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Autore: Lady Memory    22/07/2010    2 recensioni
Un prologo e nove frammenti della vita di Severus Snape legati da un filo molto particolare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Le parole che non mi hai detto

Le parole che non mi hai detto

by Lady Memory


Disclaimer: è tutto suo, nel caso ci fossero dubbi.


Ancora grazie infinite alla mia previewer Tearsofphoenix. E a tutti coloro che vorranno lasciarmi un messaggio.


Nota (che forse avrei dovuto lasciare prima): chiedo scusa per quello che potrebbe essere interpretato come snobismo esterofilo, ma non mi sono mai piaciute le traduzioni italiane dei nomi dei personaggi di Harry Potter. Perciò ho scelto di lasciarli in originale


... 3 ...


"Come ci riesci?"


Hogwarts. L'aula degli incantesimi, vuota in un pomeriggio piovoso. Severus alzò la testa e fissò il ragazzo di fronte a lui con un lievissimo sorriso di scherno. Poi alzò la bacchetta e il ragno che aveva messo sul banco camminò prima avanti e poi indietro sulla stessa linea, come un automa.


L'altro ragazzo fischiò piano e chiese di nuovo, "Come fai a farlo?"


Si avvicinò di un passo, fissando il ragno che adesso marciava obbedientemente, disegnando quadrati perfetti sul legno chiaro.


"Stai usando una maledizione proibita?"


Ancora una volta, Severus lo guardò in silenzio. Privo di guida, il ragno si fermò, dondolandosi sul posto. Il nuovo arrivato ansimò, e gli si illuminarono gli occhi di gioia crudele.


"E' la maledizione Imperius, di' la verità!"


Severus sbuffò.


Mulciber. Di tutti quelli che potevano capitargli, proprio Mulciber. Grosso, limitato, e col cervello delle dimensioni di una noce, oltre ad avere un irritante tendenza a mettere le mani addosso a quelli più piccoli di lui. Più che un mago sembrava un teppista, di quelli che Severus aveva visto girare a Spinner's End taglieggiando i negozianti. Suo padre ne aveva un sacro terrore, da quella volta che un paio di loro l'avevano buttato a terra dopo una rapina, intimandogli di stare zitto se non voleva aver grane, lui e quel moccioso che gli stava accanto e che li guardava ad occhi sgranati. Ma quei due teppisti avevano fatto un grande favore a Severus. Lui non avrebbe mai osato alzare le mani su suo padre; era quindi grato che qualcun altro lo avesse fatto per lui.


Tornò a considerare Mulciber in silenzio. Quell'idiota stava praticamente sbavando per l'eccitazione; però cominciava anche a innervosirsi, e Severus sapeva che aveva una pazienza limitatissima.


"Ti decidi a parlarmi, Snape? Guarda che-"


Severus non lo lasciò finire. "Non è la maledizione Imperius," disse piano, trattenendosi a stento dall'aggiungere "Stupido!". Come poteva pensare quel grosso imbecille che Severus avrebbe corso un rischio simile dentro la scuola? Non voleva certo farsi espellere.


"E' una mia invenzione," spiegò invece stancamente. "Funziona solo sugli insetti e sui piccoli animali."


Il bruto lo fissava a bocca aperta.


"Vuoi dire che non hai mai provato sulle persone?"


Severus si strinse nelle spalle. "Non so se funzionerebbe, e poi sarebbe troppo pericoloso."


A Mulciber luccicarono gli occhi. "Ah, allora non l'hai provato!"


Poi un nuovo pensiero parve penetrare nella spessa corteccia del suo cervello.


"Aspettami qui!" comandò col tono di chi è sicuro di essere ubbidito. Severus lo vide andar via di corsa e aggrottò le sopracciglia. Il piano che aveva messo pazientemente in atto forse avrebbe finalmente dato i suoi frutti. Erano giorni che si esercitava, sperando di essere sorpreso dalle persone giuste prima o poi. Certo, non si aspettava Mulciber, ma se lo conosceva bene, non sarebbe tornato solo.


Dieci minuti dopo infatti, il bestione rientrava nell'aula, seguito da un altro ragazzo dai lineamenti fini e dall'espressione lievemente annoiata. Avery, pensò Severus, e si irrigidì. Avery era tutt'altra storia. Aveva cervello e una insospettata abilità a manipolare gli adulti intorno a lui con le sue chiacchiere educate. Ed era anche sottilmente crudele.


Mulciber tagliò corto come era sua abitudine.


"Fagli vedere ancora, Snape!" ordinò, e si dispose a godersi lo spettacolo. Il ragno adesso camminava libero, seguendo i bordi del banco che Severus faceva levitare per impedire che fuggisse sul pavimento. Con un sospiro seccato, tanto per non dare proprio l'impressione di una passiva condiscendenza, il ragazzo riportò a terra il banco. Seguendo ubbidiente il muoversi della bacchetta, il ragno cominciò a camminare, disegnando cerchi che da piccoli diventavano progressivamente più grandi.


"Questa è la maledizione Imperius!" esclamò Avery con un misto di delusione e di eccitazione.


"No," si affrettò a rispondere Severus. "E' una mia invenzione. Una variazione dell'incantesimo Confundus."


I due ragazzi lo guardarono stupiti e lui spiegò ancora. "In realtà, lo sto guidando con la bacchetta. La segue come se fosse un cane al guinzaglio."


Avery si mordicchiò il labbro inferiore.


"Interessante, Snape," disse poi, cercando di non sembrare impressionato. "Conosci altri di questi trucchetti?"


Severus alzò la bacchetta e fece fermare il ragno.


"Dipende," disse poi,  e fissò i suoi due compagni come ad invitarli a scoprire le proprie carte. Mulciber reagì d'istinto.


"Fammi vedere che altro sai far fare a quel ragno," ordinò subito.


"Il ragno non è un soggetto adatto," disse Severus, incrociando le braccia e rischiando il tutto per tutto. Se avesse permesso a Mulciber di dargli degli ordini, non sarebbe mai più stato libero.


Alzò la bacchetta e ordinò, "Levicorpus!"


Di colpo, Mulciber si trovò sospeso a mezz'aria, fluttuando a testa in giù. Il viso gli si arrossò e cominciò a gridare ordini e insulti, quasi strangolandosi in quella posizione innaturale.


Poi avvenne quello che Severus sperava. Avery si rilassò ed esplose in una risata.


"Ma è fantastico!" esclamò, e si girò verso il suo amico. "Dai, non te la prendere. E' uno scherzo stupendo, dobbiamo sfruttarlo subito!"


Poi guardò di nuovo Severus. "Ti spiace farlo scendere adesso?" disse con calma. Severus riportò a terra Mulciber che continuava a sbraitare e ad urlare improperi. Eppure, chissà come mai, le sue minacce adesso parevano vuote e prive di un effettivo potere intimidatorio.


"Esecizio notevole," disse allora gentilmente Avery, poggiando la mano sulla spalla di Mulciber per frenarne l'ira. "Io credo che abbiamo sempre sottovalutato il nostro Snape. Uno come lui ci farebbe comodo in squadra, non è vero, Mulciber?"


Il bestione guardò alternativamente i due ragazzi di fronte a sè e borbottò, irritato dall'atteggiamento amichevole di Avery, "Io non l'ho trovato divertente."


"Perchè non hai immaginazione," Avery mormorò con occhi scintillanti di piacere ferino. Poi si girò verso Severus e gli tese la mano. "Vuoi essere dei nostri, Snape?"


Severus sentì una specie di dolore acuto ma piacevole alla bocca dello stomaco. I Serpeverde avevano i loro circoli interni, e appartenere ad uno piuttosto che a un altro poteva significare molto. Avery e Mulciber facevano parte di un gruppo molto ambito, che era legato all'ex prefetto Lucius Malfoy. Solo i Purosangue erano ammessi o quelli che potevano vantare almeno una cospicua ricchezza o interessanti connessioni. Lui non apparteneva a nessuna di queste categorie. Fino a quel momento era stato un paria tra i suoi compagni.


Incrociò le braccia e guardò Avery da pari a pari.


"Stai parlando sul serio?"


"Io non scherzo mai su queste cose," rispose freddamente l'altro ragazzo. "E ti suggerirei di non scherzarci neanche tu."


Severus lo sapeva fin troppo bene. Quell'invito era un onore insperato, che non si sarebbe ripetuto se solo lui avesse esitato ancora un secondo.


"Sono onorato," disse quindi pianamente, utilizzando parole volutamente formali. Compiaciuto, Avery ritrovò il suo sorriso mellifluo.


"Vieni, andiamo a parlarne agli altri," disse cordialmente. "Sono sicuro che saranno tutti d'accordo."


"Aspetta, non ho ancora finito," sbottò Mulciber e si guardò attorno come cercando qualcosa. Libero dall'incantesimo di Severus, il ragno era fermo sul bordo del banco di legno, e stendeva esitante una zampina dinanzi a sè, come a saggiare il vuoto. La mano di Mulciber lo schiacciò senza pietà, lasciando una macchia scura sulla venatura del legno.


"Adesso possiamo andare," concluse il ragazzo con un sorriso cattivo. Severus non reagì. Avery si strinse nelle spalle. Ed un attimo dopo, il gruppetto era in marcia verso i sotterranei e la sala comune dei Serpeverde.


Subito dopo cena, Severus ritornò alla chetichella nell'aula. Cautamente, si avvicinò al tavolo. La macchia era ancora lì, e forse ci sarebbe rimasta per sempre. Per qualche oscura ragione, la coscienza gli rimordeva. Non sapeva bene perchè, ma provava un'oscura sensazione di ansietà. Eppure non avrebbe dovuto. Ora apparteneva ad un gruppo esclusivo e soprattutto segreto, i cui membri erano vincolati al reciproco aiuto. Nuove importanti rivelazioni gli sarebbero state fatte quando Lucius Malfoy fosse passato ad Hogwarts per un'altra visita, e gli avevano assicurato che non avrebbe dovuto aspettare molto.


Di punto in bianco, Severus era cambiato, pur restando sempre lo stesso. Fino a quel giorno, i suoi compagni di scuola lo avevano temuto, disprezzato o educatamente ignorato, a seconda della Casa a cui appartenevano. Nessuno finora lo aveva  mai considerato davvero un amico. Forse nemmeno Lily, che passava sempre più tempo con la cricca dei Grifondoro, rifugiandosi nella sala comune della sua Casa come ad evitarlo...


Severus si incupì. Lui invece avrebbe desiderato essere amico di qualcuno. Ma alle ingenue speranze dei suoi primi anni si erano sovrapposti il disincanto, l'amarezza, la delusione e, infine, la consapevolezza che le sue origini l'avrebbero marchiato ovunque andasse. Spesso, quando lui era presente, gli altri usavano quel velato tono di superiorità, quelle occhiate condiscendenti appena accennate...


Bene, ora tutto questo apparteneva al passato. Per un lunghissimo minuto, Severus si incantò, ripensando al suo momento di gloria. L'esercizio col ragno, ripetuto più volte a grande richiesta, aveva esaltato tutti, anche i ragazzi più grandi. Barty Crouch, figlio di un importantissimo personaggio del ministero, si era personalmente congratulato con lui ed aveva collaborato attivamente con un incantesimo di ingrossamento. Ingrandito alle dimensioni di una palla da biliardo, il ragno faceva tutt'altro effetto, e Crouch aveva strizzato l'occhio a Severus, commentando che quella era una dimostrazione da ricordare.


Vivamente impressionato, Rockwood aveva detto che un simile talento sarebbe stato indiscutibilmente utile. Avery, che aveva fatto da padrino a Severus nella presentazione al gruppo, aveva alzato le sopracciglia con un sorrisetto saputo, mentre Mulciber aveva borbottato qualcosa a proposito di Mary Macdonald, sostenendo che quella stupida l'aveva preso in giro, ma ora che aveva imparato quel bel trucchetto anche lui... poi non aveva finito la frase.


E allora perchè Severus adesso abbassava la testa, guardando la chiazza scura ormai secca sul legno? Perchè sentiva un dolore sordo stringergli il petto? Non era che un ragno, dopotutto. Ma forse quel ragno intrappolato dalla sorte gli ricordava qualcosa. O qualcuno. Un prigioniero che non aveva potuto scappare, nonostante avesse avuto davanti a sè la libertà. Un condannato che il destino aveva deriso ed illuso per un momento, ben sapendo invece di tenerlo strettamente in pugno.


Stancamente, Severus sedette su una sedia e nascose il viso tra le mani. Non avrebbe dovuto sperare, lo sapeva. Eppure, per un attimo, in quella ridda di voci, aveva creduto di percepire qualcosa. Poi, deluso, aveva rinunciato ad ascoltare, e la sua anima si era nuovamente rinchiusa in sè stessa, mentre un pensiero desolato prendeva forma nuovamente. No. Non sono queste le parole.


(continua)


  
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