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Autore: Lady Memory    23/07/2010    2 recensioni
Un prologo e nove frammenti della vita di Severus Snape legati da un filo molto particolare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Le parole che non mi hai detto

Le parole che non mi hai detto

by Lady Memory


Disclaimer: è tutto suo, nel caso ci fossero dubbi.


Ancora grazie infinite alla mia previewer Tearsofphoenix. E a tutti coloro che vorranno lasciarmi un messaggio.


... 4 ...


Il ragazzo alzò gli occhi ad incontrare quelli del grande mago davanti a lui. Tremava ancora tutto, dopo l'orribile avventura nel tunnel. Sconvolto, considerava i suoi vestiti sporchi di fango, le sue dita ferite nello sforzo di strisciare, di correre, di fuggire, di mettere più distanza possibile tra sè e la creatura da incubo che aveva intravisto in fondo al passaggio.


Severus chiuse gli occhi, e un sussulto lo scosse. Il sudore gli si raggelava addosso facendolo rabbrividire incontrollabilmente, mentre riviveva ogni dettaglio con sorprendente chiarezza, inchiodato dal terrore nella stretta di quel budello sepolto sotto la terra.


L'ululato, il ringhio sordo della belva in cerca di preda, il luccichìo bramoso e giallastro delle pupille quando il mostro l'aveva scorto...


Avrebbe potuto essere lì in quel momento, sbranato, lacerato, fatto a pezzi da quei canini orridi, se Potter non l'avesse trascinato via, strattonandolo in malo modo e risvegliandolo così da quel terrore paralizzante.


Potter.


Potter l'aveva salvato. Il ragazzo trasse un respiro tremante e sentì nuove emozioni mescolarglisi in petto.


Odio.


Odio per Sirius Black, che l'aveva così ignominiosamente beffato. Odio per James Potter, che aveva visto la sua paura e al quale era ormai legato da un vergognoso debito per la vita. E disprezzo per Remus Lupin, ibrida creatura la cui doppia natura - umana e animalesca insieme - lo inorridiva e lo repelleva infinitamente.


E poi rabbia, vergogna, risentimento, orrore. Nel suo cuore e nella sua mente passò una girandola di sentimenti crudeli, che lo spinsero a rialzare la testa e ad incrociare lo sguardo con Albus Dumbledore, sfidandolo apertamente.


E, incredibilmente, il grande mago non si ritrasse, ma rimase immobile davanti al ragazzo, ricambiandone lo sguardo senza difendersi, quasi invitandolo ad andare avanti. Sorpreso, Severus sprofondò nell'azzurro quieto di quegli occhi, e arrivò giù, giù, giù, sempre più giù, fin quasi a raggiungere l'anima che gli si apriva davanti.


Dumbledore incrociò le braccia, continuando a fissarlo.


"Tu sei un Legilimens," dichiarò poi con uno strano sorriso. "Hai una qualità rara e preziosa in questo nostro mondo magico, un dono naturale che forse non sapevi di possedere. Credo che potresti diventare un ottimo Occlumens, il giorno che dovessi decidere di applicarti a queste discipline. Potrebbero esserti molto utili... se indirizzate correttamente."


Severus soffocò la sua rabbia in uno stupore incredulo. Era la prima volta che sentiva il preside esprimersi con tanto apprezzamento nei suoi confronti. Tornò a scrutare nei vecchi occhi azzurri, ora velati da una strana emozione. Dumbledore stava forse cercando di blandirlo? E perchè no, dopo tutto? Non erano forse in gioco il buon nome della sua Casa e l'onore dei suoi preziosi Grifondoro?


Severus si incupì, ricordando le tante volte in cui Potter e la sua banda si erano scontrati con lui, accanendosi in piccole ma continue e brutali angherie. Bastardi privi di scrupoli! Da quel loro primo incontro in treno, si erano subito detestati, e il disprezzo e l'antipatia erano aumentati col passare degli anni. Ma quello che faceva più male, era vedere come piano piano gli stavano rubando Lily...


Strinse inconsciamente i pugni, mentre le sue emozioni fluivano senza controllo. Dumbledore ora lo fissava in silenzio, come se leggesse nella sua anima, come se percepisse il suo tormento. In quello sguardo vibrava una forza immensa, e improvvisamente Severus desiderò che quell'uomo così potente gli fosse amico, che gli fosse padre e protettore, come lo era con Potter, Black e Lupin... Non erano forse ragazzi come lui? E allora perchè lui non poteva essere come loro?


Ricordò. Ricordò quando aveva incontrato Dumbledore per la prima volta, appena arrivato dal treno, mortificato per essere stato deriso proprio di fronte a Lily, acutamente conscio di essere già – almeno nelle vesti - un gradino più sotto gli altri, così chiaramente curati da genitori amorosi o quantomeno agiati.


Ricordò ancora. L'alta statura e l'aspetto severo del preside lo avevano dapprima intimorito; ma poi quegli occhi così allegri dietro le mezzelune delle lenti l'avevano rassicurato e affascinato, e un desiderio quasi doloroso gli aveva stretto l'anima. Quel mago così potente che persino Voi-sapete-Chi ne aveva avuto paura... Forse quel vecchio saggio conosceva il segreto, forse lui avrebbe saputo trovare le parole.


Quattro anni dopo quel primo incontro, Severus sentì la stessa speranza riempirgli il petto. Tremante di una nuova emozione, sollevò allora leggermente la testa, invitando colui che aveva davanti a leggergli in cuore la domanda che vi era nascosta.


Dumbledore scosse il capo con rassegnata fermezza.


"So cosa mi vuoi chiedere, Severus," disse poi, e il ragazzo attese, il respiro corto tra i denti. "Ma non posso accettare la tua richiesta. Vedi, sono stato io ad ammettere Remus a scuola. Sono io responsabile di fronte al mondo di quel che è accaduto qui, di quel che poteva accadere. Remus non ne ha colpa. Tu l'hai visto e sai che, in quello stato, non è in grado di controllare nè le sue azioni nè i suoi pensieri. Perchè punirlo per qualcosa che non sapeva di fare? Perchè punirlo per qualcosa che non ha fatto?"


Severus impallidì. Non era questa la sua domanda, non era questo quello che voleva sentire.  La delusione e la rabbia lo stordirono, mentre brandelli di pensieri razionali si facevano largo faticosamente tra quelle emozioni, nel tentativo di seguire il filo logico che Dumbledore gli presentava. Remus non aveva colpa, d'accordo. Remus non aveva colpa, ma avrebbe sbranato Severus senza esitare, o l'avrebbe trasformato in un mostro orribile per il resto della sua vita. Remus non aveva colpa, va bene... ma ancor meno l'aveva Severus! E se loro non avevano colpe, a chi si doveva imputare una simile folle trascuratezza?


Come intuendo il suo pensiero, Dumbledore si fece grave e ripetè nuovamente le scuse che gli aveva già offerto, variandone leggermente il tono e la forma.


"Mi dispiace. Hai corso davvero un rischio orribile. Ma tu conosci Sirius. E' uno sbruffone e un incosciente, però non ha un animo crudele. Non ha pensato che la storia poteva finire ben peggio. Comunque, sarà punito come merita, puoi starne certo."


Tacque di nuovo. Severus lo contemplò, incredulo, ancora smarrito in quelle sensazioni contrastanti, ma sperando sempre in qualcosa che poteva, che doveva arrivare. Dumbledore chinò la testa e lo scrutò sopra le mezzelune degli occhiali.


"Ti devo chiedere una cosa importante, adesso, Severus. Vedi quanta fiducia ripongo in te. So che tu la meriti, so che posso fidarmi, dopo quel che ho visto nei tuoi occhi."


Il ragazzo strinse di nuovo i pugni davanti a quella richiesta che non prometteva niente di buono. Il vecchio sorrise gentilmente e alzò il lungo indice, come per ammonirlo.


"Vedi, potrei Obliviarti, e tu non avresti più ricordi."


Un ombra scese sul suo volto, e la stanza si fece subitamente fredda. "Ma i ricordi sono parte di noi, sono importanti. I ricordi ci aiutano a crescere. Di più, ci aiutano a capire. Per questo, io non cancellerò dalla tua mente queste memorie, per quanto spiacevoli possano essere. Ma devo chiederti di darmi la tua parola, il tuo giuramento solenne, che non ne parlerai con nessuno qui a scuola. Remus non merita questo. Non deve essere punito lui per la colpa di un altro."


Severus trasse un profondo respiro. Adesso era calmo di  nuovo. Anche questa volta aveva sperato invano. Si informò freddamente, "Capisco. E di Potter e Black cosa farà? Non vorrà chiedermi di salvare anche loro, spero."


Almeno che Lily capisse con chi aveva a che fare. Che almeno in questo lui fosse vendicato...


"Questo è affar mio, Severus," rispose Dumbledore. "Ti basti sapere che sono in debito con te, e che saprò rispettare il mio impegno. Il giorno che vorrai, potrai chiedermi di onorare la mia promessa."


No, pensò Severus, e sentì il freddo della stanza passargli nel cuore. Non sono queste le parole.


(continua)

  
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