Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Anshiko    23/09/2005    6 recensioni
La protagonista è una ragazza come tante altre, a cui un incontro strano cambierà la vita... Ma siamo sicuri che non sarà lei a cambiare la vita a lui? Mia prima fic "seria" ^^'' Spero vi piaccia... Forse l'idea è un po' sfruttata, ma spero di riuscire a dargli quale tocco originale in più ^^
Genere: Avventura, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce del mattino entrava fioca dalla finestra

La luce del mattino entrava fioca dalla finestra.

«Mm che ore sono?» Elie alzò leggermente la testa per guardare la sveglia sulla scrivania «Dodici e quaranta…» richiuse gli occhi e dopo pochi secondi si alzò di scatto «L’una meno venti?! Porca puttana! Chissà quante volte avrà già chiamato la mamma!» Si buttò giù dal letto e di corsa raggiunse il soggiorno. Accese il cellulare e vide che la madre l’aveva già chiamata una decina di volte.

Il cellulare suonò.

«Pronto?»

«Elie?! È da mezzora che provo a chiamare, in casa non risponde nessuno, si può sapere che combinate tu e Lucas?» La voce all’altro capo del telefono era più preoccupata che arrabbiata.

«Scusa mamma, sono uscita in ritardo da scuola e… Si vede che Lucas è uscito un attimo» le rispose cercando di trovare una buona scusa per non tradirsi.

«Allora state bene?»

«Ma certo! Non ti preoccupare, dirò a Lucas che hai chiamato» Non vedeva l’ora di interrompere la comunicazione.

«Ok. Chiamo domani, mi raccomando, niente casini e dai retta a tuo fratello. Un bacio. Ciao ciao

«Sì certo… Ciao mamma» Di certo non poteva dirle che suo fratello era partito e l’aveva lasciata da sola, perciò evitò di farla preoccupare.

Appena chiuse la telefonata, il campanello della porta suonò.

La ragazza corse a guardare chi fosse e vide la sua migliore amica, Akemi.

«Akechan?! Aspetta un attimo che apro!» Si accorse in tempo che era nuda e mettendosi una maglia lunga aprì la porta.

«Brutta scema, quand’è che ti decidi a venire a scuola?» Le due ragazze si conoscevano dal tempo dell’asilo.

«Non stavo bene…» Salirono in camera e la ragazza notò i vestiti e le penne sparse per terra.

«Ma che è successo qui? Non mi dire che hai avuto un incontro focoso con qualcuno!» La guardò maliziosamente, soffermandosi davanti al reggiseno.

Il pensiero della sera prima affiorò nella mente della ragazza, che sviò il discorso.

«Ma niente, è che siccome non c’è mio fratello me la prendo con calma. Allora, c’è qualche novità? Come va con il bellimbusto?» le chiese raccogliendo la roba da terra e sistemandola come meglio poteva. Non aveva voglia di raccontarle di Axel, non ne voleva parlare, neanche con lei.

«Perché lo chiami così? Guarda che ha un nome!» le rispose Akemi offesa sedendosi sulla sedia che di solito ospitava i manga che la sera leggeva Elie «Comunque nel sacchetto ti ho portato i manga che sono usciti. Poi c’è un floppy con le recensioni della tua storia. A quanto pare la Banda del Territorio [Storia che esiste veramente ed è scritta da Anshiko stessa] fa furore perché sono dei maniaci deficienti» Elie, nel tempo libero, si dilettava a scrivere storie che poi venivano pubblicate su internet.

«Perché ha un nome che fa cagare!» ribatté facendo finta di scherzare, anche se in fondo pensava veramente che il suo nome fosse brutto «Come può uno chiamarsi Atemu, ognuno ha le sue sfighe! Poi guarda che i ragazzi della Banda non sono maniaci, sono solo adolescenti che si divertono…»

«Sì certo come no… E tanto per la cronaca, Atemu è un nome bellissimo. Lui ha origini egiziane e per questo si chiama così!» Le fece la linguaccia e si misero a ridere.

Parlarono del più e del meno, poi Akemi se n’andò.

«Domani vieni a scuola?» le chiese prima di scendere le scale del portone.

«Non lo so. Dipende se ne ho voglia o no. Oggi dove vai?»

«Vado a vedere Ate che gioca contro uno di terza. Puoi venire se vuoi» le disse Akemi sperando che accettasse.

«Venire a vedere quelli giocare a soldi? No grazie. Ci vediamo un’altra volta»

«Ma non giocano a soldi! Maledetta…» scherzò tirandole un pugno.

Si salutarono ed Elie andò a farsi una doccia.

Quando ebbe finito si fece un panino col salame e andò a guardare la tv. Non voleva pensare a niente e cosa meglio dei cartoni animati poteva aiutarla?

Stette tutto il pomeriggio in panciolle e verso le quattro si decise a fare qualcosa.

«Allora, vediamo un po'… Ah ecco! Devo sistemare un po' la camera, se no va a finire che entro domenica tutta la casa sarà un porcile!»

Mise i vestiti della sera prima da lavare e sistemò la scrivania. Rifece il letto e quando prese il cuscino per sistemarlo qualcosa attirò la sua attenzione e le fece venire un colpo lasciando che il cuscino cadesse a terra.

Il cuore le iniziò a battere all’impazzata, tanto che si portò una mano sul petto per paura che le uscisse dal torace. Facendo piccoli passi si avvicinò cauta alla finestra. Non poteva crederci, aveva visto bene e man mano che si avvicinava quello che poteva sembrarle da lontano la collana del diavolo, si rivelò tale.

La prese fra le mani. Una strana sensazione di smarrimento le invase il cuore, tutta la rabbia che aveva provato la notte prima era scomparsa. Non provava niente. Iniziò a pensare che la reazione che aveva avuto fosse stata troppo impulsiva, ma in fondo quello che aveva scoperto era stato troppo pesante per lei.

Adesso si pentì di quello che aveva detto e fatto.

«Sono una scema… Lui è venuto qua stanotte… L’ha fatto per me?» strinse forte il ciondolo.

«Posso parlarti?» una voce la fece trasalire.

«Axel? Ma dove sei?» Elie si girò intorno, ma non riuscì a vedere nessuno «Sei invisibile?» gli chiese costernata.

«Diciamo che è una misura preventiva, in caso tu fossi così incazzata da non farmi neanche parlare. Se non mi vedi non mi puoi fermare!»rise in modo sadico.

Parlargli dopo quello che era successo le sembrò strano, ma le piacque.

«Puoi materializzarti. Non ti ucciderò, tranquillo»

«Ma non sono un fantasma che mi materializzo… , ok» Il ragazzo comparve davanti alla finestra, nello stesso punto in cui era apparso la prima volta che era entrato nella sua stanza. Aveva le mani in tasca e la sigaretta in bocca. Portava una camicia bianca con i primi tre bottoni aperti e dei jeans strappati. Ai piedi portava delle comuni scarpe a tennis bianche con la marca e il tacco rosso.

Prima che riuscisse a pronunciare di nuovo parola un oggetto, non meglio identificato dal demone, si sfracellò contro la sua faccia. Un urlo risuonò per la stanza. Elie era riuscita ed afferrare il barattolo di latta delle penne e, lanciandolo con tutta la forza che aveva, degna dei migliori lanciatori americani di baseball, a centrarlo in pieno, facendogli cadere la sigaretta e costringendolo e piegarsi in due tenendosi il viso dolorante.

«Sei troppo prevedibile, caro il mio diavolo! Avrei scommesso che saresti apparso lì: è il tuo posto preferito!» gli disse mettendosi le mani sui fianchi e gonfiando il petto piena d’orgoglio.

«Ma sei fuori? Avevi promesso!» le sbraitò contro girando per la stanza dolorante.

«Avevo promesso che non ti avrei ucciso e ho rispettato la parola, ma non avevi parlato di non farti male. Ti ho fregato! E tu saresti il diavolo che deve imbrogliare la gente e rubargli l’anima? AHAHAH! Come sto bene ora!!! Ho fregato il diavolo! Ho fregato il diavolo!!» si mise a saltellare per la stanza dietro al ragazzo, facendogli il verso e tirandogli delle pacche amichevoli sulla schiena.

«Allora, non ti saresti mai aspettato che un’umana potesse ingannarti? AHAHAH! Ti ho fregato!» continuò a sfotterlo.

Il demone si fermò e si girò all’improvviso, afferrò i polsi della ragazza e stette una frazione di secondo a guardarla negli occhi. Elie si perse come la prima volta nei suoi occhi chiari e profondi e lui sembrò guardarle dentro attraverso l’iride color ambra. Poi la baciò.

Dapprima la ragazza rimase sconcertata, poi accortasi di quel che stava succedendo oppose resistenza e cercò di liberare le mani dalla presa del ragazzo, ma lui strinse con più forza le dita, facendole male.

Spingendola contro l’armadio il demone fece entrare la lingua a forza nella bocca della ragazza, cercando quella di lei.

Elie provò e chiudere la bocca per farlo uscire, ma la sua forza era insufficiente per respingerlo. Provò a girare la testa e a fuggire dalla sua morsa, ma fu tutto inutile. Vide che lui aveva gli occhi chiusi e s’irrigidì ancora di più. Poteva sentire il cuore del ragazzo battere calmo contro il suo seno.

Axel spinse la ragazza contro l’anta dell’armadio con tutto il corpo, mettendo una gamba fra quelle di lei per impedirle di scappare. Premette maggiormente contro il seno morbido.

Finalmente lei decise di cedere.

Mantenne sempre i muscoli delle braccia contratti per far in modo che lui non smettesse di stringerla, ma iniziò a giocare anche lei con la lingua. Chiuse gli occhi.

Il diavolo intensificò il gioco erotico della lingua, aprì gli occhi e senza smettere di baciarla la spinse sul letto mettendosi sopra di lei.

Passarono diversi minuti.

Axel strinse con maggiore forza i polsi di Elie, si staccò da lei e sollevò la testa. La guardò di nuovo negli occhi e sorridendo disse «Sì, sono il diavolo che imbroglia la gente per rubarle l’anima» stette in silenzio per alcuni istanti e serio, ma col sorriso sul volto aggiunse «Ti ho fregato»

Elie aprì la bocca per rispondergli, ma non le uscì nessun suono. Doveva essere arrabbiata con lui, ma sentiva che quel che le aveva detto non dava ad intendere che il bacio che si erano dati non era importante per lui. Sentiva che l’aveva detto solo per dimostrarle che era forte.

Lui le schioccò un bacio casto sulle labbra e sparì, lasciandola ancora una volta esterrefatta.

Si rese conto in quel momento che Axel le piaceva tanto. Era il ragazzo dei suoi sogni, sia come carattere che come aspetto fisico.

«Mi sono innamorata del diavolo…» bisbigliò ancora sdraiata nel letto guardando i segni violacei che aveva sui polsi.

 

  
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