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Autore: dirtytrenchcoat    23/07/2010    2 recensioni
Il mio sguardo si posò su un ragazzo che passava lì davanti. Era con i suoi amici, ma notai solamente lui. Lo ricordo perfettamente quel momento, come se non fossero passati 365 giorni, ma uno o due. Era basso, un nanetto, come ancora lo chiamo io. Aveva i capelli castani con un ciuffo adorabile che gli ricadeva sul viso tenero da bambino, gli occhi grandi, color nocciola, che brillavano e sotto il sole diventavano verdi, un sorriso così dannatamente dolce e sincero, così contagioso, che l’avrei fissato per ore, mi aveva fatto sciogliere l’anima.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Frank Iero e i My Chemical Romance, fortunatamente per loro, non mi appartengono; tutto ciò che è descritto qui è frutto della mia mante malata.



Il tintinnio del braccialetto che porto al polso mi risveglia dal mio leggero pisolino. Mi accorgo che durante il sonno mi sono infilata la felpa rossa. La felpa di Frank. Ricordo bene il giorno in cui me la prestò, per così dire.

Mi svegliai e feci colazione con la zia. Mi parlò di lui.
« Vedi, Frank Iero ha appena finito le superiori. È un caro ragazzo, mi ha aiutata spesso nei lavoretti di manutenzione della casa. Certo, è pieno di tatuaggi, dice un mucchio di parolacce e quel piercing non mi convince » zia An aveva una mentalità all’antica, ovviamente, io però trovavo i suoi tatuaggi davvero stupendi e quel piercing così dannatamente sexy, « comunque è tanto tenero e solare, ha sempre la battuta pronta. Inoltre è molto bello. » Io ero arrossita fino alla punta dei capelli.
« Okay, zia, lasciamo perdere Frank Iero e guardiamoci un bel film! »
« Dal tuo sguardo mi pare proprio che Iero non lo vuoi lasciar perdere » esclamò divertita « comunque mi farebbe molto piacere guardare un film con la mia nipotina infatuata! Andiamo in salotto. »
« Infatuata?! » esclamai con tono indignato mentre la seguivo e mi accomodavo accanto a lei sul divano « Non sono infatuata. Quell’idiota mi ha scaraventata giù dalla bici e… »
« Hey, che fine ha fatto il “lasciamo perdere Frank Iero”? » scoppiò a ridere e non potei far altro che unirmi a lei.

Dopo pranzo attendevo con ansia il suo arrivo, solo che non volevo ammetterlo a me stessa. Mi affacciavo alla finestra ripetendomi che volevo guardare il cielo.
Alle 3 ancora niente. Mi buttai sul letto in preda allo sconforto, cercando di dormire un po’, quando qualcuno suonò il campanello. Il mio cuore prese a battere all’impazzata e mi precipitai giù dalle scale dandomi un contegno solo sull’ultimo scalino perché notai che Annie mi guardava divertita. Procedetti lentamente –anche troppo– verso la porta. Aprii con un sorriso smagliante che subito mi si spense sulle labbra, perché mi trovai davanti un uomo enorme tutto sudato, con la pancia che usciva dalla maglietta, un cappellino unto e una cassetta degli attrezzi in mano. L’idraulico.
« Oh, Bob, entri pure! Dovrebbe controllarmi il lavandino del bagno al piano superiore » disse gentilmente Annie.
Mi scostai con un sospiro e lasciai entrare Bob.
« Hey, scusa! A casa mia si pranza tardi » una voce allegra, piena di vita. Mi ritrovai davanti Iero.
« Frank! Pensavo non saresti venuto » gli dissi raggiante.
« Naaah, non do buca alle ragazze! »

Mi portò in un negozio di musica.
« La musica è il perno attorno al quale gira la mia vita » sorrise con gi occhi che scintillavano « il rock, il punk… I Queen, i Muse, i Misfits, i Ramones… Suono anche la chitarra. »
« I Muse sono il mio gruppo preferito! » esclamai « Peccato, non ho portato con me i CD. »
« Allora ti faccio un regalo. Stai ferma qui » obbedii incuriosita. Frank aveva sempre una luce allegra negli occhi, trasmetteva felicità. Impossibile non amarlo.
Tornò cinque minuti dopo con un vinile. « So che tua zia ha un giradischi. Puoi ascoltare questo » mi porse il regalo e io avevo praticamente gli occhi lucidi.
« Oh, Showbiz. Oddio, grazie, Frank, non avresti dovuto… »
« Ma figurati! Forza, andiamo, ti porto in un parco » mi prese per mano e corse via, facevo fatica a stargli dietro. Quando finalmente si fermò avevo il fiatone e lui rideva come un pazzo. Ci sedemmo su una panchina azzurra, la ricordo bene.
« Ti piace vivere qui? »
« Sì, è un posto delizioso » mi disse sorridendo « anche se preferirei una città più grande e viva » mi fece ridere. « Io vengo da Dallas ed è un po’ più vivo come posto. »
« Mi piacerebbe venirci, qualche volta. »
Parlammo per due ore di cose assolutamente stupide. Frank mi faceva ridere, era il sole fatto a persona.
Una goccia mi bagnò il viso, un’altra bagnò la mano di Frank che era impegnato in una pessima quanto buffa imitazione dei Village People –non uno, tutti quanti. Non facemmo in tempo a dire una parola che iniziò a diluviare.
« Cazzo, piove che Dio la manda! » esclamò Frank sbalordito. Poi mi prese di nuovo per mano e mi costrinse a ballare in mezzo al parco deserto, sotto la pioggia.
I nostri visi erano vicini. Vedevo il suo ciuffo appiccicato alla sua fronte e il mio riflesso nei suoi occhioni nocciola. Rideva, rideva come un pazzo, e la sua risata da bambino contagiò anche me.
« Splendido quanto improvviso acquazzone estivo! Benvenuta a Belleville! »
Io per tutta risposta starnutii. Frank si sfilò la sua larga felpa rossa e me la sistemò sulle spalle. « Non vorrai mica ammalarti a luglio, in vacanza, a Belleville, quando ci sono ancora così tanti posti da vedere » sussurrò con tono ironico.
« Grazie, Frankie » mi sorrise dolcemente.
Ricordo che trascorremmo la restante parte di quel martedì piovoso a chiacchierare davanti ad una tazza di caffè al bar Novecento. Poi, all’ora di cena, mi riaccompagnò a casa.
« Tienila, la felpa » disse sorridendo mentre cercavo inutilmente di levarmi quell’involucro bagnato che ormai era una seconda pelle, « la riprenderò futuramente. »
« Grazie mille. A domani, » afferrai la maniglia della porta, ma mi voltai con uno scatto « se vuoi. » Dì di sì, dì di sì, dì di sì.
« Certo! Ciao e buona notte, per dopo. »
« Ciao Frank. »
« Pansy, cara, ti presento Larry, un mio amico » Annie mi fece l’occhiolino. Strinsi la mano all’uomo seduto sul divano, un bel tipo sulla sessantina che si manteneva in forma e da giovane doveva essere stato sicuramente proprio bello.
« Allora, » esordì la zia « vogliamo cenare? » Larry si alzò con un sorriso bonario stampato in faccia e, insieme a me, seguì An in cucina.
La cena fu fantastica, Annie è una cuoca eccezionale. Larry se ne andò prima delle 23. Era un uomo davvero simpatico e si vedeva lontano un miglio che faceva la corte a mia zia. Io ero sfinita. « Zia, vorrei tanto rimanere qui con te a parlare della tua nuova fiamma… » « Non è la mia nuova fiamma! » mi interruppe imbarazzata. « Certo, certo. Comunque sono stanca morta e vorrei andare a letto. Ne parliamo domani? » chiesi con tono di scusa. « Ma non preoccuparti, tesoro! Buona notte, ti voglio bene » mi stampò un bacio sulla fronte.
« Anche io, zia infatuata » e scappai su prima che potesse ribattere.

Per la prima volta, scostai le tende. A me non piacevano le stanze illuminate dal sole, non so perché, e la mia era proprio inondata dalla luce di giorno.
Guardai dall’altro lato della strada. Andavano tutti a letto presto, c’era solo una finestra da cui usciva una luce fioca, le altre stanze della via erano buie. Era la casa di Iero.
E lo vidi, ad un certo punto, togliersi la maglietta e sedersi sul letto con una chitarra acustica fra le mani. Aveva gli occhi chiusi e suonava. Rimasi a fissarlo per dieci minuti buoni. Poi Frank si alzò e spense la luce. Io mi infilai di nuovo la sua felpa, che avevo tolto prima di andare a cena e nel frattempo si era asciugata, e andai a letto.
Morivo di caldo, ma stavo bene.

Guardo fuori dal finestrino. Piove e fa freddo qui. Constato con piacere che la felpa di Frank riscalda ancora allo stesso modo ed è dello stesso rosso acceso di un anno fa.
Accarezzo il mio braccialetto. Mi manca Frank Iero. Tanto.
   
 
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