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Autore: GrumpyTrolla    20/07/2010    2 recensioni
"I quattro psicopatici preferiti di Gotham decidono, misteriosamente e tutti insieme, di uscire da Arkham passando per la porta principale." Ma come andrà a finire davvero? Si tratta di una demenziale: maggiori dettagli ed un eloquente prologo, sono all'interno. Buona lettura!
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Due Facce aka Harvey Dent, Enigmista aka Edward Nygma, Joker aka Jack Napier, Spaventapasseri aka Jonathan Crane
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Per Chimeratech: Ciao ^^! Tutto il tuo parlare di ammoniaca, di acidi e di mentos mi ha portato una vera sensazione di scienza di alto livello xD. No, a parte scherzi, giocare con la chimica è pericoloso, anche se riesco a capire dove starebbe il divertimento ù_ù. Io, la classica mentos nella coca cola ancora non l'ho mai provata, amo così tanto quella bevanda che non la sprecherei neppure per amore della scienza ç_ç. Dio me ne scampi, non la consumerei mai insieme alle fantastiche caramelle. Ma posso essere sincera xD? Mai come dopo aver sentito la notizia mi è preso il desiderio inquietante di: mentre bevo la coca cola "Accidenti che darei, per poter mangiare una mentos!" oppure, mentre mangio una mentos "Ecco, ora ci vorrebbe proprio una belle coca cola ù_ù". Davvero, non ci si accontenta mai, e più una cosa è 'proibita', più ci viene voglia di farla xD. Maledetti meccanismi mentali! Povero Edward, ormai degradato a schiavetto di Johnny, ne sopporta, e continuerà a sopportarne, proprio di tutti i colori xD! Infine, mi scuso per il ritardo dell'aggiornamento, ed anche - soprattutto - per gli eventuali errori e/o minchiate in questo capitolo... volevo assolutamente aggiornare, avrò ricorretto questa parte una cinquantina di volte, e non ero mai soddisfatta. Però mi sono decisa alla fine, chissà se ho fatto bene o male é_è... ti lascio alla lettura, sperando di ottenere il tuo parere, qualunque esso sia >_

Per Boopsie: Tesoro, io una risposta te la lascio comunque, anche se sicuramente non commenterai almeno per il momento... quando si perde la passione per un fandom succede ;) anche a me è capitato spessissime volte. Ti ringrazio per i complimenti ai personaggi, davvero! Credo che darò retta a Sycho ù_ù lo slash indecoroso è la mia ragione di vita! Amen xD!

Per Sychophantwhore: Awww, tu dici che mi diverto a far soffrire Ed. Lo ammetto, forse un pochetto sì, e sono contenta che trovi la cosa buffa xD! Continuo a pensare al disegnino che mi hai mandato di lui, carico degli zaini di entrambi, e mi sale un sorriso enorme, che è cosa rara, eh ù_ù. Dici che avvicinare questi due è stato un colpo basso, ma... di colpi bassi ancora devi vederne xD! Diciamo che tutta la storia ne è piena, e non solo nei riguardi del povero Nigma. Essì, si può effettivamente dire che mi sono fatta bene i conti xD! Sulle intenzioni di Crane, non dirò nulla, riservatezza estrema ù_ù! Ora in questo capitolo, apparirà Harvey, mentre nel prossimo sarà finalmente la volta del clown. E sarà, pure la sua, un'entrata degna di nota xD. Per quanto riguarda l'aggettivo 'perverso', sinceramente io l'ho sempre adorato, quindi non si tratta assolutamente di insulto, per me ;). Per quanto riguarda lo slash, ho deciso, sicuramente ci sarà è_é ma più avanti ç_ç. Ora ti lascio al capitolo, e ti chiedo scusa sia per il ritardo nell'aggiornamento, sia per il capitolo che stai per leggere: dopo averlo letto, riletto, corretto, abbozzato, riscritto non so quante volte, alla fine mi sono decisa a postarlo così come è venuto, o sicuramente, non sarei più andata avanti. Spero vivamente che non sia una delusione ç_ç. Ti auguro buona lettura =)!

Un abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX


SURFIN’ BIRD:

Capitolo 2.

Duefacce si stava finalmente godendo qualche momento di riposo in quella che, almeno per qualche tempo, sarebbe stata casa sua. Era arrivato in ritardo di un’intera giornata, certo, perché quei simpaticoni giù al manicomio non erano evidentemente riusciti a trattenersi, e gli avevano dato l’indirizzo sbagliato, mandandolo allo sbaraglio, e costringendolo a prendersi porte in faccia - e lui ne aveva due - e farsi rincorrere da mastini sciolti.
Aveva trascorso la notte precedente in una stazione metro, con un senzatetto che, con aria strafottente, continuava a chiedergli di fargli accendere una sigaretta immaginaria - alla lunga la battuta era diventata irritante -, ed un gruppetto di monaci buddisti itineranti che dopo averlo a lungo indicato, festeggiandolo in lingue strane, si erano dati fuoco, probabilmente per sostenere la sua causa.
“Hei! Puoi accenderla con quelli, la tua sigaretta!” Aveva detto al barbone, puntando il pollice verso le torce umane che cantavano i loro inni, poco lontano.
Quando riuscì finalmente a raggiungere il suo spazioso e ben arredato appartamentino, trasse un sospiro di sollievo, ma ben presto si rese conto che non è certo tutto oro quel che luccica: ad accoglierlo, trovò un grosso ratto, che prontamente intrappolò nel bagno adiacente al salotto, per poi scendere a lamentarsene col portiere che, sconvolto alla notizia di una bestia simile nel condominio, gli consigliò di rivolgersi celermente all’omino dei topi.
Era evidente, anche lui veniva dal programma di reinserimento del manicomio.
Harvey era inoltre consapevole del fatto che prima o poi, durante la giornata, avrebbe dovuto fare la conoscenza del suo coinquilino… sempre che ad Arkham non abbiano gabbato anche lui col simpatico giochetto degli indirizzi fasulli.
Quando sentì la serratura del portone scattare, si diresse verso l’ingresso e si sorprese nel riconoscere niente meno che lo Spaventapasseri, che stava appendendo una chiave al muro, a fianco alla sua; a quel che sapeva, l’ex psichiatra non era poi male come coinquilino.
Comunque, c’era di peggio.

“Crane?” Lo chiamò, e lo vide trasalire per un momento, voltarsi e sorridere, sollevato.
“Signor Dent…!” Lo riconobbe, e gli si avvicinò, per stringersi la mano in modo cordiale.
“Che piacere. - annuì Duefacce - Quando mi hanno parlato di un coinquilino, ho temuto il peggio.”
“Lo stesso vale per me.”

Confermò, mentre ritirava la mano, dal quale polso spuntava un braccialetto - identico a quello di Harvey - colorato ed infrangibile, di cui il manicomio si sarebbe servito per rintracciarli, in caso di fuga. Su ognuno di questi oggetti vi era una frase differente incisa sopra.
Nel caso di Jonathan era: Lo so, che tornerai!

“Oh, ma io ho qualcosa da consegnarle.” Si ricordò Spaventapasseri, per poi superarlo ed entrare in casa.
“Di che si tratta?”
“Una lettera di Arkham.”

Buttò lì, come se fosse normale, ma Harvey si preoccupò; lo seguì, lo vide gettare il suo zaino sul tavolino del salotto, ed iniziare a frugarci dentro. Duefacce restò immobile qualche passo dietro il buon dottore, incrociando le braccia sul petto.
Lui sapeva solo una cosa: qualsiasi oggetto provenisse da Arkham, in un modo o nell’altro  era male.

“Si rilassi, non credo sia nulla di tossico. Se l’avessero voluta morto, a che pro lasciarla uscire?”

Disse Crane, il tono secco e vagamente irritato, ma l’ex magistrato non ci aveva neppure pensato ad una cosa simile. Ora però, che gli era stata fatta presente questa possibilità, e conoscendo Hugo Strange, si accorse che era invece possibilissimo; quello psicopatico avrebbe potuto avvelenarlo e far ricadere la colpa su Crane, o almeno, mettere nella busta qualcosa di fastidioso, che lo avrebbe di certo fatto soffrire immensamente.
Duefacce non la voleva più, quella lettera.

“A proposito. Nel bagno del salotto ho intrappolato un topo. Converrebbe non usarlo per un po‘.”

Spaventapasseri si voltò di scatto alla notizia, spaventandolo per un momento. “Ma questo è male…! - Esalò, triste. - Ce n’è un altro?”
“Un altro topo?” Chiese Duefacce, confuso.
“Un altro bagno.” Annuì, con espressione condiscendente.
“Ce n’è uno per ogni stanza da letto.”
“Oh, beeeene.” Rispose Crane, ora nuovamente pacifico e soddisfatto.

Non gli si poteva fare colpa per quegli sbalzi d’umore; tutti, incluso Harvey, sapevano che a Crane mancava qualche rotella, e per l’ennesima volta l'ex magistrato si ritrovò a ripetersi che non era nulla di insostenibile, in fin dei conti.
Anzi, era sempre più convinto che sarebbe riuscito a sopportare queste piccole stranezze:  certo, a volte gli pareva di avere a che fare con un pessimo attore di fiction scadenti, ma poteva tollerarlo. Sì insomma, c’era di peggio.

Duefacce sorrise: “Un’ultima cosa. Visto che fumo, ho preso la stanza col balcone, spero non ti spiaccia.”
“Oh, assolutamente no.”

Più che sopportarlo, infine pensò di doversi addirittura ritenere fortunato ad essere stato assegnato alla stessa casa di un uomo tanto condiscendente, che sicuramente sarebbe stato il match perfetto per il suo pessimo carattere; sembrava gentile, educato ed accomodante anche se un po’ stranuccio, e se biascicava parole pericolosamente simili a Se avessi la tua faccia, mi ci butterei dal balcone.
...
Il silenzio permeò la sala per qualche attimo.

“Eh?” Chiese, indeciso.
“Dicevo… - annuì Crane, mentre svuotava lo zaino - che è un bel pensiero.”
“Ahh. - sorrise Harvey, sollevato. - Scusami, avevo capito… lascia stare.”
“Oh, si è perso qualcosa! - esclamò, il suo tono stranamente festoso. - Quante cose, abbiamo in comune! Capita spessisimo anche a me!”
“Anche a...? No, che avrei perso, scusa?!” Chiese, basito, l’ex magistrato.
Mezza faccia! E si vede!
“Eh?!” Scattò letteralmente, stavolta aveva capito bene.
“Oh, eccola! Questa è per lei!”

Gli disse all‘improvviso, ignorando quello scatto e porgendogli, con aria estremamente soddisfatta, una busta da lettere che Harvey, nell’impeto della rabbia, gli strappò di mano. Immediatamente la sua attenzione venne catturata dai grossi caratteri rossi che recitavano Riservato e Urgente, così aprì l’involucro strappandone i bordi, e diede una letta veloce al foglio che conteneva.

La informiamo che il suo coinquilino è affetto da personalità multipla.
Potrà capitargli di dire o fare cose irritanti, ma non ha controllo su queste.
Si consiglia quindi di ignorare qualsiasi intervento sospetto durante gli eventuali discorsi.

Quel si consiglia ovviamente, equivaleva ad un obbligo imposto dai dottori del manicomio, la quale effrazione gli sarebbe probabilmente costata il ritorno ad Arkham, e senza passare dal via.

“Capisco.” Disse, anche se leggermente contrariato
Sei scaltro! Dopo aver perso mezza faccia, immagino che qualcos’altro doveva pur essersi sviluppato.” Harvey sgranò l’occhio. Certo, ora tutto aveva un senso, ma…
“Che diavolo, non puoi fare proprio nulla per questa cosa?!” Gridò, impaziente.
“Fare qualcosa, per cosa?” Fu la risposta, innocente e confusa, che nuovamente spiazzò l'ex magistrato; tornò a leggere, ed a piè di pagina notò altre scritte.

Per la salute e tranquillità mentale del paziente, è vitale che non gli si faccia notare nulla di questa sua turba. Egli ne è totalmente ignaro.
Non seguire le indicazioni di questa lettera, può portare a provvedimenti.

“Eh no, ma che cazzo!” Esclamò alla terribile notizia: non solo doveva sopportare tutto ciò, ma non poteva neppure lamentarsene o tanto meno vendicarsi in qualsiasi modo! Lanciò uno sguardo al volto stupito del suo coinquilino: certo, ai suoi occhi era lui il pazzo, che parlava di cose strane ed imprecava senza ragione, ma ci vedeva un senso in tutto questo: altro che match perfetto, il suo piccolo problema sul controllo della rabbia avrebbe avuto di che metterlo alla prova.

“Non sembrano buone notizie… tutto bene? - domandò Crane, evidentemente preoccupato e dispiaciuto per lui - lasciatelo dire, non hai una bella faccia!” La differenza tra i due toni di voce era a malapena percettibile: Spaventapasseri aveva una pronuncia più sibillina ed un accento, forse del Sud, leggermente percettibile.
“Bene? - chiese, un sorriso folle mentre accartocciava quella lettera - Sì, benissimo! A meraviglia! Puoi scusarmi un momento?”
“Ma certo.” Annuì educatamente, leggermente confuso, ed Harvey si ritirò nella sua stanza, dalla quale poi si sentirono rumori poco rassicuranti di roba presa a bastonate, alternata ad esclamazioni incoerenti quali Sono calmissimo! Ora sono calmo! che riempirono Crane di inquietudine.

Credo che lui abbia qualcosa di strano. Rifletté lo psichiatra.
A parte che gli manca mezza faccia? No no, tutto normale. Rispose Spaventapasseri, sarcastico.
Oh, povero… non è colpa sua. Tentò di difenderlo.
Johnny… è inquietante. E poi, ha un disturbo borderline, è imprevedibile! Sai penso che dovresti stare attento a quello che dici, attorno a lui. Lo ragguagliò, innocente.
Ma io non ho detto niente di male… si dispiacque, mentre radunava la sua roba, deciso a sistemare tutto il più presto possibile nella sua stanza.


  
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