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Autore: Maria Sole Cullen    19/07/2010    1 recensioni
Cosa c'è dopo la frase- e continuammo a occuparci beati di quella piccola parte, ma perfetta, della nostra eternità-? Possibile che la storia finisca li?. Tutte le cose lasciate in sospeso qui avranno risposta.
(Ogni bacio della mia nuova vita mi faceva tornare in mente quelli leggeri e accorti della mia precedente esistenza. Una delle cose che ricordavo con più chiarezza era l’atroce sofferenza che provava Edward ogni volta che mi sfiorava. Immaginai il veleno sgorgargli dalla bocca a pochi centimetri dalle mie labbra calde e morbide, il desiderio devastante di sentire il liquido denso e caldo bagnarli le labbra lasciando un aroma che solo il mio sangue poteva dargli. La confusione che provava doveva essere tremenda quando la sua mente imponeva alle labbra di allontanarsi dalle mie per non mettermi in pericolo. Il pensiero mi fece quasi venire sete e mi avvinghiai ancora di più a lui pensando che adesso non doveva più soffrire. Edward sorrise compiaciuto.
questo è solo una assaggio, andate a curiosare.
(è la mia prima ff quindi siate clementi)- Lasciate recensioni-
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Intanto cado a pezzi


(dal punto di vista di Jacob)

                                 

 

“Che razza di tempismo”dissi in tono acido.

“Be io me ne vado, non voglio vedere nessuno”

Presi le stampelle appoggiate alla ringhiera della scala e provai ad alzarmi.

Bella cercò di aiutarmi ma mi tirai in dietro. Possibile che tutti si preoccupavano della mia gamba, la mia stupida e insignificante gamba.

Non era quella che mi faceva male.

Il dolore veniva da dentro, un dolore che non si poteva confrontare con quello della frattura, tutto dentro di me si stava lacerando, e ogni secondo che passava dall’ultima volta che l’avevo vista il tormento cresceva. E lei si preoccupava della gamba, mi veniva quasi da ridere, ma non mi ricordavo più come si rideva.

“Ragiona Jake, sai che non puoi trasformarti e non puoi nemmeno andartene in giro conciato così” disse Bella indicando la mia gamba ingessata.

Sbuffai e mi risedetti.

“ok, chi è l’ospite tanto atteso?” mi rassegnai.

“Siobhan e Liam hanno deciso di venire, ma non so per quale motivo non ho visto Maggie con loro.”Fece Alice

“be, sono sicuro che appena arriveranno avrete il buon senso di cacciarli fuori di casa a calci,non è così?”
Alice sembrò sbuffare

“Ma certo Jake, figurati, non voglio altri problemi”Fece Bella

Vedere altri vampiri era l’ultima cosa che volevo. Io ero stato creato per ucciderli, almeno quelli che facevano del male agli umani, e non mi andava di fare il pacifico, ma non avevo scelta, non avevo lo spirito adatto per ammazzare succhiasangue puzzolenti in quel momento. In realtà speravo che ci avrebbero dato una mano, dopotutto erano affezionati a Nessie.

“Fra quanto saranno qua?”domandò Rosalie.

Una vampata di tanfo puzzolente e sconosciuto mi arrivò in pieno viso.

“scommetto che ci sono già” dissi in tono acido.

“proprio così, qualche altro minuto”confermò Alice.

Mi alzai con fatica, appoggiandomi alle stampelle ed entrai dentro casa.

Trovai Esme con il grembiule da cucina addosso e un piatto fumante di uova e pancetta in mano.

“Jacob, ti prego mangia qualcosa, è da una settimana che non tocchi cibo.”disse con le ciglia aggrottate per la preoccupazione. La rabbia salì, non era per me che dovevano essere preoccupati, c’era qualcuno che in quel momento ne aveva molto più bisogno. Ricacciai dentro le lacrime.

“Scusa Esme ma ho lo stomaco chiuso.” Improvvisai un sorrisino per non farla rimanere troppo male. Ero stanco di ripetere le stesse cose a tutti.

“Ti ha avvertito Alice?” chiese Carlisle.

“Si, come no, la visita a sorpresa”dissi con un fondo sarcastico.

“Jacob, lo so che per te è difficile sopportare la presenza di vampiri …… tradizionali in questa casa, specialmente in questo momento ma ti prego, non fare niente di stupido. Se collaborerai li manderemo via prima e potremmo andare a cercare Renesmee.”Disse Carlisle in tono gentile.

“Si, certo, andremo a cercarla, proprio come avremmo dovuto fare ieri o due giorni fa.”

Il dottore mi ignorò, sbuffai e mi sedetti accanto a Emmet sul divano. Bella mi venne subito vicino e mi accarezzò la testa.

“Stai tranquillo, li mandiamo via subito.” Ma in realtà a me non importava delle due sanguisughe, avevo altro per la testa.

Le ruote di una macchina sgommarono davanti al vialetto di casa Cullen. Alice si diresse alla porta e fece entrare i due Vampiri. Mi ricordavo del Clan irlandese, la donna alta mi faceva anche abbastanza paura, era bella e imponente ma si muoveva in un modo che metteva una certa ansia.

Subito iniziai a tremare.

“Heii Siobhan, Liam, da quanto tempo, come mai da queste parti?”

Prima di rispondere al saluto di Alice, Siobhan si accorse di una persona di troppo presente sul divano. Demetri era sereno, con le gambe accavallate e uno stupido sorrisetto stampato in faccia. “I volturi sono venuti anche da voi? O santo cielo, non hanno ancora appreso la lezione di qualche anno fa?.” Disse in tono acido fissando Demetri.

“I Cullen mi hanno spiegato chi sei Siobhan e ti assicuro che puoi stare tranquilla, ho abbandonato I volturi già da qualche tempo ormai”fece Demetri .

Siobhan fissò Alice che la rassicurò.

“Sta dicendo la verità”

Lei sorrise ignorando gli intrusi- compreso il licantropo appoggiato sul divano.

“Spero di non avervi disturbato, come vedete manca un componente del nostro clan, Maggie è stata portata via da Chelsea due giorni fa. Sappiamo  che andare dai volturi a reclamarla sarebbe una mossa avventata, siamo venuti a chiedere il vostro aiuto”. Ecco qual’era l’espressione che aveva in viso Siobhan: Preoccupazione, ma si vedeva che il legame che la univa a Maggie non era molto stretto. Liam se ne stava dietro la sua Ragazza con sguardo serio.

Carlisle si alzò dal divano lentamente, si avvicinò al clan irlandese e molto gentilmente iniziò a parlare.

“In un qualsiasi altro momento ti avrei aiutata con piacere cara Siobhan ma come ben vedi anche nella nostro famiglia manca una presenza”Sottolineò con la voce la parola famiglia

“La piccola Renesmee è stata rapita la settimana scorsa ma al contrario di voi non siamo a conoscenza ne dell’artefice della rapimento ne del posto in cui si trova adesso.”

“Bene, capisco la vostra situazione e se permetti, Carlisle vorrei darti un consiglio, credo che i nostri due clan potrebbero darsi una mano a vicenda.  Se posso dare il mio parere credo che la scomparsa della vostra Renesmee e quella della nostra Maggie siano in qualche modo collegate. Mi sembra improbabile che i volturi abbiano lasciato perdere la vostra famiglia dopo quello che avevamo organizzato, ma naturalmente questo è solo il mio parere” Lanciava in continuazione occhiatacce a Demetri ma su di lui scivolavano senza lasciare traccia, le ignorava.

“Abbiamo già escluso tempo fa questa opzione, Alice avrebbe visto la decisione dei Volturi se così fosse” spiegò Carlisle.

“Infatti era solo una teoria ma insisto nel dire che potremmo comunque aiutarci.”

“Niente mi farebbe più felice”

“Ma dovete considerare ogni aspetto di questa unione” s’intromise Edward alzandosi dal divano e venendo vicino a Siobhan “Già siete a conoscenza del legame che hanno i licantropi con la bambina, quindi se accettate la nostra famiglia, accettate anche loro” disse indicandomi.

Incredibile, si stavano cacciando in un'altra storia che avrebbe fatto perdere solo tempo, non ci stavo. La situazione si stava complicando e Nessie era sempre più lontana da me.

Tutta la speranza che avevo accumulato  cedette sotto tanta pressione, fu in quel momento che mi sentì veramente male, il dolore era salito al sua apice.

“Puoi stare tranquillo Edward, Qualche lupacchiotto non mi darà fastidio, e magari ci aiuterà anche a ritrovare tua figlia.”

Era un insulto? Un complimento? Ormai non mi interessava, la vista si stava appannando, i suoni erano quasi scomparsi, non mi importava più niente, volevo solo sparire, Proprio come aveva fatto la mia Nessie. Non ero più cosciente di ciò che accadeva intorno a me, ero accecato dal dolore.

Dopo qualche ora uno sprazzo di lucidità mi si aprì davanti.

Il clan Irlandese non c’era più. Bella era seduta a terra sotto una colonna, lontano dal resto della famiglia, aveva la testa tra le gambe, desiderosa di piangere. Quanto avrei voluto prestargli qualche lacrima, ma ormai non ne avevo più, ero morto dentro. Improvvisamente una rabbia devastante mi fece tornare quasi del tutto la lucidità. Le mani iniziarono a tremare, Appena Bella mi vide in quello stato mi venne vicino.

“shh,shh, calmo Jake, non è niente, stai calmo.” Cercava di bloccarmi le mani ma così si sarebbe fatta solo male.

“Bella ha ragione, stai calmo Jacob, la troveremo.” Fece Carlisle.

Stavo per scoppiare, mi scrollai Bella di dosso.

“Mi dispiace dottore ma non le credo, non credo più a nessuno ormai, sinceramente, non me ne frega niente se due sanguisughe puzzolenti fanno finta di aiutarci, ho altro per la testa in questo momento. Vi siete solo complicati la vita accettando la loro alleanza. Credevo di avere tutti voi dalla mia parte ma a quanto pare mi sbagliavo. L’unica cosa che vi chiedo adesso è quella di lasciarmi in pace, non parlatemi, non avvicinatevi, perché mi farebbe sentire peggio” Ormai avevo perso il controllo di me stesso, tutto il mio corpo tremava, vidi il gesso spaccarsi in mille pezzi e i vestiti lacerarsi, proprio come il mio cuore. Bella che, si trovava troppo vicino a me, volò dall’altra parte della stanza insieme ad un tavolino di legno nero. Vidi Esme disperata.

 “Basta, basta” urlava per paura che qualcuno si fosse fatto male. Scappai, probabilmente rompendo la porta, e a quattro zampe, iniziai a correre e a sfogarmi. Il dolore alla gamba si faceva sentire ma lo ignorai. L’annebbiamento di prima tornò e iniziai a correre meccanicamente, come se dentro al mio  corpo ci fosse un’altra persona, io era solo uno spettatore che osservava la vita di un sfortunato licantropo dall’esterno.

Non vedevo gli alberi accanto a me, non sentivo alcun animale a parte il lupo che stava correndo in mezzo al bosco.

Durante la corsa mi ritrovai a pensare a quella notte:

Nessie accanto a me felice pronta a dare una risposta alla mia domanda.

“Sai” Mi aveva detto imbarazzata, “è tutto merito di mia madre se ho preso una decisione” Abbassava lo sguardo per non incrociare i miei occhi. Non parlava, stava elaborando le parole da dire in testa. La curiosità mi stava logorando, stringevo le dita attorno alla lupetto in legno che avevo in tasca molto più del necessario, era simile a quello che avevo regalato a Bella il giorno del diploma solo più grande, volevo appenderlo nella collana vicino alla conchiglia.

 La mano bruciava dalla voglia di darglielo. 

Cedetti e glielo porsi, prima di ricevere una risposta. I suoi occhi, che fino a pochi istanti prima erano concentrati e stanchi, impegnati a trovare le parole adatte, in quel momento erano felici, pieni di gioia e estasiati. Le labbra carnose si aprirono in un sorriso sincero e smagliante.

“Jake, l’hai fatto tu? Questo è ………………perfetto, senza ombra di dubbio la cosa più bella che potessi fare” Non riusciva a contenere la gioia. La presi in mano con delicatezza e gli feci segno di girarsi, gli scostai i capelli, e con un movimento fluido slacciai la collana, inserii il lupetto e rilegai il cordoncino di caucciù dietro al suo collo.

Dopo questo gesto non ricordavo più nulla, come se per qualche minuto avessi cessato di esistere, un muro spesso e invalicabile mi barricava la testa, non riuscivo a ricordare niente.

Solo dopo qualche minuto avevo ripreso lucidità, ma ormai era troppo tardi. Mi ero ritrovato sotto forma di lupo, con il torace sanguinante e una gamba dolorante.

Una donna inquietate stava sopra di me schiacciandomi contro il terreno. I suoi capelli biondi come il grano pendenti sopra la mia faccia mi oscuravano la vista, gli occhi cremisi acceso mi puntavano soddisfatti e le labbra color nero carbone grazie al rossetto incorniciavano una schiera di denti bianchissimi a confronto con la pelle scura, che sorridevano maligni e perfidi. 

Ma la cosa più terrificante non era ne il dolore alla gamba ne il sorriso inquietante della donna. Renesmee gridava da dietro la vampira, terrorizzata e confusa. L’ultima immagine che avevo di lei non era per niente un bel ricordo: il viso contorto dalle urla,  le mani strette intorno alla conchiglia e il suo corpo troppo fragile e impotente sopra le spalle della vampira che si allontanava velocemente. 

Quei ricordi facevano malissimo, li avevo rivisti così tante volte che ormai non avevo nient’altro in mente.

Una voce lontana iniziò a bisbigliare.

-Heii Jake, non farti del male, vieni da noi.

Fece Sam

Non risposi, non trovavo più la forza per parlare o pensare.

-Reagisci, non puoi comportarti in questo modo pensò

-E come dovrei comportarmi, immagina di perdere Emily, non averla più vicino e te, senza avere la certezza che sia viva ma  con la probabilità che sia morta, cosa faresti tu al posto mio?

Cercò di frenare i suoi pensieri ma ormai avevo sentito, non avrebbe potuto mai vivere senza la sua metà.

-ed è proprio quello che sto andando a fare io, non c’è altra soluzione, nessuno mi vuole aiutare a cercarla, voglio morire, proprio come il suo ricordo sta facendo pian piano.

-Non devi pensare a una cosa del genere, guardala in questo modo, tu non hai la certezza che sia morta, potrebbe essere ancora viva, e chissà quanto soffrirebbe se sapesse del tuo gesto. Aspetta qualche altra settimana per accertarti che il suo cuore abbia smesso di battere, oppure non sei disposto a soffrire qualche altro giorno per Renesmee?

Il suo discorso aveva una logica. Sam si tranquillizzò quando capì che stavo cambiando idea. Solo un paio di settimane di sofferenza, dovevo farlo per lei. Altre quattro voci tirarono un sospiro di sollievo. Non mi ero accorto che ascoltavano la conversazione, forse si erano trasformati, allarmati dagli ululati di Sam.

-Voi mi aiuterete a cercarla vero?

-ma certo. Rispose Embry.

-fino alla morte, amico mio. Concluse Quill.

Non ero solo come avevo creduto prima, ma la speranza ormai l’avevo abbandonata già da un pezzo, volevo solo accertarmi che la mia morte avesse davvero un senso, volevo accertarmi che l’unica ragione della mia esistenza fosse realmente senza vita.

Magari non ero ancora del tutto morto, ma ci ero molto vicino, ormai il mio cuore non batteva più come prima, ero a pochissimi passi dalla morte.

Jacob comunque non esisteva più e mentre mi lasciavo invadere dal dolore la vista si affievoliva, finché non persi completamente lucidità. 

  
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