Malintesi ~ Never meant this!
« Bou-san? »
Solleva
lo sguardo, ma le spalle rimangono curve, il capo chino, per permettere ai
bambini di continuare a giocare con i suoi capelli troppo lunghi, farli sfuggire
al laccio che li tiene raccolti e tirarli e torcerli tra le dita minuscole.
Gliel’ha detto, lei, la prima
volta che si sono incontrati, che è strano per un monaco buddhista
portare i capelli così lunghi. La sua risposta è stata tanto
sconvolgente che le ci è voluto un po’ per riprendersi.
Io sono un monaco
part-time, Matsuzaki-san. In realtà suono in
una band.
Con
il tempo ha imparato a non farci troppo caso. Lui è fatto così,
è la contraddizione fatta persona. Vive in un tempio ma è un
cantante rock di successo. Dà a Shibuya del
moccioso immaturo ma poi è il primo a fare il simpaticone con i bambini
della chiesa su cui stanno investigando. Cose del genere, insomma.
Ayako è priva del benché
minimo istinto materno. Semplicemente non ci è portata. Non riesce ad
andare d’accordo con Mai, figuriamoci con questa frotta di ragazzini
urlanti e chiassosi, che non perdono occasione per arrampicartisi
addosso o – nel suo caso specifico – per darti della ‘vecchia
signora’. Dove sarà finita l’educazione oggigiorno, si
chiede. Dunque è una fortuna che il suo compito qui sia solo quello di
dare una mano in cucina, sebbene anche la cucina sia una cosa che le risulta
quasi aliena.
Però
Takigawa è tutta un’altra storia. E, lo
ammette, è davvero uno
spettacolo.
Senza
abbassare gli occhi, si china un po’ di più perché la
bambina alle sue spalle riesca ad aggrapparsi meglio al suo collo. «
Cosa, Matsuzaki-san? »
Lei
continua ad asciugare i piatti appena lavati, chiedendosi se ha mai visto
qualcuno sorridere nello stesso modo.
«
Hai mai pensato di mettere su famiglia? »
Lui
rimane immobile per un lungo istante mentre assume la tipica espressione del
pesce lesso, tanto confuso da ignorare la bimba scalmanata che ora ha
definitivamente addosso e che reclama a gran voce un briciolo della sua
attenzione.
«
Sarebbe una proposta? »
Crash – tum.
[ Il
piatto che si frantuma al suolo e il pugno che gli investe la nuca; in questa
sequenza. ]
Dio,
grazie al cielo non ha colpito i bambini.
Che
ora lo guardano perplessi strofinarsi dolorosamente il capo.
«
Bou-san? »
«
Bou-san, stai bene? »
Umpf. E dire che stava cercando di
fargli un complimento.
Ma
poi Takigawa la guarda e scoppia a ridere, e mentre
si alza di scatto e comincia a correre come un matto per la stanza, strappando un grido di
gioia alla piccola sulle sue spalle, Ayako pensa che
‘Bou-san’ non ha bisogno di altri
bambini, dato che è lui stesso
un bambino.
Per
l’appunto.
Lei non ci va
proprio d’accordo, con i bambini.
Tanto,
ma tanto, ma tantissimo tempo fa, una mia compagna di accademia mi parlò
di un anime tutto incentrato sulla caccia ai fantasmi e mi propose di vederne
insieme qualche episodio in streaming dopo le lezioni. Non ero particolarmente
impressionata da quel genere di storie, così accettai. L’anime era
Ghost Hunt e subito
mi colpì per la trama leggera e decisa insieme e per i personaggi
meravigliosamente caratterizzati, che non scendevano mai nello stereotipo.
Tuttavia, sfortunatamente la mia grandiosa
amica decise di mostrarmi per primi proprio gli episodi che tutti definivano
come “i più inquietanti della serie” – il caso della
bambola maledetta, per intenderci – e a ragione. Rimasi difatti talmente scioccata che persi ogni
interesse per Ghost Hunt, e una
volta giunta a casa non sentii alcun desiderio di guardare più di
ciò che avevo visto, soprattutto perché ero troppo occupata a
cercare di recuperare il sonno… xP
Pochi
giorni fa però, a distanza di anni luce, ho ripensato a quanto mi era
piaciuto quell’anime e ho deciso di fare un tentativo e seguirlo. Se
fosse stato troppo pauroso avrei sempre potuto lasciar perdere; e comunque
potevo guardare gli altri episodi omettendo quelli su quella dannata bambola,
santo cielo. Cosa che ho fatto, in effetti, non ve lo nascondo.
Risultato:
oggi posso dire che sono assolutamente e atrocemente innamorata di Ghost Hunt.
Amo
tutti i protagonisti, indistintamente, cosa che non mi era mai successa prima
per nessun altro anime. In particolare sono pazza di Hosho
‘Bou-san’ Takigawa,
il monaco cantante xD, di John Brown,
il pretino kawaii <3, e di Kojo
Lin, l’enigmatico cugino di secondo grado di
Sebastian Michaelis di Kuroshitsuji *-*.
Il
caso che più mi ha colpito tra quelli affrontati dall’SPR è
stato indubbiamente quello di Kenji-kun, lo spirito
bambino degli episodi 12 e 13. Probabilmente perché, oltre al suo far
riflettere sul significato della famiglia e dell’amore che trascende il
tempo, è anche la storia in cui è più evidente
l’umanità intrinseca dei personaggi, anche di quelli più
impensabili come appunto Lin-san. Proprio per questo
ho voluto scrivere qualcosina di stupido su Bou-san e Ayako, che per me sono
ciò che definisco il più vicino possibile ai genitori ideali u.u, che fosse incentrato
su quegli stessi episodi.
Poi ci
si è messa di mezzo la fortuna, che sta facendo di nuovo funzionare la
mia connessione – due volte in un giorno: è record! – e
così ecco pubblicata la flash.
Considerato
lo scarso seguito del sito su questo fandom non mi
aspetto fiumi di recensioni, ma mi auguro davvero che a qualcuno possa piacere
questo minuscolo omaggio al mio monaco e alla mia sacerdotessa preferiti.
Hope you liked it,
Aya Lawliet, al secolo FataFaby89
(e scusatemi se lo ripeto ancora ma so per certo che in
molti non ci si raccapezzano più da quando ho cambiato nick xD)