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Autore: Sunny    22/09/2005    68 recensioni
Missing Moment del sesto libro dedicato al compleanno di Nonny, Meggie e Angèle! ^___________-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Scacco Matto

Potevo io restarmene con le mani in mano dopo quel capolavoro di ispirazione che ha sfornato mamma Rowla il 16 Luglio? Ma ovviamente no! Questo è il primo di due Missing Moments che ho troppa voglia di scrivere… la mia interpretazione di un momento che nel libro non è descritto. E in questo caso parliamo… ma della pace fatta tra Ron e Hermione dopo l’incidente di Ron, ovvio! Nessuno li ha visti fare pace… e guardacaso dopo sono cominciate tante cose… Lavanda ha perso punti… il contatto fisico fra questi due piccioni si è fatto più intenso… ih ih ih… a voi, cari, buona lettura!

 

Oh, quasi dimenticavo… questo è il mio modo di augurare buon compleanno alle specialissime Nonny, Meggie e Angèle! Auguri ragazze!!Vvtttttttttttttttttttttttttttttttttttb! *^__________^*

 

 

 

 

 

 

SCACCO MATTO

 

 

 

 

Wishful thinking I might be yours
Drifting on every step
I'm always drawn to the dark horse
Sweet sweet nothing's said
And every dream is just a dream after all

And everything stands so still when you dance
Everything spins so fast
And the night's in a paper cup
When you want it to last

Wishful thinking you might be mine
Every shiver sends
One breath under the bridge of sighs
Bending where the river bends
And every dream is just a dream, after all

And everything stands so still when you dance
Everything spins so fast
And the night's in a paper cup
When you want it to last

                                               Paper Cup, Heather Nova

 

 

 

 

***************

 

 

“Signor Weasley! Non te lo ripeterò per la ventesima volta, ho detto che devi stare sdraiato e riposarti!”

 

Ron sbuffò sonoramente e allungò le gambe sul letto dell’infermeria, incrociando le braccia dietro la nuca. “Poi magari mi spiegherà perché devo rimanere chiuso qua dentro quando mi sento benissimo.”

 

“Fino a prova contraria ne so un po’ più di te, giovanotto.” L’anziana guaritrice gli mise in mano un bicchiere colmo di un liquido azzurrino e viscido. “Hai bisogno di molto riposo e tranquillità per riprenderti del tutto. Avanti, ora bevi questo.”

 

La smorfia del ragazzo mostrò chiaramente la sua ostilità all’idea. “Madama Chips, io sto bene ora, davvero…”

 

La donna appoggiò minacciosamente le mani sui fianchi e assunse un’aria minacciosa.

 

“Va bene, va bene, ho capito.” Ron le lanciò un’ultima occhiata fra il torvo e lo sconsolato, poi si decise a ingurgitare quello strano liquido e lo fece tutto d’un sorso… per tossire e sputacchiare saliva un attimo dopo. “Ma cos’era, altro veleno??”

 

“Proprio l’opposto.” Madama Chips cercò inutilmente di dare una sistemata alle lenzuola tutte scombinate di Ron, ma il ragazzo provò un profondo senso di disagio – già gli dava fastidio quando lo faceva sua madre, figurarsi un’estranea – e sgambettò nervosamente. “Ooh, per l’amor del cielo, ragazzo mio! Sei una tarantola, non stai fermo un momento!”

 

“Questo posto è scomodo, ci sto da un sacco di tempo e lei ancora non si è convinta che sto bene! Se solo mi desse retta, che oltretutto fra qualche giorno c’è anche la partita, io potrei…” Ron s’interruppe quando sentì un lieve bussare alla porta, e immediatamente si coprì il viso con le mani. “No, di nuovo lei…”

 

“Abbiamo qualche problema, signor Weasley?”

 

“Altrochè se ce l’abbiamo…. Non potrebbe farmi un piccolissimo favore, andare fuori e dire alla ragazza che sta bussando che io dormo profondamente e che non è prudente svegliarmi?”

 

Madama Chips inarcò le sopracciglia. “Se mi presto a questo tuo squallido giochetto, in cambio pretendo di non sentire più lamentele quando dico che dovrai restare a letto finchè non ti riterrò completamente guarito.”

 

“Tutto quello che vuole.” Disse subito Ron, dimostrando le sue buone intenzioni sdraiandosi sul letto, benchè le lenzuola restassero comunque molto in disordine.

 

“E sia.” Madama Chips si allontanò in direzione della porta, borbottando fra sé e sé a proposito della profonda immaturità dei maschi.

 

Ron sbuffò e appoggiò la testa contro le braccia che aveva incrociato sotto la nuca. Provò a chiudere gli occhi, giusto per vedere se per davvero un po’ di sonno gli veniva, ma niente… era tutto talmente noioso che neanche il sonno si degnava di fargli visita. Stava andando decisamente tutto storto da quando si era ingoiato quello schifo che l’aveva sbattuto in infermeria, tra Lavanda che era peggio del solito e quell’arrivista di Cormac McLaggen che…

 

“Mi dispiace, signorina Granger, ma dovrai ripassare domani. Il tuo amico sta riposando ora.”

 

Hermione?

 

“Oh… certo, capisco… va bene, allora. Potrebbe… dirgli solo che sono passata?”

 

“Un momento!” Ron scansò le lenzuola con una pedata e si fiondò giù dal letto a tutta velocità, incurante della perfida coperta in agguato… “Hermione!”

 

“Non ti preoccupare, glielo dirò senz’altro.” Proseguì Madama Chips dall’altra parte della porta.

 

“Io…grazie.”

 

“…ma che diavolo!!” Ron imprecò contro la coperta che gli si era inavvertitamente avvolta attorno alla caviglia, poi alla fine decise di non perderci altro tempo e se la trascinò dietro con violenza per raggiungere la porta di corsa… “Ehi Hermio…”

 

Sbam.

 

La coperta impedì a Ron di afferrare la maniglia della porta… in compenso gli lasciò la piena possibilità di sbatterci contro, spalancarla col peso del corpo… e atterrare su qualcosa di infinitamente più morbido e familiare.

 

Signor Weasley!!” protestò indignata Madama Chips.

 

Ron biascicò qualcosa che doveva essere una scusa mentre si sollevava in tutta fretta almeno sui gomiti… era atterrato dritto dritto su Hermione, facendola cadere di schiena a terra. “Oh… miseriaccia… stai bene?” provò a dire il ragazzo, che aveva il viso dello stesso colore dei capelli.

 

Hermione sbattè un momento gli occhi come per riprendere l’uso della vista, poi si rese conto della situazione e subito fece leva sui gomiti per mettersi seduta. “Ron! Santo cielo, va tutto bene? Ti sei fatto male?”

 

“N-No, io non…” …ma quale male… mai stato meglio in vita mia…

 

“Aspetta, ti aiuto ad alzarti.” Molto premurosamente, Hermione scattò in piedi e si passò un suo braccio attorno alle spalle per aiutarlo. “Appoggiati a me, coraggio… ce la fai?”

 

“Si, tranquilla.”  Ma se ti aspetti che scollo questo braccio da dov’è…

 

Madama Chips inarcò leggermente un sopracciglio scettico. “Ma tu non stavi dormendo, signor Weasley?”

 

“Ron, mi dispiace…” Hermione era di un colorito piuttosto acceso. “Non volevo disturbarti…”

 

“No, che dici, è tutto ok.” Ron le fece un piccolo sorriso per tranquillizzarla, poi si rivolse all’anziana infermiera. “E poi non ho neanche un po’ di sonno. Posso almeno ricevere visite, no?”

 

Madama Chips gli rivolse un’occhiata di profonda pietà e disgusto, poi girò sui tacchi e si avviò verso la sua stanza borbottando qualcosa fra i denti.

 

“Sicuro che non ti ho disturbato?” Hermione lo guardò apprensivamente, sorreggendolo meglio che poteva.

 

“Mi hai fatto una bella sorpresa, invece.” Ron fece uno dei suoi sorrisetti furbastri. “Sapessi che palle là dentro.”

 

“Non è bene che resti in piedi tanto tempo. Coraggio, ti accompagno a letto.”

 

Ron alzò gli occhi al cielo. “Andiamo, Hermione, non trattarmi come un povero mentecatto…”

 

Hermione fece un sospiro stanco… sconfitto. “Per favore, Ron… non sono qui per litigare. Ti prego.”

 

Qualcosa nella sua voce e nelle sue parole fece scattare la memoria di Ron… con tutto quel trambusto si era quasi dimenticato della loro litigata, degli uccelli assassini e di quei terribili silenzi carichi di gelo che si erano rivolti per settimane. Nel momento del pericolo Ron aveva rimosso tutto… la prima cosa che aveva pensato quando l’aveva rivista – per quanto il suo cervello riuscisse a pensare, in quella posizione in cui si erano trovati… - era la gioia di poterla rivedere dopo tanto tempo. Di parlare di nuovo con lei… era da una vita che non si rivolgevano la parola.

 

Hermione prese il suo silenzio per buono e cominciò a camminare lentamente verso il letto, e quando lo trovò in condizioni pietose arricciò istintivamente il naso. “Qui è tutto in disordine.”

 

Ron scrollò le spalle. “Non è mica uno spasso passare tutto il giorno a letto.”

 

“Aspetta.” Hermione lo accompagnò fino a una sedia non lontana dai letti e lo aiutò a sedersi. “Dammi solo un momento.”

 

Ron le obbedì e rimase seduto, incuriosito… non si aspettava di vedere Hermione che gli rifaceva il letto, un gesto così affettuoso e protettivo. Si muoveva a scatti, come se il suo corpo fosse in tensione… aveva i capelli raccolti in una coda di cavallo, e si vedeva chiaramente che aveva il collo teso… ora che ci faceva caso, anche gli occhi erano lucidi…

 

“Ecco, ho finito.” Hermione tornò a riprenderlo, evitando il suo sguardo. “Vieni a stenderti.”

 

“Hermione, guarda che sto bene.” Ron non rifiutò di appoggiarsi a lei – per una volta che potevano ‘toccarsi’ tanto, perché rinunciare… - ma una volta accanto al letto si divincolò gentilmente dalla sua presa. “Ce la faccio da solo.”

 

“Scusami.” Mormorò piano lei, abbassando gli occhi.

 

Ron si infilò sotto le lenzuola e si appoggiò comodamente al cuscino alle sue spalle. “Non ti devi scusare… devi solo stare tranquilla perché sto bene adesso. Vedi?”

 

Hermione si morse le labbra e guardò altrove nella stanza, come se volesse evitare di proposito il contatto visivo. “Ho… ti ho preso tutti gli appunti e i compiti di questi ultimi giorni. Ieri sera ti ho anche fatto una specie di scaletta, così saprai con cosa devi cominciare per non restare indietro col programma.”

 

Ron fece una piccola smorfia. “Ehi, ci ho quasi rimesso la pelle e la prima cosa a cui pensi è mettermi sotto torchio?”

 

Finalmente Hermione si decise a guardarlo negli occhi… li aveva gonfi e stanchi. Cerchiati, perfino. “Hai perfettamente ragione, io non dovrei nemmeno essere qui.” mormorò, con la voce che le tremava. “Mi dispiace di averti disturbato…”

 

“Ehi, aspetta!” Ron le afferrò il polso proprio mentre si stava allontanando. “Non volevo affatto dire questo… era una battuta! Io sono… contento che tu mi abbia preso i compiti, davvero, e se non me li organizzassi tu non saprei davvero che fare.”

 

Hermione si voltò lentamente a guardarlo… ma stavolta senza freni inibitori. Stavolta tremava da capo a piedi e le lacrime le scivolarono in abbondanza sulle guance.

 

Ron rimase senza parole. “…Hermione…”

 

“Tu hai una vaga idea…” gli mormorò seccamente lei, cercando di non cedere alle emozioni. “…di cosa significhi sapere che il tuo migliore amico è sfuggito di un soffio alla morte… e che le tue ultime parole con lui sono state insulti?”

 

Ron fece una smorfia arricciando naso e bocca. “…non…”

 

“Ho passato ore ad aspettare che qualcuno mi dicesse che te la saresti cavata…” mormorò Hermione, la cui voce tremante era così instabile che quasi non si riusciva a comprendere quello che diceva. “…e intanto pensavo a tutte le volte che abbiamo litigato… a tutte le cose orribili che ci siamo detti…”

 

“Nei nervi si dicono tante cose, ma non per questo…” Ron si ammutolì all’istante quando le vide tremare violentemente il mento. “Hermione, io… non piangere, per favore…”

 

La ragazza singhiozzò una volta, tappandosi la bocca con una mano… ma non riuscì a smettere di piangere. E prima di potersi controllare, di realizzare cosa stesse facendo, si gettò fra le braccia di Ron e gli nascose il viso nel petto, sfogando il suo pianto con dei singulti strazianti. “…stupido… sei uno stupido, Ron Weasley…” piagnucolò.

 

Ron rimase basito per qualche attimo…un momento dopo divenne del colore di un peperone, realizzando cosa gli stava capitando: Hermione lo stava abbracciando… la cosa gli mandò in orbita il cervello per qualche minuto, poi quei singhiozzi disperati lo riportarono sulla terra e realizzò che c’era poco da gioire… Hermione era disperata. Fu un istinto passarle le braccia attorno ai fianchi e accarezzarle dolcemente i capelli, cercando di calmarla. “Ssh, dai… è tutto a posto, sto benone…”

 

Questo non sembrò sortire l’effetto voluto, perché la ragazza continuò a piangere… Ron si ritrovò a pensare per l’ennesima volta che le ragazze erano troppo sensibili in certi casi, come quando avevano le lacrime in tasca e non la finivano più… poi però si fermò un attimo a riflettere.

 

Se i nostri posti fossero stati scambiati? Se quel veleno l’avesse bevuto lei…

 

Hermione si sentì stringere più forte in quell’abbraccio che improvvisamente da impacciato e imbarazzato si fece protettivo e dolce… e poco alla volta i singhiozzi diminuirono.

 

“E’ passata, ok?” le mormorò dolcemente Ron. “Non ci pensare più… io sto bene, e noi abbiamo fatto pace… questo è quello che conta.”

 

Hermione annuì contro il suo petto, e piano piano i suoi singhiozzi si ridussero a pochi singulti appena accennati… questione di qualche minuto e il suo pianto cessò. Capì da sola che era meglio staccarsi da quell’abbraccio, ma si sentiva così bene… fu dura separarsi da lui, ma per una questione di buonsenso – qualcosa che non le era mai mancato, e non poteva certo perdere ora – si fece indietro e si asciugò gli occhi con le maniche della divisa, tirando su col naso.

 

“Meglio?” le chiese speranzoso Ron.

 

Hermione fece un pallido sorriso e annuì. “Si, grazie. Scusa, ti ho bagnato tutto il pigiama…”

 

“Nah, è una scemenza.” Ron si spostò un po’ nel suo letto, facendole spazio e dando due pacchette sul materasso. “Dai, siediti.”

 

Hermione si sedette accanto a lui e si soffiò il naso con un fazzoletto che aveva nella tasca. “Mi dispiace, non volevo piagnucolare tanto… è solo che sono giorni che mi porto dentro questa cosa. Non… non sapevo con chi parlare.”

 

Ron si sentì improvvisamente come se fosse alto almeno una decina di centimetri in più. Così lui era speciale per lei… nessun altro aveva raccolto il suo pianto, dunque con lui era diverso…

 

“Madama Chips dice che stai migliorando in fretta.” Hermione si sforzò di sorridere senza più singultare. “Anche se non crede che ce la farai per la partita di sabato.”

 

Ron fece una smorfia sconsolata. “Non ne parliamo… quella megera non mi lascerà neanche assistere, capisci? E’ una roba assurda!”

 

“Lo fa per te.” Hermione gli offrì un sorriso comprensivo. “Ci hai fatto prendere uno spavento non indifferente… adesso è meglio essere prudenti.”

 

“Mmh…” Ron scoccò la lingua rumorosamente. “McLaggen non ha perso tempo, eh? So che ha preso il mio posto.”

 

Hermione sorrise. “Da quando lui è nella squadra, Harry rischia un esaurimento nervoso… pare che sia impossibile, un saccentone che poi in realtà il suo compito non lo sa svolgere affatto.”

 

Ron inarcò un sopracciglio. “Tu dovresti conoscerlo bene, se non sbaglio…”

 

Hermione sospirò, avvilita, e abbassò lo sguardo. “Non doveva essere lui il mio accompagnatore alla festa del professor Slughorn.”

 

Ron rimase in silenzio per un momento. Aveva ragione lei… era stato lui a rovinare tutto quanto.

 

Hermione si morse le labbra. “Ron, tu non puoi arrabbiarti… perciò se pensi che questa cosa ti dia fastidio, io…”

 

“No, no, aspetta.” Ron la fermò prima che potesse alzarsi. “Hai ragione tu… non sono stato… corretto con te. Non ti meritavi di venire a sapere in quel modo… le cose, ecco.”

 

Hermione sembrò piacevolmente stupita da quel discorso così maturo, e imprevedibilmente fece un piccolissimo sorriso. “Come hai detto tu… è passata.”

 

Ron prese spunto da quel piccolo sorriso per essere ottimista e farne uno a sua volta. “In realtà dovrei chiederti scusa perché a quanto ne so la serata non è andata proprio bene…”

 

Hermione arricciò il naso. “Harry ci ha messo poco a vuotare il sacco, a quanto pare.”

 

“Veramente me l’ha detto Luna.” Ron ridacchiò. “Pare che McLaggen ci sia rimasto parecchio male sotto quel vischio…”

 

Hermione rise. “Avresti dovuto vederlo, sembrava un troll con quelle manone! Non sapevo neanche io dove scappare!”

 

Ron provò un momentaneo istinto di gelosia, ma poi trovò la sua risata contagiosa abbastanza per ridere a sua volta. “Che coppia che dovevate essere.”

 

Hermione annuì e tornò lentamente un po’ più seria. “…è la prima volta da settimane che parliamo…”

 

Ron fece una smorfia pensierosa. “Eh si… è vero.”

 

Hermione emise un sospiro intenso… tutto all’improvviso sembrava di nuovo triste. “Ho pensato tanto in queste settimane… e sai cosa mi ha fatto stare male per davvero?”

 

“Cosa?”

 

“Che tirando le somme, ho capito che io e te non facciamo altro che litigare… perfino la nostra amicizia è nata su un litigio… ecco, io…” Hermione abbassò lo sguardo sulle dita che si stava torcendo in grembo. “…in un momento di sconforto ho pensato che noi siamo amici solo perché fa bene a Harry, perché lui ha bisogno di noi.”

 

Ron si mise seduto più eretto nel letto. “Come…?”

 

“Altrimenti non si spiegherebbe il perché di tante litigate… è come se noi non riuscissimo ad andare d’accordo su niente, sono più le cose che non ci diciamo di quelle che invece ci confidiamo… e questa cosa mi fa star male. Mi fa stare molto male.” Hermione spalancò gli occhi quando vide una mano grande coprire le sue, e alzò lo sguardo.

 

“Io non la penso così.” Ron era più serio di quanto non lo avesse mai visto in tanti anni. “Ci sono vari tipi di amicizia, secondo me… la nostra è un po’ complicata, ma non è inesistente. Se io sto bene quando sono con te… e tu stai bene quando sei con me… questo è essere amici.”

 

Hermione sbattè lentamente gli occhi.

 

“P-Perché tu stai bene quando sei con me, vero?”

 

“…si.” Hermione annuì lentamente, e rispose con un filo di voce. “Si, io si. Tu?”

 

Ron fece uno dei suoi sorrisetti furbastri. “Quando non mi lanci addosso un intero stormo di canarini impazziti…”

 

Hermione ridacchiò. “Ok, quella è stata… una reazione un po’ dura.”

 

“Nemmeno io ci sono andato tanto leggero.” Ron scrollò le spalle. “Diciamo che siamo pari, va bene?”

 

Hermione fece il primo vero sorriso della settimana. “Pari, allora.”

 

Ron si rese conto solo dopo che stava sorridendo come un imbecille… ma soprattutto realizzò solo in un secondo momento che aveva ancora la mano sulle sue… correzione: lei gli aveva preso la mano, e aveva intrecciato le proprie dita con le sue… ma dov’era lui quando questo era successo?? La cosa strana era proprio la sua tranquillità… non si sentiva agitato perché le stava tenendo la mano, e non sentiva nemmeno il palmo sudargli più di tanto. Si sentiva… a posto. Si sentiva bene. Ecco perché non si era accorto di quel cambiamento… perché sembrava la cosa più naturale del mondo.

 

…ha detto che sta bene quando è con me…

 

“Senti, Hermione…”

 

“Madama Chips?? Ho bisogno di entrare, posso?”

 

Quella voce fece sussultare entrambi… Ron sbiancò e Hermione ritrasse immediatamente la mano, guardandosi disperatamente in giro, poi si tuffò giù a razzo e si nascose sotto il letto appiattendosi il più possibile. Ron, dal canto suo, ci impiegò la metà di un istante a sdraiarsi scompostamente e a chiudere gli occhi.

 

“Won-Won?”

 

Lavanda fece capolino dalla porta dell’infermeria e la chiuse un attimo dopo. Si guardò in giro per un momento, poi raggiunse il letto del suo ragazzo e ci si sedette sopra con la grazia di un elefante… e Ron dovette sforzarsi di non fare una smorfia. Lui che era sopra il letto aveva fatto quel salto, poteva solo immaginare la povera Hermione sotto…

 

“Tesorino, sei sveglio?” Lavanda gli accarezzò il viso e gli stampò un sonoro bacio sulle labbra, ma non ottenne alcuna risposta… il che la indispettì non poco. “Won-Won, ma com’è possibile…ogni volta che vengo a trovarti stai sempre a dormire! Andiamo, tesoruccio mio… sono venuta a coccolarti un po’…”

 

Ron si complimentò mentalmente con se stesso… non era esattamente facile restare immobili e mantenere il respiro lento e regolare con una ragazza che si strusciava addosso nel disperato tentativo di ottenere una minima reazione… il fatto era che gli dava fastidio. Tutto quello strusciarsi… quei baci… non ne aveva voglia, non in quel momento e non da lei. C’era Hermione sotto il suo letto, mentre quella pazza si muoveva come un’anguilla in calore, ci mancava solo che per colpa sua tornassero a non parlarsi… proprio ora che stava andando tutto a gonfie vele…

 

“Uff…”Lavanda finalmente si alzò e si diede una sistemata alla divisa. “E va bene, ho capito… speriamo che almeno domani sarai sveglio, perché questa cosa che ogni volta che vengo io tu dormi non mi sta affatto bene.”

 

Ron rimase immobile finchè non sentì la porta richiudersi con la stessa inconfondibile grazia di prima, dopodichè scese dal letto come un fulmine e si chinò a terra. “Hermione, va tutto bene là sotto?”

 

La brunetta era distesa sul pavimento e non si muoveva, ma si stava comprimendo un lato della testa con le mani. “…ahia…” gemette dolorante.

 

“Miseriaccia, ti sei fatta male? Aspetta, fammi vedere…” Ron si mise carponi e s’infilò sotto il letto a sua volta, e subito le scansò le mani dalla testa per controllare che il danno non fosse grave. “…non sanguina… per fortuna non dovrebbe essere nulla più di una bella botta.”

 

Hermione sollevò la testa… incredibilmente stava sorridendo. “Ehi, Won-Won, ma fa così anche tutte le volte che ti salta sulle gambe?”

 

Ron non potè trattenersi… scoppiò in una risata divertita e allegra, e annuì vivacemente. “Diciamo che non ha proprio tanta grazia.”

 

“No, diciamo pure che non ne ha affatto.” Hermione sorrise e scosse la testa, mettendosi anche lei sulle ginocchia per uscire da quello spazio stretto… ma quando fece per sporgersi in avanti, con una smorfia si trattenne. “Ohi… mi si sono impigliati i capelli nelle molle…”

 

“Aspetta, faccio io.” Ron le si avvicinò in modo pericolosamente audace, irrompendo nel suo spazio personale con una certa sicurezza… sicurezza che vacillò quando vide il volto di lei tingersi di rosso. “Uhm… dovresti avvicinarti un pochetto, così posso…”

 

Hermione annuì e gli obbedì, arrossendo ancora di più quando i loro corpi si incontrarono. Imbarazzato, lui sporse oltre le mani e cominciò ad armeggiare col ciuffetto di capelli che era rimasto impigliato nelle molle del materasso… e lei, ancora più imbarazzata, non sapendo dove mettere le braccia le appoggiò timidamente sulle sue spalle. Dopo qualche attimo di tensione provò a rilassarsi, e chiuse gli occhi… appoggiò la testa contro la sua spalla e lo lasciò fare, indulgendo per qualche momento in un sogno apparentemente quasi irrealizzabile…

 

Ron continuava a giocherellare con quel ciuffetto di capelli senza tentare in realtà di liberarlo… la verità era che si sentiva in paradiso. Lì dove nessuno poteva vederli, nell’ombra… erano abbracciati. E lui non si sentiva lo stupido imbranato che era sempre stato fino a qualche mese prima – forse di questo doveva ringraziare Lavanda – bensì gli pareva quasi di poter dominare la situazione. Forse perché le cose erano molto diverse dal solito… nel senso che per una volta lui non si sentiva inadeguato. Quando abbracciava Lavanda c’erano volte che si sentiva un po’ impedito… era sempre lei a sistemargli le mani dove voleva che stessero, non gli lasciava un gran margine di scelta… Hermione invece non pretendeva proprio niente. Sembrava che si accontentasse perfettamente di quello che le stava offrendo… la sentiva rilassata fra le sue braccia. Lavanda era molto più alta e formosa di lei, questo era vero, però forse proprio il suo essere più bassa e minuta lo faceva sentire più sicuro di sé nell’abbracciarla… e poi gli piaceva sentire accanto al mento la pelle liscia del suo collo libero dai capelli, gli faceva venire una voglia smisurata di poggiarci le labbra sopra… forse se ci avesse provato lei non si sarebbe tirata indietro… magari non le avrebbe dato fastidio, magari sotto sotto un po’ anche lei lo voleva… magari…

 

…magari non si fosse improvvisamente sollevato in aria il letto, facendoli sobbalzare e soprattutto strappando un paio di capelli a Hermione, che si toccò la coda di cavallo ed emise un piccolo lamento.

 

Signor Weasley!! Signorina Granger!!

 

Hermione scattò in piedi come un soldato, a differenza di Ron che imprecò fra i denti mentre si alzava in modo decisamente più restìo. “Madama Chips, noi…”

 

“Ho appena dovuto subire le lamentele della signorina Brown, che trova assurdo il quantitativo di pozioni soporifere che ti somministro durante il giorno.” Sibilò l’anziana guaritrice, posando minacciosamente le mani sui fianchi. “Ma a quanto pare tu non stavi affatto dormendo, giovanotto!”

 

Hermione aveva il colorito di un pomodoro. “Non è stata colpa sua… io… noi…”

 

“Le si erano impigliati i capelli sotto il materasso e le stavo dando una mano a liberarsi, tutto qui.” Replicò astioso Ron, che ancora non aveva perdonato l’infermiera per averlo interrotto sul più bello del più grande esperimento di coraggio della sua vita.

 

Madama Chips inarcò le sopracciglia e incrociò le braccia sul petto. “E cosa ci facevano esattamente i capelli della signorina Granger sotto il materasso?”

 

Ron aprì la bocca e la richiuse un attimo dopo, indeciso sulla linea di difesa da adottare, mentre Hermione si morse le labbra e tentò il tutto per tutto. “Glielo giuro, non stavamo facendo niente… dico davvero, è stato un incidente… è che… insomma…”

 

“Voglio crederti sulla parola, signorina Granger, e spero bene che non sia davvero successo niente qui.” Madama Chips squadrò bene le spalle, come per mostrare tutta la sua autorità. “Ma badate che se vi pizzico ancora a fare… cose sconvenienti… mi rivolgerò direttamente alla professoressa McGranitt, sono stata chiara?”

 

“Cristallina.” Fece imbronciato Ron.

 

“Ci scusi ancora, Madama Chips, non succederà più.” Hermione riprese a respirare solo quando la donna si fu rinchiusa di nuovo nella sua stanza.

 

“Befana che non è altro.” Borbottò Ron.

 

“Non puoi prendertela con lei… ha equivocato.” Hermione sospirò e cercò di recuperare la calma necessaria a tornare da violacea a rosa. “Dai, torna a sdraiarti… non dimenticare che devi stare a riposo.”

 

Ron alzò gli occhi al cielo, ma le obbedì. “Grazie, mammina.” Brontolò, ma il suo malumore si dissipò nel vedere con quanta cura lei gli stava sistemando le lenzuola.

 

“E’ vero che dormi sempre quando viene a trovarti?” mormorò Hermione, tornando a sedersi sul letto accanto a lui.

 

Ron fece una smorfia. “Faccio finta… Lavanda è appiccicosa, e poi non è facile parlare con lei.”

 

Hermione fece una piccola smorfia ironica. “Oh, questo posso immaginarlo.”

 

“Che vuoi dire?”

 

“Che se fate sempre anche in privato quello che fate in presenza di tutta la scuola… vi baciate e basta, punto. Scommetto che se ti chiedo qual è il suo colore preferito nemmeno lo sai.”

 

Ron si passò una mano sulla nuca. “Non è che non parliamo…”

 

“No?”

 

“No… cioè si… cioè no…” Ron sbuffò. “Insomma, ma come ci parlo con Lavanda se tutto quello che sa dire è roba di moda, pettegolezzi su tutta la scuola e commenti da zitella acida su tutto e su tutti?”

 

Hermione inarcò le sopracciglia. “E’ la tua ragazza e ne parli così? Sai, forse dovresti chiederti perché ci stai insieme, voglio dire… se vuoi continuare a starci. Perché lei mi sembra molto coinvolta… quindi per correttezza dovresti essere chiaro e dirle la verità.”

 

“La fai facile tu.” Ron s’imbronciò. “La vedi come fa? Parte lei per prima sempre e comunque, non ti lascia un secondo per parlare… e poi è super gelosa.”

 

Hermione arricciò il naso. “Alla fine è come pensavo io… stai con lei solo perché è bella.”

 

“Ehi, un momento, io non sto con la gente solo perché è bella!”

 

“Allora com’è che ti ritrovi insieme a lei?”

 

Colpa tua. Tua e di Vicky.

 

“Voglio dire, se ci stai insieme deve piacerti non soltanto fisicamente, no?”

 

Ron la osservò attentamente e decise di giocare di furbizia per ottenere quello che voleva… e poco ci mancò che non rovinasse il suo splendido piano per ridere dalla gioia. L’occasione gli si era offerta su un piatto d’argento. “Beh, credo che le cose siano andate un po’ com’è successo fra te e Viktor, no? E’ nato tutto con un bacio.”

 

Hermione rimase impassibile, il che incrinò il magnifico piano ideato con tanta rapidità dal ragazzo.

 

“Perché sì, si comincia sempre da un bacio…” Ron insistette, deciso a non mollare l’argomento. “…e poi la questione è: stiamo insieme o no? Lavanda ne ha fatto un fatto automatico… tu come ti sei regolata?”

 

“Su cosa?”

 

Eh no, eh! La finta tonta no!

 

“Sul bacio di Krum.”

 

“E chi ti ha detto che ho baciato Viktor?”

 

La calma di Hermione irritò enormemente Ron. “Oh, andiamo! Non c’è bisogno mica di avere le foto di Rita Skeeter, basta fare due più due!”

 

Lei scrollò le spalle. “Fare due più due in questo caso mi sembra piuttosto l’approccio di Calì e Lavanda alle novità… trattare le cose come pettegolezzi. Non ti pare?”

 

Ron sospirò enormemente e si appoggiò al cuscino alle sue spalle, sentendosi sconfitto. Hermione era troppo intelligente per lui, batterla con un trucchetto così elementare era stato un sogno… forse però poteva ancora fare qualcosa. “Beh, in ogni caso io la voglio lasciare.”

 

Hermione gli rivolse un’incoraggiante espressione vivace ed estremamente positiva. “Se è questo che vuoi, non dovresti perdere tempo e dirglielo.”

 

“Te l’ho detto, è un tipo assurdo…” Ron le rivolse un piccolo sguardo in tralice. “Scusa, tu come hai fatto a liberarti di Viktor?”

 

“Chi ti ha detto che mi sono liberata di lui?”

 

Ron strinse gli occhi in due fessure e serrò le lenzuola nei pugni. “Stai dicendo che tu e lui…”

 

Inaspettatamente, Hermione scoppiò a ridere. E se la rise della grossa.

 

“Beh, che c’è da ridere?!”

 

“Ah, Ron…” Hermione scosse la testa e lo guardò con un sorriso. “Non mollerai l’argomento finchè non avrai saputo quello che vuoi, vero?”

 

Ron fece una smorfia e guardò altrove, maledicendo le sue orecchie bollenti e probabilmente bordeaux. “Non c’è niente di male a voler sapere i segreti dei propri amici.” Bofonchiò.

 

Hermione gli rivolse uno sguardo estremamente buono e comprensivo. “Allora sta’ a sentire, e non dare i numeri. Si, è vero, Viktor mi ha baciata… e non fare quella faccia! E’ stato l’unico finora che mi ha dimostrato un po’ di interesse, ed è stato piacevole per una volta essere il centro dell’attenzione di un ragazzo… ma poi lui voleva fare sul serio, e io gli ho detto che non me la sentivo perché non provavo per lui quello che lui provava per me. In compenso siamo rimasti ottimi amici e ci sentiamo spesso per posta. Soddisfatto adesso?”

 

Ron inarcò un sopracciglio mentre tutto il suo volto si schiudeva in una smorfia sospettosa. “Mi stai dicendo che tra te e lui non c’è più niente?”

 

“C’è una bella amicizia.” Hermione si sistemò la coda, cercando di dominare un po’ i capelli ribelli. “Te l’ho detto adesso e non voglio essere costretta a ripetertelo ancora… perciò prometti di non chiamarlo più Vicky, va bene?”

 

“Va bene.” Ron increspò le labbra in un sorrisetto. “Sai che sinceramente pensavo che fosse successo molto di più tra voi due?”

 

Hermione incrociò le braccia sul petto e finse un’espressione altezzosa. “Ti sei mai degnato di venire a chiedere direttamente a me la cosa? Nossignore, ti sei basato su stupide voci di corridoio… perciò ben ti sta se hai capito una cosa per un’altra.”

 

Ron scrollò le spalle. “A volte non è facile parlare con voi ragazze… lo sai come la penso.”

 

“A volte sei un po’ vigliacco, Ron Weasley, il che non è nella tua natura perciò vedi di fartelo passare.”

 

“Ooh, e visto che tu sei quella col fegato d’acciaio… ti dispiacerebbe suggerirmi un modo per andare dalla mia ragazza, che è convinta che ci sposeremo, e dirle che non mi interessa più?”

 

Hermione scosse sbrigativamente la testa e smanettò leggermente. E’ proprio come la Smaterializzazione, Ron… Destinazione, Determinazione e Decisione.”

 

Ron si passò le mani sulla faccia. “Anche questo no, ti prego… perché vuoi infierire?”

 

“Io non infierisco per niente.” Hermione gli strappò gentilmente le mani dalla faccia. “Va’ da lei con calma… le dici che vuoi parlarle… le spieghi che si merita molto più di quanto tu puoi offrirle in questo momento, magari aggiungi pure che lei è molto più matura di te per affrontare una storia così come la vuole… e il gioco è fatto.”

 

Ron fece un adorabile broncio… e sembrò quasi un bambino capriccioso quando le si rivolse ancora. “Dovresti farlo tu al posto mio, sei brava a parlare… e poi se qualcosa va male, hai sempre quel dannato esercito di pennuti che può tornare piuttosto utile in situazioni del genere.”

 

Hermione scoppiò a ridere. “Tu non cambierai mai… e continui ad avere la sensibilità di un cucchiaino.”

 

“Ehi!” Ron si finse offeso. “Questa cosa sta cominciando a diventare un insulto!”

 

“Veramente lo era fin dal principio.”

 

E risero… serenamente, senza un motivo valido, senza una ragione in particolare… risero perché avevano entrambi bisogno di farlo. Risero perché si sentivano finalmente a posto l’una con l’altro, di nuovo amici… di nuovo inseparabili. Risero perché era così bello poter essere vivi per farlo… risero perché era un diritto che reclamava il numero dei loro anni.

 

Hermione alla fine tornò a poco a poco quasi seria… e riprese a torcersi le dita delle mani. “Credo… credo che sia ora per me di andare. Tu devi riposare, e poi vorranno sicuramente venire a trovarti anche gli altri…”

 

“…o-ok.” Ron si strinse nelle spalle.

 

Hermione esitò, quindi si alzò. “Guarisci presto, Ron.”

 

Il ragazzo annuì e la guardò allontanarsi… in realtà la voleva ancora con lui. Era stato così bene insieme a lei per quei momenti…

 

“Hermione, aspetta!”

 

La ragazza si girò. “Si?”

 

“Ti va di imparare a giocare a scacchi?”

 

Hermione sbattè gli occhi. “Ron, io so giocare a scacchi…”

 

Ron fece un sorrisetto furbastro. “Si, sai giocare… ma io voglio insegnarti a vincere. Ti va una partitina di allenamento?”

 

Hermione sembrò stupita dalla proposta… ma un sorriso si fece largo sulle sue labbra, e presto annuì. “Ti avverto che non sono una cima.”

 

“Ho avuto modo di notarlo questo.” Ron le strizzò un occhiolino. “Ma come allieva impari in fretta, no? Almeno ti prenderai la soddisfazione di stracciare Harry e mia sorella, loro sono avversari alla tua portata.”

 

Hermione sorrise divertita e tornò a sedersi sul letto di lui. “Vediamo che cosa riesci a fare.”

 

Ron prese la scacchiera dal comodino accanto al letto e se la posò sulle gambe, sorridendo soddisfatto. “Che le lezioni abbiano inizio, Granger.”

 

 

 

 

 

 

Harry si asciugò la fronte imperlata di sudore con la manica dell’uniforme della squadra di Grifondoro. Era stato un allenamento stressante a dir poco, Cormac McLaggen sembrava una maledizione inviata direttamente dal cielo per punirlo, l’ennesima punizione ovviamente, perciò anche il Quidditch stava cominciando a diventare pesante. Firebolt in spalla, il ragazzo bruno si diresse a passi decisi verso l’infermeria… aveva una gran voglia di parlare con Ron, perché gli serviva decisamente un amico che come lui avesse delle motivazioni per mandare al diavolo un paio di persone… Zacharias Smith e Cormac McLaggen in testa a tutti. Anche Dean Thomas, ad essere onesti.

 

“Signor Potter, dove credi di andare?”

 

Harry si fermò, sentendosi richiamare da Madama Chips. “Sto andando a trovare Ron… c’è qualche problema?”

 

L’anziana donna fece una smorfia sprezzante e sollevò il naso appuntito in aria, come se volesse prendere le distanze dall’argomento. “Sinceramente non lo so… chiedilo a quel donnaiolo del tuo amico se ha tempo di riceverti tra un’ospite e l’altra.”

 

Harry inarcò un sopracciglio. “Donnaiolo?”

 

“A quanto pare è stata una giornata di visite… intense.”

 

Accigliatosi, Harry appoggiò la Firebolt al muro e si chinò per sbirciare nell’infermeria dal buco della serratura, quel tanto da capire di che diavolo parlasse Madama Chips… e un sorrisetto allegro e soddisfatto gli fece curvare le labbra. Con Ron c’era Hermione, e stavano giocando a scacchi… lui le dava dei consigli, lei lo ascoltava con molta attenzione e per ogni pezzo che mangiava Ron le faceva una gran festa, facendola sorridere allegramente, così come scuoteva furiosamente la testa per impedirle di fare mosse che l’avrebbero fatta perdere facilmente. Il tutto condito da sorrisi e sguardi complici e allegri.

 

“Allora, Potter.” Madama Chips posò le mani sui fianchi e sbattè leggermente il piede a terra un paio di volte. “Hai deciso se vuoi entrare o no?”

 

Harry mise su un’espressione soddisfatta e sorridente, mentre si caricava di nuovo la scopa sulla spalla. “Ho bisogno di fare una doccia prima. Torno più tardi.”

 

Madama Chips gli rivolse uno sguardo scettico. “Aspetti la fine della partita, dunque?”

 

“No.” Harry increspò le labbra furbescamente. “Aspetto lo scacco matto.”

 

 

 

 

** The End **

 

 

Pensate che avevo voglia di scrivere questo pezzettino fin dai tempi del Principe Mezzosangue, e si parla di due mesi fa! ^_____^ Naturalmente io non sono degna neanche lontanamente di sostituirmi a mamma Rowla, ma avevo questa ideuzza che proprio non se ne andava e ho sentito il bisogno di scriverla… per di più c’è questa bellissima canzone, Paper Cup, che mi ha ispirato doppiamente… e sulle cui note ho realizzato un video proprio sui nostri adorati Ron e Hermione, che dedico con tutto il cuore alla mia adorata Judie, dea dei video e dei trailer, senza la quale non sarebbe on-line adesso. Il link è questo:

 

http://mio.discoremoto.virgilio.it/ilfavolosomondodiharry10/

 

Ehi, me la lasciate una recensioncina per farmi sapere che ne pensate? Sono più curiosa del solito di sentire i vostri pareri! *^___^* Vvttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttb

 

Sunny

 

 

 

 

  
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