Gente, quanto vi ringrazio di ogni fantastico complimento che ricevo... in particolare: MusicAddicted, Deathnotegintama, LetiziaHale, Holmes, Bjgirl, patri_lawliet, mi fate sempre arrossire. <3 Un bacio a tutte voi.

  
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