Le
parole che non mi hai detto
by Lady Memory
Disclaimer: è tutto
suo, nel caso ci fossero dubbi.
Ancora
grazie infinite alla mia previewer Tearsofphoenix. E a tutti coloro che
vorranno lasciarmi un messaggio.
Nota
(che forse avrei dovuto lasciare prima): chiedo scusa per
quello che potrebbe essere interpretato come
snobismo esterofilo, ma non mi sono mai piaciute le traduzioni italiane
dei
nomi dei personaggi di Harry Potter. Perciò ho scelto di
lasciarli in originale
...
3 ...
"Come
ci riesci?"
Hogwarts.
L'aula degli incantesimi, vuota in un pomeriggio piovoso. Severus
alzò la testa
e fissò il ragazzo di fronte a lui con un lievissimo sorriso
di scherno. Poi
alzò la bacchetta e il ragno che aveva messo sul banco
camminò prima avanti e
poi indietro sulla stessa linea, come un automa.
L'altro
ragazzo fischiò piano e chiese di nuovo, "Come fai a farlo?"
Si
avvicinò di un passo, fissando il ragno che adesso marciava
obbedientemente,
disegnando quadrati perfetti sul legno chiaro.
"Stai
usando una maledizione proibita?"
Ancora
una volta, Severus lo guardò in silenzio. Privo di guida, il
ragno si fermò,
dondolandosi sul posto. Il nuovo arrivato ansimò, e gli si
illuminarono gli
occhi di gioia crudele.
"E'
la maledizione Imperius, di' la verità!"
Severus
sbuffò.
Mulciber.
Di tutti quelli che potevano capitargli, proprio Mulciber. Grosso,
limitato, e
col cervello delle dimensioni di una noce, oltre ad avere un irritante
tendenza
a mettere le mani addosso a quelli più piccoli di lui.
Più che un mago sembrava
un teppista, di quelli che Severus aveva visto girare a Spinner's End
taglieggiando i negozianti. Suo padre ne aveva un sacro terrore, da
quella
volta che un paio di loro l'avevano buttato a terra dopo una rapina,
intimandogli di stare zitto se non voleva aver grane, lui e quel
moccioso che
gli stava accanto e che li guardava ad occhi sgranati. Ma quei due
teppisti
avevano fatto un grande favore a Severus. Lui non avrebbe mai osato
alzare le
mani su suo padre; era quindi grato che qualcun altro lo avesse fatto
per lui.
Tornò
a considerare Mulciber in silenzio. Quell'idiota stava praticamente
sbavando
per l'eccitazione; però cominciava anche a innervosirsi, e
Severus sapeva che
aveva una pazienza limitatissima.
"Ti
decidi a parlarmi, Snape? Guarda che-"
Severus
non lo lasciò finire. "Non è la maledizione
Imperius," disse piano,
trattenendosi a stento dall'aggiungere "Stupido!". Come poteva pensare
quel
grosso imbecille che Severus avrebbe corso un rischio simile dentro la
scuola?
Non voleva certo farsi espellere.
"E'
una mia invenzione," spiegò invece stancamente. "Funziona
solo sugli insetti e
sui piccoli animali."
Il
bruto lo fissava a bocca aperta.
"Vuoi
dire che non hai mai provato sulle persone?"
Severus
si strinse nelle spalle. "Non so se funzionerebbe, e poi sarebbe troppo
pericoloso."
A
Mulciber luccicarono gli occhi. "Ah, allora non l'hai provato!"
Poi
un nuovo pensiero parve penetrare nella spessa corteccia del suo
cervello.
"Aspettami
qui!" comandò col tono di chi è sicuro di essere
ubbidito. Severus lo vide
andar via di corsa e aggrottò le sopracciglia. Il piano che
aveva messo
pazientemente in atto forse avrebbe finalmente dato i suoi frutti.
Erano giorni
che si esercitava, sperando di essere sorpreso dalle persone giuste
prima o poi.
Certo, non si aspettava Mulciber, ma se lo conosceva bene, non sarebbe
tornato
solo.
Dieci
minuti dopo infatti, il bestione rientrava nell'aula, seguito da un
altro
ragazzo dai lineamenti fini e dall'espressione lievemente annoiata. Avery, pensò Severus, e
si irrigidì. Avery era
tutt'altra storia. Aveva cervello e una insospettata abilità
a manipolare gli
adulti intorno a lui con le sue chiacchiere educate. Ed era anche
sottilmente
crudele.
Mulciber
tagliò corto come era sua abitudine.
"Fagli
vedere ancora, Snape!" ordinò, e si dispose a godersi lo
spettacolo. Il ragno
adesso camminava libero, seguendo i bordi del banco che Severus faceva
levitare
per impedire che fuggisse sul pavimento. Con un sospiro seccato, tanto
per non
dare proprio l'impressione di una passiva condiscendenza, il ragazzo
riportò a
terra il banco. Seguendo ubbidiente il muoversi della bacchetta, il
ragno
cominciò a camminare, disegnando cerchi che da piccoli
diventavano
progressivamente più grandi.
"Questa è la
maledizione Imperius!" esclamò Avery con un misto di
delusione e di
eccitazione.
"No,"
si affrettò a rispondere Severus. "E' una mia invenzione.
Una variazione
dell'incantesimo Confundus."
I
due ragazzi lo guardarono stupiti e lui spiegò ancora. "In
realtà, lo sto
guidando con la bacchetta. La segue come se fosse un cane al
guinzaglio."
Avery
si mordicchiò il labbro inferiore.
"Interessante,
Snape," disse poi, cercando di non sembrare impressionato. "Conosci
altri di
questi trucchetti?"
Severus
alzò la bacchetta e fece fermare il ragno.
"Dipende,"
disse poi, e
fissò i suoi due
compagni come ad invitarli a scoprire le proprie carte. Mulciber
reagì
d'istinto.
"Fammi
vedere che altro sai far fare a quel ragno," ordinò subito.
"Il
ragno non è un soggetto adatto," disse Severus, incrociando
le braccia e
rischiando il tutto per tutto. Se avesse permesso a Mulciber di dargli
degli
ordini, non sarebbe mai più stato libero.
Alzò
la bacchetta e ordinò, "Levicorpus!"
Di colpo, Mulciber si trovò sospeso a mezz'aria, fluttuando a testa in giù. Il viso gli si arrossò e cominciò a gridare ordini e insulti, quasi strangolandosi in quella posizione innaturale.
Poi
avvenne quello che Severus sperava. Avery si rilassò ed
esplose in una risata.
"Ma è fantastico!"
esclamò, e si girò verso il suo amico. "Dai, non
te la prendere.
E' uno scherzo stupendo, dobbiamo sfruttarlo subito!"
Poi
guardò di nuovo Severus. "Ti spiace farlo scendere adesso?"
disse con calma.
Severus riportò a terra Mulciber che continuava a sbraitare
e ad urlare improperi.
Eppure, chissà come mai, le sue minacce adesso parevano
vuote e prive di un
effettivo potere intimidatorio.
"Esecizio
notevole," disse allora gentilmente Avery, poggiando la mano sulla
spalla di
Mulciber per frenarne l'ira. "Io credo che abbiamo sempre sottovalutato
il
nostro Snape. Uno come lui ci farebbe comodo in squadra, non
è vero, Mulciber?"
Il
bestione guardò alternativamente i due ragazzi di fronte a
sè e borbottò,
irritato dall'atteggiamento amichevole di Avery, "Io non l'ho trovato
divertente."
"Perchè
non hai immaginazione," Avery mormorò con occhi scintillanti
di piacere ferino.
Poi si girò verso Severus e gli tese la mano. "Vuoi essere
dei nostri, Snape?"
Severus
sentì una specie di dolore acuto ma piacevole alla bocca
dello stomaco. I
Serpeverde avevano i loro circoli interni, e appartenere ad uno
piuttosto che a
un altro poteva significare molto. Avery e Mulciber facevano parte di
un gruppo
molto ambito, che era legato all'ex prefetto Lucius Malfoy. Solo i
Purosangue
erano ammessi o quelli che potevano vantare almeno una cospicua
ricchezza o
interessanti connessioni. Lui non apparteneva a nessuna di queste
categorie.
Fino a quel momento era stato un paria tra i suoi compagni.
Incrociò
le braccia e guardò Avery da pari a pari.
"Stai
parlando sul serio?"
"Io
non scherzo mai su queste cose," rispose freddamente l'altro ragazzo.
"E ti
suggerirei di non scherzarci neanche tu."
Severus
lo sapeva fin troppo bene. Quell'invito era un onore insperato, che non
si
sarebbe ripetuto se solo lui avesse esitato ancora un secondo.
"Sono
onorato," disse quindi pianamente, utilizzando parole volutamente
formali.
Compiaciuto, Avery ritrovò il suo sorriso mellifluo.
"Vieni,
andiamo a parlarne agli altri," disse cordialmente. "Sono sicuro che
saranno
tutti d'accordo."
"Aspetta,
non ho ancora finito," sbottò Mulciber e si
guardò attorno come cercando
qualcosa. Libero dall'incantesimo di Severus, il ragno era fermo sul
bordo del
banco di legno, e stendeva esitante una zampina dinanzi a
sè, come a saggiare
il vuoto. La mano di Mulciber lo schiacciò senza
pietà, lasciando una macchia
scura sulla venatura del legno.
"Adesso
possiamo andare," concluse il ragazzo con un sorriso cattivo. Severus
non
reagì. Avery si strinse nelle spalle. Ed un attimo dopo, il
gruppetto era in
marcia verso i sotterranei e la sala comune dei Serpeverde.
Subito
dopo cena, Severus ritornò alla chetichella nell'aula.
Cautamente, si avvicinò
al tavolo. La macchia era ancora lì, e forse ci sarebbe
rimasta per sempre. Per
qualche oscura ragione, la coscienza gli rimordeva. Non sapeva bene
perchè, ma
provava un'oscura sensazione di ansietà. Eppure non avrebbe
dovuto. Ora
apparteneva ad un gruppo esclusivo e soprattutto segreto, i cui membri
erano
vincolati al reciproco aiuto. Nuove importanti rivelazioni gli
sarebbero state
fatte quando Lucius Malfoy fosse passato ad Hogwarts per un'altra
visita, e gli
avevano assicurato che non avrebbe dovuto aspettare molto.
Di
punto in bianco, Severus era cambiato, pur restando sempre lo stesso. Fino a quel giorno, i suoi compagni di
scuola lo avevano
temuto, disprezzato o educatamente ignorato, a seconda della Casa a cui
appartenevano. Nessuno finora lo aveva
mai considerato davvero un amico. Forse nemmeno Lily, che
passava sempre
più tempo con la cricca dei Grifondoro, rifugiandosi nella
sala comune della
sua Casa come ad evitarlo...
Severus si
incupì. Lui invece avrebbe desiderato essere amico di
qualcuno. Ma alle ingenue speranze dei suoi primi anni si erano
sovrapposti il
disincanto, l'amarezza, la delusione e, infine, la consapevolezza che
le sue
origini l'avrebbero marchiato ovunque andasse. Spesso, quando lui era
presente,
gli altri usavano quel velato tono di superiorità, quelle
occhiate
condiscendenti appena accennate...
Bene, ora tutto
questo apparteneva al passato. Per un lunghissimo
minuto, Severus si incantò, ripensando al suo momento di
gloria. L'esercizio
col ragno, ripetuto più volte a grande richiesta, aveva
esaltato tutti, anche i
ragazzi più grandi. Barty Crouch, figlio di un
importantissimo personaggio del
ministero, si era personalmente congratulato con lui ed aveva
collaborato
attivamente con un incantesimo di ingrossamento. Ingrandito alle
dimensioni di
una palla da biliardo, il ragno faceva tutt'altro effetto, e Crouch
aveva strizzato
l'occhio a Severus, commentando che quella era una dimostrazione da
ricordare.
Vivamente
impressionato, Rockwood aveva detto che un simile
talento sarebbe stato indiscutibilmente utile. Avery, che aveva fatto
da
padrino a Severus nella presentazione al gruppo, aveva alzato le
sopracciglia
con un sorrisetto saputo, mentre Mulciber aveva borbottato qualcosa a
proposito
di Mary Macdonald, sostenendo che quella stupida l'aveva preso in giro,
ma ora
che aveva imparato quel bel trucchetto anche lui... poi non aveva
finito la
frase.
E allora
perchè Severus adesso abbassava la testa, guardando la
chiazza scura ormai secca sul legno? Perchè sentiva un
dolore sordo stringergli
il petto? Non era che un ragno, dopotutto. Ma forse quel ragno
intrappolato
dalla sorte gli ricordava qualcosa. O qualcuno. Un prigioniero che non
aveva
potuto scappare, nonostante avesse avuto davanti a sè la
libertà. Un condannato
che il destino aveva deriso ed illuso per un momento, ben sapendo
invece di
tenerlo strettamente in pugno.
Stancamente,
Severus sedette su una sedia e nascose il viso tra le
mani. Non avrebbe dovuto sperare, lo sapeva. Eppure, per un attimo, in
quella
ridda di voci, aveva creduto di percepire qualcosa. Poi, deluso, aveva
rinunciato ad ascoltare, e la sua anima si era nuovamente rinchiusa in
sè
stessa, mentre un pensiero desolato prendeva forma nuovamente. No. Non sono queste
le parole.
(continua)