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Autore: Euterpe_12    22/07/2010    0 recensioni
Quel che vi propongo con questa fanfiction è un esperimento. Love me infatti è una raccolta di one-shot che hanno come protagonisti un po' tutti i personaggi di Tokyo mew mew. All'inizio di ogni one-shot indicherò la coppia trattata in modo tale da avvisarvi subito. Le coppie saranno molteplici, per tutti i gusti insomma! spero vi piacerà. Un bacionea tutti, ichi_chan.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ELEFANTE E LA FARFALLA

            Non so come sia uscita fuori questa fic XD nel senso che ho ascoltato questa bellissima canzone di Zarillo (che dà anche il titolo alla one-shot) e mi sono venuti in mente questi due personaggi… così diversi ma veramente legati. Vi consiglio quindi di leggerla con questo sottofondo musicale, e vi prego di capirmi se non è perfetta… sono poche le PayxRetasu che ho scritto… è tutto esercizio!

 

 

L’ELEFANTE E LA FARFALLA

 

 

“Che pena mostrarmi così al tuo sguardo che amo e che ride di me. Una farfalla sei, leggera e libera su me. Mai. Non ti raggiungerò mai.”

 

Una notte leggera. Di quelle che accarezzano limpide le città dormienti, accese solo ogni tanto da qualche faro d’automobile. L’aspetta tranquillo, appoggiato ad un cancello, con i sensi ben attenti a qualunque estraneo che potesse passare là vicino. Anche se a quell’ora di notte non circolava molta gente. Sicuramente chiunque l’avesse visto si sarebbe spaventato di fronte ad un essere tanto diverso da un essere umano. Effettivamente, pensò Pay, lui era un alieno. Così diverso dagli umani, così diverso da lei. Lei umana, una farfalla. Gli piaceva pensare a lei paragonandola ad un animale così leggero e fantastico. Dalla vita breve, ma sicuramente piena di emozioni. Pay sapeva che quando si ha poco tempo per vivere certe emozioni, esse si provano alla massima potenza. Perché si sa che non si ha molto tempo. Come quel momento. Come quando aveva deciso di chiederle finalmente di vedersi, perché il proprio tempo sulla Terra era terminato. Il coraggio lo aveva raccolto quando guardando Kisshu piangere in un angolo buio della loro navicella si era detto che probabilmente anche lui avrebbe provato le stesse pene per il resto della sua vita se non avesse tentato. Perché lui un amore non riusciva a viverlo in maniera così passionale come sapeva fare il fratellastro, ma l’amore è amore, e non importa come lo si esprime. Lui non era mai riuscito a darle dolci soprannomi, non aveva mai allungato troppo lo sguardo su di lei, ma l’aveva pensata, diamine se l’aveva pensata! Per questo la notte precedente aveva abbandonato la loro navicella e si era diretto a casa sua. Sapeva a memoria la strada. Non tanto perché durante quell’anno di guerre l’avesse sempre seguita, ma l’aveva scoperto per caso, una volta. Aveva abbassato lo sguardo su una delle tante villette a schiera abitate da famiglie di umani. Poi l’aveva vista affacciata alla finestra, canticchiando una canzoncina con voce melodiosa. Non vi aveva più fatto ritorno, però la sua mente aveva deciso di ricordare esattamente dove si trovasse quell’abitazione. Essa era forse il luogo che sarebbe riuscito a raggiungere senza problemi in tutta la Terra. Perché c’è lo guidava il cuore. Sì, con lei si era reso conto di avercelo, un cuore.

Con gli occhi chiusi ricordò il momento in cui aveva deciso di lasciarle “l’invito” a vedersi. Era entrato in camera sua mentre dormiva beata, la finestra socchiusa e lui che era riuscito ad accedere senza problemi manco lo stesse aspettando. Si era messo davanti al suo letto, accarezzando con lo sguardo l’intera sagoma di Retasu. I lunghi capelli verdi lasciati lungo lespalle ed il cuscino. Gli occhi chiusi e gli occhiali abbandonati sul comodino là accanto. Era più bella senza quegli affari sulla faccia. Senza di essi aveva potuto prestare più attenzione alle forme leggere e delicate del viso, forme così splendide che gli era capitato raramente di notarle in altri visi umani. Ma ciò che lo aveva sempre ammaliato di Retasu era il pensiero: tutte le critiche che aveva fatto a mezza voce durante le mille battaglie, la voglia di pace che aveva sempre continuato a vivere dentro i suoi occhi. Lei che non voleva credere che gli alieni non avessero un cuore, lei che sicuramente credeva che un cuore lo avessero tutti. Aveva sorriso di fronte a quella constatazione il freddo Pay, così sconvolto di fronte alla consapevolezza di essersi innamorato. Pay innamorato. Non esisteva barzelletta che facesse più ridere! Lui stesso se l’avesse sentito dire da una seconda voce avrebbe piegato il capo all’indietro ed avrebbe dato vita alla risata più divertita che le sue labbra riuscissero a produrre. Ma la seconda voce non c’era e quella grande consapevolezza se l’erano spartita solo lui e il suo cuore apparentemente freddo. Si era avvicinato a Retasu poi si era abbassato su di lei, tirando fuori dalla tasca un semplice bigliettino:

“Ti aspetto domani notte, davanti al parco Hinoara… un alieno… in pace.”

Non sapeva perché, ma dentro di sé era consapevole del fatto che lei avrebbe accettato quel “invito”. Forse l’aveva intuito dal fatto che dopo averle messo il biglietto tra le mani addormentate l’aveva sentita sospirare gentilmente, quasi fosse protagonista di un bel sogno che si realizzava.

Ed ora era là. Ad immaginare un sogno difficile da realizzarsi. Però aveva fatto un passo per renderlo vero ed era già un grande risultato!

Pay strinse gli occhi: erano quasi le due del mattino, chissà se si sarebbe fatta vedere. La speranza minuto dopo minuto scemava, dando spazio ad un’inutile ansia. Aveva dannatamente paura di ricevere una sonora delusione. Forse un pugno in faccia avrebbe fatto meno male. Tuttavia il rumore di alcuni passi lo destò. Con estrema calma alzò lo sguardo ametista dal pavimento di cemento, poi rivolse la propria attenzione su un paio di timidi occhi azzurri.

Che belli erano gli occhi di Retasu?

Quasi gli veniva da piangere. Ma ovviamente non aveva fatto nulla per farlo notare. Retasu non disse nulla, limitandosi ad avere lo sguardo basso manco fosse stata lei quella a fare l’invito imbarazzante. Pay non sapeva bene cosa dire. La verità era che aveva un mucchio di cose in mente, ma in quel momento non era stato in grado di codificarle in un qualche modo. Il suo cervello fu talmente lento che fu addirittura la timida Retasu a parlare per prima.

-Ho letto il tuo biglietto…- dise con la sua voce sottile. Ed in quell’esatto istante l’alieno non si seppe trattenere: le strinse prima un braccio, potendone sentire la fresca fragranza della pelle, poi la guardò dritta negli occhi. Quelle timide lamine azzurrine lo facevano impazzire. D’istinto le tolse gli occhiali e lei parve improvvisamente intimidita da quel comportamento, ma inqquel momento a Pay non importò. Gi importava solo di unire le proprie labbra a quelle della bella e dolce Retasu e così fece.

La guerriera dal temperamento pacifico ma al contempo combattivo era ora tra le sue braccia, ad assaggiare il gusto delle labbra di Pay Ikisatashi, suo nemico giurato sino a pochi giorni prima.

E le piaceva.

Ed era maledettamente bello.

E quando le loro labbra si divincolarono Retasu non seppe che dire, in piena balia dei sentimenti che stavano cozzando dentro il suo cuore. Non aveva fatto altro che pensare a lui dall’ultima battaglia; addirittura i bellissimi occhi di Ryou erano passati in secondo piano di fronte a quelli profondi ed enigmatici del bell’alieno. Ma non aveva mai nemmeno pensato al fatto che lui potesse ricambiare i suoi sentimenti ed, addirittura, arrivare a baciarla! Per questo il suo corpicino iniziò a tremare,in preda a sentimenti che non riusciva a comprendere.

-Ti… ti chiedo scusa…- disse l’alieno scansandosi, spaventato dall’improvvisa reazione della giovane. Si passò la lingua sulle labbra, mentre il ricordo del gusto leggero di quella dolce umana lo coglieva. Nonostante la vedesse spaventata, impaurita egli sentiva che aveva apprezzato e ricambiato quel gesto.

-No!- lei mise una mano in avanti, quasi volesse stringere la sua. Scosse il capo, poi tentò di darsi un contegno. –E’… è che ho paura…- sussurrò. Pay d’improvviso si sentì felice e di nuovo le sue emozioni a giocargli brutti scherzi.

-Io ti amo.-

Tre parole. Piccole. Ma che erano uscite per la prima volta dalle labbra del giovane. Ed era la prima volta che Retasu se le sentiva dire. E per questo si sciolse tra le sue braccia. Per la prima volta si sentì realmente donna e amata mentre allargava le braccia e sentiva il corpo dell’alieno stringersi al suo. I brividi più forti che mai avevano attraversato la sua pelle si fecero sentire, addirittura più violenti di quelli provati durante la dura guerra.

Pay non era una persona dalle tante parole. Solitamente parlava con gli sguardi, con i suoi ciechi mutismi. Incrociava le braccia e si lasciava trascinare nei suoi pensieri, pensieri che, comunque, non avrebbe rivelato a nessuno. Ma gli piaceva sentire quell’emozione bruciante tutte le volte che la piccola Retasu-chan gli rivolgeva un dolce sguardo. Lei diversa. Lei umana. Lei dolce come il canto di una sirena.

Quella notte sarebbe stata indimenticabile per entrambi: dolci carezze, baci e poche parole sussurrate. Pay non sapeva di poter essere così. Era una parte del tutto inesplorata del suo carattere e questo lo aveva reso inquieto ma contento allo stesso tempo.

Perché, per la prima volta, si era sentito vivo.   

   
 
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