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Autore: Lady Lynx    24/07/2010    5 recensioni
Esci di casa, cancelli con un colpo di spugna i pensieri che ti legano al passato, ostinata e concreta come sempre. Non cederai mai, vero?
Ricordati che i residui restano, piccola.
Sono quelli a ricostruire tutto quando meno te lo aspetti.

Seguito di Weight of the World.
Genere: Dark, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Harry Potter, Severus Piton
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Memorie di una Silente'
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Everything fades to gray

1. Alla faccia della coerenza

- Alexis Riddance! Alexis, il capo ti vuole nel suo ufficio! –
Alzai lo sguardo dal quotidiano che stavo leggendo, prima di riporlo con cura nel cassetto della mia scrivania e chiuderlo a chiave. Intascai la custode dei miei segreti e mi diressi rapidamente verso il famigerato ufficio di Alexander Benton, direttore del Toronto Star.
Bussai leggermente alla porta, prima di entrare a testa bassa. Se proprio avessi voluto giocarmi il lavoro, l’avrei fatto con più classe.
- Si sieda, Miss Riddance – mi esortò lui con voce severa, facendo scorrere il suo sguardo sulla mia intera persona.
Mi accomodai davanti a lui, sempre evitando di guardarlo dritto negli occhi. Molte persone erano state licenziate per molto meno di uno sguardo diretto di troppo. Non volevo dargli un motivo per fare altrettanto con me.
- Miss Riddance, lei è alle nostre dipendenze ormai da quattro mesi. Ha sempre lavorato assiduamente, si è occupata degli articoli a lei assegnati con puntualità e impegno, non trovo niente di cui lamentarmi neanche riguardo alla sua condotta in redazione. Nonostante questo, credo che per la sua carriera sia ora di giungere a un termine. –
Sentii la bocca del mio stomaco chiudersi in una morsa, ripetei nella mia mente il mantra che mi imponeva di stare tranquilla. Non riuscii a calmarmi.
- Sì, Miss Riddance, mi trovo costretto a licenziarla. Questa è la comunicazione ufficiale, mi aspetto che tra pochi minuti lei abbia liberato la scrivania da tutti i suoi oggetti personali. Ora può andare. –
Mi alzai docilmente dalla sedia che mi aveva trattenuta per pochi minuti, giusto il tempo di ricevere l’ennesima stangata, dirigendomi verso la porta.
Quella volta però non uscii diretta, non feci come le precedenti dieci in dieci differenti uffici. Mi voltai senza pensarci, guardai dritta negli occhi il temibile Alexander Benton e notai che era un uomo come tutti gli altri. Capii che potevo pretendere anch’io di avere diritto a una spiegazione.
- Perché ha deciso di sbarazzarsi di me nonostante il mio comportamento lavorativo non abbia nessuna pecca, Mister Benton? Perché tutti i miei datori di lavoro, dopo qualche mese, decidono che il mio impegno non è abbastanza per essere mantenuta nella loro redazione a lungo? Esiste un motivo plausibile per spiegare i miei inspiegabili ma ripetuti licenziamenti? – chiesi pacatamente, cercando di nascondere il veleno che mi stava penetrando nell’anima.
Il  direttore mi guardò perplesso, prima di assumere un’espressione leggermente colpevole.
- Non credevo che lei fosse stata licenziata in precedenza, Miss Riddance… ha ottime credenziali… -
- Dieci volte – replicai seccamente, forse troppo per risultare educata come avrei dovuto – sempre senza motivo. Le sarei quindi grato se questa volta, almeno questa volta, lei mi desse una ragione per l’improvvisa decisione di allontanarmi. Mi basta anche una bugia. –
L’aria colpevole sul viso di Alexander Benton sembrò ancora più marcata, mentre la sua elegante mano scivolava sotto una pila di carte per estrarne un foglio spiegazzato.
- La verità, Miss Riddance, è che lei sembra avere un nemico piuttosto influente nei piani alti. Mi è stato intimato di licenziarla al più presto, altrimenti sarei stato io a rimetterci il posto… – spiegò lui con tono grave, appoggiando di nuovo i suoi occhi stanchi sul foglio che teneva in mano – La stessa cosa, da quanto ne so, è capitata anche alla direttrice del Daily Montreal, la mia cara amica Elise Dupont. Sì, Miss Riddance, credo proprio che lei non stia simpatica a una o più persone socialmente potenti. –
Un lampo di sospetto attraversò la mia mente, ma cercai di reprimerlo con la razionalità.
- Posso sapere da dove è arrivata la lettera che la invitava a licenziarmi? –
Alexander Benton sembrò interdetto, stropicciò il foglio con evidente disagio.
- Io, ecco… - mormorò lui guardandosi attorno - …non mi prenda per pazzo, Miss Riddance, ma è stata portata da un gufo. Sì, proprio uno di quei volatili notturni con… -
- Grazie per l’informazione, Mister Benton – lo interruppi, mentre le mie mani iniziavano a tremare di rabbia – Le auguro un sereno proseguimento di giornata! –
Prima che lui potesse replicare in alcun modo, uscii dall’ufficio e mi diressi verso la mia scrivania per svuotarla. Ammassai le vecchie copie del Daily Prophet in una scatola di cartone, insieme alle brevi bozze dei miei articoli e ad alcune caramelle al limone.
Senza salutare nessuno, ma fissata da tutti i presenti, salii sull’ascensore e, una volta arrivata al piano terra, attraversai in un ticchettare di scarpe eleganti l’atrio del grattacielo che ospitava la redazione del Toronto Star.
Chiamai un taxi, afferrai il mio cellulare, prenotai d’istinto il primo volo per Londra.
Ero stufa di quella situazione, ero stufa di subire senza poter reagire personalmente, era ora di tornare alle origini.
Mi bloccavano solo il timore di mettere in pericolo le persone che più amavo e la volontà di non cedere a quel dannato che mi perseguitava solo per ottenere il mio rientro in Europa.
Pochi secondi dopo la mia chiamata ripresi il cellulare per disdire immediatamente il volo. Capii di essere stata troppo impulsiva.
Quando però, arrivata al terzo piano del grattacielo in 5th Avenue, vidi che il mio incubo mi aspettava con sguardo soddisfatto davanti alla porta del mio appartamento, persi di nuovo le staffe e dissi addio ai miei timori.
Se fossi uscita viva da quel confronto, avrei fatto al più presto le valigie per rimettere piede in Inghilterra e mai, mai più, avrei lasciato che fosse una fuga a tentare di risolvere i miei problemi.

***

Alexis Riddance era Lauren Silente.
O, per meglio dire, Lauren Silente era Alexis Riddance.
Lauren Silente era stata idealmente sepolta il 9 giugno del 1998 e, precisamente lo stesso giorno, era nata Alexis Riddance.
Lauren Silente era una ragazzina di diciotto anni appena compiuti, con i capelli crespi e fitti come la boscaglia da cui prendevano il colore, con anonimi occhi castani e con la grande paura che a causa sua le uniche persone sulla Terra che fossero in grado di amarla per quello che era venissero uccise.
Alexis Riddance era stata dapprima una ragazzina di diciotto anni appena compiuti, proprio come Lauren, con l’unica differenza della perfezione fisica donata dalla grande abilità di Trasfigurazione di due professori di Hogwarts. Lo era stata, ma solo nel tragitto da Londra a Toronto.
In quel momento, era una donna di ormai ventidue anni e non aveva assolutamente niente di perfetto. Aveva anzi ereditato i capelli cespugliosi e lo sguardo anonimamente marroncino della predecessora.
Alexis aveva deciso, una volta atterrata in Canada, che non avrebbe mai più usato la magia e che si sarebbe tenuta alla larga dal Mondo Magico.
Era per quel motivo che si era liberata dal corpo perfetto che le era stato fornito dalla magia stessa per tornare ad essere quella che era in precedenza.
Era Alexis Riddance nella mente e Lauren Silente nel fisico.
Il primo anno non era stato facile, per lei. Trovare una casa come tutti i Babbani, senza l’ausilio della bacchetta, aveva richiesto tutta la sua forza di volontà. Aveva lavorato come commessa, come baby-sitter e come cameriera in un fast food.
Fino a quando un cliente abituale di Tim Horton’s, un popolare locale della zona, non aveva letto i suoi appunti lasciati per caso su un tavolo e non le aveva proposto di chiedere un colloquio per lavorare al giornale del paese.
Era arrivata in alto, Alexis Riddance, prima del suo licenziamento. Il gentile direttore che l’aveva buttata fuori dalla sua redazione senza motivo – lo stesso che le aveva proposto di presentarsi per chiedere lavoro – le aveva però lasciato ottime credenziali in modo che potesse farsi assumere senza difficoltà da altri giornali.
Alexis Riddance aveva posto il suo nome sotto decine di articoli dei più disparati tipi, appartenenti a diversi quotidiani della regione dell’Ontario, fino a quella mattina.
Fino a quando anche Alexander Benton non era stato costretto a licenziarla e lei non era rimasta di nuovo senza lavoro. Di nuovo senza speranze.

***

Lasciai cadere a terra la scatola che tenevo in mano, quella ricolma della mia roba, prima di incrociare con ostinazione le braccia.
- Togliti da lì. Sei irritante. Se non te ne vai chiamo la polizia. – snocciolai gelida, mentre il calore della rabbia mi divorava le viscere.
- Non fare così, piccola Silente… non te la sarai mica presa, vero? –
Mi infilai le unghie della mano destra nell’avambraccio, reprimendo il mio istinto di strozzare con le mie stesse mani quel dannato individuo che mi perseguitava ormai da tre lunghi anni.
Avevo cambiato casa innumerevoli volte, anche per questioni lavorative che riguardavano il giornale per cui ero dipendente al momento, ma lui era sempre riuscito a trovarmi. Presto o tardi, tornava all’attacco con un’abilità inaudita.
- Non capisco cosa tu voglia dirmi chiamandomi in quel modo. Mi chiamo Alexis Riddance e non conosco nessuna “piccola Silente” – sbottai acidamente, avanzando verso di lui con aria aggressiva.
- Come preferisci, Alexis Riddance – ripeté il disgraziato, sfoderando un sorriso irritante – spero comunque che questo ennesimo licenziamento ti stimoli a rimettere i tuoi bei piedini in Inghilterra e a contattare al più presto il Signore Oscuro. Sai, è ansioso di vederti… -
- Non mi interessa di quel pazzo omicida – replicai d’istinto, prima di accorgermi del mio passo falso – anche perché non so chi sia –
L’uomo scoppiò in una risata soddisfatta, prima di puntarmi addosso la sua bacchetta. Per un attimo mi pentii di essermi ripromessa di non usare più la mia.
- Sai, Silente, mi chiedo quando smetterai di rinnegare quello che sei –
- Io invece mi chiedo quando ti deciderai a lasciarmi in pace –
- Solo quando tornerai in Inghilterra come il mio Signore desidera –
- Allora credo che ci rivedremo di nuovo – sospirai rassegnata, estraendo un mazzo di chiavi dalla tasca dei miei jeans – e ora lasciami in pace o chiamo la polizia –
Avanzai con aria decisa verso di lui, che però non si mosse. La sua ostinazione non mi sorprese, il suo obiettivo era rovinarmi la vita ed evidentemente per quel giorno il licenziamento non bastava.
C’era però un punto a suo favore: mai una volta in tutti i nostri incontri aveva anche solo tentato di affatturarmi. Gli sarebbe stato semplice, in fondo, dato che io ero sempre disarmata e sola.
Non l’aveva mai fatto, nonostante cercasse sempre di intimidirmi puntandomi addosso la sua bacchetta.
Forse era troppo semplice da non essere divertente, chissà.
- Te ne vuoi andare? – sibilai minacciosa, imponendomi di non rompere la mia promessa solo per farla pagare a quel damerino scocciatore – Non costringermi a usare la bacchetta! –
- Ah, quindi ammetti di essere una strega, ora! Silente, mi sorprende la facilità con cui ti fai aggirare da me! –
Decisi di smettere per un attimo la mia copertura da brava giornalista Babbana, sapevo che con quel dannato Mangiamorte sarebbe stato inutile continuare a fare la finta tonta.
- Ascolta, leccapiedi del caro Signore Oscuro, perché non mi ripeterò. Non tornerò in Inghilterra solo perché continui a farmi licenziare ogni volta che trovo un lavoro decente e se anche dovessi farlo non verrei comunque a fare una visita di cortesia al tuo capo dato che me ne sono andata da lì proprio per evitare che mi perseguitasse! –
- Perché questa volta non ti credo sincera, Silente? – sentenziò lui con un ghigno saccente, prima di sparire in un battito di ciglia come era suo consueto.
Perché non mi credeva? Forse perché il giorno seguente, una volta raccolti i miei averi e risistemato con la magia il mio Passaporto, mi ritrovai volontariamente imbarcata su un last-minute per Londra.
Alla faccia della coerenza.


Note dell'autrice

Ciao a tutti!
Sono appena tornata da una settimana di vacanza e sono rimasta davvero sorpresa quando ho visto che il piccolo prologo di questa storia aveva già ricevuto ben sei recensioni! O.O
Vi ringrazio per il vostro affetto, siete davvero fantastici! Grazie a Danielle_Lady of Blue Roses, mistero, Piccola Vero, rorothejoy, _ki_ e _NeMeSiS_ che hanno aggiunto la storia tra le Seguite e a dream, Gin_ookami97, Effylover, HermioneForever92, jillien, La principessa mezzosangue e 
_NeMeSiS_ che l'hanno inserita tra le Preferite.
Spero che questo primo capitolo vi possa piacere, a presto!

_ki_: mi fa piacere che la mia e-mail non ti abbia dato fastidio, di solito sono contraria alla pubblicità occulta ma in questo caso mi sentivo di informare tutti i vecchi lettori ^.^  Ecco qui un breve stralcio della vita di Lauren lontana dall'Inghilterra, spero che abbia placato un po' la tua curiosità. Grazie per la recensione!
Piccola Vero: è sempre bello ricevere delle recensioni così entusiaste, è questo che mi ha spinto a progettare un sequel, alla fine! ^.^ Il ringraziamento quindi va a te e a tutti i lettori che continuano a darmi fiducia. Spero che questo capitolo ti piaccia!
Atari: nonostante il suo caratteraccio e tutto il resto, Lauren ha quindi trovato qualcuno che le vuole bene! xD E' fantastico sentirsi dire che il proprio personaggio originale, battezzato all'inizio come una Mary Sue, è riuscito a emergere e a fare vedere degli aspetti un po' meno "marysueschi". Grazie per la recensione e... gli auguri!
La principessa mezzosangue: informarti è stato un piacere, temevo solo che a qualcuno potesse dare fastidio ma per fortuna così non è stato ^.^
HermioneForever92: proprio così, Lauren è ancora radicata alla sua vita passata nonostante abbia provato di tutto per staccarsene... ma il passato ritorna sempre! xD  Sono felice di sapere che il prologo ti sia piaciuto, temevo fosse troppo breve o enigmatico. Grazie per la recensione!
Valery_Ivanov: per fortuna la mia pubblicità non ti ha dato fastidio, era una mia grande paura! Per ora è presto per parlare di finale, ma chi lo sa cosa potrà mai produrre la mia mente pazza xD Intanto spero che l'inizio sia abbastanza promettente. Grazie per la recensione!
  
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