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Autore: Lady Memory    24/07/2010    3 recensioni
Un prologo e nove frammenti della vita di Severus Snape legati da un filo molto particolare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Le parole che non mi hai detto

Le parole che non mi hai detto

by Lady Memory


Disclaimer: è tutto suo, nel caso ci fossero dubbi.


Ancora grazie infinite alla mia previewer Tearsofphoenix. E a tutti coloro che vorranno lasciarmi un messaggio.


... 5 ...


L'uomo e il ragazzo si stavano ancora fissando mutamente quando la porta si aprì, e la professoressa McGonagall si stagliò in controluce sulla soglia. Aveva l'espressione tesa e tirata di chi ha visto materializzarsi un incubo. Le labbra erano strette, le sopracciglia corrugate. Come sempre, andò dritta al suo scopo. Senza preamboli, si rivolse al preside con la voce ferma di chi sta semplicemente aspettando un pretesto per esplodere.


"Albus, tu l'hai visto. Questa sera abbiamo passato il limite."


"Minerva, ti prego," rispose il vecchio mago, alzando le sopracciglia con un'occhiata espressiva, come per invitarla a controllarsi.


Ma l'anziana donna non raccolse l'avvertimento e si avvicinò con passo deciso.


"Mi dispiace, ma non posso tacere," disse poi col tono severo che la contraddistingueva, diretto come era diretta lei. "Non quando i colpevoli sono della mia casa, o meglio, della nostra casa, perchè so quanto tu sia orgoglioso di appartenervi. Fino ad oggi era anche il mio orgoglio. Ma quello che è successo stasera è ingiustificabile."


Aveva raggiunto la scrivania del preside, sempre tenendo gli occhi fissi su di lui, quando improvvisamente notò che, raggomitolato nella sedia di fronte, nascosto dalla gigantesca spalliera, c'era un ragazzo pallido e sottile, dagli untuosi capelli neri e dal respiro ansimante.


"Signor Snape!", esclamò lei, e la sorpresa le arrossò il volto: aveva capito infatti - e ahimè, troppo tardi - il senso dell'occhiata che il preside le aveva diretto. Ma nascose l'imbarazzo, e si rivolse di nuovo a Dumbledore.


"Il ragazzo è sotto shock. Dovrebbe essere in infermeria. Quando te l'ho portato, non credevo che l'avresti trattenuto così a lungo."


Si fermò e incrociò le braccia risolutamente.


"Di qualunque cosa tu volessi parlargli, credo che ormai sia ora di interrompere. E' notte fonda, e Poppy lo sta aspettando."


Di nuovo, guardò Dumbledore con fare accusatorio, poi si girò verso Severus e parve chiedergli silenziosamente scusa di quel che era accaduto.


Severus chiuse gli occhi, grato per quello sguardo. Minerva McGonagall era adirata con i ragazzi che avevano gettato fango sulla sua Casa. Minerva McGonagall si vergognava di quello che era successo. Ma, ancor più incredibile, Minerva McGonagall era sinceramente preoccupata per lui, preoccupata tanto da rimproverare addirittura il preside. Era più di quel che Severus si aspettasse, e questo pensiero lo rincuorò. La professoressa McGonagall era una Grifondoro, e lui  non l'aveva mai avuta in particolare simpatia. Però ne apprezzava l'onestà e la schiettezza. E adesso, la leale presa di posizione nei suoi confronti. L'animo del ragazzo si aprì alla speranza.


"Signor Snape," Minerva disse con calma, quasi a sfidare Dumbledore. "E' ora di andare a letto."


Senza una parola, lui si alzò dalla sedia.


"Buona notte, signor Preside," salutò con tutto il sarcasmo che riuscì ad esprimere senza essere offensivo. Dumbledore lo guardò senza rispondere, i vecchi occhi azzurri dolorosamente stanchi, come se un peso immenso gli stesse gravando sulle spalle.


Bugiardo, pensò il ragazzo dentro di sè, ma quasi senza collera. come un dato di fatto, accettando l'ingiustizia che da sempre modellava il suo destino; poi si girò e seguì la donna fuori dalla stanza, lottando contro la vertigine che lo assaliva ad ogni passo.


Aveva chiesto troppo al suo corpo. Appena chiusa la porta, Severus vacillò, cercò di reagire e non ci riuscì. Allora si fermò e appoggiò la fronte alla parete del corridoio, sentendosi svanire in un gorgo buio. Subito le mani di Minerva lo afferrarono e lo tennero stretto in una presa protettiva e sicura, mentre la voce calma di lei gli parlava, morbida e rassicurante. Il calore di quel gesto penetrò dentro di lui come una vampata, e lo restituì alla vita. Gli occhi si aprirono; braccia e gambe ritrovarono nuova forza. E Severus sollevò il volto dal muro per incontrare lo sguardo preoccupato di Minerva.


Soli sotto la luce tremolante delle torce, la donna e il ragazzo si guardarono negli occhi, e Severus sperò. Sperò con tutta la forza del suo animo ferito, sperò tremando in attesa, sperò pregando dentro di sè perchè gli fosse data una risposta, perchè almeno lei potesse finalmente dire le parole che lui aspettava da sempre.


Ma poi lei sollevò il viso verso il soffitto, come a chiedere aiuto, ed una scintilla le attraversò le pupille. Con la nuova percettività che aveva appena scoperto di avere, Severus comprese. Era inquieta per essersi lasciata sfuggire ammissioni così compromettenti di fronte ad uno studente.


Adesso che si era accorta di chi altri l'aveva ascoltata, la verità che aveva così apertamente ammesso con Dumbledore veniva in qualche modo frenata e distorta dalla lealtà verso la sua Casa e verso la scuola. Il ragazzo seduto su quella sedia aveva udito parole che non avrebbe dovuto udire.


Spaventato, Severus spalancò gli occhi, come per invitarla a leggervi dentro. Minerva l'aveva difeso, non doveva pensare che lui l'avrebbe tradita.


Ma lei abbassò lo sguardo e mormorò, a disagio, "Andiamo in infermeria."


Il freddo tornò a serrare il cuore del ragazzo. Severus inspirò a fatica. Qualcosa si era rotto in modo irreparabile dentro di lui, e le punte laceranti di quel sentimento sembravano ferirlo ad ogni respiro.


Seguendo obbedientemente Minerva su per le scale, il ragazzo chiuse la mente al dolore e si rifugiò nell'apatia che aveva imparato a coltivare. Poi Madam Pomfrey aprì la porta, il viso rotondo indignato per l'ora e per le condizioni dello studente che aveva davanti. Minerva spiegò in poche parole cos'era accaduto. Dall'espressione preoccupata dell'infermiera, che ascoltava continuando a lanciare sguardi ansiosi a tutti e due i visitatori, ma soprattutto dalla sua completa mancanza di sorpresa, Severus capì che il segreto di cui lui era venuto a conoscenza a rischio della vita era condiviso da più persone. Nessuno ne aveva intravisto i potenziali rischi, nessuno si era mai chiesto cosa sarebbe potuto accadere se qualcosa fosse andato storto.


E adesso, sembrava quasi che la preoccupazione maggiore di tutti gli adulti fosse solo l'incolumità di Remus. La professoressa McGonagall si era accommiatata in fretta, augurando a Severus una pronta ripresa e dicendosi sicura che il mattino avrebbe certamente presentato le cose sotto una luce diversa, mentre accennava vagamente a provvedimenti futuri.


Madam Pomfrey l'aveva visitato,  le labbra serrate in una linea sottile e i pensieri evidentemente altrove, nonostante la professionalità dei suoi gesti. Poi gli aveva offerto un pigiama pulito e l'aveva invitato a bere una pozione calmante, per evitare brutti sogni. Come se fosse stato un bambino che soffriva di incubi e vedeva mostri dappertutto. Come se a pochi metri da loro, sottoterra, non fosse nascosto un vero mostro, acquattato nell'ombra. E nessuno degli studenti lo sapeva, nessun altro avrebbe dovuto saperlo... tranne lui e la banda di Potter. Gli amici del mostro.


Non sarebbe più riuscito a passare davanti al Platano Picchiatore senza una sensazione di orrore. Non sarebbe più riuscito a guardare  Remus Lupin senza vedere la belva che celava in cuore. E soprattutto, non avrebbe più creduto a Dumbledore. Nè a Minerva McGonagall. Nè a Madam Pomfrey. Nè a nessuno altro dei suoi professori.


Rabbrividì convulsamente, e Madam Pomfrey gli appoggiò una mano sulla fronte; nel torpore che lo stava avvolgendo, la sentì mormorare suoni rilassanti e indecifrabili. Il mondo stava sparendo di nuovo in un vortice oscuro, e la sua anima gridò silenziosamente al buio di fronte a lui.  No. Non sono queste le parole.


(continua)

  
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