Capitolo 10: Corsa contro il tempo.
La
lama estratta dal corpo immobile del ragazzo, continuava a gocciolare il
prezioso liquido che rappresenta la vita per ogni essere vivente al modo.
“NARUTOOOOO!”
Urlò Sakura shoccata da quanto accaduto.
Il
ragazzo aveva usato il proprio corpo, per far scudo a Itachi.
Si
trovava in piedi con le mani sullo stomaco, punto in cui era stato
colpito, le quali erano ormai intrise di
sangue. La vista cominciò a farsi annebbiata e le gambe non riuscirono più a
reggere il peso del proprio corpo.
Cadde,
ma Itachi lo afferrò prima che potesse toccare il
suolo.
“Baka, perché lo hai fatto. mi ero accorto di qualcosa di
strano, sarei riuscito a cavarmela!” lo rimproverò con voce tremendamente
preoccupata.
Naruto aveva gli occhi
socchiusi a causa della stanchezza che si impossessava sempre più di lui, ma
guardava il ragazzo che lo teneva stretto tra le sue braccia.
Il
biondo alzò una mano, come a volergli toccare il viso. Itachi
afferrò quella mano, che tante volte lo avevano abbracciato quando era ancora
piccola, e la strinse con forza, come a voler essere l’ancora che teneva
allacciato Naruto alla realtà.
“N-non v-volevo c-che…t-ti
f-aces-sero del m-male… n-non p-potevo r-ri-rischiare!” disse il ragazzo a fatica.
“Naruto, tu hai tante persone vicino, a me nessuno mi
avrebbe rimpianto!” disse l’Uchiha continuando a
stringere il debole corpo del biondo.
“I-io s-si! n-non v-voglio p-perdere m-mio f-fratello” disse
chiudendo gli occhi.
L’uchiha lo chiamò spaventato temendo il peggio, ma Naruto riaprì gli occhi debolmente e sorrise
“Cerca
di resistere!” disse Itachi cercando di incoraggiarlo
a non mollare. Spesso nel suo periodo all’Akatsuki se
l’era vista brutta a causa dei duri allenamenti a cui spesso veniva sottoposto.
Certo non erano mai arrivati a tanto, ma
doveva farsi forza come tutte le altre volte.
“F-fa m-male e…e h-ho fred-do! I-itachi h-ho paura!” disse il ragazzino facendo uscire
qualche lacrima.
“Andrà
tutto bene, te lo prometto, ma tu stai sveglio d’accordo?”
Il
ragazzo annuì leggermente.
La
situazione era scappata di mano a tutti presenti, Kakashi
per primo.
Aveva
promesso a Tsunade che niente sarebbe accaduto al
figlio e ora si ritrovava fra la vita e la morte…per
cosa poi? Per scoprire se il ragazzo, aveva avuto o meno contatti con le persone
che lo volevano morto?
I suoi
dubbi erano stati chiariti, ma il copia- ninja si domandava se era il caso di
arrivare fino a quel punto per scoprire la verità.
Avrebbe
potuto ricorrere ad altri mezzi, come
chiedere aiuto ad Ibiki, un ninja abile nel far
parlare le persone. Di sicuro poteva trovare un metodo più sicuro di quello.
Kisame osservò tutto la scena
da lontano. Non si era mosso dal luogo in cui, fino pochi minuti prima, stava combattendo proprio con quel
ragazzo che ora giaceva inerme fra le braccia del suo compagno.
Si
accusò di non essere stato più attento. Aveva notato che Naruto
era distratto da qualcosa, ma come al suo solito, esso era troppo concentrato a
impartire lezioni al suo allievo, invece di stare attento a tutto ciò che lo
circondava.
Avrebbe
preferito cento volte che fosse stato Itachi al suo
posto. Erano compagni, ma nell’Akatsuki a nessuno
importava più di tanto dell’altro. Se collaboravano era solo per sopravvivenza.
Invece Naruto era l’unico che era riuscito a trovare
del buono in lui e i suoi compagni ed era stato impossibile non affezionarsi a
quella facciotta tonda che sorrideva loro, anche
quando, nel profondo del cuore, era triste.
Kisame spostò lo sguardo verso
colui che aveva inflitto la ferita al ragazzo.
Sai era anche lui immobile, con un volto
inespressivo, come se quella faccenda non lo sfiorasse minimamente.
Kisame si sentì invadere da una
grande rabbia e, stringendo più saldamente l’impugnatura della Samehada, si catapultò sul ragazzo dalla carnagione bianca.
Fu una
lieve voce a farlo fermare.
Naruto con le poche forze che
gli erano rimaste, era riuscito ad impedire allo squalo di compiere un assassinio.
“Perché?”
chiese Kisame non capendo.
Per
lui era normale uccidere chiunque si metteva in mezzo alla strada, anche se per
la prima volta si era ritrovato a desiderare di eliminare qualcuno che avesse fatto del male a una persona a lui
cara.
Naruto rimase in silenzio. Non
aveva la forza di rispondere alla domanda da lui posta.
“Dobbiamo
immediatamente curarlo!” disse Itachi prendendo in
braccio il ragazzo , alzandosi in piedi e girandosi verso Kakashi.
L’uomo
stava per avvicinarsi all’Uchiha con l’intenzione di
togliere il biondo dalle sue mani, ma una voce disse “Lo porterò io!”
Tutti
si girarono verso l’uomo appena giunto sul posto.
“Jiraya-sama!” disse Yamato
sorpreso di vedere l’uomo.
“Non
c’è tempo da perdere, con la tecnica del richiamo inversa, azionata da uno dei
miei rospi, mi farà giungere a Konoha prima che sia
troppo tardi!”
Jiraya prese il figlio in braccio
e lo fissò tristemente. Esternamente sembrava calmo, ma dentro aveva una paura
tremenda di perdere nuovamente Naruto e questa volta
per sempre.
Non ci
furono sguardi di rabbia verso l’organizzazione che da qualche tempo stava
seguendo, per seguirne i movimenti e proteggere il figlio.
Aveva
assistito alla scena e aveva intuito che forse non tutti i membri
dell’organizzazione potevano essere nemici…o almeno
non nemici del figlio.
Mentre
cambiava braccia Naruto non mollò la presa dalla mano
dell’Uchiha, come a non volerlo vedere sparire
un’altra volta, ma quando il padre lo allontanò da lui, con un filo voce e
prima di perdere i sensi, pronunciò il nome di Itachi.
Jiraya e Naruto
sparirono in una nuvola di fumo e i presenti sul luogo si studiarono attentamente.
Sakura
era seduta a terra che piangeva. La vista del suo amico ridotto in quelle
condizioni, l’aveva sconvolta non poco.
Kakashi e Yamato
erano in posizione di allerta, non sapendo cosa aspettarsi dai due.
Sai
rinfoderò la sua spada dopo averla ripulita dal sangue di Naruto
.
Sasuke invece era fuori di se.
Non riusciva a spiegarsi il comportamento di Naruto,
né tanto meno quello di suo fratello. Si ricordava ancora la notte in cui aveva
sterminato la famiglia. Itachi aveva gli occhi pieni
di odio e sembrava che la sua sete di sangue non fosse ancora stata
soddisfatta. Ora invece aveva visto nuovamente il fratello che era stato con
lui, anni prima dello spiacevole evento.
“Cosa
significa tutto questo?” chiese adirato “Come fai a conoscere Naruto. Chi sei per lui?!” disse stringendo i pugni tanto
da farsi male.
Itachi non gli rispose, ma si
rivolse al compagno dicendo “Kisame, andiamocene! Non
abbiamo altro da fare qui!” disse voltando le spalle ai presenti e
incamminandosi, seguito poco dopo dallo squalo, il quale prima di andarsene,
rivolse a tutti uno sguardo glaciale.
Tutti
fecero ritorno a Konoha per sapere le condizioni del
ragazzo.
Sai
era stato letteralmente trasportato di peso. Yamato
lo aveva imprigionato con la tecnica del legno, per impedire che il ragazzo
facesse brutti scherzi.
Sapeva
che non era intenzione del ragazzo colpire Naruto, ma
la sua indifferenza gli fecero capire, che lui non contava niente e qualsiasi
cosa si era prefissa di fare o gli fosse stata ordinata, il ragazzo l’avrebbe
compiuta anche a scapito della vita di innocenti.
Tsunade era in sala operatoria,
ancora alle prese col figlio.
Era
molto grave e la quantità di sangue perso di certo non aiutava la donna, nel
compito di salvargli la vita.
Una
trasfusione fu d’obbligo e continuando ad immettere il suo flusso di chakra all’interno del corpo del ragazzo, era riuscito a
far quasi chiudere la ferita da arma da taglio.
Uscì
dalla stanza molto tempo dopo, con Jiraya seduto su
una sedia nella sala d’aspetto che attendeva impazientemente notizie del
figlio.
Appena
vide la donna l’uomo si precipitò da lei.
“Per
fortuna è fuori pericolo, l’hai portato appena in tempo. Ancora un po’ e non ci sarebbe stato niente da fare!”
disse, poi abbassando il tono di voce e facendo un sospiro di sollievo disse
“Grazie!”
Jiraya si buttò nuovamente
sulla sedie potendosi finalmente rilassare.
Naruto era stato portato in una
stanza singola.
Aveva
il respiratore alla bocca, una flebo legato al braccio e varie bende che lo
coprivano.
Tsunade gli si avvicinò e gli
accarezzò i capelli “Mi hai fatto spaventare!” disse per poi dargli un bacio
sulla fronte. Gli stette vicino a lungo e osservò il suo corpo. Dove non era fasciato, si potevano vedere
diverse cicatrici di cui non riusciva a spiegarsi l’origine, ma riconoscendo l’arma
che gliele aveva inferte. Sempre un arma da taglio.
“Sembra
che non sia la prima volta che ti scontri con questo tipo di arma. Naruto, cosa ti è successo in questi quattro anni?” domandò
ad alta voce, consapevole che il ragazzo non le avrebbe potuto rispondere.
“NARUTOOOO!”
Sakura
entrò tutta trafelata nella camera del ragazzo.
“Non
urlare, ricordati che sei un ospedale Sakura!” la rimproverò la donna.
Sakura
si scusò e si avvicinò al letto dell’amico “C-come
sta?” le chiese timorosa.
“Potrebbe
stare meglio!” disse infastidita, accorgendosi della presenza di Kakashi “Ma se la caverà!”
Kakashi e Sasuke
erano rimasti fuori dalla stanza a osservare. Il copia-ninja non aveva il
coraggio di guardare la donna, dato la mancata promessa.
Non
solo non era riuscito a proteggere Naruto, ma lo
aveva anche quasi fatto ammazzare.
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Come vi è sembrato questo decimo capitolo?
Spero che sia di vostro gradimento.
Fatemi sapere come sempre e grazie tante a chi lascia sempre un
commento.
A presto =^_^=
Neko