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Autore: Imaginary82    22/07/2010    3 recensioni
Quante volte mi sono ritrovato sulla bocca dell’inferno? Ho sentito il calore delle fiamme scaldare il mio gelido corpo, ho guardato in basso, attratto dall’enorme distesa di lava incandescente che mi reclamava fumante e odorosa come un’enorme pozza di sangue. Sarebbe stato così semplice e appagante immergersi e soccombere…sprofondare…
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO SETTE

Buongiorno...eheh...pensavate che avessi desistito! E invece NO!!! -_-"

Questo capitolo non ne voleva sapere di uscire a suo tempo. L'intenzione era di apportare un po' di azione, cosa che non sono proprio in grado di fare (non che per il resto...ma vabbé...). Un aiuto provvidenziale mi è arrivato da un grande amico, Micht82 , grazie a lui (o per colpa sua) il capitolo e uscito fuori così...GRAZIE DAVVERO.

Volevo fare una dedica...a Silvietta...che sta per diventare mamma.  Ti voglio bene.....

Come al solito, grazie a tutti...

CAPITOLO OTTO

Unforgivable Sinner

 

Quando scorgemmo casa Swan, il sole aveva quasi del tutto abbandonato il cielo e, lentamente, andava fondendosi con la terra, lasciando che la sera avvolgesse la realtà con il suo manto umido e triste.

Ogni cosa era circondata da un alone di malinconia, avvolta da un silenzio reso ancora più tetro dallo scrosciare incessante della pioggia.

Sentivo le gocce scontrarsi con il mio viso marmoreo, scomporsi in innumerevoli frammenti e dissolversi nell’aria. Avvicinarmi a lei mi rendeva sempre più impaziente. Se non avessi avuto la certezza di compiere una sciocchezza, mi sarei fiondato nella sua camera e l’avrei portata via, lontano da lì, lontana da tutto ciò che avesse potuto nuocerle..

Lo sguardo truce di Alice mi riportò prepotentemente alla realtà.

“Dobbiamo rispettare il piano”.

Annuii seccato. Avevo fiducia in Jasper, la sua esperienza era di gran lunga superiore alla mia. Non avevo mai mostrato esitazione in passato, ma stavolta…era diverso. Era come se da ciò che sarebbe accaduto fosse dipeso il resto della mia esistenza.

Improvvisamente io ed Alice ci arrestammo, avevamo raggiunto il fitto bosco, il buio avvolgeva completamente. La visione che irruppe nella sua mente mi inondò di una rabbia cieca.

Il segugio se ne stava acquattato sul tetto, indisturbato, la notte, complice, nascondeva la sua ignobile figura. Osava posare lo sguardo bramoso su di lei, riempire il suo sudicio corpo del suo profumo. Un attimo…e fui travolto dai suoi pensieri. Nemmeno nella testa di mia moglie avevo mai letto simili oscenità.

Pregustava la tenerezza delle sue carni, lasciava che il veleno gli riempisse la bocca al pensiero della dolcezza del suo sangue.

Non potevo indugiare oltre, mi piegai sulle ginocchia, pronto a spiccare un balzo.

“Fermati Edward! Non riusciresti a prenderlo!”

Mi bloccai, voltandomi implorante. Ancora una volta la sua espressione fiduciosa mi investì rassicurandomi. Guardai Jasper, ben consapevole che tali sensazioni non fossero del tutto…spontanee.

“Va bene. Procediamo.”

Lo vidi guardarsi intorno, esaminava il campo di battaglia, valutandone ogni minimo particolare.

La vegetazione era fitta e tra le fronde non trapelava un alito di vento. Questo era un punto a nostro favore: il segugio non avrebbe percepito la nostra presenza. La pioggia si riversava implacabile e spietata, rendendo il terreno fangoso.

In quel momento sentii, rassicuranti, i pensieri di Carlisle. Anche loro erano giunti a destinazione, braccavano la vampira dalla chioma infuocata per impedirle di avvicinarsi a noi. Di certo avremmo potuto agire indisturbati.

L’ora era giunta.

Jasper si volse sicuro verso di me, annuì, per poi rivolgere ad Alice uno sguardo carico di preoccupazione.

“Siete pronti?”

Assentimmo entrambi con un cenno del capo e, finalmente, ci dividemmo per attuare il piano.

Jasper si diresse verso nord, inoltrandosi tra gli alberi e sfruttando i grossi tronchi per nascondersi. Io mi diressi verso sud, seguendo il muro che delimitava la proprietà. Alice, inizialmente , si sarebbe mantenuta al limitare del bosco, per scongiurare un’eventuale fuga di James, finché non avessimo sferrato l’attacco, a quel punto si sarebbe avvicinata a Bella, vegliando sul suo ignaro sonno.

“Tieniti pronto…attiro la sua attenzione” pensò Jasper concentrato.

Attraversò in un lampo il terreno, balzò come un grosso felino alle spalle del mostro, acquattandosi in posizione di difesa a pochi passi da lui.

Quando il nomade voltò il corpo verso mio fratello, prima ancora che avesse il tempo di decidere di attaccarlo, scavalcai il muro e mi lanciai contro di lui. Fece appena in tempo ad accorgersi della mia presenza, che gli afferrai la gola in una morsa decisa, precipitando sul terreno fangoso.

Complice lo sbigottimento, io e Jasper riuscimmo ad afferrarlo per le braccia e condurlo lontano dalla casa.

Solo in quel momento Alice danzò fino alla finestra, appostandosi vigile, per evitare che il segugio potesse nuovamente insudiciare l’aria che aleggiava intorno al piccolo angelo.

Quando si riprese dal colpo inferto, James riuscì a divincolarsi dalla nostra presa. Aveva ragione Carlisle, il sangue umano li rendeva estremamente forti.

“Chi diavolo siete?” sputò. Gli occhi cremisi puntati su di noi, nuove prede, nuova sfida. Bastò questo pensiero ad eccitarlo di più. Non vi era maggior gusto ad appropriarsi di una vita lottando un po’ per essa?

Bella era il suo obiettivo, la sua vittoria, noi eravamo solo un insulso ostacolo da abbattere.

La sua bocca si distese in un ghigno.

“Anche voi qui…per lei? Spiacente, ma non sono solito condividere le mie prede, non se hanno un aspetto così…dissetante!”.

Jasper ed io ci muovevamo lentamente intorno a lui.

“Non la toccherai. Disprezzo profondamente gli esseri come te” dissi rabbioso.

Lo vidi scuotere la testa: “Vampiri…che proteggono un’umana!”.

“Credete davvero di riuscire ad ostacolarmi? Siete dei poveri illusi!”.

In preda ad una follia omicida mi scaraventai su di lui, afferrandolo per il bavero e andando a sbattere contro un albero.

“Dopo che ti avrò fatto a pezzi, non potrai più nuocere né a lei né a nessun altro” sibilai a pochi centimetri dalla sua faccia.

La mia presa era salda, la voglia di distruggerlo cancellava la disparità tra la sua forza e la mia. Improvvisamente, nella sua testa esplose il ricordo dell’odore di Bella, una tra le fragranze più dolci che avesse mai assaporato durante la sua esistenza. Un ricordo  che alimentò potente la mia sete. Fu una sensazione così vivida da provocarmi un dolore bruciante, tanto da farmi barcollare ed allentare la presa su di lui. Quei pensieri furono più potenti di qualsiasi colpo avesse potuto sferrarmi.

Cominciai ad attaccare alla cieca, spinto solo da una rabbia incontrollabile, senza pensare, rendendo vani tutti gli avvertimenti di mio fratello. Agire d’istinto avrebbe solo peggiorato le cose, ma probabilmente era troppo tardi. La mia mente era priva di lucidità. Vedevo solo lui, la faccia che lei avrebbe visto prima di morire…la faccia di un mostro!

Le zanne che sarebbero affondate nel suo collo candido.

Le mani, che, indegne, l’avrebbero sfiorata e spezzata.

“Edward. Attento!”

L’urlo silenzioso di Alice mi sottrasse all’ultimo momento da un attacco devastante. Era davvero troppo rapido e se avessi voluto contrastarlo avrei dovuto agire d’astuzia ed affidarmi ad un’esperienza maggiore. Cercavo di effettuare svariate finte per confonderlo e disorientarlo. Il mio corpo fendeva l’aria intorno a noi, producendo un acuto stridio e sollevando fango e foglie in schizzi e vortici.

Approfittai di un’apertura nella sua guardia per assestare un colpo alla mascella. Fu così potente da piegarlo in ginocchio.

Prontamente Jasper lo raggiunse da dietro, circondandogli il collo con un braccio. Ancora una volta James stava riuscendo a divincolarsi, Jasper non avrebbe retto ancora per molto. Mentalmente mi supplicava di aiutarlo, capii le sue intenzioni e annuii.

“Edward, staccagli la testa” mi urlò.

Il nomade si voltò verso di me. Bastò questa indecisione a consentire a mio fratello la mossa successiva. Inaspettatamente mollò la presa, mise una mano sul petto del vampiro e con una gamba dietro le sue spinse riuscendo ad atterrarlo.

“Edward, l’altro braccio!”.

Mi fiondai su quel corpo imitando la posizione di Jasper, perpendicolare all’arto, mentre tirava facendo perno con le gambe sul corpo del nomade.

I suoi lamenti erano coperti da tuoni che esplodevano fragorosi. Un fulmine si abbattè spietato contro un albero a pochi passi da noi, squarciando il tronco che cominciò lentamente a prendere fuoco.

Oramai lo avevamo in pugno.

“V-victoria…” sibilò implorante.

“E’ inutile. Nessuno verrà a salvarti”.

Nonostante la forza che opponeva alla nostra presa, io e Jasper riuscimmo a strappargli le braccia nello stesso momento. Quello che scaturì dalla sua bocca fu un urlo agghiacciante, che riecheggiò nel bosco accompagnato dal rumore sordo della tempesta.

Contemporaneamente Alice e Carlisle mi avvertirono che la femmina aveva cambiato direzione, invertendo la sua corsa. Doveva aver sentito…

Mentre il corpo straziato del segugio si dibatteva in preda a spasmi di dolore, mi rialzai velocemente, afferrando la testa per strappargliela dal collo.

Approfittando dell’inaspettato aiuto di madre natura, finimmo di smembrare il resto di quell’oltraggioso corpo, gettandone i brandelli tra le fiamme che ardevano poco lontano da noi. Il fuoco ingoiava avido, cancellando ogni traccia di quell’essere, purificando l’aria dal suo tanfo e facendo finalmente giustizia di tutte le vittime innocenti, le cui esistenze erano state strappate alla vita. Un fumo denso si levò alto nel cielo, ma non ebbi il tempo di rallegrarmene che fui richiamato da mio padre.

“Edward raggiungeteci, sta tornando indietro”.

“Jasper, andiamo! La femmina ha visto il fumo, sta tornando”.

Non lasciò nemmeno che finissi la frase che si lanciò in una folle corsa. Lo seguii senza esitazione. Non avrei permesso che anche lei si avvicinasse a Bella.

Quando raggiungemmo il resto della famiglia, continuammo la corsa verso nord, avanzando a raggiera per costringerla ad indietreggiare.

Sei…contro una. Non aveva scampo!

Diresse la sua fuga verso nord-est, balzava da un albero all’altro ad una velocità disperata. Di tanto in tanto si voltava indietro per vedere se ci fosse la possibilità di raggiungere il suo James, o meglio, ciò che rimaneva di lui.

Riuscimmo a spingerla fino al confine con la Scozia. Raggiunta la riva si voltò nella nostra direzione, gli occhi sbarrati, i capelli folti scompigliati dal vento.

“Pagherete per la morte di James! La mia vendetta giungerà spietata e inattesa”.

Fulminea si girò verso la costa, lanciandosi giù verso l’acqua, prima di scomparire tra le onde del Mare del Nord.

Vani sarebbero stati i tentativi di Emmet e Jasper di raggiungerla.

Per ora Victoria non sarebbe stata una priorità. Era sufficientemente lontana da non costituire pericolo né per noi, tantomeno per la bambina.

L’unico pensiero era quello di raggiungere Alice e di vegliare sul suo sonno negli ultimi istanti di oscurità. Avrei atteso l’alba, ascoltato il suo respiro affrettarsi prima del risveglio, per poi sparire e lasciarla alla sua vita.

Carlisle, Esme e Rosalie si diressero verso Bakewell ed io divorai le miglia che mi separavano da Whickham.

Era la seconda volta che mi trovavo nei pressi di quell’abitazione, eppure venni sopraffatto da una forte sensazione di familiarità e calore. Come se quello fosse il posto dove avrei voluto stare in eterno.

Non mi meravigliò trovare la finestra spalancata e notare che Alice fosse entrata nella sua stanza. Era evidente come si sentisse estremamente protettiva nei suoi confronti. Se ne stava rannicchiata sul tavolino al lato del letto, il viso appoggiato lateralmente nell’incavo del braccio che circondava le ginocchia. Un dolce sorriso risplendeva nel buio. Si dondolava piano, cullata da una silenziosa melodia, che era intenta a cantare mentalmente.

Mi guardai intorno. La stanza era semplice e arredata con gusto. Non vi erano ninnoli o null’altro che potesse far pensare alla camera di una bambina: in un angolo, una cassapanca aperta, dalla quale fuoriuscivano scompostamente un paio di minuscoli vestiti, tanto piccoli quanto austeri. Alice sarebbe inorridita se li avesse scorti. Lì vicino, una toeletta ordinata, ma priva della brocca. Sul tavolino, disposti in ordine, una spazzola, uno specchio e un pettine d’argento, su tutti e tre vi erano incise le iniziali R. D.

Affianco alla finestra un cavalletto giaceva impolverato. Sul foglio bianco, un viso femminile, era appena accennato, i colori, cupi e freddi, rendevano l’immagine ancora più scarna. Non sembrava un disegno. Era come se il dolore avesse impressionato la carta. Mi faceva pensare ai lavori di un tale, un francese…Daguerre mi pare si chiamasse.

Un lieve singulto, un sospiro seguito da un flebile sussurro:

“Mamma”.

Mi voltai lentamente verso il letto. Era talmente piccola che sembrava perdersi in quello spazio. Vestita dei colori della notte, giaceva abbandonata nell’abbraccio dell’ultimo sonno, accarezzata dalle prime luci dell’alba. Dormiva ancora profondamente, le sue guance erano arrossate e le palpebre gonfie per il troppo pianto, i lunghi capelli scuri, come onde, si stagliavano sul cuscino. Era come nella visione di Alice…tra le mani stringeva un foglio,sembrava consumato, vissuto. Era musica, vedevo le note scritte con una grafia leggera ed aggraziata.

Così intento ad osservarla, nella sua eterea ed innocente bellezza, mi accorsi solo successivamente di un fatto assai singolare: per la prima volta da quando ero un vampiro, mi trovavo di fronte ad una mente muta. Provai a concentrarmi, cercai di cogliere un pensiero, ma nulla. Quella creatura, a cui mi sentivo così prepotentemente legato, aveva anche l’inaspettata capacità di donarmi il silenzio.

Poi successe tutto troppo velocemente.

Si voltò nel lato del letto dove ero io…io che ero troppo vicino, troppo debole, troppo indifeso.

E poi…sospirò profondamente!

L’odore di umanità a cui mi ero abituato negli anni non era nulla in confronto al suo profumo.

Mi investì impietoso come il fulmine sull’albero, ugualmente mi sentii squarciare dentro. La violenza di questa immagine non si avvicinava neanche lontanamente alla forza devastante che si abbatté su di me.

Quel solo attimo bastò a cancellare tutti i propositi della mia seconda esistenza.

Non ero io. Non ero Edward Masen. Non ero assolutamente Edward Cullen.

Ero un vampiro. Ero un mostro. Un predatore.

Tutte le mie paure si stavano realizzando.

L’avevo salvata da James. Avevo disprezzato ogni pensiero che quel ramingo aveva concepito su di lei.

Per cosa?

Per renderla preda di me stesso.

Mai verità fu più sconcertante.

La colpa era solo sua.

Come poteva esistere un simile odore? Possibile che fosse l’unica creatura esistente al mondo ad emanare una fragranza così spietatamente sublime?

Chissà quale sapore…

Il solo pensiero alimentava una sete che mi stava portando alla follia. La gola era carbonizzata dal desiderio. La bocca era secca, al punto che nemmeno le ondate di veleno riuscivano ad ammorbidire la sensazione.

Sentivo il mostro esultare dentro di me, farsi largo prepotentemente, dopo anni di silenzio. Libero dalle catene del rigore e della disciplina.

Qual idiota ero stato a compiacermi di essere riuscito a cacciarlo in un angolo con così poco sforzo?

Ignorato, inascoltato, aveva tessuto le sue trame consapevole che prima o poi il momento sarebbe arrivato.

Questo era quel momento.

Nel voltarsi, ignara, mi offriva candido e pulsante il collo sottile.

Ero pronto a scattare, le fauci spalancate…

In quel secondo di folle delirio avevo dimenticato Alice…

Non mi accorsi nemmeno del movimento, sentii solamente due piccole mani, due inutili polsi, che mi afferravano per allontanarmi da lei.

Era così minuscola, ma poteva contare su una forza maggiore della mia: era una vampira da molto più tempo di me e non aveva dovuto combattere contro un nomade assetato.

Con poco sforzo mi trascinò a ridosso della parete opposta, parandosi davanti a me e sovrastandomi, paradossalmente, col suo esile corpo. Mi guardava con aria colpevole, gli occhi fissi nei miei.

“Edward guardami, ti prego. Non respirare!” la voce ferma, le labbra vicine al mio orecchio.

La bestia si dimenava dentro e fuori di me.

“Non puoi…TU non puoi farlo” i pugni stretti premevano irremovibili contro il mio petto.

“Non te lo permetterò, hai capito? Non sei un mostro…non sei come lei.”

Voltò inaspettatamente il mio viso verso Bella “guardala Edward. È una bambina. Merita forse questo? Lo merita Edward? RISPONDIMI!”.

Il soffio gelido del suo fiato sul mio viso allontanò per un attimo il caldo ed invitante odore della mia piccola vittima. Quel breve istante mi donò un attimo di lucidità.

In quel prezioso istante, visualizzai due volti, uno accanto all’altro.

Uno era il mio, o meglio, lo era stato: il mostro dagli occhi rossi creato per essere un assassino. Quel mostro che vedevo riflesso nello specchio e che avevo rinnegato con ogni forza.

L’altro volto era quello di Alice.

I due visi non si somigliavano. Alice non era mia sorella nel senso comune del termine. Il pallore che ci accomunava era il risultato di ciò che eravamo: tutti i vampiri avevano quello stesso colorito diafano e freddo.

Il colore degli occhi aveva un’altra origine, rifletteva una scelta comune.

Eppure, malgrado la somiglianza non fosse lampante, immaginavo che il mio volto avesse iniziato a riflettere il suo, in un certo senso, nei quarant’anni trascorsi da quando avevo imitato la sua scelta e seguito il suo cammino e quello della sua famiglia. Il tempo era scivolato su di me senza lasciare traccia del suo passaggio. I tratti che caratterizzavano la mia faccia non erano cambiati, ma sentivo che un po’ della sua saggezza aveva segnato la mia espressione, nella quale credevo di scorgere anche un po’ della sua compassione e pazienza.

Ognuno di quei piccoli miglioramenti svaniva di fronte al mostro.

Pochi istanti e non sarebbe rimasto nulla a testimoniare gli anni che avevo trascorso con la mia salvatrice, la mia confidente, quella che, in più d’un frangente, era stata davvero mia sorella.

I miei occhi avrebbero brillato, vermigli, come quelli di un demone, tutte le somiglianze sarebbero sparite per sempre. Non mi avrebbe più guardato fiduciosa, non sarebbe stata più il mio sostegno. Mi avrebbe perdonato? Mi avrebbe voluto bene?

Mi aveva sempre giudicato migliore di quello che in realtà ero, perfino migliore di se stessa.

 Ero nauseato, disgustato dal mostro, che moriva dalla voglia di prenderla.

...Bella…

Per quale ragione era nata? Perché esisteva? Perché il destino mi aveva portato proprio da lei?

Era al mondo per rovinare quel poco di pace che avevo conquistato nella mia non-esistenza. Capace di ricacciarmi in quell’inferno dal quale ero riemerso a fatica.

Mi avrebbe condotto alla rovina.

Distolsi il capo. Sottrassi la mia vergogna allo sguardo implorante di Alice.

Le sue parole, sussurrate con forza, furono violente come urla fragorose.

Ebbero il potere di dilaniarmi.

Se avessi potuto, avrei voluto fare la stessa fine di James. Avrei anzi meritato un supplizio peggiore.

Alice dovette sentire e vedere che non avrei più opposto resistenza, che la bestia stava arretrando, che non il coraggio, la volontà, ma i sensi di colpa e la vergogna la stavano fronteggiando. Talmente lontana era la sensazione di vittoria…riuscivo a provare solo dolore, un dolore così intenso da rendere insignificante anche il vivido ricordo della trasformazione.

Sapevo che era ancora lì. Pronto, appena avessi abbassato la guardia.

Perché lei c’era ancora…

Chi era questa creatura? Perché proprio io? Perché proprio ora?

Non voglio essere il mostro…non posso esserlo!

Non posso uccidere una bambina indifesa, che dorme nel suo letto immacolato.

…il profumo…

Il problema era il profumo. Il profumo del suo sangue…così disgustosamente appetitoso e invitante.

Se solo avessi trovato un modo per resistere. Se solo avessi potuto respirare un po’ di aria fresca, per ripulire la mente.

Ma nessun gentile sbuffo d’aria arrivò a cacciare via il profumo. Non c’erano spifferi ad aiutarmi. Al di fuori della finestra, circondato da una strana luce azzurra, il mondo sembrava congelato in un’ora segreta, spettatrice immobile della mia lotta.

Non ero costretto a respirare. Arrestai il flusso d’aria nei polmoni…il sollievo fu istantaneo ma parziale.

Conservavo ancora il ricordo del profumo, il pensiero di quel dolce sapore sul palato.

Privarmi di quell’atto superfluo, ma naturale e spontaneo, era fastidioso.

Fastidioso ma sopportabile. Più di quanto non fosse sentire il suo odore senza affondare i denti in quella carne delicata, trasparente, fino al pulsare caldo, umido…

Non devo abbassare la guardia…

Non avrei resistito ancora per molto.

“Andiamo via” sussurrai con tono supplichevole.

Non mi voltai a guardarla. Scortato da Alice, raggiunsi la finestra.

Con un balzo fui fuori.

E la bestia fu di nuovo dentro.

Un nuovo giorno si affacciava, l’aria era fresca e umida.

Inspirai profondamente e mi sentii libero dalle catene della sete e della colpa.

Non avrei permesso mai più al mostro di prendere il sopravvento sulla mia coscienza.

Ma la fiducia che avevo verso me stesso si era infranta nel momento in cui avevo indossato la maschera dell’assassino.

Saperla così vicina, così raggiungibile, era una tentazione troppo forte.

Nella mente di mia sorella, scorsi la decisione che non sapevo nemmeno di aver preso.

“Mi mancherai” disse, guardandomi apprensiva e amorevole.

Mi sfiorò una spalla, un gesto che, come al solito, ebbe la potenza di sollevarmi dal baratro di inumanità in cui ero sprofondato.

“Farai la scelta giusta. Ma non essere troppo severo con te stesso”.

Nello stesso momento ci voltammo verso oriente, poco prima che la sagoma di Jasper apparisse.

Alice gli andò incontro. Si fermarono a pochi passi l’uno dall’altra e si contemplarono senza dire nulla. I raggi del sole nascente si riflettevano sui loro volti facendoli risplendere e scintillare.

Non riuscivo a distogliere lo sguardo da quella visione di unione perfetta.

Poteva l’amore più puro e devoto trovare la sua massima espressione in due creature il cui cuore giaceva immoto nel petto?

Potevano due blocchi di freddo marmo sprigionare tanto calore?

Sarei mai stato degno di essere l’oggetto di tanto trasporto?

Sarei mai stato in grado di provarlo io stesso?

Da vivo ero stato innamorato dell’amore, attratto dalle sue soavi parvenze e desideroso dei suoi gentili gesti.

E da quell’amore ero stato distrutto.

Non avrei distrutto a mia volta.

Alice si voltò verso di me.

“Grazie” mimai con le labbra.

Il suo viso esplose in un sorriso talmente radioso da far impallidire il sole.

Jasper ci guardò interrogativo, lei lo avrebbe messo al corrente della mia decisione, e con lui il resto della nostra famiglia.

Per la seconda volta da quando ero un vampiro mi ritrovai solo.

Avrei affrontato il mondo e con esso qualsiasi tentazione mi si fosse presentata.

Questo era l’unico modo di espiare la mia colpa.

La colpa di essermi avvicinato troppo a lei, di aver pregustato il suo sapore,di averla quasi spenta.

L’immagine del suo piccolo viso non mi avrebbe mai abbandonato, così come il ricordo del suo profumo.

Voltai le spalle e recisi ogni legame con tutto quello che ero stato.

 

***

Unforgivable Sinner

 

Perdi la cognizione del tempo, perché i giorni non hanno più senso.

Tutti i sentimenti che reprimi ti stravolgeranno dentro.

Speri quasi che lei sappia che ci hai provato.

Il volto che speri di vedere, il volto che temi di vedere, ti accompagna tutto il giorno.

Sospeso tra il mondo e l’eternità.

Sai dove l’hai lasciata e sei sicuro di sapere dove sei.

Andrai lontano da lei.

Ti sforzi costantemente contro una lotta sfiancante.

Le immagini che vedi non scompariranno.

Forse una volta ti sei perso, ma ora ti sei trovato.

Ti sei raddrizzato prima di cadere al suolo.

Ma lei è li.

E tu un imperdonabile peccatore.

Ancora grazie...a tutti coloro che hanno la pazienza di leggere.
Un grazie doppio a chi impiega qualche minuto (sempre troppi per questa cosa) a commentare. Ogni singola parola mi regala un briciolo di autostima.

Mirya : spero davvero di esserlo stata...credibile...l'idea di stravolgere le loro storie mi terrorizzava, ma quando la testa parte per una direzione mi è impossibile fargliene prendere un' altra. Grazie per esserci sempre.

Biaa: le tue parole mi hanno fatta gongolare parecchio. Addirittura volere che il capitolo fosse lungo il doppio...*_______* Grazie, troppo buona. L'aggiornamento è arrivato mooolto in ritardo, nonostante il cap fosse pronto da tempo, ma ho cambiato pc e dovuto reistallare il programma dell'HTML che non ne voleva sapere di "compatibilizzarsi" con Windows 7.

Austen95: Penso che sia difficile non adorarla, poi, ora che le hanno dato il volto di Ashley Greene, la adora pure il mio fidanzato -_-""" Grazie per il "bellissimo".

Non so se è una buona notizia, ma il prossimo è già pronto, quindi arriverà a giorni...
Baci.
Miki.

   
 
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