I Sannin Leggendari
Masashi Kishimoto©
Avis©
Capitolo XVII: Notizia
inattesa
“Allora, Ero-Sennin?”
Naruto sbatté a terra il piede, senza nascondere la sua impazienza. “Quando
cominciamo?” Borbottò subito dopo, incrociando le braccia sul petto e scoccando
un’occhiataccia in direzione del Sennin.
Jiraya scosse il capo, appoggiandosi
al tronco di un albero con la spalla destra. “Direi di non perdere altro tempo.
Innanzi tutto, dovrai riuscire ad accumulare sufficiente energia naturale per
trasformarti in Eremita, dopo di che combatterai contro di me.”
“Mh.” L’Uzumaki si
sedette a terra. “Niente tecniche allora?” Aggiunse con una punta di delusione
nella voce.
“No.” Replicò il Sannin.
“Oggi ci alleneremo nello Stile del Rospo, visto che non sai utilizzarlo al
meglio. È inutile che tu sappia decine di jutsu, se poi non sfrutti al massimo
la Modalità Eremitica.”
Il ragazzo bofonchiò
qualcosa, incrociando le gambe. “Allora inizio…” Commentò con scarsa
convinzione, e l’Eremita annuì, sistemandosi appena la casacca rossa.
Naruto tornò in
silenzio, socchiudendo gli occhi, dopo di che iniziò ad incanalare lentamente
energia naturale; Jiraya si limitò ad osservarlo, con le braccia conserte. Dopo
un paio di minuti, le palpebre del giovane iniziarono ad assumere la sfumatura
rossiccia che contraddistingueva la trasformazione in Eremita, e il Sannin
annuì con aria soddisfatta.
“Jiraya-Sama!” Un ninja
di Konoha apparve in una nuvola di fumo, spezzando la concentrazione di Naruto,
che sbuffò leggermente irritato. Lo shinobi s’inchinò velocemente verso il
Sannin, tendendogli poi un rotolo con il sigillo della Foglia. “Un messaggio da
parte dell’Hokage.”
L’uomo afferrò la
pergamena, srotolandola in pochi istanti, dopo di che iniziò a leggere, la
fronte che si corrugava – l’Uzumaki pensò che ci fosse qualche problema.
“Naruto, devo fare una cosa. Ci vediamo più tardi.”
Il Jinchuuriki sbuffò
ancora, scuotendo il capo. “Ero-Sennin, e il mio allenamento?”
“Continueremo dopo, per
il momento cerca di incanalare energia naturale.” L’Eremita gli scoccò uno
sguardo critico. “Però utilizza un clone che possa controllarti, non vorrei
trovarti trasformato in un rospo quando torno.”
“Sì, va bene…” Bofonchiò
l’altro, piuttosto offeso dalla scarsa fiducia del suo maestro. Jiraya abbozzò
un sorriso, dopo di che si allontanò assieme allo shinobi venuto ad avvertirlo.
Naruto evocò velocemente un paio di cloni, dopo di che riprese a concentrarsi
in silenzio, accumulando pian piano energia naturale.
La Modalità Eremitica
era davvero incredibile, e non finiva di stupirsi delle possibilità di
miglioramento che gli offriva. Quando la utilizzava, riusciva davvero a sentire la natura che lo circondava, la
sua vera essenza, e la sensazione d’essere parte di qualcosa di infinitamente
più grande era quasi indescrivibile. Doveva assolutamente riuscire a diventare
Eremita, soprattutto visto che non poteva più disporre del chakra del Kyuubi.
“Mh?” Naruto aggrottò la
fronte, notando che il terreno era scosso impercettibilmente da alcuni fremiti;
il ragazzo cercò la fonte di quegli scossoni, scovandola a pochi chilometri di
distanza. Dopo un paio di secondi d’indecisione, si alzò e si diresse verso
quel luogo.
“Kuchiyose no Jutsu!” La
voce di Sakura risuonò lungo la radura, e un istante dopo comparve un’enorme
lumaca bianca. “Salve, Kamajiri.” Aggiunse la Kunoichi, piantandosi di fronte a
lei. Si sentiva incredibilmente piccola, rispetto a quell’animale dalle
proporzioni gigantesche che avrebbe potuto schiacciarla in un istante; l’Haruno
sperò che la lumaca quel giorno fosse di buon umore, altrimenti si sarebbe
trovata in grossi guai.
“Ancora tu?!” La
risposta stizzita dell’evocazione non era certo un buon modo per cominciare
quell’allenamento, ma Sakura non si spazientì. “Speravo avessi deciso di piantarla
con questa pagliacciata. In caso non avessi ancora capito, io con te non ci
combatto.”
“Ti farò cambiare idea.”
Replicò l’allieva di Tsunade, flettendo energicamente le dita della mano
destra. Non poteva prendere la lumaca a cazzotti, sia perché avrebbe peggiorato
la situazione – e probabilmente avrebbe finito per avere un buco in mezzo al
torace causato dall’acido – che a causa della struttura fisica dell’animale:
era piuttosto difficile combattere con qualcuno dal corpo praticamente
indistruttibile.
“Tsk.” In quel momento
Kamajiri le ricordava in una maniera assurda Sasuke. Poteva provare a
presentarglielo, aveva la sensazione che i due sarebbero andati incredibilmente
d’accordo… “Che sciocca testarda. Non potresti rompere le scatole a qualcun
altro?”
Kami, com’era acida. Sakura dovette mordersi la lingua per non
dirlo, ma il pensiero le attraversò in ogni caso la mente; si chiese anche come
facesse ad essere figlia di Katsuyu – l’amorevole, dolce, materna regina delle
lumache – e se per caso non ci fosse stato uno scambio in culla, od ovunque
l’avessero messa quando era nata… “Sto delirando.” Mormorò tra sé, passandosi
una mano tra i capelli rosa.
“Come se fosse una
novità.” Sakura si domandò se non fosse davvero il caso di richiamare un’altra
lumaca, che di sicuro sarebbe stata più gentile e propensa ad aiutarla,
piuttosto che l’irritante figlia di Katsuyu. “Allora, che ne dici di lasciarmi
andare? Sai, basta che usi una quantità diversa di chakra e potrai evocare
qualcun altro, così saremo contente tutte e due.”
“Proposta interessante,
ma come ho detto voglio combattere con te.” Magari, provando a prenderla per
esasperazione, alla fine avrebbe accettato di obbedirle senza crearle troppi problemi.
“Sai, sono piuttosto testarda. E tu mi sembri abbastanza forte, quindi…”
“Abbastanza?” La lumaca
sembrava notevolmente offesa dalla risposta della Kunoichi, ed aveva iniziato a
sbattere la coda a terra, provocando dei fremiti nel terreno. “Con chi credi di
parlare, marmocchia? Io sono la principessa delle lumache!”
“Sì, beh…” Sakura
trasferì una quantità minima di chakra ai piedi, in modo da mantenersi in
equilibrio senza problemi: le piccole scosse stavano diventando
progressivamente più forti. “Tua madre è sicuramente molto più forte di te,
no?” L’occhiata malevola della lumaca le fece capire di aver toccato il tasto
giusto, e l’Haruno decise di continuare su quella strada. “Anche la mia
insegnante è migliore di me, come Kunoichi e ninja medico. Ma io voglio
migliorare e superarla.”
Finalmente Kamajiri
smise di agitarsi, e guardò per qualche secondo la ragazzina di fronte a lei
con maggior interesse. Non sembrava molto forte, eppure era riuscita ad
evocarla – cosa non da tutti – e nei suoi occhi brillava una determinazione
enorme; sapeva che era l’allieva dell’Hokage, la donna che richiamava spesso
sua madre, quindi non poteva essere una pivella completa. Decise di metterla
alla prova, provocandola ancora un po’. “E questo che vuol dire?”
“Semplice.” Sakura serrò
la mano destra a pugno, cercando di trattenere la rabbia; da anni tendeva a
sfogare la sua ira con una bella serie di cazzotti, ma non era proprio il
momento giusto per distruggere qualcosa. “Con il tuo aiuto, io potrei diventare
molto più forte, e anche tu, collaborando con me, potresti migliorare. Hai mai
sentito parlare della cooperazione?” Non riuscì proprio a trattenere una punta
di sarcasmo, ma capì immediatamente di aver sbagliato.
“Come se io avessi
bisogno di una formica come te per arrivare al livello di mia madre!” Tuonò
Kamajiri, tornando a sbattere con violenza la coda a terra. L’Haruno fu colta
alla sprovvista da quello scatto d’ira, e perse appena l’equilibrio. “Non
riesci nemmeno a restare in piedi, impiastro che non sei altro!”
“Io sarei cosa?” Esclamò
Sakura con voce furiosa. “Mi spieghi come diavolo fai ad essere figlia di
Katsuyu-Sama? Lei è gentile con tutti, invece tu…” Non riusciva quasi a parlare
a causa dell’irritazione che le aveva fatto accumulare quella dannata lumaca.
“Ho incontrato un sacco di gente odiosa, ma tu, cara mia, batteresti chiunque!”
Esplose alla fine, gettando all’aria ogni tentativo d’essere diplomatica.
Voleva la guerra? L’avrebbe avuta.
Sakura si era scordata
solo di un piccolo particolare… Le dimensioni di quell’irascibile lumaca erano
almeno duecento volte le sue. Capì in ritardo le intenzioni di Kamajiri, ma
riuscì comunque a schivare il primo colpo dell’evocazione; non fu altrettanto
fortunata con il secondo, e venne centrata da una botta tremenda mentre era
ancora in aria. Il fiato le si mozzò in gola, e la ragazza si rese conto che
quella dannata lumaca era estremamente veloce; la Kunoichi sbatté violentemente
contro un albero, e sentì il polso sinistro spiegarsi con un secco crac.
Trattenne un gemito di
dolore, e riuscì ad evitare un getto d’acido rotolando su se stessa; con la coda
dell’occhio, notò che la sua avversaria sembrava intenzionata a schiacciarla
sul terreno. Sakura riuscì a comporre un paio di sigilli, nonostante le ferite,
e finalmente Kamajiri svanì in uno sbuffò di fumo. La ragazza si lasciò cadere
a terra, cercando di regolarizzare il respiro, e scoccò un’occhiata il braccio
sinistro, per poi passare a controllarsi la gamba destra, che bruciava in
maniera assurda. A quanto pareva non era riuscita ad evitare completamente
l’acido di Kamajiri, e aveva schegge di legno ovunque.
Cercò di alzarsi, riuscendo
con estrema fatica ad inginocchiarsi, ma crollò nuovamente a terra dopo pochi
istanti, schiacciandosi inavvertitamente il polso rotto; il dolore si fece
insopportabile, e Sakura si sentì mancare, perdendo i sensi dopo pochi istanti.
Naruto la trovò dopo alcuni minuti, ancora svenuta, e si affrettò a portarla
all’ospedale.
Jiraya superò
velocemente le guardie davanti all’ingresso del palazzo dell’Hokage, decidendo
per una volta di entrare dalla porta principale, invece che dalla finestra. Tra
le mani stringeva la pergamena inviatagli da Tsunade, sulla quale era scritta
la richiesta di presentarsi immediatamente da lei; poche volte aveva avvertito
una tale urgenza da parte della donna, perciò aveva deciso di non perdere
tempo.
Una volta giunto davanti
all’ufficio della Godaime, sbatté velocemente la mano sulla porta, dopo di che
entrò nella stanza senza aspettare il permesso. “Che è successo?” Domandò
subito, notando così la presenza di Kakashi e quella di un ragazzo dai capelli azzurro
chiaro, che lo stava guardando con aria strafottente.
“Siediti, Jiraya.”
Replicò Tsunade, facendogli cenno di accomodarsi accanto all’Hatake, che il Sennin
salutò con un veloce gesto del capo. “Lui è Suigetsu Hozuki. Ha passato alcuni
mesi nel nascondiglio di Orochimaru, era uno dei suoi prigionieri. Poco tempo
fa è riuscito ad evadere, anche se non per meriti suoi.”
Il giovane sogghignò,
scoccando un’occhiata dietro di sé, verso la spada che troneggiava in un angolo
della stanza. “Vorrà dire che ringrazierò Itachi Uchiha, appena lo vedrò…”
Commentò con voce noncurante, e l’Eremita dei Rospi fissò finalmente la propria
attenzione sul ragazzo. “Devo ripetere tutta la storia?” Domandò lui,
rivolgendosi a Tsunade con uno sbuffo seccato.
“Sì.” Replicò
semplicemente la Godaime.
”D’accordo…” Suigetsu sbuffò di nuovo, voltandosi finalmente verso Jiraya, dopo
di che iniziò a parlare. “Ero nella mia vasca, come tutti i giorni, quando ho
sentito qualcuno urlare. Me ne sono fregato, era abbastanza normale da quelle
parti sentire strilli e tutto quanto… Dopo un po’, è arrivato un tipo con una
spada gigantesca, che ho riconosciuto subito. Era Kisame Hoshigaki, uno dei Sette
Spadaccini della Nebbia.” La voce del giovane era lenta e monocorde, come se
avesse dovuto recitare una lezione. “L’avevo già incontrato alcuni anni fa.
Comunque, lui ha iniziato a spaccare tutto quanto. Ogni tanto uccideva qualche
esperimento con la sua Samehada…” Suigetsu sospirò con aria rammaricata, e
Jiraya si chiese se fosse dispiaciuto per la sorte degli altri prigionieri.
“Una spada meravigliosa, prima o poi riuscirò a prendergliela.”
“Vai dritto al punto,
per favore.” Ringhiò Tsunade, leggermente spazientita.
“Seh, seh…” Evidentemente,
capì Jiraya, gli spiaceva per la spada, non per i suoi compagni. “Dopo un po’
se n’è andato, ovviamente dopo aver spaccato la mia vasca. Sono uscito in forma
liquida, così non si è accorto di me.” I tre adulti annuirono, e Suigetsu si
esibì in un ghigno soddisfatto. “Ho aspettato qualche minuto, poi ho cercato
l’uscita. Non ero mai uscito da quel laboratorio, quindi ho finito per perdermi
tra i corridoi.” Il giovane fece una breve pausa, allungandosi verso la scrivania
dell’Hokage per prendersi un bicchiere d’acqua. “Sono entrato in un salone
enorme, e un secondo dopo ho sentito Kabuto urlare. Sapete chi è Kabuto, vero?”
“Sfortunatamente sì.”
Replicò l’Eremita dei Rospi, con il poco umorismo che gli restava.
“Bene.” Suigetsu annuì,
sorseggiando un po’ d’acqua. “Sono riuscito a sporgermi un po’ nel salone, in
modo da vedere cosa stava succedendo, così l'ho notato immediatamente.” Il
giovane si fermò di nuovo, facendo una breve pausa, quasi per aumentare la
tensione. “Orochimaru era schiattato. Era a terra, in un lago di sangue, e
quell’imbecille di Kabuto stava strillando come un pazzo, tentando di
rianimarlo.” Jiraya era praticamente pietrificato, e Tsunade stava osservando
l’amico con espressione accorata. “Ovviamente non poteva farci nulla, era già
crepato da un pezzo; alla fine ha urlato ad un paio di tirapiedi di cercare
Itachi Uchiha, e portarglielo a tutti i costi. A quel punto me la sono filata,
e dopo un po’ ho incontrato voialtri.” Indicò con un cenno del capo Kakashi. “Al
laboratorio di Orochimaru il nome di Sasuke Uchiha è piuttosto famoso,
soprattutto dopo quello che è successo con il Quartetto del Suono. In più,
sapevo che eravate stati voi a sconfiggere Zabuza-Senpai, quindi…” Lasciò la
frase in sospeso, scrollando appena le spalle, e riprese a bere dell’acqua.
“Quindi aveva bisogno
del nostro aiuto per recuperare la spada di Zabuza.” Concluse Kakashi, a
beneficio dei due Sannin. “Direi che così si spiega tutto, non credete?” Jiraya
non disse nulla, limitandosi a tentare di metabolizzare la notizia. Orochimaru
era stato un traditore, un uomo che aveva scelto la via del male, che aveva
ucciso il suo ex maestro – per non parlare di quando aveva tentato di ammazzare
lui e Tsunade, un paio d’anni prima – ma ciò non toglieva che fosse stato un
suo compagno di squadra, un amico.
Nel miscuglio d’emozioni che sentiva, vi era spazio anche per una nota di
rimpianto: non era riuscito a salvarlo, e non avrebbe mai potuto perdonarsi per
quello. Sapeva che, prima o poi, qualcuno l’avrebbe ammazzato, ma non si
aspettava che finisse tutto così, con quell’ultimo incontro pieno d’odio.
La replica di Tsunade
gli apparve lontana, quasi distaccata. “Inoichi ha controllato con attenzione
la mente di Masaaki, e ha trovato alcune informazioni utili. Unite a queste,
abbiamo un quadro generale della situazione abbastanza buono.” Suigetsu osservò
i tre adulti con aria annoiata, ma, prima che avesse potuto parlare, l’Hokage
si voltò verso la porta dell’ufficio. “Heizo!”
Un istante dopo, un Anbu
fece il suo ingresso nella stanza, chinando il capo in direzione di Tsunade.
“Sì, Godaime?”
La donna gli indicò con
un cenno della mano destra Suigetsu. “Trova un appartamento per il nostro
ospite, fatelo pranzare e tenetelo d’occhio.” Lo sguardo del Quinto era
decisamente esauriente, e Heizo annuì con espressione seria; l’ex prigioniero
di Orochimaru invece sbuffò, alzandosi dalla sedia quasi seccato. “Avremo
ancora bisogno di te, quindi preferisco tenerti nei paraggi.”
“Se non le manca altro…”
Rispose sarcasticamente lui, dirigendosi verso l’angolo in cui si trovava la
sua spada. Un attimo dopo, l’Anbu si parò davanti a lui, bloccandogli la
strada. “Ehi, quella è mia!” Sbottò Suigetsu con aria offesa, scoccando
un’occhiataccia verso Tsunade.
“Te la restituiremo alla
tua partenza da Konoha.” Replicò tranquillamente lei. “È una promessa. Ma ora
non posso certo lasciare che uno straniero giri armato per il mio Villaggio, potresti
essere un pericolo per la sicurezza degli abitanti.” La voce ragionevole della
Godaime sembrò placare appena il ragazzo dai capelli azzurri, che sbuffò per
l’ennesima volta con aria teatrale.
“Le conviene mantenere
la parola.” Concluse dopo qualche istante, sogghignando e mettendo in mostra la
fila di denti aguzzi; senza dire altro, il giovane uscì dalla stanza, seguito
dall’impassibile Heizo, che chiuse la porta dietro di sé.
“Davvero un ragazzo
d’oro.” Commentò sarcasticamente la Godaime. “Ad ogni modo, abbiamo ottenuto
delle informazioni interessanti. Inoichi…” Si rivolse a Kakashi, mentre Jiraya
si alzava dalla sedia, iniziando a vagare per la stanza come al solito. “Ha
controllato la mente di Masaaki, confermando ciò che aveva scoperto Ino.
Orochimaru aveva intenzione di tornare a Konoha, impadronendosi dell’identità
di uno dei nostri ninja, e di avvicinarsi a Sasuke Uchiha.”
“Mi chiedo come pensasse
di portarlo ad Oto.” Disse Jiraya, scuotendo appena il capo, come per
allontanare i suoi pensieri sulla notizia appena ricevuta. “Forse credeva di
riuscire a convincerlo, o magari aveva intenzione di portarlo via con la
forza.”
“Mh…” Kakashi si sfiorò
il bordo inferiore della maschera con espressione pensierosa. “Quando stavamo
combattendo contro di lui, Orochimaru ha tentato più volte di spingere Sasuke ad
utilizzare il Segno Maledetto. L’ho trovato strano già allora, dato che lui
avrebbe ottenuto molto più chakra e sarebbe diventato più potente… E, in quel
momento, ad Orochimaru non conveniva per niente.”
“Probabilmente tutto ciò
deve avere un legame.” Tsunade intrecciò le dita della mano destra con quelle
della sinistra. “Quello che dobbiamo fare è scoprirlo.”
Prima che i due uomini
avessero potuto ribattere, la porta dell’ufficio venne spalancata con una certa
urgenza. “Tsunade-Sama?” L’Hokage, Jiraya e Kakashi si voltarono verso il ninja
medico che era appena entrato nella stanza, e la Godaime lo invitò a continuare
con un cenno della mano. “C’è bisogno di voi in ospedale, la vostra allieva è
ferita.”
“Cosa?” Tsunade si alzò
di scatto, e lo stesso fece Kakashi, piuttosto preoccupato. “Quanto è grave?”
Aggiunse verso lo shinobi, raccattando il proprio soprabito dalla sedia e
preparandosi ad uscire dall’ufficio.
“Non particolarmente, è
svenuta e probabilmente ha qualche osso rotto, ma non è in pericolo.” La
rassicurò il ninja. “Tuttavia il ragazzo che l’ha portata all’ospedale ha
richiesto espressamente la vostra presenza, dato che Shizune-San sta finendo di
operare. Sembrava piuttosto agitato, e dato che si tratta dell’Uzumaki abbiamo
pensato che fosse il caso di chiamarvi.” Terminò l’uomo con un certo
nervosismo. Jiraya gli scoccò un’occhiataccia, chiedendosi come potessero essere
ancora diffidenti nei confronti di Naruto.
“Sì, sì, va bene…”
Bofonchiò l’Hokage, marciando fuori dalla stanza. “Continueremo dopo il nostro
discorso, d’accordo?” Aggiunse verso Kakashi e Jiraya, che annuirono. Un
istante dopo, la donna scomparve nei corridoi del palazzo dei Kage, seguita dal
ninja medico, e i due uomini rimasero soli.
“C’è una cosa che mi ha
insospettito.” Disse l’Hatake, rimettendosi a sedere. “Noi abbiamo incontrato
Suigetsu poche ore dopo il nostro scontro con Orochimaru, perciò quelli
dell’Akatsuki dovevano essere nei paraggi. Se sono entrati nel suo covo,
significa che l’hanno seguito, perciò devono aver visto anche noi.”
“E ti sei chiesto il
motivo per cui non hanno cercato di catturare Naruto.” Commentò Jiraya,
annuendo con espressione concentrata. “In effetti è strano. L’Uchiha e
l’Hoshigaki sono due dei membri più forti di Alba, e non so quanto avreste
potuto resistere contro di loro, viste le vostre condizioni.”
“Poco.” Chiarì Kakashi.
“Sakura era esausta, Naruto e Sasuke erano decisamente malconci, e Ino non
avrebbe retto a lungo contro di loro. In più, l’abilità di Itachi con i
genjutsu è molto superiore alla mia…”
“Mh.” Jiraya incrociò le
braccia sul petto, appoggiando poi la schiena ad una parete dell’ufficio.
“Dobbiamo dedurne che erano lì appositamente per uccidere Orochimaru.”
L’Hatake annuì,
scoccando un’occhiata oltre la finestra. “Pare proprio di sì. Ma per quale
motivo un’organizzazione criminale come Alba avrebbe dovuto uccidere un altro
mukenin?”
“Conflitto d’interessi?”
Suggerì il Sannin, con espressione poco convinta. “Forse Orochimaru si stava
interessando ai bijuu, e l’Akatsuki ha deciso di eliminare un possibile rivale nella
caccia ai Jinchuuriki.” Kakashi non rispose, e l’Eremita sospirò pesantemente.
Il loro problema era sempre lo stesso, da almeno tre anni, e non erano ancora
riusciti a porvi una soluzione. “Non abbiamo abbastanza informazioni, come
sempre. Suigetsu sa che Orochimaru è stato ucciso, ma non abbiamo idea del
motivo; due membri di Alba erano a pochi chilometri da voi, eppure non vi hanno
incontrati. Dubito che si sia trattato solo di un colpo di fortuna.”
Sakura non era
particolarmente grave – o meglio, non lo era per niente – e, non appena era
tornata in sé, aveva insistito per curarsi da sola. Ovviamente Tsunade aveva
ignorato le sue proteste, sistemando in pochi minuti le ferite più gravi, dopo
di che l’aveva affidata a Shizune, che aveva appena finito un’operazione
chirurgica, raccomandando alla sua allieva più giovane di fare più attenzione.
Ino aveva raggiunto l’Haruno mentre veniva trasferita in una delle stanze
dell’ospedale, iniziando una ramanzina di almeno dieci minuti, il tutto sotto
lo sguardo divertito di Shizune; Naruto invece era sparito poco prima che
l’amica venisse spostata, dicendole che sarebbe tornato immediatamente.
“Ouch.” Sakura scoccò
un’occhiataccia verso Ino, rea d’averle afferrato il braccio destro proprio in
un punto coperto da un enorme livido, e l’amica le rivolse un sorriso di scuse;
Shizune trattenne a malapena una risata, continuando a curare gli ematomi della
ragazza. L’arto sinistro della Kunoichi era stato steccato, dato che il polso
dell’Haruno si era rotto, ed aveva vari tagli e lividi vari lungo tutto il
corpo, oltre che un paio di costole incrinate.
“Sai, forse dovresti
davvero lasciar perdere con Kamajiri.” Lo sguardo di leggera apprensione della
Yamanaka la fece sentire vagamente in colpa. “Se Naruto non fosse venuto a
cercarti, non so cosa sarebbe potuto succedere.”
“Ino, non mi ha mica
ammazzata.” Ribatté l’altra. “Abbiamo avuto un semplice scambio di opinioni,
ecco tutto.” La fronte aggrottata della Yamanaka le fece capire che l’amica non
era per niente d’accordo. “Sul serio, non devi agitarti, ti verranno le rughe.”
La Kunoichi non gradì per niente lo scherzo.
A quel punto, Shizune
decise di intervenire. “Sakura, anche Tsunade-Sama era preoccupata.” Le disse
con voce calma, terminando finalmente di medicare la ragazza. “Non fare il
Naruto della situazione, ti prego.”
“E io che c’entro?” Fu
proprio l’Uzumaki a fare il suo ingresso nella stanza, portando con sé un
voluminoso mazzo di fiori. La medic-ninja lo guardò con aria perplessa, poi lui
marciò verso il suo letto con espressione tesa. “Uhm, li ho presi per te,
Sakura-Chan.” Le guance del ragazzo erano decisamente rosse, e Ino lo stava
guardando con malcelato divertimento; l’Haruno cercò di identificare che fiori
fossero, capendo alla fine che l’amico aveva preso un po’ di tutto. Nel
complesso, comunque, l’effetto di quel misto non era affatto sgradevole.
“Per me?” Domandò con un
certo stupore, prendendo il mazzo offertole dal ragazzo. “Grazie, non avresti
dovuto!” L’Haruno sorrise, facendo imbarazzare notevolmente il Jinchuuriki, e
Ino prese il comando della situazione.
“Li metto subito in un
vaso.” Cinguettò allegramente, volatilizzandosi poi dalla stanza dopo aver
afferrato il mazzo; Shizune si allontanò con un sorriso sconcertato, e i due
ragazzi rimasero soli.
“Allora, tutto bene?”
Domandò l’Uzumaki, afferrando una sedia e trascinandola accanto al letto della
ragazza. “Quella lumaca ti ha pestata per bene.”
Lei sospirò,
controllandosi il braccio sinistro. “Già, ma la colpa è mia.” Ammise verso
l’amico, che la guardò con espressione perplessa. “Credo di aver esagerato nel
provocarla. Ero sulla buona strada, ma non ho avuto abbastanza pazienza.”
“Mh, capisco…” Il
ragazzo si strofinò la testa, scoccando un’occhiata verso la finestra. “Però
stai facendo un buon lavoro, sai?” La Kunoichi lo guardò senza capire, e l’Uzumaki
si affrettò a continuare. “Cioè, stai andando alla grande. Non è facile usare
la Tecnica del Richiamo, soprattutto quando hai a che fare con compagni poco…
collaborativi, ecco.” Entrambi sorrisero, e Sakura si lasciò cadere sui cuscini
del letto.
“Devo migliorare ancora
molto…” Commentò lei, scoccando un’occhiata verso il braccio sinistro. “Non mi
piace farmi lasciare indietro da voi due!”
“Non sei mai stata
dietro di noi.” Rispose lui, le gote che si facevano di nuovo rosse. “Sei la nostra
Kunoichi dalla superforza, no?” L’Haruno sbuffò animosamente, e l’amico si
preparò a ricevere il solito cazzotto.
Sakura scosse il capo, abbassando
il braccio destro con un sorrisetto. “Non ti picchio solo perché non mi posso
agitare, chiaro?”
“Meno male…” Ridacchiò
lui, lasciando cadere il braccio sul letto. “Temevo già che mi facessi un
bernoccolo in testa, Sakura-Chan!” In un movimento appena casuale dei due, le
dita delle loro mani si sfiorarono, ed entrambi si affrettarono a ritirare il
braccio. Dopo un istante di silenzio imbarazzato, Naruto si alzò di scatto.
“Dattebayo, devo andare a cercare Ero-Sennin!” Esclamò in direzione della
ragazza.
“Oh, d’accordo… Grazie
per avermi portata qui in…” Prima ancora che l’Haruno avesse potuto finire di
ringraziarlo, il giovane schizzò fuori dalla stanza, urlando un saluto
frettoloso. Sakura sospirò, leggermente divertita. “Che baka…”
Pain abbassò le braccia,
concludendo finalmente l’estrazione del Due Code; gli altri mukenin fecero lo
stesso, alcuni ansimando a causa della stanchezza. La Tecnica del Sigillo dei
Nove Draghi non era mai stata una passeggiata, e da quando Orochimaru li aveva
traditi la sua esecuzione era diventata ancora più faticosa; per tre giorni e
tre notti i membri dell’Organizzazione Alba avevano dovuto trasferire il loro
chakra alla statua evocata dal Leader, ma finalmente erano riusciti a estrarre
il bijuu. Il corpo del Jinchuuriki giaceva a terra, senza vita, osservato con
una certa bramosia da Zetsu.
“Itachi e Kisame si
occuperanno di catturare il Quattro Code, mentre Deidara e il suo nuovo
compagno cattureranno il Sanbi.” Tutti i membri dell’Akatsuki si voltarono
verso il loro capo, e il traditore della Roccia tirò quasi un sospiro di
sollievo. Sembrava che Pain, per una volta, avesse deciso di passare sopra il
suo fallimento – non che potesse esserne completamente certo, visto che lui era
capace di pugnalarti alle spalle un attimo dopo averti sorriso, sempre che i
muscoli della sua faccia non si fossero atrofizzati.
“Quindi abbiamo un nuovo
membro?” Domandò con voce disinteressata Kakuzu. Per quel che lo riguardava,
l’entrata di un nuovo elemento avrebbe significato solo più spese economiche.
“Che c’è, Kakuzu…”
Commentò Hidan in tono estremamente sarcastico. “Stai già pensando a quanto ti
verrà a costare una nuova partita di cappe?” I due si scoccarono un’occhiata
malevola, e Deidara si domandò con un certo interesse se avrebbero iniziato
l’ennesima rissa; magari avrebbero movimentato un po’ le cose, gli ultimi tre
giorni erano stati maledettamente noiosi…
“Silenzio.” Pain bloccò
Hidan e Kakuzu prima che la discussione avesse potuto sfociare in una lite.
“Sasori, adesso tu fai squadra con Zetsu. Ricostruisci la tua marionetta, e
tenetevi pronti per una nuova missione.”
La parte nera di Zetsu
sogghignò, mentre quella bianca si voltò ad osservare con un certo interesse il
nuovo compagno; Sasori invece non disse nulla, limitandosi ad accennare un
assenso con il capo e scoccando un’occhiata neutra verso l’uomo pianta.
“Per quel che riguarda
il nostro nuovo membro…” Mentre Pain stava parlando, un nuovo ologramma iniziò
a formarsi sull’unico dito della statua non occupato da uno dei mukenin. “Ha
dimostrato ampiamente di meritarsi l’ingresso nell’Akatsuki.” Finalmente,
comparve la figura tremolante di un uomo vestito di nero, piuttosto magro, che
indossava sul volto una maschera arancione. “Il suo nome è Tobi.”
Il silenzio che seguì
l’affermazione di Pain fu presto rotto dalla voce del nuovo arrivato. “Tobi è
un bravo ragazzo!” Canticchiò allegramente, gelando letteralmente il sangue
nelle vene di Deidara.
Note dell’autrice
Ordunque, come al mio
solito posto con un ritardo allucinante ._. vogliate perdonarmi, ma prima avevo
un esame, e poi mi sono concentrata su un paio di capitoli di un’altra fic,
stavolta su FMA (manga che mi ha dato più soddisfazioni di Naruto, devo
ammetterlo u.u). Sì, il mio amore per Naruto è in calo, gli ultimi capitoli
sono belli, ma non succede mai nulla -.- Così scrivevo un pezzetto al giorno, il
che significa che in una settimana ho fatto tre pagine xD il minimo storico,
insomma. E ora, vai con le spiegazioni!
Ebbene sì, per stavolta
niente Sasuke! Non c’era alcun bisogno di inserirlo, e poi ha già fatto di
tutto nei capitoli precedenti u.u per non parlare dei prossimi, credo abbiate
già capito tutti quale sarà la futura missione del nostro amato Team 7, no?
Kamajiri è alquanto
odiosa, anche se mi servirà molto. Naruto che trascina Sakura in ospedale è un
po’ un cambio di prospettiva, di solito il ferito è lui xD credo di aver
leggermente massacrato la povera Sakura, e la cosa mi ha lasciata soddisfatta.
Scusate, ma dal capitolo
Jiraya… Beh, non penso
abbia fatto i salti di gioia quando ha scoperto che il suo vecchio amico era
morto. Poi sappiamo tutti che non c’erano speranze e bla bla bla, ma tale
maestro tale allievo, e benché Ero-Sennin fosse rassegnato, c’è ancora un po’
di spazio per il rimpianto. Io detesto profondamente Orochimaru, ma una morte
per mano di Itachi è abbastanza gloriosa, visto che avevo pianificato una fine
molto più crudele per lui u.u
Breve apparizione anche
per gli Akatsukini, guest star del giorno: Tobi xD ‘cause he is a good boy!
Gademo: Graaaazie
ancora! Naruto deve diventare molto più forte, soprattutto con l’Arte Eremitica.
In realtà, in questo capitolo è già stato aiutato con Sakura, vediamo se
indovini da chi… xD Grazie per la fedeltà nei commenti, spero che anche questo
capitolo ti sia piaciuto. Alla prossima!
Trinity87: Beh, per il
momento i caratteri simili si attraggono xD stavolta Sakura le ha prese di
sacrosanta ragione, magari la prossima volta sarà un po’ più cauta. Ino ha un
lavoro veramente tremendo xD però stavolta non è stata lei a dare una mano a
Naruto! Come hai potuto vedere, sono ricomparsi tutti, non avevo proprio voglia
di descrivere altri scontri Akatsukini vs Jinchuuriki! Temo di averti fatta
spazientire con quest’ennesimo ritardo, sorry xD alla prossima!
Ringrazio tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le preferite/seguite/ricordate. Se vi va,
lasciate un commentino, mi farebbe molto piacere conoscere meglio la vostra
opinione! Al prossimo capitolo, di cui vi lascio una piccola anticipazione
qui sotto. Ci vediamo!
Capitolo
XVIII
Sasuke
osservò con scarso interesse il suo maestro, intento ad allontanarsi verso il
centro di Konoha. Il giovane si lasciò cadere a terra, sistemandosi le braccia
dietro la testa, a mo’ di cuscino, e scoccò un’occhiata verso l’alto. Era
davvero una bella giornata, con un cielo terso e la temperatura decisamente
piacevole; il Jonin decise di appisolarsi per qualche minuto, in modo da
recuperare un po’ del sonno perso. Socchiuse gli occhi, limitandosi a godersi
quel calore gradevole.
“Uchiha.” Una
voce ben conosciuta lo risvegliò dopo un paio di minuti, e il ragazzo scoccò un’occhiata
vagamente seccata in direzione di Freki. “Si batte la fiacca, eh?”
“Mh.” L’altro
rispose con un grugnito, e il lupo sogghignò. “Come mai da queste parti?” Aggiunse
il ragazzo dopo qualche istante.
“Notizie da Shioi.”
Sasuke tirò su la schiena, osservando con maggiore attenzione l’animale. Shioi era
il lupo inviato un paio di settimane prima alla ricerca di suo fratello, ma lo
shinobi non si aspettava di ricevere novità così presto. “Itachi l’ha scoperto.”
“Cosa?”
Rispose lui, decisamente stupito. Il clan di Freki era specializzato nella
ricerca di qualsiasi individuo, e il lupo inviato all’inseguimento di Itachi
aveva una grandissima esperienza.
“Già.”
Replicò lui, senza scomporsi più di tanto. “Ah, Itachi ha lasciato un messaggio per
te.”